Facciamo saltare il centro!
La fragile umanità verso il postumano
contemporaneo
Da
qualche tempo ho scelto di vivere in una casa nei boschi liguri,
una scelta legata alla convinzione che come animali umani abbiamo
perso da troppo tempo il contatto con la natura, i suoi ritmi,
i suoi esseri viventi, che la nostra società turbo capitalista
ha reso invisibili.
In questi mesi di cambiamento pratico mi sono reso sempre più
conto dell'importanza di accettare i limiti di noi animali umani
e di capire come ristabilire un equilibrio con gli altri animali
e vegetali che popolano il pianeta terra. Sempre in questi ultimi
mesi ho avuto la fortuna di accompagnare il cambiamento pratico
con molte belle letture di letteratura e saggistica che affrontavano
le speranze di una nuova vita e le possibilità enormi
di collasso alle quali stiamo andando incontro come specie homo
sapiens. Una delle letture più interessanti e vicina
al mio pensiero antropo-filosofico è stata sicuramente
l'ultima fatica di Leonardo Caffo dal titolo Fragile Umanità.
Il post umano contemporaneo (Einaudi, Torino 2017, pp.
136, € 12,00).
In questo piccolo saggio sono condensate molte idee e progetti
fondamentali per il “qui e ora” e per la costruzione
del mondo a venire, idee portate alla luce con grande forza
dall'autore e cosa non da poco scritte con semplicità
e profondità allo stesso tempo, un libro che si legge
e mangia come un romanzo ma che ha la capacità di far
riflettere intensamente il lettore.
Il libro è un attacco forte allo specismo, ovvero al
mondo occidentale contemporaneo dove noi animali umani non ci
sentiamo animali e soprattutto consideriamo la vita della nostra
specie come l'unica vita tutelabile da un punto di vista morale.
Nelle nostre vite quotidiane gli animali non esistono, basti
pensare che in un solo anno negli Stati Uniti d'America vengono
uccisi cinquanta miliardi di animali per motivi alimentari,
per questo giustamente Caffo scrive che gli animali sono dei
paradossi: sono enti non esistenti. Noi sappiamo che esistono,
e che sono esseri dotati di caratteristiche biologiche non secondarie
alle nostre, ma non sappiamo che questi stessi animali sono
ciò che compongono gli oggetti del nostro benessere quotidiano.
Per Caffo paradigma principale dello specismo è che ci
siamo dimenticati che non siamo da soli. Questo saggio filosofico
è un definitivo attacco alla sbagliata concezione antropocentrica
del mondo.
L'antropocentrismo (dal greco anthropos, “uomo,
essere umano”, kentron, “centro”) è
la tendenza - che può essere propria di una teoria, di
una religione o di una semplice opinione - a considerare l'uomo,
e tutto ciò che gli è proprio, come centrale nell'Universo.
Una centralità che può essere intesa secondo diversi
accenti e sfumature: semplice superiorità rispetto al
resto del mondo animale o preminenza ontologica su tutta la
realtà, in quanto si intende l'uomo come espressione
immanente dello spirito che è alla base dell'Universo.
Ecco Fragile umanità distrugge senza pietà questa
teoria, la teoria che più ha aiutato il capitalismo a
colonizzare il mondo e che è sempre andata a braccetto
con l'etnocentrismo, teoria che ho avuto più volte la
necessità di demolire anche su queste pagine della rubrica
antropologia e pensiero libertario.
L'approccio antropocentrico-specista ha fondato un'umanità
sui confini, ciò che è fuori, perché è
fuori, non merita rispetto e curiosità, questo approccio
all'alterità vale per gli animali non umani e per tutti
gli animali umani non nati in Occidente o privi di reddito.
Per Caffo lo specismo è il limite di ogni morale; tutti
buoni con chi si deve esserlo, ma che ne è di quelle
decine di miliardi di animali massacrati ogni anno? E aggiungo
io e di quelle centinaia di migliaia di morti Siriani? Afghani,
Malesei, Ivoriani, Egiziani, Sud Americani, Operai senza contratto,
precari....... Tutti animali che escono dai confini dell'antropocentrismo
etnocentrico.
Ovviamente il libro oltre a decostruire, attaccare e criticare
l'antropocentrismo specista propone nuove possibilità
di vita, anzi fa di più propone una nuova speciazione.
Una delle proposte è quella antispecista, che semplicemente
significa considerare la propria vita meno “propria”
di come solitamente siamo abituati a pensare: esiste la vita,
e poi le sue passeggere forme. Un antispecismo che pensa
di non poter abusare delle vite altrui, consapevole che siamo
animali umani immersi in un mondo di tanti altri animali con
i quali confrontarci e creare legami di rispetto.
L'umanità coscientemente antispecista vive il mondo con
la consapevolezza di essere una tra gli innumerevoli viventi,
non qualitativamente superiore ad altri, del resto è
lo stesso pensiero che avevano la maggior parte delle comunità
indigene che hanno popolato per secoli la terra e di cui parlano
molti antropologi, per esempio la cosmovisione amerinda che
ben ci ha spiegato nei suoi ultimi lavori Vivieros De Castro.
Fragile Umanità è un libro utile oltre
che gustoso per farla finita con questo sistema specista, ma
la pillola dell'antispecismo citando l'autore ha un sapore amaro
e un effetto apparentemente devastante. “Una volta assunta,
la pillola antispecista agisce sulla vista: ciò che era
invisibile diventa palese, il mondo sociale, e da noi regolato,
è in fondo un mattatoio: ovunque attorno a noi giace
la morte senza senso autorizzata dallo specismo. Essere specisti
è certo, aiuta la felicità, vivere bendati è
confortevole, la semplice consapevolezza di essere unici e speciali,
e che tutto il resto sia arredo ontologico, è meravigliosa”.
Non voglio svelare tutti i temi del testo perché credo
che sia una lettura “da fare”, ma voglio sottolineare
che quello di cui vi ho parlato è solo una piccola parte
delle tesi di Leonardo Caffo che ci parla e postula il postumano
contemporaneo come una grande possibilità e lo fa con
una netta separazione dalle correnti transumaniste troppo spesso
confuse con i postumanisti. Per postumano l'autore non intende
animali umani cyborg ma una nuova speciazione libera dallo specismo
e dall'antropocentrismo. Il postumano contemporaneo è
una rottura formale dell'identità: al di là dell'appartenenza
di genere, di etnia o di specie, si situa un corpo, un corpo
in continuo divenire.
Una nuova umanità senza centro, fatta di stranieri sempre
e comunque, di nomadi ecologisti radicali. Una vita antropo-decentrata
spostata dal centro, costruita in modo orizzontale nel rispetto
degli altri viventi, identità in movimento per riconcepire
l'umano e far saltare una volta per tutte il centro!
Andrea Staid
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