Spagna '36/
Quei rasoi collettivizzati
Chi legge questa rivista sa del grande esempio che il popolo
lavoratore in Spagna ha saputo esprimere nei tormentati anni
tra il 1936 e il 1939.
Molti settori produttivi erano collettivizzati, soprattutto
in Catalogna, dall'industria ai trasporti, dallo spettacolo
ai vari servizi. Anche le barberie vennero collettivizzate;
prima dell'estate del '36 erano moltissime, in ogni strada se
ne contavano e chi vi lavorava era pagato pochissimo, le condizioni
igieniche erano pessime, se non nelle poche barberie di qualità
che potevano permettersi solo i ricchi. I proprietari, di più
di mille saloni, erano circa un centinaio.
Qui di seguito alcuni passaggi - tratti dal libro Colectivizaciones.
La obra constructiva de la revolución española,
di A. Souchy e P. Folgare - del discorso pronunciato da Juan
Papiol del Sindacato Unico dei Barbieri ai microfoni di Radio
E.C.N.1 CNT-FAI:
Il nostro settore lavorativo contava 1100 saloni [prima della
collettivizzazione, ndr]; e proprio per questo elevato numero
vivevamo tutti nella più nera miseria. 1100 saloni da
pagarvi l'affitto e i vari costi, come la luce eccetera [...].
Allo stesso tempo eravamo vittime di tutti i fornitori di materiale
per il nostro lavoro che ci costava più del trecento
per cento del suo valore intrinseco. Naturalmente questo eccessivo
numero di saloni costituiva una concorrenza intestina [...]
e che quindi non permetteva esigere rivendicazioni economiche
perché, proprio per via della sua infinita ramificazione,
non dava sufficiente rendita economica. [...] D'accordo coi
compagni della Confederación Nacional del Trabajo, abbiamo
concepito il seguente progetto: ridurre i 1100 saloni a circa
200, che suppone un risparmio di 100'000 pesetas di affitti,
più 30'000 di risparmio di luce e altri contributi. [...]
Le 235 barberie rimaste, occupano ora tutti i barbieri che
erano attivi e quelli che, senza lavoro, si affannavano tra
mille sforzi in preda alla miseria più nera. Come tutti
i grandi progetti, il nostro, per la sua ampiezza e complessità
non poteva che affrontare diverse difficoltà. In primo
luogo, l'organizzazione di un sistema di approvigionamento dei
prodotti da parrucchiere, che non si può risolvere nel
giro di 24 ore [...] Pure ci siam confrontati con i restii,
con quelli che per incoscienza e scarsa educazione sociale,
mancanza di conoscenza economica e allo stesso tempo carenti
di spirito idealista eran refrattari nell'identificarsi con
noi in questo nuovo sistema di lavoro che stavamo iniziando.
Conseguenti ai nostri postulati basici, nei fini della CNT
che consiste nell'eliminazione del padronato, abbiamo espropriato,
però espropriato in maniera autentica al padronato della
nostra categoria. Non abbiamo indennizzato assolutamente niente;
unicamente abbiamo riconosciuto il diritto al lavoro a tutti
i padroni. Nell'incorporarli al nuovo sistema di lavoro, unicamente
rimane l'uomo, al quale riconosciamo il suo diritto alla vita.
Il prodotto del lavoro si riparte con uguaglianza assoluta.
Tra noi non vi sono categorie [...] abbiamo tutti gli stessi
diritti e gli stessi doveri. È stata la gran parte dei
lavoratori che ha determinato la realizzazione di questo progetto.
A parte alcune difficoltà, il lavoro collettivo va
consolidandosi, anticipando già un brillante esito, un
trionfo conquistato. Per quanto riguarda il morale, le relazioni
tra i lavoratori hanno acquistato un tal grado di elevazione
che lascia sperare che in breve avranno conquistato il cuore
di tutti i lavoratori, la realtà del nostro ideale anarchico.
Questo processo ha permesso di migliorare le condizioni igieniche
e di lavoro, abbattere totalmente la disoccupazione del settore
e aumentare i guadagni dei lavoratori, diminuendo allo stesso
tempo l'orario di lavoro.
E ora vediamo con buona probabilità con che cosa radevano
(vedi foto nella pagina precedente).
Inciso sull'acciaio si legge il numero 14 che sta ad indicare
l'altezza della lama (25 mm), la sigla C.N.T. oppure F.A.I.
e sul lato opposto il luogo di produzione: Caldas de Estrach
(località costiera a una quarantina di chilometri a nord
di Barcellona), custodia ovviamente rossonera. Poche le informazioni
in merito alla fabbrica.
Una certezza è la qualità del prodotto essendo
il medesimo stampo e lo stesso acciaio del famoso rasoio Filarmonica
Doble Temple, marchio appartenuto a José Monserrat Pou,
figlio di Antonio Monserrat che aveva iniziato la produzione
di rasoi proprio a Caldas de Estrach agli albori del novecento
poi trasferitosi poco distante a Matarò negli anni venti,
probabilmente lasciando una piccola parte di produzione a Caldas
de Estrach.
Produzione anch'essa passata (purtroppo per troppo poco tempo)
a collettività durante la nostra breve estate dell'anarchia.
Davide Bianco
Iniziativa Solidale Autogestione – I.SOL.A
iniziativaisola@gmail.com
Ricordando Franco Riccio/
Un pensatore non dogmatico, autoironico, anarchico
Mi ha fatto un certo effetto ascoltare e vedere un giornalista
del TGR serale della Rai siciliana annunciare lo scorso 2 gennaio
la scomparsa di Franco Riccio, “una perdita per la cultura
siciliana”. Si era spento la sera di capodanno, a qualche
settimana dai suoi 88 anni. Era nato nel 1930, famiglia non
certo agiata, orfano a otto anni con un fratello e una sorella
più piccoli – lei da grande missionaria laica nell'Argentina
dei tempi bui, a far fuggire chi era destinato a scomparire,
fuori confine, oltre oceano, anche tramite qualche canale libertario.
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Franco Riccio (1930 - 2018) |
Accanto al percorso di precario della ricerca universitaria
(nulla di nuovo sotto il sole oggi...), il suo impegno si esplica
in una serie di attività di strada, nei quartieri più
degradati del centro storico palermitano (alla Kalsa, per la
precisione) e nel 1968 perviene all'idea anarchica. Un percorso
anomalo, pertanto, contrassegnato dall'assenza di dogmatismo,
dalla costante riflessione teorica, dall'ironia sottile che
fa presto a divenire autoironia, dal dubbio perenne di non essere
per definizione dalla parte della ragione sempre e comunque,
anche quando diventa anarchico militante per tutti gli anni
'70, nel gruppo Makhno palermitano (assieme ad Antonio Cardella,
scomparso qualche settimana prima di Franco) e nella Fai, sino
alla metà degli anni '80.
Grazie a questa traiettoria libera da ogni appartenenza, si
è portato dietro sempre le sue molteplici relazioni stabilite
nel corso degli anni, con accese discussioni, nelle quali tuttavia,
nonostante i disaccordi maturati attraverso le sue “fratture
di campo”, non veniva mai meno il reciproco rispetto.
Da qui le iniziative cittadine sul cinquantenario della Spagna
rivoluzionaria nel 1986, sul ventennale del '68, i cicli radiofonici
nella sede Rai palermitana sulla cultura di ieri e di oggi,
sullo stato e sul capitalismo, sul mondo della scuola, ed anche
le tavole rotonde sulla cultura a Palermo, sulle parole dei
nuovi saperi emergenti, sulla scuola pubblica non statale, sull'organizzazione
anarchica, nonché un numero di Volontà
sulla libertà (4/1995).
Punto di riferimento per tanti compagni, per tanti studenti,
per tanti docenti di storia e filosofia negli istituti secondari
che gli sono debitori della loro formazione professionale, il
suo pensionamento nel 2002, dopo più di quarant'anni
di insegnamento, non lo allontana dal gusto della riflessione.
Nel 2014 apre un blog filosofico, Soliloquio in esternazione,
cui affida le sue ultime riflessioni sino alla vigilia della
sua scomparsa.
Salvo Vaccaro
Germinal/
Ricordando Paola Mazzaroli
È uscito il n. 126 di Germinal, giornale anarchico e libertario di Trieste, Friuli, Isontino, Veneto, Slovenia… Questo numero è interamente dedicato a Paola Mazzaroli, militante aderente al Gruppo Germinal di Trieste dal 1975. Queste pagine raccolgono i ricordi di compagne/i e familiari di Paola offrendo un ritratto vivo con molti riferimenti alle numerose attività e ai rapporti personali della nostra compagna.
Per ricevere una o più copie (costo indicativo € 2,00) scrivere a: gruppoanarchicogerminal@hotmail.com. |
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