rivista anarchica
anno 47 n. 419
ottobre 2017






L'arcivernice 2.0

A proposito di tipi eccentrici, sicuramente strampalati, ce n'era uno protagonista di un fumetto degli anni Trenta pubblicato sul Corriere dei Piccoli. Si chiamava Pier Cloruro de' Lambicchi, era pelato con il naso lungo e rosso, simile a un clown. Aveva inventato l'arcivernice, che aveva il potere di rendere reali personaggi raffigurati nei disegni e nei quadri. Bastava una pennellata, ed ecco che tornavano in vita – che so? – Guglielmo Tell o Monna Lisa. Le avventure dell'inventore finivano quasi sempre con il classico degli imprevisti che lo mettevano nei guai. Ad esempio una pennellata sull'autoritratto portava in vita il suo doppio che lo buttava fuori di casa.
Fu una striscia di successo per tanti anni, ma poi ha finito per impallidire negli archivi. Chi si ricorda più oggi di Pier Cloruro de' Lambicchi? Sicuramente uno c'è: Pier Arturo de' Lambicchi, bisnipote del suddetto, deciso a seguirne le orme. Ha infatti inventato l'arcivernice 2.0. A differenza della prima versione, non dà vita a raffigurazioni umane, ma nasconde la vita a chi già la possiede. È infatti una vernice che rende invisibili. E adesso Pier Arturo de' Lambicchi, dopo una bella spalmata, si appresta a uscire di casa completamente nudo: tanto nessuno lo potrà vedere.
Ma la realtà si presenta subito diversa da quanto immaginato. Per prima cosa deve imparare a schivare i corpi che procedono in linea retta verso di lui. È un slalom defatigante, un pesante addestramento alla vita da invisibile. Se accade che qualcuno lo urti violentemente, e magari lo faccia cadere, deve rialzarsi in fretta per evitare di essere calpestato da decine di pedoni frenetici. Attraversare la strada, poi, è un'impresa. Non può nemmeno fidarsi del semaforo verde, perché un'auto potrebbe investirlo vedendo la strada libera.
Ebbene, dopo solo due isolati, Pier Arturo de' Lambicchi è un uomo terrorizzato, cammina rasente ai muri, ma neppure questo lo rassicura. E allora si ferma, paralizzato dalla paura, pensando alle vane fantasie maschili sui presunti privilegi dell'essere invisibile: entrare nella camera da letto di una donna da sogno, per esempio, violare la sua intimità...
Adesso intorno a sé c'è solo gente che non lo considera, ma mentre è perso nella sua angoscia, Pier Arturo de' Lambicchi viene investito dal getto d'acqua di un camion del lavaggio stradale, che lo restituisce agli occhi esterrefatti dei passanti. Nudo, le mani a coppa sulle parti intime. In quel momento – imprevisto ancora più feroce – si ritrova davanti la sua donna reale, Zoe, che lo fulmina con uno sguardo e gli annuncia l'immediata fine della loro convivenza. Poi lo lascia in balia di tanti sguardi maligni ed estranei.
Mentre viene portato in questura per accertamenti, Pier Arturo de' Lambicchi riflette sul senso di questa storia strampalata, così simile a quella del bisnonno. L'essere invisibile l'ha condotto nudo alla meta, ridotto alla sua pura essenza: senza più una casa da condividere con la dolce metà.
È un lieto fine, dopo tutto.

Paolo Pasi