Un uomo di basso profilo
Si era stancato del pattume virtuale. Spazzatura consolatoria
che lo aveva fatto sentire ai margini di una comunità
in via di estinzione. Il social che per anni aveva dettato
legge nei rapporti impalpabili era diventato il cimitero delle
peggiori intenzioni, una discarica di richiami ignorati, la
riserva di caccia di un'umanità di basso profilo. Anche
il suo, di profilo, brillava ormai di una luce malata. Contatti
epidermici, finte amicizie, pochissimi apprezzamenti, limitati
alla tranciante e desueta formula dei like.
Spacelook era roba del passato, mentre lui non aveva
rinunciato a guardare al futuro. Aveva 41 anni, tre mesi e 25
giorni. Giovane a sufficienza per coltivare nuove ambizioni,
maturo quanto basta per abbracciare il cambiamento ed evolvere.
Doveva aspirare ad altro, elevare il suo profilo oltre l'orizzonte
morente dei social.
Guardarsi dentro.
Fu così che decise di iscriversi alla rete telepatica.
Gli bastò farsi innestare nel cervello un nanochip ricetrasmettitore
in grado di captare i pensieri rivolti a lui e di formulare
risposte sotto forma di impulsi elettrici. Fu pronto ad affrontare
il nuovo mondo. Iniziò a spedire i suoi pensieri ad amici
e soprattutto amiche, provando l'ebbrezza della condivisione
mentale. Ma per quanto si ostinasse a lasciare molteplici tracce
di sé nelle pieghe della mente condivisa, le risposte
si assottigliavano di giorno in giorno nel tenue filo di pensieri
fumosi di poche persone, solitamente le meno significative.
Finché
una sera, di ritorno dal lavoro, si trovò a vivere il
più cocente amplesso con la solitudine. La segreteria
telepatica lo informò che in casella non c'erano messaggi.
Nessuno, quel giorno, lo aveva pensato. Nemmeno un'intenzione
di dedica, una fugace citazione, un commento malevolo. In quel
deserto telepatico rimbombava la voce di un unico pensiero.
Il suo.
Ma come? si disse. Uno come me... con la mia posizione...
Com'è possibile?
Sulle prime pensò a un guasto, a un malfunzionamento
della rete telepatica. Poi passò a un'ipotesi più
inquietante. Forse aveva subito un'incursione degli hacker del
pensiero. Nessuno li aveva mai visti, ovviamente, ma si diceva
potessero entrare nella mente e succhiarne via i ricordi. Forse
aveva subito un furto di memoria, e adesso si sentiva addosso
un'identità nuda, senza passato né legami, consumata
in una concessionaria d'auto a inseguire tappe di carriera...
No, più probabilmente gli hacker non c'entravano affatto.
Doveva arrendersi all'evidenza. La sua svolta tecnologica, o
upgrading per usare un termine alla moda, si erano rivelati
un trucco per nascondere una scomoda verità. Era lui
il problema. Bastava mettersi di sbieco davanti allo specchio:
un uomo appannato, con la sua modesta pancetta, i capelli che
iniziavano a diradarsi, il mento sfuggente. Né bello
né brutto, di corporatura e altezza normali. Segni particolari:
nessuno.
Il suo profilo nella vita reale era ingannevole come qualunque
media statistica. Tutta la sua vita era rimasta intrappolata
nell'imbuto dell'ipocrisia. Aveva scelto di vestire un abito
sociale buono per tutte le occasioni. Rispettabile, mai spigoloso,
attento a non contraddire le opinioni prevalenti, a non sfidare
mai il conformismo delle ideologie. Non aveva mai rischiato
di dire la parola sbagliata e si era tenuto alla larga dai bar.
Si era adattato alla maggioranza silenziosa, e il silenzio degli
altri era la logica conseguenza. Una persona così ligia
alle regole da passare inosservata.
Dietro le spalle si era lasciato un'inutile giornata di lavoro.
Davanti si annunciava una notte insonne passata a rimasticare
gli avanzi della cena e i bui pensieri della solitudine.
Si stese sul letto. Aveva 41 anni, tre mesi, e un giorno in
più, perché la mezzanotte era ormai passata. Nella
dolorosa e violenta eco del suo pensiero, rimbombava una sola
voce.
Sto invecchiando e non ho lasciato tracce. Nessun seme è
sbocciato dalla mia esistenza. Nessuno che si ricordi di me.
È perché non sono riuscito a farmi una famiglia...
Era al culmine dell'autocommiserazione quando una lucina rossa
si accese nella mente, simile alla fiaccola di una squadra di
soccorso. La messaggeria segnalava un pensiero in entrata.
Chi poteva essere all'una di notte? Pensò agli hacker,
ai molestatori, a un tranello telepatico, ipotizzò perfino
un controllo della psico-polizia, ma quella lucina pulsante
lanciava un richiamo irresistibile alle viscere e al cuore,
e la curiosità fu più forte delle congetture catastrofiche.
Quando aprì il messaggio, gli arrivò una voce
da dentro che disse: “A proposito di noi due”. Poi
una donna lo salutò con un dolce sussurro mentale e si
presentò come Silvia. Il cuore iniziò a battere
forte. Il pensiero lasciato per lui cominciò a parlargli
come una lettera scritta nel cuore della notte da un'innamorata.
“Tu non ti ricordi di me, probabilmente...”
No, non ricordava. Nel suo archivio danneggiato dal tempo non
c'erano tracce di Silvia, ma questo non significava nulla. La
sua vita sentimentale era stata costellata di rapporti sbrigativi
e superficiali. Laura, Giovanna, Cristina... Una manciata di
nomi che aveva gettato via per paura d'amare.
“....ci siamo conosciuti tanto tempo fa...” continuò
Silvia. “Era estate e avevi diciott'anni ... Ricordi le
nostre passeggiate, le notti passate in spiaggia a baciarci,
le albe sull'Adriatico?”
Blackout. Dov'erano finiti i suoi ricordi? Era colpa degli hacker
o era tutta opera sua? Eppure quella ragazza, o donna che fosse,
parlava di un luogo a lui caro, dove per anni aveva trascorso
le vacanze. E più lei si addentrava nel racconto, più
i dettagli risaltavano come autentici. Silvia citava circostanze
e situazioni realmente accadute che solo pochi intimi potevano
conoscere.
“...quando mi parlavi di cinema e di musica, e andavamo
nel tuo bar preferito... Pino, i tuoi amici, il Negroni sbagliato,
e le risate quando quella notte andammo al pronto soccorso perché
il tuo naso non smetteva di sanguinare...”
Sì, adesso iniziava a ricordare. Il passato era venuto
a bussare alle porte della sua mente, riportando in vita qualcosa
che gli era appartenuto: la leggerezza, le speranze, i sogni,
le ardite traiettorie dei diciott'anni colmi di un presente
che sembrava eterno. Come aveva potuto dimenticare? E se Silvia
era davvero una donna in carne e ossa, perché l'aveva
cancellata a tal punto da non ricordarne neppure le fattezze
o il colore degli occhi?
“...mi guardavi e dicevi che era il verde dei miei occhi
ad averti conquistato...”
In tutti questi anni era stato talmente ossessionato dalle aspettative
degli altri, da aver perso di vista l'essenza: il verde dei
suoi occhi.
“...la verità è che non ti ho mai dimenticato...”
Adesso cercava Silvia nei contorni del cuscino, ne invocava
il nome, piangeva di commozione.
“...ti ho amato a distanza, ma non ti ho abbandonato.
Se oggi ti penso è perché vorrei avere un figlio
da te, unicamente da te. Non ti chiederò nulla, dopo.
Mi basterà solo rivederti per una volta...”
Le residue resistenze crollarono nell'impeto della rivelazione.
Tutto questo è follia pensò, ma che cosa
c'era di più insensato dell'assurdo quotidiano che veniva
ogni giorno spacciato per buon senso? Era il momento di gettarsi
in una scelta irragionevole: ricominciare con un figlio e una
donna dimenticata, cavalcare le emozioni che adesso salivano
forti e guidavano la sua risposta telepatica.
Silvia, amore mio. Da una vita ti cerco e...
L'introduzione melodrammatica fu brutalmente interrotta da una
reazione a catena. Tante finestre si aprirono nel suo desktop
mentale come palloncini scoppiettanti che volavano sempre più
in basso fino a dare la sensazione di un'intrusione violenta.
BANCA DEL SEME.
FAI ANCHE TU UNA DONAZIONE
CONTATTA IL NOSTRO NUMERO VERDE
AIUTALA A DIVENTARE MADRE...
E poi immagini in rapida successione di donne, cliniche, altre
finestre, altri slogan: circuiti telepatici per single, weekend
superbollenti a tripla X, Enlarge your penis e cose del
genere.
Quando tutto finì, fu come risvegliarsi in una bolla
di vuoto. Si sentiva prosciugato e confuso. Potenza dei pensieri
spam che si nutrivano di ricordi e ti lasciavano in balia della
più piatta allegoria commerciale. Ecco il salto tecnologico:
da un'umanità di basso profilo a un'umanità profilata
per la solitudine.
Disattivò la funzione telepatica e decise di archiviare
la questione nell'unico modo possibile: disperdendo il suo seme.
Poi si alzò e si preparò a uscire. Ancora non
capiva se fosse stato vittima di un messaggio truffaldino o
semplicemente il mittente di se stesso.
Nel dubbio sperava solo di trovare un bar aperto.
Paolo Pasi
|