Rivista Anarchica Online
Come Cunhal meglio di Cunhal?
di E. Fanelli
La strategia del PC spagnolo
In ottobre si terranno in tutta la Spagna le elezioni sindacali di "secondo
grado". Quelle di primo grado si sono
svolte, com'è noto, in giugno ed hanno riguardato la nomina degli "enlaces de
empresa"(delegati d'impresa). Ora
questi delegati a loro volta "eleggeranno" una parte dei dirigenti provinciali (non quelli nazionali che sono
nominati dal regime) ed i deputati "sindacali" alle Cortes (nel "Parlamento" spagnolo un
terzo dei deputati è
costituito da "rappresentanti" del sindacato). Il sindacato di cui parliamo è il sindacato fascista
di stato, la C.N.S.,
che "rappresenta" sia i padroni, sia i lavoratori, sia i tecnici ed i dirigenti di un'unica struttura.
Un'organizzazione
di tipo corporativo, copiata dal modello fascista italiano. Un'organizzazione verticale, burocratica, che
è un centro
di potere rilevante ed uno dei pilastri del regime. Un'organizzazione che, naturalmente, non "rappresenta"
affatto
i lavoratori ed i loro interessi di classe. Rappresenta abbastanza bene gli interessi dei capitalisti, ma non
più bene
come in passato. Rappresenta benissimo gli interessi dei suoi funzionari e dirigenti. La C.N.S. è
un centro di
potere non solo politico ma anche economico: ha un patrimonio proprio, mobiliare ed immobiliare, di
oltre 10
miliardi di pesetas e partecipazioni negli enti assistenziali e mutualistici dipendenti dal Ministero del
Lavoro.
Questi enti hanno, a loro volta, cointeressenze nelle principali imprese industriali spagnole: una stima del
'62 (oggi
certo abbondantemente superata) gli attribuiva investimenti per 120 miliardi di pesetas. Questo
schizzo sommario della C.N.S. può dare un'idea della sua natura interclassista inconciliabile non
solo con
una concezione rivoluzionaria del sindacalismo ma anche con una decentemente riformista. Eppure,
come è stato abbondantemente e spudoratamente strombazzato ai 4 venti, alle elezioni di giugno
il Partito
Comunista Spagnolo ha partecipato con una massiccia propaganda e con la presentazione quasi ovunque
di suoi
candidati. Tutto questo attraverso la cosiddetta "Coordinadora nacional" delle
"Comisiones Obreras" che è
controllata dal P.C.E. In sè, la partecipazione dei comunisti alla farsa elettoral-sindacale non
è una novità. È in
linea con tutta la politica di entrismo praticata sin dalla fine della guerra (con modestissimi risultati),
all'insegna
della reconciliacion nacional. È relativamente nuovo l'impegno sviluppato in
quest'ultimo sforzo entrista e la
pubblicità che vi hanno voluto dare a livello internazionale. È una novità, anche,
la scelta partecipazionista di
alcuni gruppi sedicenti rivoluzionari come la O.R.T. (Organización Revolucionaria de
Trabajadores), Bandera
Roja, ecc. Lasciamo perdere questi ultimi (per la loro scarsissima rilevanza e per il loro sistematico
complesso di mini-PC)
e cerchiamo di capire il perché della partecipazione comunista. La motivazione ufficiale è
che si vuole in questo
modo utilizzare gli "spazi legali" che il regime consente. La motivazione non regge perché tali
spazi non esistono.
La lotta di classe non può trovare spazio in una organizzazione corporativa, interclassista e
gerarchicamente
dipendente dal regime. La lotta di classe in Spagna - lo dimostra la storia dei conflitti operai degli ultimi
anni (nel
solo '74, 2.196 scioperi, con 700.000 scioperanti e 14 milioni di ore di lavoro perse) - si sa aprire i suoi
spazi al
di fuori delle pastoie burocratiche. Non una delle lotte condotte in questi anni ha trovato il suo "spazio"
nella
C.N.S., ma nelle fabbriche, nelle miniere, nelle piazze (anche a Barcellona, per esempio, nel gennaio
scorso, con
migliaia di operai in piazza per solidarietà con lo sciopero SEAT)... Né d'altro canto
può avere alcuno spazio
legale uno sciopero in Spagna perché se anche "riconosciuto" recentemente dal governo fascista,
il diritto di
sciopero è condizionato da tanti e tali limiti da rendere farsesco il "riconoscimento". Oltre
a ciò, la legge sindacale stabilisce l'incompatibilità delle cariche sindacali con chi non
accetti l'ordine sociale
esistente ed i principi (fascisti, corporativi) della C.N.S. In realtà dunque non esiste alcuna
possibilità di vero
lavoro sindacale all'interno degli "spazi legali" ed il P.C.E. lo sa benissimo. Se ciononostante ha
impiegato tante energie per infiltrarsi nella C.N.S. è per altri motivi. È perché,
come abbiamo
visto, la C.N.S. è un centro di potere politico ed economico che i comunisti vorrebbero nel
post-franchismo non
distruggere ma ereditare. Vuole perciò infiltrarvi i suoi uomini di fiducia non perché
"utilizzino gli spazi legali"
a sostegno delle lotte dei lavoratori (se per ipotesi lo facessero, sarebbero automaticamente esclusi) ma
perché
vi rimangano buoni buoni fino a quando la situazione diventi favorevole alla loro sortita, fino a
mutamenti
sostanziali del regime che consentano loro di manifestarsi e prendere il controllo della C.N.S. con
qualche
"epurazione" dei massimi dirigenti. È la stessa operazione che è riuscita (sinora,
almeno) ai comunisti portoghesi, infiltratisi nelle corporazioni
fasciste silenziosamente e impadronitisi per questa via, grazie anche all'aiuto del nuovo regime militare
che ha
impedito il pluralismo sindacale, di una sorta di egemonia sul movimento operaio organizzato. È
evidente che se
in Spagna si operasse un trapasso non traumatico al post-franchismo che conservasse la struttura
sindacale unica
(seppure depurandola della troppo stridente collaborazione corporativa con gli esponenti padronali) ed
impedisse
il risorgere legale dei sindacati storici della classe lavoratrice spagnola, la U.G.T. socialista e la C.N.T.
libertaria,
il P.C.E. avrebbe in mano una carta importante da giocare. Una carta che probabilmente saprebbe
giocare con
più abilità e moderazione dello stalinista Cunhal. Una carta importante per la partita del
potere che l'opposizione
moderata conta di giocare presto. Una carta che, assieme a quella alleanza badogliesca tra monarchici
e comunisti
e democristiani che si chiama Juntas Democraticas dovrebbe garantire al PCE un ruolo di
tutto riguardo.
E. Fanelli
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