Rivista Anarchica Online
Segno libero
di Ferro Piludu
Dall'esperienza professionale e da numerose esperienze didattiche sia istituzionali sia extra-istituzionali
del Gruppo artigiano ricerche visive di Roma, è nato "Segno libero", il manuale
teorico-pratico di grafica povera che le Edizioni Antistato pubblicano in queste settimane. Con
le sue 144 pagine di grande formato (24x34 cm.), con illustrazioni in bianco/nero e a colori,
questo libro parla dell'uso dei segni e delle immagini e dei colori per costruire un messaggio,
ma anche delle tecniche più semplici ed economiche per realizzarlo e riprodurlo. Ne
pubblichiamo qui l'introduzione, ricordando che Ferro Piludu ed il Gruppo artigiano ricerche
visive hanno più volte collaborato con le varie iniziative della nostra Cooperativa Editrice A,
negli ultimi anni. Le illustrazioni di queste pagine sono tratte naturalmente dal loro
volume.
Non mi ricordo bene quando ho smesso di avere
paura. È accaduto certamente piano piano, un
po' alla volta. Una volta perché ho scoperto che
il buio è, di fatto, l'altra faccia della luce e ha
dentro, di terribile, soltanto quello che noi vogliamo
metterci. Un'altra volta perché mi sono reso
conto che l'acqua tiene benissimo a galla se fai tanto
di avere un po' di fiducia e ti lasci semplicemente
andare (enunciato non usuale, ma altrettanto
scientifico, del principio di Archimede). Un'altra volta
ancora, forse la più importante, perché
mi sono accorto che sbagliare non è sicuramente colpa (né
peccato) ma, piuttosto, la maniera più
rapida per conoscere e scoprire e che solo una
divinità cieca e idiota e i suoi rappresentanti
terreni (preti,maestri, vecchie signore) possono
condannare chi sbaglia. Così, un po' alla
volta, sono riuscito a capire che il contrario di paura
è conoscenza e che conoscenza è una grossa
parte di quella cosa che chiamiamo libertà. Da
qui all'impegnarmi ad analizzare i meccanismi del
conoscere (per cercare di imparare più in fretta
e meglio) il passo è stato breve. Ho dovuto,
è evidente, mettermi a smontare una serie di
convinzioni ben radicate che avevo dentro. In primo
luogo che conoscere imparare è
difficile e che, per conoscere e
imparare, bisogna essere
intelligenti. In secondo luogo che
intelligenti e bravi, con le attitudini insomma, ci si
nasce, come si nasce veri signori, navigatori, santi e
poeti. È stata una battaglia dura. Ho letto tutti
i libri che mi sono capitati a tiro e ho parlato con tanta
gente. Ho cambiato idee, amici, donne e
lavoro. A trent'anni suonati ho smesso di fare il perito
tecnico industriale specializzato in impianti petroliferi e
mi sono messo a lavorare con immagini, segni,
messaggi e con faccende come l'informazione e la
comunicazione. Siccome la lezione l'avevo imparata, mi
sono preoccupato, per prima cosa, di avere bene nelle mani il
mestiere. Ci ho messo buoni quindici anni - e ancora
sto imparando - a dimostrazione che un po' tardo lo
sono davvero e che, a lavorare soli, i tempi sono
lunghi. Poi è venuto il '68, che dio lo
benedica. Ho fatto appena a tempo (avevo già
una certa età) a entrare ufficialmente nella
scuola e a farmi altrettanto ufficialmente cacciare via
quattro anni dopo. Ma intanto molte cose erano
successe. Avevamo incominciato a lavorare in tanti,
i ragazzi ed io, e tutte le cose che avevo pensato
e imparato le abbiamo prese, riguardate, smontate e
rimesse assieme. Ho fatto anche il salto. Dalla
professione, dal mestiere sicuro, sono passato dall'altra
parte tra quelli che volevano, per
davvero, cambiare. Ho incontrato gente
scombinata e meravigliosa: Anna e Aldo, Dino e
Alfonso, quei pazzi dell'Antistato. Il passaggio da
ambienti come gli art director's clubs a scuole di
campagna, cantine, vecchi magazzini (sempre senza
finestre o con i vetri rotti, chissà
perché) non è stato poi così
duro. Perché dalla parte giusta ci si sta
sicuramente meglio: intanto più allegri e
poi con più voglia di fare, di cercare, di
scoprire. Questo libro è un po' la storia di tutta
questa faccenda. È, credo, un libro politico (ma
non intenzionalmente politico) in tempi in cui la
politica non è più di moda. È
anche probabile che, come libro, sia un
disastro: è pieno di
approssimazioni, imprecisioni e anche di errori. A veder
bene, non è neanche un libro. Ma, per metterlo
assieme, ci ho messo - ci abbiamo messo - quasi due
anni. Perché, se si vive in una certa maniera, il
tempo non c'è mai e il denaro poche
volte. Comunque, eccolo qui. Provate a prenderlo come
un cacciavite o, meglio, come un pennello. Se - come
libro, cacciavite o pennello - potrà in qualche modo
aiutarvi a raccontare una storia, vostra o di gente in cui
credete, sarà certamente servito a qualcosa.
Ferro Piludu e il gruppo artigiano ricerche visive
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