Rivista Anarchica Online
Sangue e arena
di Laura Girardello
Vaselina negli
occhi, cotone nelle narici, colpi ai fianchi, trementina nei piedi,
corna limate, droga. Così il toro
viene "preparato" per la corrida. Dietro c'è un giro d'affari
colossale. Ma soprattutto c'è una cultura di sadismo e di
sopraffazione che va denunciata e combattuta.
Nell'arena in
festa, tra musiche e colori trafitto dalle picche e dalle
"bandierine", dalla spada e dal coltello, il toro,
immobile, vive la sua lenta agonia. Accanto a lui muore il cavallo,
il ventre squarciato sotto la trapunta. Il "matador", eroico e
vittorioso, si inchina alla folla che applaude. È
il finale dell'ultimo atto di una delle tante corride spagnole, che
alcuni continuano a definire "espressioni d'arte, di folclore,
di cultura". Hemingway, che studiò ed amò la corrida, perché
attratto dalla morte, definì tale spettacolo una "tragedia".
A me sembra piuttosto una pubblica tortura, una squallida
carneficina. Eppure nel 1985 gli
spettatori delle corride spagnole sono stati oltre 31 milioni. Le
feste celebrate fino all'ottobre '85 sono state 7.595. Gli animali
utilizzati 24.323. L'incasso dei botteghini è stato di
15.150.988.000 di pesetas (oltre 160 Miliardi di lire). Questi sono i
dati pubblicati su EL PAIS, mentre lo scrittore spagnolo ESTERAS GIL
riferisce che, secondo l'inchiesta dell'Istituto GALLUP di Madrid,
solo uno spagnolo su sei è favorevole alla corrida. La maggioranza
degli spettatori è quindi composta da turisti: arrivano da ogni
parte del mondo, attratti da una facile e potente propaganda (spesso
nel prezzo del viaggio è incluso l'ingresso alla corrida), ma troppo
tardi si rendono conto di quale crimine e di quale imbroglio si sono
resi distrattamente complici. Il toro, spesso,
ancora prima dello spettacolo, viene preparato con molti spietati
trucchi al fine di renderlo furioso e al tempo stesso incapace di
lottare: - vaselina negli occhi per annebbiargli la vista; - cotone nelle
narici per rendergli difficile la respirazione; - colpi ai reni con
sacchi di sabbia che non lasciano traccia; - trementina nelle
zampe perché, per il bruciore, non si fermi; - le corna, limate,
affinché non le usi; - droga. Quando inizia lo
spettacolo i PICADORES a cavallo gli piazzano le picche (lance con la
punta d'acciaio triangolare) nei muscoli della nuca e delle spalle,
squarciandoli e provocando così ferite dolorosissime e dissanguanti.
I "Picadores", mal pagati e incapaci, usano cavalli
acquistati a poco prezzo da mercanti senza scrupoli, i quali, avendo
interesse a vendere più cavalli possibile, li forniscono vecchi e
malati. Questi animali vengono bendati e, spesso con le corde vocali
tagliate, sono spinti nella lotta. La "trapunta" che copre
loro il ventre è stata da poco introdotta per impedire agli
spettatori la visione "disgustosa" del sangue e delle
budella, ma è ovviamente un'ipocrisia, che aumenta le sofferenze sia
del toro che del cavallo (il quale viene ricucito e riutilizzato
anche se gravemente colpito). Nel 2° atto i
BANDERILLEROS a piedi piazzano nel collo del toro le "banderillas"
(bastoni con la punta fatta ad arpione), che aumentano la sofferenza
dell'animale, con ferite sempre più profonde. Nel 3° atto il
MATADOR dovrebbe "nobilmente" uccidere il toro con la
spada, colpendolo al cuore per provocare rapida morte: ma più volte
la spada si immerge nei polmoni che si aprono in emorragie, lente e
dolorose. Se il toro non muore, soffocato dal sangue, allora un
coltello deve colpire il cervelletto, ma spesso colpisce il midollo
spinale, producendo solo l'immobilità. L'animale sembra morto, ma in
effetti è solo paralizzato e così viene trascinato fuori dall'arena. Questa è l'odierna
festa nazionale della Spagna, questo è il "folclore", lo
"sport", questa è la "tradizione", la "cultura"
che sono "venduti" agli spettatori ingenui.
Chi sono i
gestori di questi spettacoli?
Sono grossi
allevatori, ricchi toreri, grandi impresari i cui interessi si
intrecciano in una potente organizzazione, che potremmo chiamare
industria del sangue e della morte, consumismo della tortura. Anche se
l'evoluzione culturale degli spagnoli sta portando alla naturale
estinzione di questo spettacolo, gli organizzatori si ostinano a
mantenerlo in vita con ogni mezzo e in ogni modo, puntando anzitutto
sul turismo di massa che tutto accetta e tutto consuma: una potente
propaganda si serve di miti e riti arcaici di una pseudocultura in
declino per la quale la corrida è simbolo della lotta per la vita,
esprime la "nobile arte" e la dolorosa fatalità di
uccidere il fratello-nemico, per il possesso del territorio. Queste motivazioni,
nate nella Spagna arcaica, quando ancora i tori popolavano le foreste
iberiche, risultano incomprensibili per i turisti, che nelle arene
spesso vomitano di fronte a tori massacrati e a cavalli sbudellati,
anche se sono attratti dall'atmosfera "pittoresca" di
colori e musiche, anche se dopo lo spettacolo vanno nei localini ad
assaggiare le specialità taurine, cioè i testicoli dei tori e si
portano via, come souvenir, le "banderillas" imbrattate di
sangue di coniglio (ucciso per l'occasione), come scrive recentemente
EL PAIS. Sembra che la
partecipazione di inglesi, tedeschi e americani sia in diminuzione
sostituita dall'afflusso di turisti giapponesi, come ci riferisce
Consuelo Polo, presidente dell'ADDA, in una lettera del 29/12/85.
Infatti, per tenere attiva la partecipazione dei turisti, si tenta
anche l'esportazione di spettacoli di tauromachia (come si era
inutilmente provato a Napoli, Verona, Venezia e come si prova oggi a
Mosca e a Leningrado). Per rendere la
corrida più adatta ai turisti si sono introdotte alcune innovazioni:
ad esempio, l'antica razza dei tori è stata sostituita da una razza
più piccola, ottenuta selettivamente per un uso più facile e meno
pericoloso; la tecnica di lotta è piuttosto standardizzata, con
l'istituzione di scuole di tauromachia per giovanissimi; i cavalli
sono ipocritamente ricoperti da una trapunta per evitare agli
spettatori il disgusto delle ferite e dei visceri squarciati; è
permesso ai bambini l'ingresso nelle arene, mentre una legge del 1929
lo proibiva; i matadores sono spesso maldestri nell'uccidere, i
picadores sono incapaci di piazzare le picche, anche i banderilleros
sono maldestri e chi ne fa le spese sono i tori e i cavalli, per i
quali aumenta la tortura e la sofferenza. Anche per chi si
disinteressa degli animali, la corrida appare uno spettacolo volgare,
di pessimo gusto, dove all'arte si sostituisce l'imbroglio,
all'eroismo e al rischio si sostituiscono l'inganno e l'ignoranza. Probabilmente
l'ambiente taurino non si rende conto di questa autodistruzione. È
un ambiente dove domina ancora la legge del più forte, del più
cinico, del più maschio, in una gerarchia che scarica potere e
violenza sul più debole. I grossi
allevatori, i grandi toreri hanno alle loro dipendenze il personale
che lavora con i tori e i cavalli: si producono in ogni "Hacienda"
tori, cavalli (parte dei quali vengono addestrati per i circhi),
picadores, banderilleros fino all'ultimo garzone d'arena. Circa
150.000 persone, compresi i lavori marginali, sono impiegati per
l'industria corrida. È
inevitabile che il Governo spagnolo abbia preso atto di questa realtà
creando nel 1981 una Commissione interministeriale per gli affari
della tauromachia, favorendo e proteggendo gli interessi delle
categorie interessate, ma sottovalutando totalmente l'anacronismo e
l'immoralità della tauromachia e del suo squallido mondo. Favorendo il
moltiplicarsi di scuole per tauromachia per giovanissimi, si sta
rendendo complice di una mafia senza scrupoli sia nei confronti dei
bambini, che nei confronti degli animali. Molto spesso si organizzano
corride per le scuole. In alcuni collegi esperti toreri presentano
"corride da salone" e invitano i bambini a "torear"
su piccoli vitelli che vengono così feriti e martirizzati.
Contro il sadismo e l'imbecillità
ANSAR, ACCION Ecologista, Asemblea Ecologista, ADDA, ADPCCA, FAUNA SALVAJE, GRUPO NO-VIOLENCIA DEL COA, RADICAL ALTERNATIVA, STOP CONTROL, SOCIEDAD ARAGONESA PROTECTORA DE ANIMALES Y PLANTAS ecco tutte le sigle di associazioni e gruppi spagnoli, di giovani che rappresentano la nuova cultura della non-violenza, che sottoscrivono un manifesto in cui è scritto: TORTURA NO ES ARTE NI CULTURA.
Questa è la risposta a coloro che, distrattamente o in malafede, si fanno scudo, per sostenere una pseudocultura decadente, di pregiudizi, luoghi comuni, volgarità, retorica, una pseudocultura che si tenta di inserire anche nella CEE. Per questo motivo è sorta una campagna europea anticorrida, non certo contro gli amici spagnoli, ma insieme a loro, per superare un passato di arretratezza e repressione che non si risolve certamente con la promozione, da parte dei municipi, delle feste sadiche in cui si lascia scatenare il sadismo, la barbarie, l'imbecillità: festa di Coria, Toro di San Juan, Toro di fuoco, Toro d la Vega.
Al Parlamento Europeo vi è già la proposta dell'eurodeputato Richard Cottrell, per l'abolizione di tutti questi spettacoli, indegni di un mondo che vorrebbe essere civile. In Italia la LIDA, dopo l'invio di 20.000 firme alla CEE, continua a promuovere la petizione per abolire tutte le manifestazioni in cui si torturano e uccidono animali.
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