rivista anarchica
anno 48 n. 424
aprile 2018





Un uomo di basso profilo

Si era stancato del pattume virtuale. Spazzatura consolatoria che lo aveva fatto sentire ai margini di una comunità in via di estinzione. Il social che per anni aveva dettato legge nei rapporti impalpabili era diventato il cimitero delle peggiori intenzioni, una discarica di richiami ignorati, la riserva di caccia di un'umanità di basso profilo. Anche il suo, di profilo, brillava ormai di una luce malata. Contatti epidermici, finte amicizie, pochissimi apprezzamenti, limitati alla tranciante e desueta formula dei like.
Spacelook era roba del passato, mentre lui non aveva rinunciato a guardare al futuro. Aveva 41 anni, tre mesi e 25 giorni. Giovane a sufficienza per coltivare nuove ambizioni, maturo quanto basta per abbracciare il cambiamento ed evolvere. Doveva aspirare ad altro, elevare il suo profilo oltre l'orizzonte morente dei social.
Guardarsi dentro.
Fu così che decise di iscriversi alla rete telepatica. Gli bastò farsi innestare nel cervello un nanochip ricetrasmettitore in grado di captare i pensieri rivolti a lui e di formulare risposte sotto forma di impulsi elettrici. Fu pronto ad affrontare il nuovo mondo. Iniziò a spedire i suoi pensieri ad amici e soprattutto amiche, provando l'ebbrezza della condivisione mentale. Ma per quanto si ostinasse a lasciare molteplici tracce di sé nelle pieghe della mente condivisa, le risposte si assottigliavano di giorno in giorno nel tenue filo di pensieri fumosi di poche persone, solitamente le meno significative.
Finché una sera, di ritorno dal lavoro, si trovò a vivere il più cocente amplesso con la solitudine. La segreteria telepatica lo informò che in casella non c'erano messaggi. Nessuno, quel giorno, lo aveva pensato. Nemmeno un'intenzione di dedica, una fugace citazione, un commento malevolo. In quel deserto telepatico rimbombava la voce di un unico pensiero. Il suo.
Ma come? si disse. Uno come me... con la mia posizione... Com'è possibile?
Sulle prime pensò a un guasto, a un malfunzionamento della rete telepatica. Poi passò a un'ipotesi più inquietante. Forse aveva subito un'incursione degli hacker del pensiero. Nessuno li aveva mai visti, ovviamente, ma si diceva potessero entrare nella mente e succhiarne via i ricordi. Forse aveva subito un furto di memoria, e adesso si sentiva addosso un'identità nuda, senza passato né legami, consumata in una concessionaria d'auto a inseguire tappe di carriera...
No, più probabilmente gli hacker non c'entravano affatto. Doveva arrendersi all'evidenza. La sua svolta tecnologica, o upgrading per usare un termine alla moda, si erano rivelati un trucco per nascondere una scomoda verità. Era lui il problema. Bastava mettersi di sbieco davanti allo specchio: un uomo appannato, con la sua modesta pancetta, i capelli che iniziavano a diradarsi, il mento sfuggente. Né bello né brutto, di corporatura e altezza normali. Segni particolari: nessuno.
Il suo profilo nella vita reale era ingannevole come qualunque media statistica. Tutta la sua vita era rimasta intrappolata nell'imbuto dell'ipocrisia. Aveva scelto di vestire un abito sociale buono per tutte le occasioni. Rispettabile, mai spigoloso, attento a non contraddire le opinioni prevalenti, a non sfidare mai il conformismo delle ideologie. Non aveva mai rischiato di dire la parola sbagliata e si era tenuto alla larga dai bar. Si era adattato alla maggioranza silenziosa, e il silenzio degli altri era la logica conseguenza. Una persona così ligia alle regole da passare inosservata.
Dietro le spalle si era lasciato un'inutile giornata di lavoro. Davanti si annunciava una notte insonne passata a rimasticare gli avanzi della cena e i bui pensieri della solitudine.
Si stese sul letto. Aveva 41 anni, tre mesi, e un giorno in più, perché la mezzanotte era ormai passata. Nella dolorosa e violenta eco del suo pensiero, rimbombava una sola voce.
Sto invecchiando e non ho lasciato tracce. Nessun seme è sbocciato dalla mia esistenza. Nessuno che si ricordi di me. È perché non sono riuscito a farmi una famiglia...
Era al culmine dell'autocommiserazione quando una lucina rossa si accese nella mente, simile alla fiaccola di una squadra di soccorso. La messaggeria segnalava un pensiero in entrata.
Chi poteva essere all'una di notte? Pensò agli hacker, ai molestatori, a un tranello telepatico, ipotizzò perfino un controllo della psico-polizia, ma quella lucina pulsante lanciava un richiamo irresistibile alle viscere e al cuore, e la curiosità fu più forte delle congetture catastrofiche.
Quando aprì il messaggio, gli arrivò una voce da dentro che disse: “A proposito di noi due”. Poi una donna lo salutò con un dolce sussurro mentale e si presentò come Silvia. Il cuore iniziò a battere forte. Il pensiero lasciato per lui cominciò a parlargli come una lettera scritta nel cuore della notte da un'innamorata.
“Tu non ti ricordi di me, probabilmente...”
No, non ricordava. Nel suo archivio danneggiato dal tempo non c'erano tracce di Silvia, ma questo non significava nulla. La sua vita sentimentale era stata costellata di rapporti sbrigativi e superficiali. Laura, Giovanna, Cristina... Una manciata di nomi che aveva gettato via per paura d'amare.
“....ci siamo conosciuti tanto tempo fa...” continuò Silvia. “Era estate e avevi diciott'anni ... Ricordi le nostre passeggiate, le notti passate in spiaggia a baciarci, le albe sull'Adriatico?”
Blackout. Dov'erano finiti i suoi ricordi? Era colpa degli hacker o era tutta opera sua? Eppure quella ragazza, o donna che fosse, parlava di un luogo a lui caro, dove per anni aveva trascorso le vacanze. E più lei si addentrava nel racconto, più i dettagli risaltavano come autentici. Silvia citava circostanze e situazioni realmente accadute che solo pochi intimi potevano conoscere.
“...quando mi parlavi di cinema e di musica, e andavamo nel tuo bar preferito... Pino, i tuoi amici, il Negroni sbagliato, e le risate quando quella notte andammo al pronto soccorso perché il tuo naso non smetteva di sanguinare...”
Sì, adesso iniziava a ricordare. Il passato era venuto a bussare alle porte della sua mente, riportando in vita qualcosa che gli era appartenuto: la leggerezza, le speranze, i sogni, le ardite traiettorie dei diciott'anni colmi di un presente che sembrava eterno. Come aveva potuto dimenticare? E se Silvia era davvero una donna in carne e ossa, perché l'aveva cancellata a tal punto da non ricordarne neppure le fattezze o il colore degli occhi?
“...mi guardavi e dicevi che era il verde dei miei occhi ad averti conquistato...”
In tutti questi anni era stato talmente ossessionato dalle aspettative degli altri, da aver perso di vista l'essenza: il verde dei suoi occhi.
“...la verità è che non ti ho mai dimenticato...”
Adesso cercava Silvia nei contorni del cuscino, ne invocava il nome, piangeva di commozione.
“...ti ho amato a distanza, ma non ti ho abbandonato. Se oggi ti penso è perché vorrei avere un figlio da te, unicamente da te. Non ti chiederò nulla, dopo. Mi basterà solo rivederti per una volta...”
Le residue resistenze crollarono nell'impeto della rivelazione. Tutto questo è follia pensò, ma che cosa c'era di più insensato dell'assurdo quotidiano che veniva ogni giorno spacciato per buon senso? Era il momento di gettarsi in una scelta irragionevole: ricominciare con un figlio e una donna dimenticata, cavalcare le emozioni che adesso salivano forti e guidavano la sua risposta telepatica.
Silvia, amore mio. Da una vita ti cerco e...
L'introduzione melodrammatica fu brutalmente interrotta da una reazione a catena. Tante finestre si aprirono nel suo desktop mentale come palloncini scoppiettanti che volavano sempre più in basso fino a dare la sensazione di un'intrusione violenta.
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E poi immagini in rapida successione di donne, cliniche, altre finestre, altri slogan: circuiti telepatici per single, weekend superbollenti a tripla X, Enlarge your penis e cose del genere.
Quando tutto finì, fu come risvegliarsi in una bolla di vuoto. Si sentiva prosciugato e confuso. Potenza dei pensieri spam che si nutrivano di ricordi e ti lasciavano in balia della più piatta allegoria commerciale. Ecco il salto tecnologico: da un'umanità di basso profilo a un'umanità profilata per la solitudine.
Disattivò la funzione telepatica e decise di archiviare la questione nell'unico modo possibile: disperdendo il suo seme. Poi si alzò e si preparò a uscire. Ancora non capiva se fosse stato vittima di un messaggio truffaldino o semplicemente il mittente di se stesso.
Nel dubbio sperava solo di trovare un bar aperto.

Paolo Pasi