rivista anarchica
anno 47 n. 419
ottobre 2017


squat a Londra

“Torniamo a occupare!”

intervista a Myk di Luca Lapolla


A Londra tra speculazione edilizia e gentrificazione. A colloquio con un ex-squatter, da decenni attento e vicino agli occupanti di case.
Dopo la tragedia della Grenfell Tower, con decine di morti e pesanti responsabilità della proprietà, la sua opinione: riprendere la pratica delle occupazioni. E sostenere quelle già in corso.


“Ciò che è successo nella Grenfell Tower è stato un omicidio. Una strage. Non che qualcuno abbia detto: “Creiamo una trappola per torturare a morte un sacco di persone”. Ma è stata rimossa ogni garanzia che avrebbe evitato ad un sacco di persone di essere bruciate vive [...] perché queste garanzie limitano i profitti delle aziende”.
Queste le parole di George Monbiot – scrittore ed editorialista per il quotidiano britannico “Guardian” – dopo il rogo che ha avvolto la Grenfell Tower la notte del 24 giugno 2017. Un rogo che secondo le stime ufficiali ha causato almeno 80 morti e 70 feriti, anche se nei giorni a seguire in molti hanno ipotizzato che le vittime sarebbero in realtà centinaia. Ad oggi i corpi identificati sono solo 54, e questo la dice lunga sulla terribile sorte toccata ai residenti del palazzone popolare di 24 piani nel centro di Londra. Una strage ad appena un anno dalla fine dei lavori di ristrutturazione per 8,7 milioni di sterline (circa 10 milioni di euro) che avrebbero dovuto aumentare l'efficienza energetica e la sicurezza del palazzo.
Purtroppo però il Municipio di competenza (Kensington e Chelsea) e l'azienda appaltatrice avevano optato per un rivestimento esterno non ignifugo per poter risparmiare ben 5.000 sterline. 5.000 sterline su un totale di 8,7 milioni. Briciole che molto probabilmente sono costate la vita di almeno 80 persone. Infatti, secondo ricostruzioni, l'incendio sarebbe partito dalla cucina di un appartamento per poi estendersi proprio al rivestimento esterno del palazzo avvolgendolo come una torcia. Ma i residenti della Grenfell si erano fatti sentire da subito a proposito di quei lavori che, tra le altre cose, avevano lasciato esposti i tubi del gas. Costituitisi nel Grenfell Action Group avevano tentato dal 2013 di interloquire col Municipio di Kensington e Chelsea sul tema della sicurezza del palazzo, ma senza successo.
Nei giorni dopo il rogo si è parlato delle circa 600 “torri” che nella sola Gran Bretagna avrebbero lo stesso tipo di rivestimento della Grenfell Tower. E si è anche parlato delle condizioni spesso fatiscenti in cui versano molte proprietà, specialmente nella capitale, in cui si affittano vere e proprie topaie a prezzi da hotel extra lusso. E chiunque abbia avuto la sventura di cercare casa in affitto a Londra potrà confermarlo. Perché non ci sono più alternative disponibili da quando nel 2012 occupare case nel Regno Unito è diventato un reato penale. Se a mesi di distanza dall'incendio non si ha ancora un numero preciso di vittime è anche perché nella Grenfell molti avevano subaffittato la loro casa, spesso a stranieri e probabilmente senza permesso di soggiorno. Un dramma nel dramma. La gente a Londra subaffitta per far fronte ai costi troppo elevati di una città stretta fra speculazione edilizia e gentrificazione.
Ed è per capire meglio questo fenomeno che sono andato ad intervistare Myk: un ex-squatter e da anni impegnato con l'Advisory Service for Squatters (ASS). Un gruppo che fornisce supporto a squatter e senzatetto sin dagli anni Settanta, quando Londra vantava interi quartieri occupati. Conosco Myk da un paio di anni. Ci si vede ogni tanto ad incontri organizzati da squatter o antifascisti o entrambi. Quando gli chiedo un'intervista sul “contesto” della Grenfell Tower lui accetta senza esitazioni.
Lo raggiungo nella storica libreria anarchica Freedom, nella zona di Whitechapel, che si trova proprio sotto la sede dell'ASS. Ci sediamo su un muretto all'esterno approfittando del tempo clemente in un tardo pomeriggio d'estate, e gli porgo subito un paio di lattine di birra che avevo preso in un negozietto lungo la strada. L'intervista può cominciare ed è Myk a prendere subito l'iniziativa.

Un'enorme opera di privatizzazione

Myk - Allora, iniziamo a parlare della storia dell'area in relazione alle lotte per la casa. L'area di Kensington era molto importante per il movimento degli squatter all'interno delle lotte per il diritto alla casa degli anni Settanta. C'era una strada a nord di quell'area chiamata Elgin Avenue che fu centrale nelle lotte di quegli anni, e mi pare anche che fu dove i Crass si formarono. Poi, praticamente di fronte alla Grenfell Tower c'è un'area intorno a Freston Road che fu svuotata per essere abbattuta in vista della costruzione di nuove strade. Fu occupata da squatter negli anni Settanta e trasformata in una repubblica autonoma chiamata Frestonia che inviò anche ambasciatori alle Nazioni Unite per essere riconosciuta.
Una delle migliori agenzie immobiliari per squatter fu fondata in quella zona: la Ruff Tuff Cream Puff, ma si faceva anche teatro di strada e molto attivismo in quella zona. Tutto ciò succedeva negli anni Settanta, e da allora c'è stato un enorme contrattacco da parte dello stato e del capitale. Molto lentamente. Molte persone riuscirono ad ottenere una casa attraverso le lotte e l'azione delle housing associations, ma sono stati sotto attacco a partire dalla fine degli anni Settanta, quando la Thatcher introdusse il diritto all'acquisto (Right to buy).

Luca - Puoi spiegare in cosa consisteva il diritto all'acquisto?
Quando la Thatcher fu eletta ci furono due leggi che hanno creato enormi problemi abitativi, specialmente a Londra. Il diritto all'acquisto permetteva ad ogni assegnatario di alloggio popolare di comprare il proprio appartamento a tassi agevolati. Sembra una cosa molto bella, ma molti di quegli appartamenti poi furono venduti ad agenzie immobiliari. Circa il 50% delle case popolari a Londra è stato privatizzato in quella maniera. Le banche offrivano prestiti speciali alle persone per comprare i loro appartamenti con la clausola che alla loro morte la banca sarebbe entrata in possesso della casa.
Fu un'enorme opera di privatizzazione. Circa il 50% delle case è diventato privato e viene affittato al doppio degli affitti pagati in precedenza. E l'altra cosa che fece fu creare la London Docklands Development Corporation. Così l'ex area portuale di Londra fu privatizzata togliendola ai Municipi locali e dandola alle imprese private per creare abitazioni e infrastrutture, inclusa una linea della metropolitana. Perché quando costruirono nella zona di Canary Wharf nessuno voleva andarci a vivere perché non c'erano trasporti pubblici.
Certo è una cosa positiva – sono felice che abbiano costruito la metropolitana – ma non l'hanno fatto quando lì vivevano solo i poveri. Quindi questo è stato un grosso attacco. Ma ci sono state anche molte pressioni sui Municipi per delegare la gestione dell'edilizia popolare ad aziende private. I Municipi più progressisti hanno creato organizzazioni che sono più rispettose degli inquilini e agiscono quasi come agirebbe un Municipio, e non si nota quasi la differenza. Altri invece sono particolarmente negativi. Nel Municipio di Kensington e Chelsea l'edilizia popolare è stata affidata ad una Tenants Management Organisation (organizzazione per la gestione degli inquilini) che in teoria dovrebbe dare potere agli inquilini, ma in realtà non lo fa affatto.
Tutti gli inquilini hanno detto che si sentivano totalmente esclusi e senza voce, e non avevano nessuno a cui rivolgersi. Ogni volta che queste organizzazioni fanno qualcosa di positivo per i residenti, c'è qualcosa dietro. Se ristrutturano il tuo palazzo vogliono prendere possesso degli spazi verdi per costruire nuovi edifici. Io vivevo in un palazzone nella zona di Stepney gestito da una Tenants Association (associazione di inquilini) che negli anni Settanta aveva la reputazione di essere molto forte, ma pian piano hanno ceduto a varie offerte. Ogni miglioria che offrivano, dicevano che ce l'avrebbero data solo se fossimo passati dal Municipio ad una Housing Association.
Le Housing Association sono in teoria abbastanza buone. Non sono il Municipio, ma anche le Housing Association hanno una bella storia: alcune vennero fuori dalle cooperative di inquilini, altre da Shorthold Housing Association create da accordi tra squatter e Municipi. Ma sono diventate sempre più simili ad aziende, si sono fuse e ingrandite, e oggi ce ne sono poche che controllano vaste aree. Il governo ha spinto le Housing Association come alternative ai Municipi. Queste possono prendere in prestito denaro dalle banche e quindi sono praticamente diventate grandi aziende. Le condizioni di residenti in Housing Association non sono buone quanto quelle dei Municipi. Ricordo quando i dipendenti del Municipio vennero a bussare alle nostre porte per dirci: “Abbiamo fatto un sondaggio e sappiamo che volete che le cose migliorino, dunque stiamo cedendo il vostro palazzo ad una Housing Association”. E tutti risposero: “No. Non abbiamo detto questo. Sì, vogliamo che le cose migliorino, ma non così”.
Impiegarono anni per imbrigliare la Tenants Association in un accordo per ristrutturare le nostre case con un sacco di soldi, ma alla fine l'avrebbero fatto solo se fossimo diventati parte di una Housing Association. Dicemmo di no, e l'offerta cadde. Il risultato fu che la Tenants Association si era indebolita nella trattativa, e loro ne hanno approfittato buttando giù diversi palazzi e costruendone altri gestiti dalla Housing Association. Non è edilizia privata. È comunque chiamata edilizia sociale, quindi gli affitti sono più economici rispetto ai prezzi di mercato anche se il governo ha fatto pressioni ai Municipi e alle Housing Association per aumentare il costo degli affitti.

Londra, Freston Road - Quarant'anni fa (1977) col nome di
Frestonia i circa 120 squatter di Freston Road dichiararono
la loro indipendenza dal Regno Unito. L'area interessata, di
oltre sette ettari, si trovava in quello che oggi è il Municipio
di Kensington e Chelsea. La dichiarazione d'indipendenza
suscitò un grande interesse mediatico che gli squatter
sfruttarono costituendosi in cooperativa e trattando col
Municipio. Così ottennero la ristrutturazione e
l'assegnazione di parte delle case occupate

Anziani e handicappati i più colpiti

Questo processo è in atto solo a Londra o anche altrove nel Regno Unito?
È ovunque. C'è una Housing Association di Liverpool che pare aver preso in gestione anche diverse zone di Londra. È in atto un'enorme conglomerazione di queste organizzazioni. Più recentemente, il governo Cameron-Osborne [2010-2016] ha portato leggi sull'edilizia anche peggiori, dalle quali Theresa May sembra aver preso le distanze; si tratta del diritto all'acquisto per gli inquilini delle Housing Association. E questo sarebbe stato finanziato dai Municipi che avrebbero dovuto vendere qualsiasi proprietà sfitta facente parte del 10% delle loro proprietà più costose. E quei soldi non sarebbero andati al Municipio, ma sarebbero serviti per finanziare il diritto all'acquisto per gli inquilini delle Housing Association.
Ma ci sono altre leggi: le persone che percepiscono assegni sociali non possono più avere housing benefit se hanno una stanza vuota. Per questo soffrono specialmente gli anziani o le persone con disabilità che hanno bisogno di una stanza per macchinari o apparecchi vari o per ospitare parenti. Le cose non stanno andando malissimo al momento, ma allo stesso tempo il governo non sta finanziando iniziative per i meno abbienti.

La gentrificazione va avanti da decenni. Ci sono state iniziative per frenare o invertire questo fenomeno?
Ci sono sempre state lotte locali. Il problema è che le vittorie vengono subito ridimensionate. Per esempio, nella zona di Southbank è in corso un processo di riqualificazione al quale i residenti hanno reagito opponendosi al loro trasferimento in un'altra zona. Grazie alla loro lotta sono riusciti a restare, ma alla fine l'area sta comunque diventando una zona turistica e molti non potranno permettersi di continuare a vivere lì. Tornando alla storia del movimento squatter, negli anni Settanta c'erano lotte contro la creazione di palazzi per uffici.
Nella zona della stazione di Euston, un'area nuovamente sotto attacco per la costruzione della linea ferroviaria ad alta velocità HS2, c'era un'area chiamata Tolmers Square che privati stavano acquistando per costruire palazzi per uffici. E nel '73 gli squatter iniziarono ad occupare le case della zona creando il Tolmers Village, dove succedevano un sacco di cose interessanti. Quello fu un successo a metà perché metà dell'area fu ricostruita come edilizia popolare e metà con palazzoni di vetro per uffici. Quindi ci sono state piccole lotte. Parlando di lotte per la casa più in generale, negli ultimi anni, c'è stato un efficace lavoro di networking. Il Radical Housing Network è venuto fuori da un evento di squatter a Londra sud: praticamente uno squat che per un fine settimana lungo ospitò dibattiti e discussioni sulle lotte per la casa. L'ASS non è ufficialmente parte del Network – non so il perché. Dovremmo esserlo! Invece il Grenfell Action Group è stato un membro del Radical Housing Network per parecchio tempo a causa della loro lotta col Municipio. Quindi dopo la tragedia di Grenfell, il Network si è subito reso disponibile per iniziare una lotta, ma i sopravvissuti del rogo hanno fatto presente che volevano averne il pieno controllo. Ci sono chiare richieste di autonomia. Comunque tante persone hanno aiutato nel gestire e smistare il cibo e le varie donazioni. Un sacco di avvocati che conosciamo stanno aiutando, fornendo consigli legali gratuitamente.
C'è molto fermento, ma a cosa porterà la lotta non è chiaro. Il Radical Housing Network è piuttosto forte da solo. Uno dei problemi principali è che Londra è talmente grande che ci si ritrova ognuno impegnato nella sua lotta, e anche se vuoi aiutare un altro gruppo è difficile. Poi ti presenti per dare una mano in una lotta che sembra andare nella direzione giusta e ti rendi conto che il tutto viene gestito da un gruppetto di trotskisti, e allora cedi allo sconforto.

Nuovi soggetti socio-politici nello squatting

Cosa si può fare da un punto di vista libertario?
Di sicuro dobbiamo tornare ad occupare. Credo che sia difficile trovare un equilibrio tra l'occupazione autogestita e il chiedere allo stato di mettere a disposizione gli edifici.
A Londra il movimento squatter è riuscito spesso a fare pressione sullo stato per mettere a disposizione delle proprietà, e questo ha portato degli enormi miglioramenti. Ci sono stati compromessi, come Shortlife Housing Co-ops in cui le persone hanno occupato e poi sono state messe in regola, ma si trattava di soluzioni temporanee e infatti oggi poche sopravvivono. Tornando alla gentrificazione, ogni Municipio è coinvolto nella vendita di terreni per stringere accordi. Al momento i Municipi di Lambeth e Haringey sono i principali colpevoli, e sono entrambi Municipi con amministrazioni laburiste.
Ad Haringey ci sono state proteste contro la vendita, e c'è stata un grossa manifestazione lo scorso lunedì che non ha avuto successo, ma dopo il rogo della Grenfell Tower lo stato pare essere in una posizione più debole. Il parlamentare locale David Lammy – dell'ala destra del partito laburista – è sempre stato a favore della “riqualificazione”, ma ora sembra aver cambiato idea. Ha detto: “Dobbiamo essere più cauti”. Si tratta di uno sviluppo interessante nella lotta alla gentrificazione, ma non so se porterà a qualcosa. Tutti conoscono lo squatting e le sue possibilità, ma la sua criminalizzazione nelle proprietà ad uso abitativo ha reso tutto più difficile. Adesso noi dobbiamo dire alle persone di stare attenti invece di incitarli ad occupare qualsiasi proprietà libera.
Ci sono stati movimenti come Focus E15 e Sisters Uncut che hanno occupato proprietà abitative, ma è legale se è una protesta o se la proprietà non è ad uso abitativo. Eravamo così abituati allo squatting legale che chiunque poteva farlo ed era la soluzione ideale per tutti, mentre adesso è praticato soprattutto all'interno di logiche di protesta, come il movimento anti-fracking che al momento è probabilmente il più forte sul fronte delle occupazioni e della resistenza. Io ho attraversato diverse generazioni in cui nuovi soggetti socio-politici sono emersi come alfieri dello squatting.
Ma l'ultima volta è stata nei primi anni Novanta quando ci furono le proteste contro la costruzione di strade – il Newbury Bypass fu probabilmente il maggiore, ma anche contro la statale M11 a Londra est – e allo stesso tempo il governo fu abbastanza sconsiderato da fare leggi contro squatting, sabotatori della caccia, e quasi contro tutti contemporaneamente. E questo finì per dare un nuovo slancio al movimento. Quindi credo che ritornerà. Non è chiaro cosa lo farà scattare. Le proteste non durano a lungo: le persone protestano per qualcosa, si arriva ad un punto massimo, e poi si ritirano – è fluido.

Un diritto inalienabile

Dopo aver parlato con Myk sono tornato a casa con l'amaro in bocca. E non era solo per la cattiva qualità della birra da discount.
Non ci sono dubbi: la tragedia della Grenfell Tower è figlia del capitalismo. Un sistema che ha come primo e unico fine il profitto, anche a scapito di vite umane. Un sistema che la storia ha dimostrato non essere riformabile, e che va quindi abbattuto. Ma mi tornano in mente le parole di Myk: “le proteste non durano a lungo” e sono cicliche, fluide. E allora, piuttosto che attendere la prossima protesta o una rivoluzione libertaria che al momento non sembra decisamente all'orizzonte, Myk ha ragione: “di sicuro dobbiamo tornare ad occupare”.
Ma anche a sostenere le occupazioni che già esistono. Dobbiamo organizzarci ovunque per difendere i diritti che ancora non ci hanno tolto e rivendicarne di nuovi. Come il diritto inalienabile alla casa. Una casa sicura, che non prenda fuoco al primo cortocircuito (e che non crolli al primo terremoto). Affinché la strage di Grenfell venga ricordata come la goccia che fece traboccare il vaso.

Luca Lapolla