rivista anarchica
anno 47 n. 421
dicembre 2017/gennaio 2018


ricordando Umberto Vanguardia

Azione e propaganda
di un anarchico napoletano

di Fabrizio Giulietti


Da sempre la nostra rivista ama ricordare donne e uomini, noti e meno noti, che hanno fatto parte della storia del movimento anarchico. Questa è la volta di Umberto Vanguardia (1879 – 1931), con la sua storia personale di arresti, confino, impegno politico e sindacale, misure di sicurezza: come tante e tanti della sua generazione. Un secolo fa.


Umberto Vanguardia è senza dubbio da annoverarsi tra le figure più prestigiose dell'anarchismo napoletano di inizio Novecento1.
Nato a Napoli, il 19 maggio 1879, sin dalla prima adolescenza comincia ad aggirarsi negli ambienti sovversivi locali, stringendo importanti relazioni con alcuni dei più noti esponenti socialisti e anarchici attivi in città. Rapito dal fascino delle idee di eguaglianza, libertà e giustizia sociale, si dedica assiduamente alla lettura delle opere dei maggiori teorici rivoluzionari, maturando una spiccata predilezione per le elaborazioni ideologico-dottrinarie del pensiero comunista-libertario. Studente ginnasiale, nel 1893 si iscrive, in qualità di impiegato, alla sezione socialista del Fascio dei Lavoratori, facendosi subito apprezzare per foga oratoria e impeto ribellistico. Nel maggio 1898, partecipa in prima linea ai moti contro il caroviveri, che a Napoli si connotano di contenuti e prerogative inequivocabilmente insurrezionali. Indicato dalla questura tra i «sovversivi responsabili di aver promosso e alimentato il malcontento popolare», è condannato alla pena di un anno di domicilio coatto, da scontarsi sull'isola di Ischia.
Dopo la svolta liberale del 1901, Vanguardia si contraddistingue come uno degli indiscussi protagonisti del processo di ricomposizione e ricompattamento dell'anarchismo napoletano, emergendo quale principale rappresentante di una corrente organizzatrice fautrice di posizioni unitarie non soltanto in seno al movimento, ma anche con repubblicani e socialisti all'interno delle nascenti Leghe di Resistenza. Ben presto, tuttavia, gli orientamenti pronunciatamente riformisti degli organismi operai, lo spingono ad esprimere severe critiche alle dirigenze camerali e ad operare costantemente ai fini dell'estensione e del consolidamento di un sindacalismo di base e di matrice irriducibilmente classista e rivoluzionaria.

Testata del giornale anarchico “Sorgiamo!”

Al fianco delle “vittime del potere regio”

Durante questi anni, il percorso politico di Vanguardia si snoda attraverso le tappe tipiche di un'intera generazione di anarchici. A costituire l'ambito privilegiato della sua attività sono in particolare le lotte nel mondo del lavoro - soprattutto tra le categorie meno tutelate a livello sindacale - e le tumultuose agitazioni degli abitanti dei rioni popolari contro il perenne rincaro delle pigioni e le incessanti ingiunzioni di sfratto perpetrate dalla Società del Risanamento. Sotto questo profilo, non si sussegue sciopero, comizio o dimostrazione proletaria dove non si getti con immediatezza e determinazione, rimediando, di conseguenza, una lunga serie di fermi, arresti e condanne a pene detentive di diversa natura ed entità.
Molto intensa è anche la sua attività nell'ambito più specifico della propaganda a mezzo stampa. In quest'ultimo campo edita svariati numeri unici, che assumono questa forma non per progetto ma per la repressione preventiva delle autorità che, semplicemente, ne impediscono una regolare prosecuzione. Dopo la pubblicazione, nel 1906, de “La Voce dei Ribelli”, seguono, nello stesso anno, “I Ribelli”, poi costretto a cambiare nome in “I Picconieri”, e, soprattutto, nel 1909, il periodico “Sorgete” che, subito soppresso, rinasce emblematicamente col nome di “Sorgiamo!”, segnalandosi, insieme a “La Plebe”, come la più significativa testata napoletana pubblicata in età giolittiana.
Di particolare consistenza si configura anche il suo contributo alle iniziative di sostegno e di solidarietà in favore delle cosiddette «vittime del potere regio». Lo si ritrova, infatti, oratore in vari comizi sulla tematica della repressione antianarchica indetti non solo a Napoli e nelle zone limitrofe, ma anche a Milano, Vigevano, Pavia, Genova, La Spezia, Santhià e Lugano. Agli inizi del 1908, poi, è nominato tra i redattori provvisori del settimanale milanese “Agitiamoci”, sorto, appunto, per incrementare la propaganda pro-vittime politiche.
Delegato in rappresentanza dei gruppi napoletani al I Congresso anarchico italiano, tenutosi a Roma dal 16 al 20 giugno 1907, nel marzo 1909 Vanguardia procede alla fondazione del gruppo comunista-libertario “Sorgete” che, nonostante la breve durata, è da considerarsi, tra le più numerose e agguerrite formazioni attive in questi anni nel capoluogo campano.
Nell'ottobre 1909, si rivela invece uno dei principali animatori delle manifestazioni popolari contro la condanna e la fucilazione del pedagogista libertario spagnolo Francisco Ferrer y Guardia. Il pomeriggio del giorno 12 compie anche un attentato dimostrativo, facendo esplodere in una Chiesa una rudimentale bomba carta. Rincorso e catturato mentre si dà alla fuga, è denunciato all'autorità giudiziaria e rinchiuso nel carcere di sant'Efraimo. Dopo oltre cinque mesi di segregazione in una cella di isolamento, il 29 marzo 1910 è riconosciuto colpevole del reato di «pubblica intimidazione» e condannato a quattro anni di reclusione e due di vigilanza speciale.

Manifesto di alcune realtà anarchiche napoletane
in occasione della campagna a favore del militante e
pedagogista anarchico spagnolo Francisco Ferrer y Guardia,
assassinato a Barcellona nell'ottobre 1909

Segretario sindacale dei lavoranti panettieri

In attesa di scontare il periodo di detenzione, continua ad impegnarsi tenacemente nella lotta di classe, promuovendo alcune proficue iniziative tra la categoria dei lavoranti portieri che, l'8 aprile 1912, gli valgono la nomina a segretario dell'omonima Lega di Resistenza. Il 17 agosto, quindi, è tratto in arresto e imprigionato nelle casa circondariale di Avellino. Ottenute varie riduzioni di pena in seguito a ricorsi giudiziari e ad un decreto di indulto, l'11 marzo 1913 riacquisisce la libertà dopo sette mesi complessivi di reclusione.
Rientrato in città, riprende con ancora maggiore intensità l'attività di agitazione e propaganda tra le masse, inserendosi nella grande ondata di scioperi e dimostrazioni proletarie che, nel biennio 1913-1914, si succedono anche a Napoli senza quasi soluzione di continuità. Nominato segretario della Lega dei Lavoratori dell'Arte Bianca, conduce vittoriosamente un'aspra vertenza contrattuale che consente alle maestranze di conseguire una riduzione dell'orario di lavoro e un sostenuto incremento delle retribuzioni salariali
Nel gennaio 1917, è chiamato alle armi e assegnato al XXI Reggimento Fanteria, di stanza a Massa Carrara. Inviato in zona di guerra, sperimenta il carnaio delle trincee e l'orrore dei massacri di massa, derivando un odio ancor più viscerale per il militarismo, gli eserciti e i governi guerrafondai «borghesi». Agli inizi del 1918, peraltro, viene anche denunciato al Tribunale Militare di Livorno per incitamento alla diserzione e fabbricazione di fogli di licenza contraffatti; anche se poi è assolto «per amnistia dal reato di falso in foglio di licenza» e «per insufficienza di indizi in ordine all'imputazione di concorso per diserzione».
Tornato a Napoli nel marzo 1919, negli anni dell'immediato dopoguerra si dedica quasi interamente alle lotte nel mondo del lavoro. Nominato segretario della Lega dei Lavoranti Panettieri, durante il biennio rosso guida diverse offensive della categoria, come, ad esempio, uno sciopero di ampia risonanza sociale che, dopo un duro e protratto scontro sindacale, si conclude vittoriosamente non soltanto sotto il profilo normativo-salariale ma anche, e soprattutto, esaudendo l'istanza dei fornai di aprire spacci annonari a prezzi calmierati. Agli inizi del 1921 tenta quindi di rinfocolare le lotte degli abitanti dei rioni popolari, fondando un Circolo Popolare e un Segretariato del Popolo; ma entrambe le iniziative sono destinate a fallire a causa del clima di brutale repressione antiproletaria che domina ormai in città.
Con l'ascesa al potere del fascismo, Vanguardia è costretto alla immediata cessazione di ogni forma di attività militante. Come, tuttavia, segnala il prefetto di Napoli, «egli non dà alcun segno di ravvedimento [...] perseverando invece a professare principi sovversivi». Sottoposto a sorveglianza speciale, agli inizi del 1925 è arrestato per i suoi precedenti politici e assegnato al confino di polizia, all'isola di Pantelleria, per la durata di quattro anni.

Il fascicolo di Umberto Vanguardia presso
il Casellario Politico Centrale

“Da arrestarsi in determinate contingenze”

Trasferito dopo alcuni mesi all'isola di Ustica, nell'ottobre 1927 è incriminato, con altri cinquantasette confinati, di aver cospirato per «costruire clandestinamente organizzazioni singole di partito» ed un «fronte unico in rapporto con i sovversivi del Regno e dell'estero, aventi lo scopo di evasione e di ribellione violenta contro i poteri dello Stato». Denunciato al Tribunale Speciale per «attentato alla sicurezza dello Stato», è assolto «per insufficienza di indizi e di reità in ordine alle imputazioni ascritte».
Tradotto a Ponza per scontare il rimanente periodo di assegnazione, nelle settimane successive si ammala ripetutamente, indebolendosi al punto da persuadere le autorità confinarie a proscioglierlo nove mesi prima della decorrenza dei termini.
Nonostante le precarie condizioni di salute e la ormai sostanziale inoffensività politica, nel 1931 la questura di Napoli dispone di includerlo nella categoria degli «individui pericolosi per precedenti politici da arrestarsi in determinate contingenze». Dopo un ulteriore fermo avvenuto in occasione della ricorrenza dell'ottavo anniversario della marcia su Roma, e alcune perquisizioni domiciliari effettuate «allo scopo di rinvenire armi non denunziate e corrispondenze di carattere sovversivo», il 10 novembre è sottoposto ad un'ultima incarcerazione in seguito alla detonazione sospetta di un ordigno esplosivo.
Sofferente e circondato dall'affetto della sorella, il 28 dicembre 1931 Umberto Vanguardia si spegne all'età di cinquantadue anni.

Fabrizio Giulietti

  1. Per tutti i riferimenti archivistici e documentari contenuti nel testo, si consulti: F. Giulietti, Umberto Vanguardia. Azione e propaganda di un anarchico napoletano (1879 - 1931), Galzerano Editore, Caslvelino Scalo, 2009.