Rivista Anarchica Online
L'azione anarco-sindacalista dei compagni di
Genova-Sestri
Gruppo operai anarchici di
Genova-Sestri
L'attuale situazione politica generale è caratterizzata da un lato,
dal completo smascheramento del PCI
come organismo rivoluzionario della classe e della sua sempre decrescente credibilità presso la
base,
determinata in parte dalle parole d'ordine e dalle scelte politiche (decretone, ripresa produttiva, ecc.) del
partito stesso, in parte dalla disinvoltura con cui oggi anche gli scribacchini della borghesia (Pietro Ottone
in TV) lo etichettano pubblicamente come socialdemocratico; d'altro lato dallo sviluppo dell'autonomia
operaia, cresciuta in lotte autogestite, condotte su obiettivi qualificanti, strumentali non al sistema
produttivo ed alla sua organizzazione gerarchica, ma all'unità operaia, contraddistinta da un clima
di
indisciplina nei confronti delle centrali sindacali e dalla crescente sfiducia nel propagandato toccasana
dell'unificazione dei tre apparati burocratici. Tale situazione apre oggettivamente molte porte e pone
le condizioni favorevoli ad una possibilità di
propaganda e di prassi libertaria, possibilità che nel recente passato è stata sottovalutata
dai gruppi
libertari, incapaci di inserirsi in questo processo, di radicarsi nella realtà produttiva, limitandosi
a
testimonianze ideologiche sporadiche ed alla elaborazione di ipotesi. Più di una volta, di
fronte alle fabbriche, ci siamo sentiti dire dagli operai più anziani: "Sì, non dite cose
sbagliate, ma gli anarchici di una volta, quelli sì...". Questo giudizio anche se può
apparire superficiale ed emotivo ci pone di fronte ad una realtà che non
può essere ignorata: la stanchezza degli operai e il loro giusto rifiuto nei confronti di tutti i
professori che
si presentano ai cancelli delle fabbriche, siano essi sindacalisti o studenti dei gruppi extraparlamentari,
la
diffidenza ragionevole nei confronti di tanti rivoluzionaria a parole o proletari solo nell'abbigliamento,
che
magari covano in cuore il desiderio di sostituire se stessi ai dirigenti e ai sindacalisti di oggi, rivelandosi
incapaci di un impegno e di una solidarietà veramente rivoluzionaria. Noi anarchici genovesi
abbiamo creduto di dover rispondere a queste esigenze rivalutando e riprendendo
una prassi anarco-sindacalista che consideriamo un momento irrinunciabile e fondamentale nella
costruzione di una strategia rivoluzionaria ed anarchica. Si è costituito perciò un gruppo
di operai
anarchici allo scopo di intervenire nelle fabbriche con più continuità e serietà sui
problemi quotidiani che
assillano i lavoratori stessi. Il fare un discorso esclusivamente teorico non basta, anzi può essere
nocivo,
perché dà l'impressione di voler sfuggire problemi reali che i lavoratori negativamente
subiscono. Da
qualche mese lavoriamo in questo senso e pur non aspettandoci risultati immediati, siamo riusciti
innanzitutto a trovare tra di noi una omogeneità che ci consente di portare avanti il lavoro senza
deleterie
polemiche e diverse etichette. La nostra attività è svolta principalmente all'Italcantieri
di Sestri e stiamo prendendo contatti in altre
fabbriche, nel tentativo di trovare sempre nuovi compagni. I nostri interventi oltre che con la parola nelle
assemblee interne, e soprattutto con il comportamento e l'esempio libertario di qualche compagno, sono
costituiti dall'appoggio con volantinaggi periodici nei quali sosteniamo gli obiettivi qualificanti che gli
operai stessi hanno riconosciuto tali: abolizione del cottimo, abolizione delle categorie, ruolo e funzione
dei delegati di reparto, consigli di fabbrica, abolizione dello straordinario, lavori nocivi, lotta alla
disciplina
interna, ecc. Un nostro intervento di alcuni mesi fa, sul metodo elettivo dei delegati riservato agli iscritti
ai tre sindacati legalitari, ha portato alla modifica di tale metodo ed alla elezione in reparto di un nostro
compagno. Il ruolo di tale compagno eletto delegato può anche essere discutibile, ma in questo
momento
la sua opera all'interno della fabbrica ed il suo discorso sulla rotazione e sulle deleghe, se coadiuvato
dall'esterno, è irrinunciabile e ci auguriamo possa trovare consenzienti molti
lavoratori. Questo nostro lavoro anarco-sindacalista non ci esime da una ricerca teorica corretta, anzi
ci siamo resi
conto che una prospettiva anarco-sindacalista può essere seguita correttamente solo in funzione
di un
discorso sull'autogestione che non può limitarsi alla semplice enunciazione vaga del termine, ma
deve
concretizzarsi in una creatività politica continua, nell'analisi e nello studio delle pratiche
possibilità di
attuazione in realtà produttive anche complesse, tenendo presenti i dislivelli tra nord e sud,
città e
campagna, centro e periferia; affrontando e vagliando i problemi della gestione, della produzione e della
distribuzione, del collegamento e della programmazione dal basso, della integrazione dei tecnici e della
rotazione degli incarichi. In questo senso ci aiuta molto la collaborazione del gruppo studenti
anarchici di Genova Pegli e del
gruppo propaganda di Genova Centro con i quali ci incontriamo settimanalmente, ma soprattutto
contiamo sull'appoggio e sulla comunicazione delle esperienze degli altri gruppi libertari che in Italia
svolgono un lavoro simile al nostro e che invitiamo a contattarci.
Gruppo operai anarchici di Genova-Sestri
Per l'abolizione delle categorie
Compagni, Le categorie in cui siamo divisi rappresentano un modo con cui i padroni e i dirigenti
cercano di metterci
gli uni contro gli altri, di rompere la nostra unità di classe, di comprarci con la promessa del
passaggio
alla categoria superiore e quindi di farci lavorare e sfruttarci di più. Alle divisioni in categorie
sono sempre state legate differenze di salario e di privilegi: un operaio di prima
categoria ha salario superiore ai compagni di altre categorie, gli impiegati hanno sempre avuto più
ferie,
miglior trattamento in caso di malattia e stipendio più alto degli operai; in realtà i padroni
sfruttano e si
arricchiscono in egual misura con il lavoro di tutti; ai fini della produzione e della produttività
il lavoro
del manovale è necessario quanto quello dell'operaio specializzato, dell'impiegato e del tecnico
in camice
bianco; l'unica ragione di queste differenze è quella che abbiamo detto prima; essi (i padroni)
cercano di
nascondere quello che unisce, cioè il fatto che siamo tutti sfruttati, facendo leva su queste
divisioni
artificiose introdotte appunto per farci arruffianare alla ricerca del passaggio alla categoria più
alta, per
impedirci di raggiungere una reale unità di classe, per farci credere di poter sfuggire alla nostra
condizione
di sfruttati con qualche lira in più. In realtà l'unico modo per potere abbattere lo
sfruttamento non è quello di lottare per l'abolizione della
quarta e della quinta categoria ma bensì di lottare per abolirle tutte. Dobbiamo costruire una reale
unità
di classe per far sì che la nostra lotta contro i padroni e lo sfruttamento sia sempre più
incisiva ed aspra.
Noi dai padroni non vogliamo essere comprati perché i loro interessi non possono essere i
nostri.
LOTTIAMO PER L'ABOLIZIONE DELLE CATEGORIE, PER UN SALARIO UGUALE PER
TUTTI, CONTRO OGNI COSÌ DETTO "PRIVILEGIO" CONCESSOCI DAI PADRONI
CHE IN
REALTÀ SERVE SOLTANTO A DIVIDERCI.
(Volantino del "Gruppo operai anarchici" di Genova Sestri).
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