rivista anarchica
anno 48 n. 422
febbraio 2018






Elogio dell'ultima ruota

Salve, mi presento. Sono l'ultima ruota del carro. Sì, avete capito bene. Quella che non conta niente, che si limita a seguire il percorso tracciato dalle altre senza darsi troppa fatica. Io non prendo difese né muovo accuse. Vivo nella completa indifferenza per la corsa e l'ordine di partenza.
Mi chiedo e vi chiedo: che senso ha spingere per guadagnare posizioni? Una o due file avanti, che differenza fa?
Sono andato oltre qualunque tentativo di risposta, per il semplice motivo che le risposte non m'interessano. È il concetto stesso di ruota che io contesto. Siamo tutti condannati a rotolare per muovere qualcosa di più pesante che sta sopra di noi e che non abbiamo mai visto. Il carro dell'economia. Il fantomatico mercato, se preferite.
Le velleità degli altri mi fanno ridere. I promossi alle prime file, le ruote anteriori, pretendono di orientare il cammino del carro, e dunque se ne vanno in giro tronfie a millantare la loro superiorità. La verità, però, è sotto gli occhi di tutti. Determina la direzione solo chi tiene le briglie, e a ben vedere anche il cocchiere deve seguire le istruzioni impartite dall'alto. All'immancabile bivio imbocca quasi sempre la destra e la mantiene per tutto il tragitto, come del resto impongono le regole codificate. E se anche il cocchiere decide di andare a sinistra, bada sempre a mantenersi al centro della carreggiata, procedendo con cautela, senza percorrere rotte ardite o strade sconosciute.
Se questa è la condizione di chi crede di essere in cima alla gerarchia del carro, immaginatevi il resto. Tutte le ruote, dalla seconda fila in poi, devono adattarsi. Il padrone del carro esige di battere le strade del rigore invernale? Ecco le ruote adatte da montare, cui chiedere solo di assecondare il movimento come ciuchi ammaestrati. Qualora il padrone del carro scelga di seguire la via della torrida austerità, farà ricorso a ruote appropriate.
Il problema sta tutto qui. Quali che siano le congiunture di stagione, c'è sempre una ruota disposta ad assecondare i capricci del manovratore e a sobbarcarsi il peso dell'invisibile mano economica.
Io non chiedo altro che di essere lasciato in pace. Procedo appartato, ultima ruota del carro appunto, senza invidiare neppure la ruota di scorta, che crede di fare la bella vita, ma è solo un'esclusa pronta a subentrare in ogni momento ai vincitori. Seguo il cammino da buon ultimo, in apparenza remissivo, e intanto coltivo il mio sogno...
Un giorno smetterò di rotolare. Sarò libero per davvero, e potrò assestare colpi e scossoni a chi viaggia in superficie, rendendo scomodo e impraticabile il cammino risaputo. Sarò pronto a cambiare forma. Una ruota quadrata. Sarò l'errore, l'anomalia, l'imperfezione. L'inceppamento del sistema.
Siete ancora convinti che l'ultima ruota del carro sia irrilevante?

Paolo Pasi