rivista anarchica
anno 47 n. 419
ottobre 2017


dibattito antifa

No al neofascismo

di Andrea Papi


Alla ricerca di nuove mentalità e modalità per sconfiggere un nemico di sempre. Senza cadere nei trabocchetti...


Fascista carogna, ritorna nella fogna! È uno slogan che in molti urlavamo con foga nei cortei della sinistra extraparlamentare durante gli anni settanta del secolo scorso.
Non ne ho nostalgia, ma di fronte a quello che sta avanzando mi è spontaneo rievocarlo. Mi fa riflettere sull'attuale irrealtà del suo porsi. Stiamo infatti constatando che non solo i fascisti non sono mai andati nelle fogne, come allora auspicavamo e non ci dispiacerebbe oggi, ma che la loro filosofia e la loro cultura politica si stanno affermando sempre di più. Disgraziatamente stanno vivendo un momento di diffusione impensabile ai tempi in cui si gridava quello slogan.
C'è un incredibile emergere di voglie e logiche decisamente autoritarie, un fanatico ergersi di pratiche e organizzazioni inneggianti al fascismo, accompagnato da un preoccupante affiorare di nostalgici del ventennio di vario tipo. Non a caso in contemporanea stiamo assistendo a uno storico tracollo delle sinistre in quanto visioni di società e proposte sociali. C'è nell'aria il sentore acre che stiano tramontando il desiderio e la ricerca di società alternative, fondate su presupposti di uguaglianza, libertà e giustizia.
Si sta spegnendo l'eco di Liberté, Égalité, Fraternité, il famoso motto del 1789 che diede avvio alla modernità in politica. Stanno dilagando invece, e non si tratta di semplici impressioni, paure e rifiuti di chi è diverso (diversità di razze, di culture, di nazionalità, di tendenze sessuali, ecc.), voglie di supremazie e di agognati uomini potenti che risolvano i problemi di “noi poveri deboli schiacciati dalla prepotenza dei più forti”, anzi sempre “più fortissimi”.
È un problema internazionale che investe soprattutto i paesi dell'occidente, dove ci si era illusi che le impostazioni democratiche fossero incontrastate, mentre il resto del mondo è sempre stato avvolto da cappe plumbee di autoritarismi feroci, dittature, teocrazie, stati/partito. In ogni paese assume caratteristiche peculiari, sicuramente legate alla storia che lo contraddistingue, ma ovunque pone le stesse problematiche di fondo: la richiesta dal basso di interventi radicalmente autoritari e xenofobi. L'immaginario collettivo sembra si stia spostando paurosamente dal versante dell'utopia per la libertà, egemone della passata epoca delle speranze rivoluzionarie, verso il desiderio di essere protetti da chi è percepito come forte e ha in mano i destini di tutti noi. È una delega psicologica ad essere governati, comandati, sottomessi, nell'illusione che chi ha il potere possa risolvere i problemi dei deboli, senza pensare che in realtà ne è una delle cause principali.
Sul piano politico è senza dubbio in atto un'innegabile svolta a destra. Sono in aumento i regimi che si sorreggono su fondamenti autoritario/dittatoriali, i quali ostentano la ferocia del loro porsi con un surplus di sfacciata arroganza.

Cattiveria, disonestà, violenza, arroganza...

Ovunque le democrazie arrancano e il loro principio di rappresentatività, in realtà mai veramente realizzato, è sistematicamente annullato da giochi di potere, corruzioni, illegalità occultate dalle stesse leggi che producono distanze sempre più abissali tra gli eletti e gli elettori, ormai sistematicamente ridotti a circa metà degli aventi diritto. Il principio di libertà nei fatti è sempre più edulcorato e mistificato, sempre più ristretto da controlli, divieti e percorsi obbliganti che annichiliscono sistematicamente ogni possibilità di vera autonomia. Il tutto corroborato da un aumento di cattiveria diffusa, disonestà materiale e intellettuale, violenza e arroganza nello svolgimento delle relazioni sociali. La solidarietà, che pure non manca, è sempre più soprattutto d'immagine o incanalata in business di donazioni.
Nell'Italia costituzionalmente antifascista, settantatré anni dopo la fine del nazifascismo, sta montando con arrogante fermezza un'onda nera che afferma la sua voglia di protagonismo. Occupa spazi, riesce a eleggere rappresentanti nei consigli comunali e aspira a mettere le mani sulle leve della politica che decide. È una nuova ultradestra dichiaratamente antilibertaria. Propone un welfare dall'aspetto socialisteggiante e cerca di usare le aperture democratiche con l'intento di impadronirsene, per poi sopprimerle al fine d'instaurare un nuovo regime. Soprattutto si sta dimostrando abile nel cavalcare il disagio sociale inevitabilmente diffusosi tra gli strati deboli e nelle periferie.
Le considerazioni di Marco Tarchi, politologo d'ispirazione destrorsa esperto di populismi ed estrema destra, per esempio, mettono in evidenza alcuni aspetti attuali interessanti. “Ognuno di questi movimenti rivendica una serie di caratteri di novità e si difende dall'accusa di replicare sistematicamente i modelli del passato [...] Basti pensare al ”mutuo sociale“ o alla prassi delle occupazioni di palazzi sfitti per darli in uso a canoni molto bassi a famiglie autoctone [...] è un nuovo protagonismo [...] poiché l'estrema sinistra non è riuscita a dare risposte adeguate, il campo è stato lasciato libero all'estrema destra [...] Credo sia opportuno dire che l'estrema destra ha ben poco da spartire con il populismo [...] per i populisti la democrazia è il regime ideale, che andrebbe realizzato integralmente tramite il ricorso a canali di espressione diretta, senza mediazioni istituzionali, per gli estremisti di destra, invece, è un regime criticabile, perché rovescia il principio di autorità ed è soggetto alla volubilità delle masse”. (“L'Espresso” del 30 luglio 2017)

Anche Mussolini e Hitler furono eletti

C'è una grande vitalità dalle parti dell'estrema destra che, al di là delle attualizzazioni annacquate esposte da Tarchi, nelle sue varie componenti attive continua ad ispirarsi ai “classici” Mussolini e Hitler, con aggiornamenti di ispirazione kukluxklaniana. Accanto ai due movimenti principali, Forza Nuova guidata da Roberto Fiore e CasaPound da Gianluca Iannone, c'è una varietà di gruppi e associazioni, come Lealtà Azione e Generazione Identitaria, per citare i più noti, e una miriade di centri sociali, palestre, movimenti, ultras del pallone organizzati e associazioni studentesche che a volte spalleggiano per l'una o l'altra fazione, o addirittura prendendo strade ancora più “nere”, dichiaratamente neonaziste e suprematiste.
Secondo il quotidiano “La Repubblica” (Paolo Berizzi, 28 luglio 2017) s'è stipulato un patto, per ora tra CasaPound Italia e Lealtà Azione, al fine di raggiungere una vera e propria alleanza politica suscettibile di estendersi ad altre formazioni, per un “salto di qualità” del neofascismo. Un'intesa militante per una strategia d'intervento politico che mira a raggiungere il Parlamento nazionale: “Dalle “azioni” muscolari (come i mille saluti romani il 29 aprile al cimitero Maggiore) alla partita Camera-Senato, dove, ha promesso il vicepresidente casapoundino Simone Di Stefano, “voleranno sedie e schiaffoni” [...]”. Ricordiamoci che furono eletti sia Mussolini sia Hitler, quest'ultimo con ampi consensi. Una volta lassù soppressero in breve le istituzioni democratiche e le libertà.

Modi di essere xenofobi e razzisti

L'aspetto più preoccupante però è che, accanto a questo avanzamento progressivo della militanza attiva, è in atto nel sociale una svolta a destra delle propensioni culturali e dell'immaginario. Si stanno espandendo mentalità e modi d'essere xenofobi e razzisti, assieme a quello che da più parti in modo un po' superficiale viene definito “neopopulismo”, le cui caratteristiche dovrebbero convogliare verso richieste di uomini al comando percepiti come forti.
Questo brodo culturale avanzante, che si sta diffondendo in modo chiassoso tra i diversi strati sociali, crea un clima di esclusione, di amplificazione di paure e fobie individuali e collettive, spingendo a chiudersi in se stessi per timore d'essere invasi (dagli ufo, dai migranti, dai “cattivi” che stanno dietro la porta, ecc.). É il fertilizzante che dà nutrimento ai fanatici del potere, quelli che hanno voglia di “menar le mani” e d'imporre i loro stereotipi dottrinari con azioni simboliche ed esemplari. È l'humus che permette alla montante marea neofascista, nelle sue diverse espressioni militanti, di prender fiato e coraggio per riproporsi - furbescamente aggiornati in modi all'apparenza dalla parte di chi soffre e sta peggio, ma all'interno degli stessi propositi di sempre - oscurantisti, prepotenti e potenzialmente assassini.
Cosa possiamo fare allora di fronte a questa fenomenologia politico/sociale che sta imperversando con forza, che non arranca, che anzi cavalca con spavalda sfrontatezza, riproponendoci nella sostanza ciò che la resistenza al fascismo s'era illusa d'aver dileguato? Domanda nient'affatto banale, soprattutto per niente scontata la risposta... anzi le risposte.
Il “ritorno alle fogne” di sessantottina memoria ricordato all'inizio si è dimostrato ampiamente inefficace, addirittura falsificatore della realtà come finora mostrato in quest'articolo. La ripresa di una nuova resistenza, armi in pugno, questa volta non al regime, che ancora non c'è, ma alla sua possibilità di riemergere, mi sembra abbia ben poca possibilità di concretezza incisiva, date le tensioni sociali in auge, come abbiamo visto sempre più spostate verso proponimenti e smanie di egemonia di numerosi nemici fascisteggianti. Ma anche un rammodernato “arditismo del popolo”, immagino purtroppo inevitabilmente raffazzonato, troverebbe al suo fianco ben pochi entusiasmi popolari. Temo che sarebbe malauguratamente destinato a subire più d'un fallimento.

Una lotta sostanzialmente culturale

Ciò non vuol dire che sarebbe sbagliato se chi ha coscienza, o comincia ad averla, del pericolo di questa novella canea montante provasse ad organizzarsi per non subire col capo chino la loro tracotanza in aumento. Ma non bisogna commettere l'errore di supporre e illudersi, come qualche voce un po' troppo entusiasta sta tentando di dire, che questo approntamento difensivo possa essere lo strumento, o l'arma che dir si voglia, in grado di porre un argine per fermare questo vento di destra crescente che riscuote sempre più simpatie.
Non potrebbe servire per dar loro una lezione, magari nella stupida illusione di poterli sgominare, perché vorrebbe dire auto/destinarsi invece a sonore sconfitte, a trovarsi costretti a leccarsi le ferite. Dovrebbe al contrario essere vissuta, pensata e usata come un'efficace arma di difesa dai loro attacchi, dalle loro scorrerie e dalle loro vigliaccate, in modo da non trovarsi semplicemente allo sbando.
Gli strumenti per tentare di arginarli e sconfiggerli non possono essere di tal fatta. Le guerre guerreggiate aiutano sempre i guerrafondai e chi crede in esse, mai chi vi è contrario. Ormai dovremmo aver imparato la lezione. Ben altro ci vuole per superare una rappresentazione e un modus vivendi che si sta diffondendo e riesce a rispondere a bisogni sentiti legati ai malesseri del presente.
Personalmente credo che la vera lotta dovrebbe essere essenzialmente culturale e propositiva. Come possiamo sconfiggere militarmente una tensione fascisteggiante in rimonta, che è forte perché nella società c'è uno spostamento a destra delle propensioni culturali e delle mentalità? Bisogna riprendere a pensarsi e proporsi come società altra. Un tipo di società senza comando e senza potere dall'alto, capace di autogestirsi, in grado di autodeterminare il proprio modo di condividere le relazioni sociali, politiche ed economiche. Soltanto se riusciremo a rendere appetibili e desiderabili le nostre visioni propositive, attraverso l'esempio e la sperimentazione, avremo la possibilità di sconfiggere questa orribile marea montante di feroce riproposizione ultra autoritaria. Fin d'ora dobbiamo però avere la consapevolezza che il cammino sarà lento e non offrirà risposte subitanee. Un simile percorso è completamente inadatto per chi ha fretta e pretende risultati immediati.

Andrea Papi
www.libertandreapapi.it