La mia cultura è limitata, ma...
Questa volta lascio lo spazio all'amico ergastolano,
e compagno di tante lotte, Mario Trudu, in carcere da 39 anni.
Lo conosco da tantissimo tempo e in tutti questi anni non ci
siamo mai persi di vista. Ha sempre partecipato in modo individuale
e collettivo a tutte le iniziative del movimento degli ergastolani
in lotta per la vita per l'abolizione dell'ergastolo. Ha partecipato
a due scioperi della fame, quello del dicembre 2007 e quello
del 2008. Nel 2007 anche lui era tra quei 310 ergastolani che
chiesero al Presidente della Repubblica di tramutare il proprio
ergastolo in pena di morte.
Molti, troppi, di quella famosa lista sono morti di suicidio
o già di morte naturale, ma l'ergastolo ostativo continua
ad esistere ancora.
Carmelo Musumeci
Gentilissimi lettori,
buongiorno...
Essendo la prima volta a occuparmi di scrivere per una rivista
mi sento così emozionato che quasi mi tremano le mani,
e oggi più di qualsiasi altro momento mi sarebbe piaciuto
essere in possesso del mio vecchio computer, ma anche lui è
stato messo agli arresti, a causa di questo la grafia è
pessima, ma quello che mi preoccupa di più è il
contenuto sicuramente di poca importanza...
La
mia cultura è limitata, e quel poco di cui dispongo mi
è stato appiccicato con un misero diploma preso in carcere,
e pur avendo preso 98 come punteggio finale, ho sempre ritenuto
che ne sia entrato in possesso offertomi in “dono”
per essere un galeotto, e forse anche un po' per essere in carcere
da troppo tempo. Quando ho ottenuto il diploma ero anche un
“eterno deportato” e per giunta già un vecchio.
Se mettiamo insieme tutte queste cose, qualche dubbio sui miei
meriti rimane, anche perché nel campo della scuola mi
sono sempre sentito più vicino a un somarello che a un
secchione.
Non mi sono ancora presentato, sono Mario Trudu, nato ad Arzana
(OG), un paesotto di pastori e contadini arrampicato sul massiccio
del Gennargentu, nel cuore della Sardegna, e da quando sono
nato, l'11 marzo 1950, fino al 12 maggio 1979, giorno del mio
arresto, sono vissuto su quelle terre impervie e selvagge. Condividevo
e lottavo per quel territorio alla pari con i cinghiali e quando
furtivamente capitava d'incontrarci scappavamo sbuffando in
direzioni opposte.
Fiero di essere ogliastrino
Ho subito due condanne per sequestro di persona a scopo di
estorsione, una a 30 anni e un'altra all'ergastolo, e qui ci
sarebbe bisogno di un approfondimento, ma se avrò un'altra
possibilità magari lo farò nella prossima puntata.
Voi magari penserete che io rimpianga di non essere nato magari
in una metropoli, ma non è così. Io sono fiero
di essere ogliastrino, di essere un discendente di una stirpe
di uomini forti, fieri, solidali fra di loro, gente di un coraggio
smisurato. Quella era la stirpe dei nuragici, la mia stirpe.
Oggi il mio paese è in prima fila per essere studiato
per il DNA della sua gente, fra le più longeve. È
come fosse abitato da persone eterne, forse ci vivono dei semi-dei,
e non c'è da meravigliarsi, se diamo ascolto a ciò
che la leggenda ci tramanda. Si dice che il popolo sardo discenda
dal popolo licio, un popolo di una regione del sud della Turchia.
O forse è il contrario, ma solo completati gli studi
sul DNA si potrà sapere con certezza.
Se
questo fosse vero non ci sarebbe da meravigliarsi se in noi
c'è un po' d'immortalità. Verso i 1180/1200 anni
avanti Cristo, nel periodo della guerra di Troia, quel fiero
popolo era guidato da Re Serpedone, che si dice fosse il figlio
di Zeus (il Supremo dell'Olimpo) e di Laotamia misera mortale.
Ecco perché una parte consistente dei miei concittadini
oggi vive oltre cento anni, e io sono figlio di quella nobile
stirpe, senza età, senza fine... come è la mia
condanna.
Forse per questo la “giustizia” italiana mi tiene
da quasi 40 anni in carcere, e per lo stesso motivo credo abbiano
avuto il barbaro coraggio di appiopparmi una condanna con fine
pena 99-99-9999. Mai!
Forse vi sembrerà strano che pur sapendo che ho da scontare
ancora oltre 9000 anni di carcere, viva il tutto con serenità,
anche se io credo che di strano ci sia solo tanta giustizia
ingiusta... che ha perso decoro e dignità.
Solo se favorevole al detenuto
I miei 38 anni di carcere sono stati interrotti solo da 10
mesi di latitanza, periodo che va dal giugno 1986 all'aprile
1987, i rimanenti 37 anni li ho vissuti dentro un loculo. Niente
paura sono ancora vivo.
Negli ultimi 3 anni ho scritto vari libri, e due sono stati
anche pubblicati, la mia autobiografia “Totu sa beritadi”
(Tutta la verità) e “Cent'anni di memoria”,
racconto epico della mia terra, della mia gente, tutti curati
dall'amica giornalista Francesca de Carolis, casa editrice “Stampa
alternativa”.
Ora mi trovo nel carcere di Oristano. Dopo 15 anni di deportazione
nel continente, mi è stato concesso di rimettere piede
in Sardegna, la mia terra.
Ora vi presento come dopo 38 anni di carcere mi si risponde
alle mie richieste di permesso, che vengono respinte “pur
prendendo atto dell'impegno culturale che ha contrassegnato
il percorso trattamentale di Mario Trudu e anche a voler prescindere
dal fatto che i reati commessi dal Trudu sono particolarmente
gravi e ritenuti dal legislatore assolutamente ostativi alla
concessione di qualunque beneficio penitenziario, se non accompagnato
da uno atteggiamento di collaborazione con la giustizia (art.4
bis O.P.)”. La conclusione è che ogni mia richiesta
viene respinta perché l'art.30 2°comma contempla
solo permessi in caso che un famigliare sia in imminente pericolo
di vita...
Cosa dire!!! È una risposta scontata, prestampata da
sempre.
Ho scritto altre volte che la legge, secondo me, non è
da ritenersi una formula matematica con regole fisse, rigide,
dove non c'è spazio per l'interpretazione. La legge si
può, si deve interpretare, ma questo si potrebbe fare
con un proprio ragionamento, come fanno tanti altri Magistrati,
che concedono lo stesso tipo di beneficio da me richiesto, e
non sempre per reati come il mio, e non sempre con 40 anni di
pena espiata, e per giunta a persone molto meno vecchie di me.
E questi Magistrati non credo siano persone sprovvedute o fuorilegge!!!
Dopo oltre 38 anni di carcere mi viene da pensare che chi mi
giudica non abbia capito un cavolo di Mario Trudu, o magari
si è messo in testa che io sia uno stupido e qualsiasi
risposta mi si dia mi sta bene.
Signori! Sarà bene che pur con tutte le pastoie che avete
messo a questo “stupido”, non riuscirete mai a passargli
davanti pensando che lui non se ne accorga.
Nelle risposte di rigetto alle mie domande di benefici, si parla
sempre della gravità dei reati per i quali sono stato
condannato e per i quali ho espiato la pena...
illustrazioni
di Mario Trudu
E lo sa anche lo Stato
Apro una parentesi: in coscienza non saprei rispondere se il
carcere affrontato, anche s'è tanto, sarebbe sufficiente
per il reato commesso. Qui solo Dio potrebbe darvi una risposta
certa, e se questo essere superiore esiste, non credo che se
interpellato possa rispondere che 40 anni di carcere non sono
sufficienti. Se così fosse sarebbe un Cristo da tirare
giù dall'altare e rimettere in croce... ma che la
mia pena sia già espiata, in base alle leggi di questo
paesotto, posso gridarlo senza ombra di dubbio.
Chi oggi ancora decide di me, dimentica anche tante varie cose,
o fa finta di non ricordare, di non sapere.
Dicono che il legislatore ha legiferato in quel senso, ed è
vero... ma Signori! l'articolo 25 della Costituzione, per
chi non lo sapesse dice: “nessuno può essere giudicato
se non in forza di una legge entrata in vigore prima del fatto
commesso”, mentre a me l'art. 4 bis (che comporta l'ostatività
a tutti i benefici) mi venne applicato retroattivamente nel
2001 d'ufficio, 22 anni dopo il mio arresto. Eppure la normativa
penale stabilisce che una legge può essere applicata
retroattivamente solo nel caso in cui non sia peggiorativa,
ma migliorativa della situazione del condannato. Io mi domando
dove sono i miei vantaggi nell'avermi applicato l'art. 4 bis
retroattivamente? Se mi ha seppellito vivo per l'eternità?!!
Si parla anche di atteggiamento collaborativo che uno dovrebbe
tenere per superare l'ostatività, e anche qui si dimentica
che pentirsi significa cambiare dentro, rielaborando gli errori
commessi, se errori ci sono stati. Il pentimento non è
una merce che può essere scambiata con la libertà.
Se si fa questo, dov'è il pentimento?!
Ma per il nostro Stato l'importante è che uno parli e
metta altre persone in carcere, allo Stato poco importa se i
nomi fatti delle persone accusate siano colpevoli o meno, l'importante
è che uno accusi altre persone, che umilii la sua persona.
Questo è un vero e proprio ricatto. In Italia ogni cittadino
in giudizio ha la facoltà di rispondere o meno, quindi
nessuna Corte può obbligarlo a deporre se lui non vuole,
questo è il “diritto al silenzio”, previsto
e tutelato dalla legge. Mentre da noi ostativi si pretende che
si parli, pena la libertà!
Alle volte con queste contraddizioni mi sembra di trovarmi in
diverso paese... Ma Mario Trudu, essendo uno che stima
la vita ed essendo stato strutturato in modo tale da non potersi
mai autodistruggere, continuerà a scontare la sua pena,
consapevole di avere sbagliato, ma sa anche che la sua pena
ha finito di scontarla da tantissimo tempo, e lo sa anche lo
“Stato”.
Cordiali saluti
Mario Trudu
Fine pena 99-99-9999 mai
In carcere dal 12 maggio 1979
Presone de Massama su 22 demau de su 2017
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