rivista anarchica
anno 47 n. 419
ottobre 2017





La mia cultura è limitata, ma...

Questa volta lascio lo spazio all'amico ergastolano, e compagno di tante lotte, Mario Trudu, in carcere da 39 anni. Lo conosco da tantissimo tempo e in tutti questi anni non ci siamo mai persi di vista. Ha sempre partecipato in modo individuale e collettivo a tutte le iniziative del movimento degli ergastolani in lotta per la vita per l'abolizione dell'ergastolo. Ha partecipato a due scioperi della fame, quello del dicembre 2007 e quello del 2008. Nel 2007 anche lui era tra quei 310 ergastolani che chiesero al Presidente della Repubblica di tramutare il proprio ergastolo in pena di morte.
Molti, troppi, di quella famosa lista sono morti di suicidio o già di morte naturale, ma l'ergastolo ostativo continua ad esistere ancora.

Carmelo Musumeci

Gentilissimi lettori,
buongiorno...
Essendo la prima volta a occuparmi di scrivere per una rivista mi sento così emozionato che quasi mi tremano le mani, e oggi più di qualsiasi altro momento mi sarebbe piaciuto essere in possesso del mio vecchio computer, ma anche lui è stato messo agli arresti, a causa di questo la grafia è pessima, ma quello che mi preoccupa di più è il contenuto sicuramente di poca importanza...
La mia cultura è limitata, e quel poco di cui dispongo mi è stato appiccicato con un misero diploma preso in carcere, e pur avendo preso 98 come punteggio finale, ho sempre ritenuto che ne sia entrato in possesso offertomi in “dono” per essere un galeotto, e forse anche un po' per essere in carcere da troppo tempo. Quando ho ottenuto il diploma ero anche un “eterno deportato” e per giunta già un vecchio. Se mettiamo insieme tutte queste cose, qualche dubbio sui miei meriti rimane, anche perché nel campo della scuola mi sono sempre sentito più vicino a un somarello che a un secchione.
Non mi sono ancora presentato, sono Mario Trudu, nato ad Arzana (OG), un paesotto di pastori e contadini arrampicato sul massiccio del Gennargentu, nel cuore della Sardegna, e da quando sono nato, l'11 marzo 1950, fino al 12 maggio 1979, giorno del mio arresto, sono vissuto su quelle terre impervie e selvagge. Condividevo e lottavo per quel territorio alla pari con i cinghiali e quando furtivamente capitava d'incontrarci scappavamo sbuffando in direzioni opposte.

Fiero di essere ogliastrino

Ho subito due condanne per sequestro di persona a scopo di estorsione, una a 30 anni e un'altra all'ergastolo, e qui ci sarebbe bisogno di un approfondimento, ma se avrò un'altra possibilità magari lo farò nella prossima puntata.
Voi magari penserete che io rimpianga di non essere nato magari in una metropoli, ma non è così. Io sono fiero di essere ogliastrino, di essere un discendente di una stirpe di uomini forti, fieri, solidali fra di loro, gente di un coraggio smisurato. Quella era la stirpe dei nuragici, la mia stirpe.
Oggi il mio paese è in prima fila per essere studiato per il DNA della sua gente, fra le più longeve. È come fosse abitato da persone eterne, forse ci vivono dei semi-dei, e non c'è da meravigliarsi, se diamo ascolto a ciò che la leggenda ci tramanda. Si dice che il popolo sardo discenda dal popolo licio, un popolo di una regione del sud della Turchia. O forse è il contrario, ma solo completati gli studi sul DNA si potrà sapere con certezza.
Se questo fosse vero non ci sarebbe da meravigliarsi se in noi c'è un po' d'immortalità. Verso i 1180/1200 anni avanti Cristo, nel periodo della guerra di Troia, quel fiero popolo era guidato da Re Serpedone, che si dice fosse il figlio di Zeus (il Supremo dell'Olimpo) e di Laotamia misera mortale. Ecco perché una parte consistente dei miei concittadini oggi vive oltre cento anni, e io sono figlio di quella nobile stirpe, senza età, senza fine... come è la mia condanna.
Forse per questo la “giustizia” italiana mi tiene da quasi 40 anni in carcere, e per lo stesso motivo credo abbiano avuto il barbaro coraggio di appiopparmi una condanna con fine pena 99-99-9999. Mai!
Forse vi sembrerà strano che pur sapendo che ho da scontare ancora oltre 9000 anni di carcere, viva il tutto con serenità, anche se io credo che di strano ci sia solo tanta giustizia ingiusta... che ha perso decoro e dignità.

Solo se favorevole al detenuto

I miei 38 anni di carcere sono stati interrotti solo da 10 mesi di latitanza, periodo che va dal giugno 1986 all'aprile 1987, i rimanenti 37 anni li ho vissuti dentro un loculo. Niente paura sono ancora vivo.
Negli ultimi 3 anni ho scritto vari libri, e due sono stati anche pubblicati, la mia autobiografia “Totu sa beritadi” (Tutta la verità) e “Cent'anni di memoria”, racconto epico della mia terra, della mia gente, tutti curati dall'amica giornalista Francesca de Carolis, casa editrice “Stampa alternativa”.
Ora mi trovo nel carcere di Oristano. Dopo 15 anni di deportazione nel continente, mi è stato concesso di rimettere piede in Sardegna, la mia terra.
Ora vi presento come dopo 38 anni di carcere mi si risponde alle mie richieste di permesso, che vengono respinte “pur prendendo atto dell'impegno culturale che ha contrassegnato il percorso trattamentale di Mario Trudu e anche a voler prescindere dal fatto che i reati commessi dal Trudu sono particolarmente gravi e ritenuti dal legislatore assolutamente ostativi alla concessione di qualunque beneficio penitenziario, se non accompagnato da uno atteggiamento di collaborazione con la giustizia (art.4 bis O.P.)”. La conclusione è che ogni mia richiesta viene respinta perché l'art.30 2°comma contempla solo permessi in caso che un famigliare sia in imminente pericolo di vita...
Cosa dire!!! È una risposta scontata, prestampata da sempre.
Ho scritto altre volte che la legge, secondo me, non è da ritenersi una formula matematica con regole fisse, rigide, dove non c'è spazio per l'interpretazione. La legge si può, si deve interpretare, ma questo si potrebbe fare con un proprio ragionamento, come fanno tanti altri Magistrati, che concedono lo stesso tipo di beneficio da me richiesto, e non sempre per reati come il mio, e non sempre con 40 anni di pena espiata, e per giunta a persone molto meno vecchie di me. E questi Magistrati non credo siano persone sprovvedute o fuorilegge!!!
Dopo oltre 38 anni di carcere mi viene da pensare che chi mi giudica non abbia capito un cavolo di Mario Trudu, o magari si è messo in testa che io sia uno stupido e qualsiasi risposta mi si dia mi sta bene.
Signori! Sarà bene che pur con tutte le pastoie che avete messo a questo “stupido”, non riuscirete mai a passargli davanti pensando che lui non se ne accorga.
Nelle risposte di rigetto alle mie domande di benefici, si parla sempre della gravità dei reati per i quali sono stato condannato e per i quali ho espiato la pena...


illustrazioni di Mario Trudu

E lo sa anche lo Stato

Apro una parentesi: in coscienza non saprei rispondere se il carcere affrontato, anche s'è tanto, sarebbe sufficiente per il reato commesso. Qui solo Dio potrebbe darvi una risposta certa, e se questo essere superiore esiste, non credo che se interpellato possa rispondere che 40 anni di carcere non sono sufficienti. Se così fosse sarebbe un Cristo da tirare giù dall'altare e rimettere in croce... ma che la mia pena sia già espiata, in base alle leggi di questo paesotto, posso gridarlo senza ombra di dubbio.
Chi oggi ancora decide di me, dimentica anche tante varie cose, o fa finta di non ricordare, di non sapere.
Dicono che il legislatore ha legiferato in quel senso, ed è vero... ma Signori! l'articolo 25 della Costituzione, per chi non lo sapesse dice: “nessuno può essere giudicato se non in forza di una legge entrata in vigore prima del fatto commesso”, mentre a me l'art. 4 bis (che comporta l'ostatività a tutti i benefici) mi venne applicato retroattivamente nel 2001 d'ufficio, 22 anni dopo il mio arresto. Eppure la normativa penale stabilisce che una legge può essere applicata retroattivamente solo nel caso in cui non sia peggiorativa, ma migliorativa della situazione del condannato. Io mi domando dove sono i miei vantaggi nell'avermi applicato l'art. 4 bis retroattivamente? Se mi ha seppellito vivo per l'eternità?!!
Si parla anche di atteggiamento collaborativo che uno dovrebbe tenere per superare l'ostatività, e anche qui si dimentica che pentirsi significa cambiare dentro, rielaborando gli errori commessi, se errori ci sono stati. Il pentimento non è una merce che può essere scambiata con la libertà. Se si fa questo, dov'è il pentimento?!
Ma per il nostro Stato l'importante è che uno parli e metta altre persone in carcere, allo Stato poco importa se i nomi fatti delle persone accusate siano colpevoli o meno, l'importante è che uno accusi altre persone, che umilii la sua persona. Questo è un vero e proprio ricatto. In Italia ogni cittadino in giudizio ha la facoltà di rispondere o meno, quindi nessuna Corte può obbligarlo a deporre se lui non vuole, questo è il “diritto al silenzio”, previsto e tutelato dalla legge. Mentre da noi ostativi si pretende che si parli, pena la libertà!
Alle volte con queste contraddizioni mi sembra di trovarmi in diverso paese... Ma Mario Trudu, essendo uno che stima la vita ed essendo stato strutturato in modo tale da non potersi mai autodistruggere, continuerà a scontare la sua pena, consapevole di avere sbagliato, ma sa anche che la sua pena ha finito di scontarla da tantissimo tempo, e lo sa anche lo “Stato”.

Cordiali saluti

Mario Trudu

Fine pena 99-99-9999 mai
In carcere dal 12 maggio 1979
Presone de Massama su 22 demau de su 2017