Leggere
Sacco e Vanzetti
Nel corso dello scorso anno, 90° anniversario
dell'esecuzione di Nicola Sacco e Bartolomeo Vanzetti, sono
usciti in Italia varie edizioni o riedizioni di libri sull'argomento.
A Giuseppe Galzerano, appassionato cultore di tante pagine di
storia anarchica, autore e/o editore di alcuni di questi libri,
abbiamo chiesto di presentarne alcuni. Per ricordare i due anarchici
italiani divenuti simbolo dell'ingiustizia e della crudeltà
dello Stato. E per approfondire la conoscenza di una vicenda
emblematica che ha segnato lo scorso secolo. E si ripercuote
anche nell'attuale.
Ronald Creagh
Sacco & Vanzetti,
un delitto di Stato
Prefazione di Roberto D'Attilio
Editrice Zero in Condotta, Milano, 2017
pp. 232 con foto, € 18,00
Senza voler dimostrare né l'innocenza né la colpevolezza
dei due anarchici, lo storico francese e militante anarchico,
basandosi su un'abbondante documentazione e su fonti inedite,
ricostruisce l'ambiente sociale e culturale nel quale vivevano
e agivano Nicola Sacco e Bartolomeo Vanzetti, utilizzando –
per la prima volta – le fonti anarchiche insieme agli
archivi dell'FBI, che recentemente hanno reso disponibili oltre
duemila (esattamente 2189) documenti, dei quali l'autore tiene
conto rispetto all'edizione francese pubblicata nel 2004. Vengono
riferite anche le posizioni e le direttive staliniane impartite
ai partiti comunisti europei su come comportarsi nella campagna
di solidarietà e di protesta.
Creagh documenta che nel 1920 il procuratore Frederick Gunn
Katzmann – ricorrendo all'agenzia di un detective privato,
Feri Felix Weiss – aveva pensato di introdurre un informatore,
un certo John Ruzzamenti, nella cella con Sacco e profittando
dello smarrimento di Rosa Zambelli, la moglie di Sacco, progettò
anche di far affittare una camera della sua casa ad una spia.
Pare che l'idea non andò in porto, anche se riuscì
a piazzare un delatore, Antony Carbone, in una cella vicino
a quella di Sacco, ma non riuscì a strappargli alcuna
confessione, in quanto – essendo innocente – non
aveva nulla da rivelargli.
L'opinione pubblica liberale si indignò per questi infami
metodi di spionaggio, ai quali non si poteva accordare nessun
credito morale e giuridico.
Anche al Comitato di difesa fu dedicata molta attenzione e un
agente statale camuffato sotto mentite spoglie assisteva alle
riunioni. Ne fece parte anche un informatore armeno, Harold
Zorian, che si occupò della raccolta di fondi e intascò
una buona parte dei soldi destinati ai due detenuti. Altri agenti
seguivano il processo e almeno dodici agenti dei servizi segreti
erano stati mobilitati nella città di Boston.
Creagh documenta le prime agitazioni francesi per strappare
i due anarchici italiani all'ingiustizia americana. Per primo
il settimanale anarchico “Le Libertaire” se ne occupa
nel numero del 19-25 agosto 1921 pubblicando le informazioni
che provengono dagli anarchici italo americani. Nel mese di
settembre l'Unione Anarchica organizza i primi incontri e distribuisce
ottomila volantini. Il 6 ottobre l'Unione Anarchica e il Partito
Comunista Francese organizzano insieme una prima manifestazione
e un'altra l'organizzano per il 21 ottobre, alla quale partecipano
oltre ottomila persone.
Intanto il 19 ottobre una giovane anarchica francese ventitreenne,
May Picqueray, come racconterà nelle sue memorie, per
richiamare l'attenzione sul caso, decide di fare un regalo
all'ambasciatore americano a Parigi e gli spedisce «un
pacco di profumeria molto bella», con all'interno una
granata che doveva esplodere all'apertura. Il pacco viene aperto
dal cameriere, che – avendo fatto la guerra – riconobbe
immediatamente la granata ed ebbe il tempo di lanciarla all'altro
capo del salone, danneggiandolo gravemente. Qualche giorno dopo
l'ambasciata statunitense viene protetta da diecimila poliziotti
e diciottomila soldati.
Il quotidiano comunista “L'Humanité” nell'ottobre
del 1921 apre una sottoscrizione a favore dei due anarchici
arrestati. Del 31 ottobre 1921 è il solenne e profetico
appello al popolo americano del vecchio e famoso scrittore Anatole
France, che scrive che la loro morte «farebbe di loro
dei martiri e vi coprirebbe tutti di vergogna».
Creagh ricorda che “Le Libertaire” del 23 agosto
1927 è stampato e disponibile venti minuti dopo l'esecuzione
avvenuta negli Stati Uniti e l'edizione speciale de “L'Humanité”
dello stesso giorno vendette centonovantaduemila copie in più
delle abituali duecentonovantamila.
Le manifestazioni francesi causano duecentocinquanta arresti,
centinaia di feriti tra donne e bambini e nelle file della polizia
francese si ebbero 124 feriti.
Conclude Creagh: «Senza la loro fede nell'individuo, senza
la loro voglia di libertà, né Sacco né
Vanzetti avrebbero potuto reggere, né i loro compagni
mobilitare l'opinione pubblica», sottolineando che l'ispirazione
libertaria continua ad essere una speranza per il mondo
di oggi.
Philip V. Cannistraro, Lorenzo Tibaldo
Mussolini e il caso Sacco-Vanzetti
Editrice Claudiana, Torino, 2017
pp. 144 con foto, € 14,90
Tenendo presenti i trascorsi e i rapporti del duce, quando era
giovane e socialista, con alcuni anarchici, il libro cerca di
dimostrare un presunto (ma superficiale) interessamento di Benito
Mussolini a favore dei due anarchici italiani.
Questo interessamento gli autori lo rintracciano nelle risposte
che un controverso Mussolini darà alle interrogazioni
parlamentari all'inizio del caso; ma anche in una lettera del
23 luglio 1927 al console italiano di Boston, nella quale gli
chiede di perorare presso il Governatore Fuller la commutazione
della pena capitale nella grazia, allo scopo di impedire «una
vasta e continua agitazione sovversiva in tutto il mondo»
e in una lettera – «assolutamente confidenziale»
e «strettamente personale» del giorno dopo all'ambasciatore
americano a Roma, al quale si rivolge non con l'autorità
del capo del governo ma come «amico» dell'ambasciatore
e del popolo americano per esprimere le sue opinioni sul caso,
chiedendogli di farle pervenire al Governatore Fuller.
Tra gli anarchici è diffusa, invece, l'opinione che Mussolini
non aveva nessuno interesse a salvare i nostri compagni. Raffaele
Schiavina, già nel 1928, in Sacco e Vanzetti. Cause
e fini di un delitto di Stato scrive che le posizioni espresse
pubblicamente venivano contraddette negli atteggiamenti privati,
tanto che per Mussolini l'esecuzione era pienamente giustificata.
Mussolini continua l'atteggiamento scelto dai governi liberali,
che – persistendo nella loro radicata ostilità
nei confronti del movimento anarchico italiano – prima
della conquista del potere da parte fascista nel 1922, nessun
ministro dei governi liberali si interessò concretamente
della sorte di Nicola Sacco e di Bartolomeo Vanzetti, abbandonandoli
alle persecuzioni, tanto maggiori in quanto emigranti ed anarchici.
Non si può dimenticare che il fascismo, in Italia, dove
c'erano state tante manifestazioni, aveva messo tutto a tacere
e gli squadristi fascisti impedivano violentemente agli anarchici
e ai lavoratori di manifestare la loro solidarietà. Anche
il re tace, e allora, per salvare la faccia di fronte all'opinione
pubblica mondiale, Mussolini – che ha riempito le prigioni
e il confino di anarchici – senza alcuna convinzione fa
furbescamente un superficiale e debole intervento a loro favore.
Nel caso in cui dovessero essere salvati, Mussolini, così
facendo, può ascrivere a se stesso e al regime fascista
il merito di aver contribuito a sottrarli all'esecuzione e apparire
addirittura umano nei confronti di due avversari politici.
Inoltre gli autori non fanno alcun cenno al fatto che il Tribunale
speciale fascista nel 1927 condanna pesantemente degli operai
di San Benedetto del Tronto (Ascoli Piceno) e di Borgomanero
(Novara) che avevano protestato per la condanna capitale. A
Trapani, il 23 settembre 1927, è arrestato e trattenuto
in galera per alcuni mesi, Salvatore Bilardello, detto Lilibeo,
socialista-anarchico, con l'accusa di correità con il
sovversivo Giuseppe Sturiano per affissione di manifesti sovversivi
e iscrizioni murali di protesta per la condanna a morte. Erano
entrambi innocenti: l'affissione dei manifesti e le iscrizioni
murali – come svelerà prima di morire – era
stata opera del pittore marsalese, Gino Cavarretta.
Nei documenti è riprodotta la foto della lettera del
4 dicembre 1922 che Luisa Vanzetti, a nome della famiglia, invia
al Duce, nella quale scrive: «La colpevolezza degli accusati
apparve subito un po' dubbia, i fatti poi ne dimostrarono l'assoluta
innocenza» e, riferendosi alla condanna, ricorda: «suscitò
la generale indignazione, perché apparve evidente lo
spirito di vendetta e di odio contro i due accusati perché
sovversivi e Italiani». La sorella, pur consapevole che
ci possono essere ragioni di rappresaglia politica e che il
fratello e Sacco non potranno mai avere le simpatie e l'appoggio
di Mussolini, nel suo dolore, senza condannare o rinnegare le
idee del fratello, sfida il Duce con dignità e coraggio
scrivendogli: «È vero, che essendo gli accusati
sovversivi, non possono avere le simpatie dell'E. V. ma riteniamo
che la giustizia dev'essere praticata al di sopra di tutte le
idee e di tutti i partiti».
È infine da segnalare che l'opera riproduce l'anastatica
dell'interessante e introvabile opuscolo Le ragioni di una
congiura, pubblicato dal Sacco Vanzetti Defense Committee
di Boston nel 1927, che in Italia è posseduto solo dalla
Biblioteca «Fabrizio Trisi» di Lugo e fa parte di
un lascito bibliografico dell'anarchico toscano Pietro Cavallini.
Lorenzo Tibaldo è autore anche del volume Sotto un
cielo stellato. Vita e morte di Sacco e Vanzetti, pubblicato
nel 2008 e nel 2012 ha curato il volume Nicola Sacco–Bartolomeo
Vanzetti, Lettere e scritti dal carcere, entrambi editi
dalla casa editrice valdese Claudiana.
Bartolomeo Vanzetti
Una vita proletaria.
Retroscena del processo di Plymouth
A cura di Luigi Botta e Giuseppe Galzerano
Galzerano Editore, Casalvelino Scalo, 2017
3ª ed., pp. 208, con foto, € 13.00
Nell'autobiografia, controllata su un dattiloscritto rivisto
e corretto dallo stesso Vanzetti, donato da Aldino Felicani
nel 1927 alla sorella Luigina, scritta nella cella di un carcere
americano, Vanzetti racconta la sua vita di proletario e di
emigrante anarchico, senza trovarvi nulla che giustifichi l'ingiustizia
che sta patendo insieme a Nicola Sacco. È uno straordinario
e coinvolgente documento umano, culturale e politico.
La nuova edizione è arricchita da un raro, sconosciuto
e appassionante testo inedito di Vanzetti, di grande interesse
politico e giuridico – uscito in inglese nel 1926 e tradotto
per la prima volta in italiano – nel quale Vanzetti esamina
attentamente le contraddizioni e i retroscena del processo di
Plymouth, insieme al comportamento del suo avvocato, socio e
amico del giudice che lo condanna.
Alle due opere – annotate minuziosamente da Luigi Botta,
attento studioso di Sacco e Vanzetti – seguono delle lettere
riprese dalla stampa anarchica del tempo: il quotidiano «Umanità
Nova» di Roma, i settimanali «L'Adunata dei Refrattari»
di New York e «Il Monito» di Parigi. Nelle lettere
ai familiari e ai compagni i due martiri continuano a parlare
– come in tutte le azioni della loro onesta vita –
il linguaggio dell'amore, della solidarietà, della speranza,
dell'anarchia e della libertà.
Luigi Botta
Sacco & Vanzetti. Cronologia e strumenti
di ricerca
Coedizione Associazione «Cristoforo Beggiami»-Galzerano
Editore, Casalvelino Scalo, 2017
pp. 190 con foto, € 14,00
Il volume di Luigi Botta, studioso attento, appassionato e meticoloso di Sacco e Vanzetti, autore di diverse pubblicazioni, ripercorre in sintesi, sistematicamente e cronologicamente, attraverso gli avvenimenti principali, la storia dei due anarchici italiani, delle loro famiglie, e di altri emigrati come loro, dall'origine della vicenda fino ai nostri giorni, cercando di riassumere l'universalità del caso (negli aspetti più significativi che hanno coinvolto il genere umano) ed offrendo lo spunto per eventuali ed ulteriori approfondimenti storico–critici. L'opera è una cronologia ragionata, strutturata nel dettaglio e costruita sulla base di molte notizie d'archivio, per lo più sconosciute ed inedite. Per chi intende avvicinarsi alla vicenda è un utile, importante, innovativo e rapido strumento di lavoro e di ricerca arricchito da molte foto.
Il volume è diviso in due sezioni: la «Cronologia» va dal 1849 ai nostri giorni e la seconda sezione offre una interessante bibliografia che elenca cronologicamente libri e studi introvabili sulla vicenda, pubblicati in ogni parte del mondo dal 1920 al 2017.
1927-2017 Sacco e Vanzetti
A cura di Luigi Botta
Il Presente e la Storia, Rivista dell'Istituto Storico della
Resistenza di Cuneo, n. 91, 2017
pp. 356, con foto
L'Istituto Storico della Resistenza di Cuneo, che è depositario
del materiale (lettere, foto, giornali, libri, ecc.) della famiglia
di Bartolomeo Vanzetti, in occasione della ricorrenza del novantesimo
anniversario dell'esecuzione di Nicola Sacco e di Bartolomeo
Vanzetti, ha promosso la benemerita iniziativa di dedicare un
numero speciale – curato con particolare attenzione da
Luigi Botta – della propria rivista con trenta interessanti
saggi di ventitre autori italiani e stranieri, che alternano
saggi di approfondimento a testimonianze dirette. Negli articoli
compaiono tanti personaggi, anarchici e non, insieme alle famiglie
di Sacco e di Vanzetti, agli avvocati che li difesero, ai giudici
che li condannarono, ai testimoni, alle donne e agli uomini
che, nel passato e nel presente, in Italia, in America e nel
mondo, gridarono la loro indignazione e si batterono e si battono
per la verità e la giustizia. Un grande mosaico, ricco
di pathos e di umanità.
Ecco l'elenco dei saggi – che affrontano svariate e interessanti
tematiche legate alla storia della vicenda, al processo, alle
manifestazioni di protesta e di solidarietà, al cinema,
ai ritratti, ai manifesti – pubblicati in questo corposo
numero della rivista dell'Istituto per la Resistenza di Cuneo:
• Editoriale Gigi Garelli, Non vogliamo morire inutilmente;
• Antonio Zuccarello, Ritratti;
• Luigi Botta, Guardando ad aspetti ancora inesplorati.
La storia
• Antonio Senta, Ut redeat miseris, abeat fortuna superbis.
I primi anni del settimanale «Cronaca Sovversiva»;
• Michele Marinelli, L'anarchia come agonia e come
riscatto. Questo è per voi, Nicola e Bart;
• Luigi Botta, «Noi non abbiamo conosciuto te
da quel della barba». La scelta anarchica di Bartolomeo
Vanzetti;
• Ernesto R. Milani, I testimoni italiani del processo
di Plymouth;
• Luigi Botta-Lale Gursel, «Salimmo verso Court
Street a consegnare alcune anguille». La testimonianza
processuale di Beltrandro Brini;
• Michele Presutto, Tra il riscatto e il perdono;
• Giuseppe Galzerano, Bruno Misefari e la Campania
contro la condanna a morte;
• Giuseppe Galzerano, Solidarietà fascista a
favore dei due anarchici;
• Susan Tejada, Le donne del caso Sacco e Vanzetti;
• Andrea Comincini, Alcune lettere di Bartolomeo Vanzetti
per Elizabeth G. Evans;
• Osvaldo Bayer, Severino Di Giovanni, un idealista
violento a Buenos Aires;
• Marta Ivasic, Trieste, 1927: «Resimo Sacca
in Vanzetti–ja!»;
• Tobia Imperato, La solidarietà degli anarchici
torinesi;
• Ronald Creagh, Una mobilitazione mondiale (1921-1927);
• Giuseppe Galzerano, Due condanne del Tribunale Speciale.
Le testimonianze
• Robert Knox, L'indifferenza di Plymout alla causa
internazionale;
• Giuseppe Codispoti, Vincenzina Vanzetti detta anche
«Cenzina»;
• Tobia Imperato, A Villafalletto: «Non vogliamo
riabilitazioni, né chiesa né Stato, né
servi né padroni»;
• Michele Marinelli, A Torremaggiore con Sacco, Vanzetti
e Terracini nel settembre 1977;
• Antonio Lombardo, In nome di Sacco e Vanzetti, ci
si vede a Villafalletto. Gli anarchici cuneesi dal 1982 si ritrovano
al paese di Tumlìn. Ricordando chi c'era...;
• Peter Miller, Il cinema documentario e l'imperitura
memoria di Sacco e Vanzetti.
I documenti
• Marta Ivasic, Sui due ritratti di Sacco e Vanzetti
dell'«Enotnost»;
• Jerry Kaplan, Il funerale di Sacco e Vanzetti;
• Andrea Comincini, Un inno per Sacco e Vanzetti;
• Leonard Lehrman, Portare a termine Sacco e Vanzetti
di Marc Blitzstein;
• Marco Filippa, Manifesti per Sacco e Vanzetti;
• David Routhauser, Il diario di Sacco e Vanzetti
Al numero della rivista è allegato il dvd con il filmato
Il diario di Sacco e Vanzetti di David Routhauser, a
cura di Fabiana Antonioli di Filmika di Torino.
AA.VV
La condanna di Vanzetti
Ruolo e testimonianza degli emigrati emiliani al processo di
Plymouth
Comune di Cento (Fe), 2016,
pp. 160 con foto
Il volume, a cura di Anelita Tassinari, è stato promosso
e pubblicato dal Comune di Cento (Fe) ed è senz'altro
espressione di una non comune sensibilità istituzionale
nei confronti della vicenda di Vanzetti e in particolare del
processo di Plymouth, che si svolse dal 22 giugno al 1 luglio
1920. La condanna tra i dodici e i quindici di reclusione venne
pronunziata il 16 agosto.
Ernesto R. Milani, che nel suo archivio conserva la serie completa
degli otto volumi sul processo pubblicati a New York nel 1928,
analizza che cosa non funzionò durante il processo, a
cominciare dall'avvocato John Vahey, sospettato di essere d'accordo
con Katzmann, entrato poi addirittura nel suo studio. Anche
la scelta dell'interprete, il chiacchierato Doviglio Govoni,
pone dei dubbi e porta delle ombre. Il principale testimone
fu Beltrando Brini, un ragazzino tredicenne, che – nonostante
le minacce di Katzmann – parlando in inglese, testimoniò
con coraggio, dignità e precisione, che il 24 dicembre
1919, il giorno della rapina, l'aveva trascorso in compagnia
di Vanzetti nella consegna delle anguille alle famiglie degli
emigrati italiani per il cenone della vigilia di Natale. A casa
di Vincenzo Brini (anarchico, emigrato nel 1903 da San Giovanni
in Persiceto - Bo), Vanzetti aveva alloggiato e Beltrando lo
ricorderà sempre con affetto e con amicizia, testimoniando
le discussioni tra Bartolomeo e il padre, l'amore di Vanzetti
per la natura, le passeggiate nei boschi e sulla spiaggia.
I Brini riuscirono a portare in tribunale altri testimoni non
anarchici a favore di Vanzetti, proprio perché Bartolomeo
era ben voluto da tutti. Oltre ai componenti della famiglia
Brini, un altro testimone fu Angelo Guidobono che – sbeffeggiato
da Katzmann – riferì d'aver incontrato Vanzetti
al rientro dal lavoro e di aver preso il merluzzo che gli aveva
ordinato. Anche gli altri testimoni bolognesi e ferraresi –
ricordiamo Angelo Cristofori e la figlia diciasettenne Esther,
Maria Fortini, Enrico Bastoni, Teresa Malaguti, Carlo Balboni
e la sorella Rosa, Emma Borsari, Rose Forni, Vincent Longhi,
Margaret Fiocchi, Adelaide Scagliarini, John Di Carlo, Matteo
Sassi e Giovanni Vernazzaro – testimoniarono con assoluta
sicurezza l'estraneità di Bartolomeo Vanzetti alla rapina
di Bridgewater, avvenuta il 24 dicembre 1919 e non furono creduti.
Su decisione dell'avvocato Vahey, che temeva che l'imputato
venisse identificato come anarchico, Vanzetti – che si
era dichiarato non colpevole – non si fece interrogare.
Queste persone il 9 agosto 1927 tentarono invano di farsi ricevere
dal governato Fuller per perorare ancora una volta l'innocenza
di Nicola Sacco e di Bartolomeo Vanzetti.
Giustamente il sindaco di Cento, Piero Lodi, scrive: «Siamo
grati a quelle persone, partite da Renazzo, da San Matteo della
Decima, da San Giovanni Persiceto e da altri luoghi limitrofi,
che in terra americana hanno portato, oltre alla nostra cultura
e la nostra tradizione, anche il cuore della nostra gente. A
loro abbiamo voluto dedicare questo volume, per far conoscere
i loro nomi, i loro volti e, per quanto possibile, parte della
loro storia».
E infine il film e una via...
Infine è doveroso riferire che il 4 novembre 2017, alla
dodicesima edizione della Festa del Cinema di Roma, è
stata presentata al pubblico la pellicola retsaurata dello straordinario
film di Giuliano Montaldo, Sacco e Vanzetti, prodotto
nel 1971, della durata di 120'. Il restauro è avvenuto
con la collaborazione di Unidis Jolly Film, Istituto Luce, Cineteca
di Bologna e Rai Cinema.
All'ultimo momento apprendiamo che a Napoli, nel quartiere di San Giovanni a Teduccio, sarà intitolata una strada a Nicola Sacco e Bartolomeo Vanzetti, cancellando quella intitolata all'ammiraglio della flotta piemontese Aubry.
Per le richieste rivolgersi a:
zic@zeroincondotta.org
tel. 377.1455118
info@claudiana.it
tel. 011.6689804
galzeranoeditore@tiscali.it
tel. 0974.62028
info@istitutoresistenzacuneo.it
tel. 0171.444834
cultura@comune.cento.fe.it
Giuseppe Galzerano
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