Rivista Anarchica Online
Handicap e controllo sociale
di I partecipanti alla commissione handicap
I partecipanti francesi, italiani, belgi, spagnoli, hanno ritenuto molto importante che nell'ambito del
Reseau sia esistita una commissione riguardante le politiche sociali per i minori ed il lavoro con i
soggetti portatori di handicap. Constatiamo a tutt'oggi che ci sono più minori internati in strutture segregative che adulti (200.000 solo
in Francia), la maggior parte dei quali provengono dalle classi sociali disagiate. Rileviamo inoltre una
tendenza a considerare i minori in difficoltà, terreno di sperimentazione delle nuove tecniche «psy».
Non è un caso che i minori e i soggetti portatori di handicap siano le prime vittime di un tale sistema
di controllo sociale, avendo loro meno potere e meno contrattualità per affermarsi; in rapporto
all'adulto in difficoltà hanno ancora meno possibilità di esprimere la propria opposizione. E' importante ricollegare la storia dell'esclusione nelle strutture segreganti, con la situazione attuale.
Precedentemente venivano rinchiusi coloro che presentavano devianze sociali, oggi le prime vittime
dell'esclusione sono i minori che non hanno un «buon rendimento» come unico mezzo d'integrazione. Desideriamo affrontare sinteticamente i differenti temi emersi durante i lavori della commissione. 1) Noi diciamo no alla parcellizzazione dei bisogni e delle risposte date. Troppo spesso la sola
preoccupazione è quella di dare una risposta tecnica, nel senso della normalizzazione: vita
all'interno della famiglia, integrazione scolastica, alloggio, lavoro, tempo libero. Queste risposte
non devono essere un fine in sé ma una tappa nella lotta per il cambiamento della quotidianità. A
tutt'oggi il minore è fatto oggetto di appropriazione da parte della scuola, delle istituzioni
psichiatriche e sociali, che trasformano l'infanzia in difficoltà in «merce» per il circuito
istituzionale. Queste pratiche determinano un rigonfiamento artificiale dell'infanzia marginalizzata. 2) Rifiuto della «certificazione di handicap» e dell'invalidità che ne consegue come requisito per
ottenere «aiuti» economici, pedagogici, tecnici, ecc., come occasione per inventare posti di lavoro
per i nuovi disoccupati. 3) Rifiuto delle categorie diagnostiche nosografiche come approccio alla persona, bensì
ricostruzione della sua biografia tenendo conto delle sue modalità di espressione. Il portatore di
handicap è qualcuno che è socialmente controllato che diviene veicolo di controllo per tutte le
persone che lo circondano. Allo stesso modo il minore è oggi controllato diagnosticamente e
diviene l'oggetto di appropriazione dei tecnici. 4) No alla riabilitazione come normalizzazione, ma abilitazione come creazione di occasioni e di
spazi all'interno della vita quotidiana per realizzarsi ed autodeterminarsi. 5) Noi denunciamo tutte le forme di contenzione fisica e farmacologica, di manipolazione «psy» e
di sopraffazione, che si esercitano nei confronti dei minori e dei soggetti portatori di handicap.
Questa violenza ingiustificata di cui è vittima il minore sta alla base della delinquenza che poi
riproduce. 6) Si riafferma che la scuola deve essere realmente di tutti. Diciamo no a tutte le forme di scuola e
di insegnamento speciale; il minore deve frequentare la scuola di competenza territoriale. In questo
senso ribadiamo la necessità di lottare contro la selezione per una politica di non esclusione, così
come ribadiamo la necessità di lottare contro ogni forma di risposta speciale (trasporti, laboratori
protetti, ecc.). Infatti le istituzioni segregative non sono solo quelle totali ma ogni situazione
separata legata alla stigmatizzazione di una differenza. 7) No al ricovero. La spesa pubblica deve essere riconvertita per attivare interventi nel contesto di
vita quotidiana. Gli interventi sanitari non devono e non possono essere separati da quelli socioassistenziali. Segnaliamo il pericolo della riproduzione della stessa logica che è alla base delle
istituzioni totali nei nuovi servizi. 8) Il lavoro con i minori ed i soggetti portatori di handicap deve svolgersi nel pieno rispetto delle
soggettività evitando allo stesso tempo il rischio di creare un alibi per una pratica di abbandono,
soprattutto dopo l'obbligo scolastico. 9) La gravità non è determinabile oggettivamente ma è in rapporto alle condizioni di esistenza,
essendo correlata alle inadeguatezze ambientali e al non pieno utilizzo di tutti gli ausili e delle
risorse della comunità. 10) Sottolineamo l'importanza delle diverse esperienze che hanno concretizzato una pratica di
collocamento al lavoro dei soggetti portatori di handicap e delle lotte contro tutte le leggi e le
normative che ostacolano questo diritto. 11) Noi denunciamo le leggi speciali per i minori e sentiamo l'esigenza impellente di un
approfondimento su tale problematica al fine di arrivare a redigere delle proposte per un vero diritto
dei minori. 12) Esigiamo la chiusura dei carceri minorili. In conclusione sottolineamo l'importanza del Reseau di assemblare le occasioni/esperienze più
diverse ma comuni negli obiettivi di non internamento e non abbandono. Noi ci costituiamo come coordinamento permanente articolato nelle diverse realtà nazionali.
|