alle lettrici,
ai lettori Antifascismo
Dietro un editoriale come questo,
ci sono ore di riflessioni, discussioni, messe a punto. Noi
della redazione mandiamo il testo ad alcune compagne e compagni,
non necessariamente le stesse e gli stessi, per chiedere un
loro parere. E le divergenze, non sull'argomento di fondo espresso
dal titolo, sono numerose.
Un'esigenza fortemente sentita è quella dell'attualità.
Lo sappiamo, abbiamo una lunga e grande storia di impegno antifascista
anarchico alle spalle, basta dare un'occhiata al nostro dossier
“Gli anarchici contro il fascismo (1919-1945 e oltre)”
ma qui stiamo scrivendo del nostro antifascismo oggi, nel 2018.
Questo patrimonio di umanità e di lotta ci appartiene,
certo, ma in linea di massima tutte/i ci ritroviamo d'accordo
che oggi l'impegno deve essere innanzitutto quello di un approfondimento
della comprensione della realtà odierna, caratterizzata
da un'estesa condivisione di “valori” nazionalisti,
anti-immigrati, razzisti, securitari. Come i risultati del recente
voto politico confermano.
Una compagna propone di inserire nel testo in copertina un riferimento
alle necessarie “lotte libertarie e nonviolente”.
Ma il riferimento alla nonviolenza ci appare una “forzatura”
che non corrisponde al nostro sentire. Non ci pare possibile
escludere per principio un ricorso alla violenza in situazioni
estreme.
Ma la necessità di evitare per quanto possibile il ricorso
alle armi, alla violenza, all'eliminazione degli esseri umani,
ci pare essenziale. Nell'ambito di “antifascist* sempre”
bisogna, a nostro avviso, saper coniugare la lotta con la riflessione
e l'ancoraggio ai nostri valori culturali che sono libertari,
cioè per quanto possibile non tendenti a una guerra,
ma a far valere le nostre ragioni, le nostre proposte di organizzazione
sociale alternativa. Sottraendo consenso all'odio, alla violenza,
alla sopraffazione. In tutti i campi del vivere sociale.
“Le sedi fasciste si chiudono con il fuoco, ma coi fascisti
dentro se no è troppo poco” è uno slogan
che abbiamo sentito echeggiare in cortei degli anni '70, ma
non ci è mai appartenuto. Non ha senso opporsi al fascismo
per riproporne le metodologie di violenza.
L'antifascismo, per noi, è un'altra cosa. È l'opposizione
quotidiana a pratiche e posizioni autoritarie e razziste, da
portare avanti senza rinunciare alla nostra umanità.
E al nostro sogno di una società più libera e
umana, da riaffermare ogni giorno con i nostri comportamenti.
Il nostro antifascismo non si è chiuso il 25 aprile 1945.
la redazione
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