La grande mano rossa
E un giorno la grande mano rossa apparve in cielo, squarciò
le nubi e allungò le sue dita filamentose verso la terra.
Una tinta purpurea trasfigurò il paesaggio...
E i bambini alzarono gli occhi al cielo, abbagliati dallo stupore per quello spettacolo più potente di un arcobaleno, e si divertirono a giocare con la mano, disegnando nell'aria intrecci e linee della loro fantasia.
E gli adolescenti reagirono straniti, indecisi se scambiarsi il primo bacio sotto il tetto della grande mano rossa o scambiarsi messaggi e immagini di quella visione.
E i giovani, più incuriositi che stupiti, voltarono le spalle al cielo e cominciarono a scattare selfie.
E i trentenni abbassarono la testa e guardarono nel cielo rimpicciolito dei loro tablet il riflesso di quella poderosa e stupefacente manifestazione che stava sopra di loro. E anche loro inviarono i video dell'apparizione per condividere, taggare, disegnare sulla rete gli intrecci virtuali di fantasie standardizzate.
E i quarantenni li seguirono a ruota.
E la popolazione di mezza età, atterrita dalla grande mano rossa, ci vide il segno di un'invasione aliena. I suicidi aumentarono, così come le spese militari per fronteggiare il pericolo.
E i più alti esponenti di governo, riuniti nell'assemblea degli anziani, decisero di sparare razzi contro la grande mano rossa che, dopo aver squarciato le nubi, se ne stava placida ad allungare verso l'umanità i suoi tentacoli di ovatta. I missili non la scalfirono, e ottennero l'unico risultato di avvelenare il pianeta in modo irreversibile.
In una stanza in penombra ai confini del mondo connesso, un centenario si preparò all'ultimo giorno di vita. Dal suo letto tese la piccola mano scheletrica verso la porzione di cielo che s'intravedeva oltre la finestra aperta. La grande mano rossa, dopo giorni di immobilità, allungò ancora di più le sue dita, e il vecchio percepì il morbido contatto con la mano di una donna che lo chiamava a sé. Si sentì di nuovo giovane. E se ne andò felice.
Paolo Pasi
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