dibattito antifa
No al neofascismo
di Andrea Papi
Alla ricerca di nuove mentalità e modalità per sconfiggere un nemico di sempre. Senza cadere nei trabocchetti...
Fascista carogna, ritorna
nella fogna! È uno slogan che in molti urlavamo con
foga nei cortei della sinistra extraparlamentare durante gli
anni settanta del secolo scorso.
Non ne ho nostalgia, ma di fronte a quello che sta avanzando
mi è spontaneo rievocarlo. Mi fa riflettere sull'attuale
irrealtà del suo porsi. Stiamo infatti constatando che
non solo i fascisti non sono mai andati nelle fogne, come allora
auspicavamo e non ci dispiacerebbe oggi, ma che la loro filosofia
e la loro cultura politica si stanno affermando sempre di più.
Disgraziatamente stanno vivendo un momento di diffusione impensabile
ai tempi in cui si gridava quello slogan.
C'è un incredibile emergere di voglie e logiche decisamente
autoritarie, un fanatico ergersi di pratiche e organizzazioni
inneggianti al fascismo, accompagnato da un preoccupante affiorare
di nostalgici del ventennio di vario tipo. Non a caso in contemporanea
stiamo assistendo a uno storico tracollo delle sinistre in quanto
visioni di società e proposte sociali. C'è nell'aria
il sentore acre che stiano tramontando il desiderio e la ricerca
di società alternative, fondate su presupposti di uguaglianza,
libertà e giustizia.
Si sta spegnendo l'eco di Liberté, Égalité,
Fraternité, il famoso motto del 1789 che diede avvio
alla modernità in politica. Stanno dilagando invece,
e non si tratta di semplici impressioni, paure e rifiuti di
chi è diverso (diversità di razze, di culture,
di nazionalità, di tendenze sessuali, ecc.), voglie di
supremazie e di agognati uomini potenti che risolvano i problemi
di “noi poveri deboli schiacciati dalla prepotenza dei
più forti”, anzi sempre “più fortissimi”.
È un problema internazionale che investe soprattutto
i paesi dell'occidente, dove ci si era illusi che le impostazioni
democratiche fossero incontrastate, mentre il resto del mondo
è sempre stato avvolto da cappe plumbee di autoritarismi
feroci, dittature, teocrazie, stati/partito. In ogni paese assume
caratteristiche peculiari, sicuramente legate alla storia che
lo contraddistingue, ma ovunque pone le stesse problematiche
di fondo: la richiesta dal basso di interventi radicalmente
autoritari e xenofobi. L'immaginario collettivo sembra si stia
spostando paurosamente dal versante dell'utopia per la libertà,
egemone della passata epoca delle speranze rivoluzionarie, verso
il desiderio di essere protetti da chi è percepito come
forte e ha in mano i destini di tutti noi. È una delega
psicologica ad essere governati, comandati, sottomessi, nell'illusione
che chi ha il potere possa risolvere i problemi dei deboli,
senza pensare che in realtà ne è una delle cause
principali.
Sul
piano politico è senza dubbio in atto un'innegabile svolta
a destra. Sono in aumento i regimi che si sorreggono su fondamenti
autoritario/dittatoriali, i quali ostentano la ferocia del loro
porsi con un surplus di sfacciata arroganza.
Cattiveria, disonestà, violenza, arroganza...
Ovunque le democrazie arrancano e il loro principio di rappresentatività,
in realtà mai veramente realizzato, è sistematicamente
annullato da giochi di potere, corruzioni, illegalità
occultate dalle stesse leggi che producono distanze sempre più
abissali tra gli eletti e gli elettori, ormai sistematicamente
ridotti a circa metà degli aventi diritto. Il principio
di libertà nei fatti è sempre più edulcorato
e mistificato, sempre più ristretto da controlli, divieti
e percorsi obbliganti che annichiliscono sistematicamente ogni
possibilità di vera autonomia. Il tutto corroborato da
un aumento di cattiveria diffusa, disonestà materiale
e intellettuale, violenza e arroganza nello svolgimento delle
relazioni sociali. La solidarietà, che pure non manca,
è sempre più soprattutto d'immagine o incanalata
in business di donazioni.
Nell'Italia costituzionalmente antifascista, settantatré
anni dopo la fine del nazifascismo, sta montando con arrogante
fermezza un'onda nera che afferma la sua voglia di protagonismo.
Occupa spazi, riesce a eleggere rappresentanti nei consigli
comunali e aspira a mettere le mani sulle leve della politica
che decide. È una nuova ultradestra dichiaratamente antilibertaria.
Propone un welfare dall'aspetto socialisteggiante e cerca di
usare le aperture democratiche con l'intento di impadronirsene,
per poi sopprimerle al fine d'instaurare un nuovo regime. Soprattutto
si sta dimostrando abile nel cavalcare il disagio sociale inevitabilmente
diffusosi tra gli strati deboli e nelle periferie.
Le considerazioni di Marco Tarchi, politologo d'ispirazione
destrorsa esperto di populismi ed estrema destra, per esempio,
mettono in evidenza alcuni aspetti attuali interessanti. “Ognuno
di questi movimenti rivendica una serie di caratteri di novità
e si difende dall'accusa di replicare sistematicamente i modelli
del passato [...] Basti pensare al ”mutuo sociale“
o alla prassi delle occupazioni di palazzi sfitti per darli
in uso a canoni molto bassi a famiglie autoctone [...] è
un nuovo protagonismo [...] poiché l'estrema sinistra
non è riuscita a dare risposte adeguate, il campo è
stato lasciato libero all'estrema destra [...] Credo sia opportuno
dire che l'estrema destra ha ben poco da spartire con il populismo
[...] per i populisti la democrazia è il regime ideale,
che andrebbe realizzato integralmente tramite il ricorso a canali
di espressione diretta, senza mediazioni istituzionali, per
gli estremisti di destra, invece, è un regime criticabile,
perché rovescia il principio di autorità ed è
soggetto alla volubilità delle masse”. (“L'Espresso”
del 30 luglio 2017)
Anche Mussolini e Hitler furono eletti
C'è una grande vitalità dalle parti dell'estrema
destra che, al di là delle attualizzazioni annacquate
esposte da Tarchi, nelle sue varie componenti attive continua
ad ispirarsi ai “classici” Mussolini e Hitler, con
aggiornamenti di ispirazione kukluxklaniana. Accanto ai due
movimenti principali, Forza Nuova guidata da Roberto Fiore e
CasaPound da Gianluca Iannone, c'è una varietà
di gruppi e associazioni, come Lealtà Azione e Generazione
Identitaria, per citare i più noti, e una miriade di
centri sociali, palestre, movimenti, ultras del pallone organizzati
e associazioni studentesche che a volte spalleggiano per l'una
o l'altra fazione, o addirittura prendendo strade ancora più
“nere”, dichiaratamente neonaziste e suprematiste.
Secondo il quotidiano “La Repubblica” (Paolo Berizzi,
28 luglio 2017) s'è stipulato un patto, per ora tra CasaPound
Italia e Lealtà Azione, al fine di raggiungere una vera
e propria alleanza politica suscettibile di estendersi ad altre
formazioni, per un “salto di qualità” del
neofascismo. Un'intesa militante per una strategia d'intervento
politico che mira a raggiungere il Parlamento nazionale: “Dalle
“azioni” muscolari (come i mille saluti romani il
29 aprile al cimitero Maggiore) alla partita Camera-Senato,
dove, ha promesso il vicepresidente casapoundino Simone Di Stefano,
“voleranno sedie e schiaffoni” [...]”. Ricordiamoci
che furono eletti sia Mussolini sia Hitler, quest'ultimo con
ampi consensi. Una volta lassù soppressero in breve le
istituzioni democratiche e le libertà.
Modi di essere xenofobi e razzisti
L'aspetto più preoccupante però è che,
accanto a questo avanzamento progressivo della militanza attiva,
è in atto nel sociale una svolta a destra delle propensioni
culturali e dell'immaginario. Si stanno espandendo mentalità
e modi d'essere xenofobi e razzisti, assieme a quello che da
più parti in modo un po' superficiale viene definito
“neopopulismo”, le cui caratteristiche dovrebbero
convogliare verso richieste di uomini al comando percepiti come
forti.
Questo brodo culturale avanzante, che si sta diffondendo in
modo chiassoso tra i diversi strati sociali, crea un clima di
esclusione, di amplificazione di paure e fobie individuali e
collettive, spingendo a chiudersi in se stessi per timore d'essere
invasi (dagli ufo, dai migranti, dai “cattivi” che
stanno dietro la porta, ecc.). É il fertilizzante che
dà nutrimento ai fanatici del potere, quelli che hanno
voglia di “menar le mani” e d'imporre i loro stereotipi
dottrinari con azioni simboliche ed esemplari. È l'humus
che permette alla montante marea neofascista, nelle sue diverse
espressioni militanti, di prender fiato e coraggio per riproporsi
- furbescamente aggiornati in modi all'apparenza dalla parte
di chi soffre e sta peggio, ma all'interno degli stessi propositi
di sempre - oscurantisti, prepotenti e potenzialmente assassini.
Cosa possiamo fare allora di fronte a questa fenomenologia politico/sociale
che sta imperversando con forza, che non arranca, che anzi cavalca
con spavalda sfrontatezza, riproponendoci nella sostanza ciò
che la resistenza al fascismo s'era illusa d'aver dileguato?
Domanda nient'affatto banale, soprattutto per niente scontata
la risposta... anzi le risposte.
Il “ritorno alle fogne” di sessantottina memoria
ricordato all'inizio si è dimostrato ampiamente inefficace,
addirittura falsificatore della realtà come finora mostrato
in quest'articolo. La ripresa di una nuova resistenza, armi
in pugno, questa volta non al regime, che ancora non c'è,
ma alla sua possibilità di riemergere, mi sembra abbia
ben poca possibilità di concretezza incisiva, date le
tensioni sociali in auge, come abbiamo visto sempre più
spostate verso proponimenti e smanie di egemonia di numerosi
nemici fascisteggianti. Ma anche un rammodernato “arditismo
del popolo”, immagino purtroppo inevitabilmente raffazzonato,
troverebbe al suo fianco ben pochi entusiasmi popolari. Temo
che sarebbe malauguratamente destinato a subire più d'un
fallimento.
Una lotta sostanzialmente culturale
Ciò non vuol dire che sarebbe sbagliato se chi ha coscienza,
o comincia ad averla, del pericolo di questa novella canea montante
provasse ad organizzarsi per non subire col capo chino la loro
tracotanza in aumento. Ma non bisogna commettere l'errore di
supporre e illudersi, come qualche voce un po' troppo entusiasta
sta tentando di dire, che questo approntamento difensivo possa
essere lo strumento, o l'arma che dir si voglia, in grado di
porre un argine per fermare questo vento di destra crescente
che riscuote sempre più simpatie.
Non potrebbe servire per dar loro una lezione, magari nella
stupida illusione di poterli sgominare, perché vorrebbe
dire auto/destinarsi invece a sonore sconfitte, a trovarsi costretti
a leccarsi le ferite. Dovrebbe al contrario essere vissuta,
pensata e usata come un'efficace arma di difesa dai loro attacchi,
dalle loro scorrerie e dalle loro vigliaccate, in modo da non
trovarsi semplicemente allo sbando.
Gli strumenti per tentare di arginarli e sconfiggerli non possono
essere di tal fatta. Le guerre guerreggiate aiutano sempre i
guerrafondai e chi crede in esse, mai chi vi è contrario.
Ormai dovremmo aver imparato la lezione. Ben altro ci vuole
per superare una rappresentazione e un modus vivendi che si
sta diffondendo e riesce a rispondere a bisogni sentiti legati
ai malesseri del presente.
Personalmente credo che la vera lotta dovrebbe essere essenzialmente
culturale e propositiva. Come possiamo sconfiggere militarmente
una tensione fascisteggiante in rimonta, che è forte
perché nella società c'è uno spostamento
a destra delle propensioni culturali e delle mentalità?
Bisogna riprendere a pensarsi e proporsi come società
altra. Un tipo di società senza comando e senza potere
dall'alto, capace di autogestirsi, in grado di autodeterminare
il proprio modo di condividere le relazioni sociali, politiche
ed economiche. Soltanto se riusciremo a rendere appetibili e
desiderabili le nostre visioni propositive, attraverso l'esempio
e la sperimentazione, avremo la possibilità di sconfiggere
questa orribile marea montante di feroce riproposizione ultra
autoritaria. Fin d'ora dobbiamo però avere la consapevolezza
che il cammino sarà lento e non offrirà risposte
subitanee. Un simile percorso è completamente inadatto
per chi ha fretta e pretende risultati immediati.
Andrea Papi
www.libertandreapapi.it
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