Rivista Anarchica Online

rivista anarchica
anno 16 nr. 137
maggio 1986


Rivista Anarchica Online

Sangue e arena
di Laura Girardello

Vaselina negli occhi, cotone nelle narici, colpi ai fianchi, trementina nei piedi, corna limate, droga. Così il toro viene "preparato" per la corrida. Dietro c'è un giro d'affari colossale. Ma soprattutto c'è una cultura di sadismo e di sopraffazione che va denunciata e combattuta.

Nell'arena in festa, tra musiche e colori trafitto dalle picche e dalle "bandierine", dalla spada e dal coltello, il toro, immobile, vive la sua lenta agonia. Accanto a lui muore il cavallo, il ventre squarciato sotto la trapunta. Il "matador", eroico e vittorioso, si inchina alla folla che applaude.
È il finale dell'ultimo atto di una delle tante corride spagnole, che alcuni continuano a definire "espressioni d'arte, di folclore, di cultura". Hemingway, che studiò ed amò la corrida, perché attratto dalla morte, definì tale spettacolo una "tragedia". A me sembra piuttosto una pubblica tortura, una squallida carneficina.
Eppure nel 1985 gli spettatori delle corride spagnole sono stati oltre 31 milioni. Le feste celebrate fino all'ottobre '85 sono state 7.595. Gli animali utilizzati 24.323. L'incasso dei botteghini è stato di 15.150.988.000 di pesetas (oltre 160 Miliardi di lire). Questi sono i dati pubblicati su EL PAIS, mentre lo scrittore spagnolo ESTERAS GIL riferisce che, secondo l'inchiesta dell'Istituto GALLUP di Madrid, solo uno spagnolo su sei è favorevole alla corrida.
La maggioranza degli spettatori è quindi composta da turisti: arrivano da ogni parte del mondo, attratti da una facile e potente propaganda (spesso nel prezzo del viaggio è incluso l'ingresso alla corrida), ma troppo tardi si rendono conto di quale crimine e di quale imbroglio si sono resi distrattamente complici.
Il toro, spesso, ancora prima dello spettacolo, viene preparato con molti spietati trucchi al fine di renderlo furioso e al tempo stesso incapace di lottare:
- vaselina negli occhi per annebbiargli la vista;
- cotone nelle narici per rendergli difficile la respirazione;
- colpi ai reni con sacchi di sabbia che non lasciano traccia;
- trementina nelle zampe perché, per il bruciore, non si fermi;
- le corna, limate, affinché non le usi;
- droga.
Quando inizia lo spettacolo i PICADORES a cavallo gli piazzano le picche (lance con la punta d'acciaio triangolare) nei muscoli della nuca e delle spalle, squarciandoli e provocando così ferite dolorosissime e dissanguanti. I "Picadores", mal pagati e incapaci, usano cavalli acquistati a poco prezzo da mercanti senza scrupoli, i quali, avendo interesse a vendere più cavalli possibile, li forniscono vecchi e malati. Questi animali vengono bendati e, spesso con le corde vocali tagliate, sono spinti nella lotta. La "trapunta" che copre loro il ventre è stata da poco introdotta per impedire agli spettatori la visione "disgustosa" del sangue e delle budella, ma è ovviamente un'ipocrisia, che aumenta le sofferenze sia del toro che del cavallo (il quale viene ricucito e riutilizzato anche se gravemente colpito).
Nel 2° atto i BANDERILLEROS a piedi piazzano nel collo del toro le "banderillas" (bastoni con la punta fatta ad arpione), che aumentano la sofferenza dell'animale, con ferite sempre più profonde.
Nel 3° atto il MATADOR dovrebbe "nobilmente" uccidere il toro con la spada, colpendolo al cuore per provocare rapida morte: ma più volte la spada si immerge nei polmoni che si aprono in emorragie, lente e dolorose. Se il toro non muore, soffocato dal sangue, allora un coltello deve colpire il cervelletto, ma spesso colpisce il midollo spinale, producendo solo l'immobilità. L'animale sembra morto, ma in effetti è solo paralizzato e così viene trascinato fuori dall'arena.
Questa è l'odierna festa nazionale della Spagna, questo è il "folclore", lo "sport", questa è la "tradizione", la "cultura" che sono "venduti" agli spettatori ingenui.

Chi sono i gestori di questi spettacoli?
Sono grossi allevatori, ricchi toreri, grandi impresari i cui interessi si intrecciano in una potente organizzazione, che potremmo chiamare industria del sangue e della morte, consumismo della tortura.
Anche se l'evoluzione culturale degli spagnoli sta portando alla naturale estinzione di questo spettacolo, gli organizzatori si ostinano a mantenerlo in vita con ogni mezzo e in ogni modo, puntando anzitutto sul turismo di massa che tutto accetta e tutto consuma: una potente propaganda si serve di miti e riti arcaici di una pseudocultura in declino per la quale la corrida è simbolo della lotta per la vita, esprime la "nobile arte" e la dolorosa fatalità di uccidere il fratello-nemico, per il possesso del territorio.
Queste motivazioni, nate nella Spagna arcaica, quando ancora i tori popolavano le foreste iberiche, risultano incomprensibili per i turisti, che nelle arene spesso vomitano di fronte a tori massacrati e a cavalli sbudellati, anche se sono attratti dall'atmosfera "pittoresca" di colori e musiche, anche se dopo lo spettacolo vanno nei localini ad assaggiare le specialità taurine, cioè i testicoli dei tori e si portano via, come souvenir, le "banderillas" imbrattate di sangue di coniglio (ucciso per l'occasione), come scrive recentemente EL PAIS.
Sembra che la partecipazione di inglesi, tedeschi e americani sia in diminuzione sostituita dall'afflusso di turisti giapponesi, come ci riferisce Consuelo Polo, presidente dell'ADDA, in una lettera del 29/12/85. Infatti, per tenere attiva la partecipazione dei turisti, si tenta anche l'esportazione di spettacoli di tauromachia (come si era inutilmente provato a Napoli, Verona, Venezia e come si prova oggi a Mosca e a Leningrado).
Per rendere la corrida più adatta ai turisti si sono introdotte alcune innovazioni: ad esempio, l'antica razza dei tori è stata sostituita da una razza più piccola, ottenuta selettivamente per un uso più facile e meno pericoloso; la tecnica di lotta è piuttosto standardizzata, con l'istituzione di scuole di tauromachia per giovanissimi; i cavalli sono ipocritamente ricoperti da una trapunta per evitare agli spettatori il disgusto delle ferite e dei visceri squarciati; è permesso ai bambini l'ingresso nelle arene, mentre una legge del 1929 lo proibiva; i matadores sono spesso maldestri nell'uccidere, i picadores sono incapaci di piazzare le picche, anche i banderilleros sono maldestri e chi ne fa le spese sono i tori e i cavalli, per i quali aumenta la tortura e la sofferenza.
Anche per chi si disinteressa degli animali, la corrida appare uno spettacolo volgare, di pessimo gusto, dove all'arte si sostituisce l'imbroglio, all'eroismo e al rischio si sostituiscono l'inganno e l'ignoranza.
Probabilmente l'ambiente taurino non si rende conto di questa autodistruzione. È un ambiente dove domina ancora la legge del più forte, del più cinico, del più maschio, in una gerarchia che scarica potere e violenza sul più debole.
I grossi allevatori, i grandi toreri hanno alle loro dipendenze il personale che lavora con i tori e i cavalli: si producono in ogni "Hacienda" tori, cavalli (parte dei quali vengono addestrati per i circhi), picadores, banderilleros fino all'ultimo garzone d'arena. Circa 150.000 persone, compresi i lavori marginali, sono impiegati per l'industria corrida. È inevitabile che il Governo spagnolo abbia preso atto di questa realtà creando nel 1981 una Commissione interministeriale per gli affari della tauromachia, favorendo e proteggendo gli interessi delle categorie interessate, ma sottovalutando totalmente l'anacronismo e l'immoralità della tauromachia e del suo squallido mondo.
Favorendo il moltiplicarsi di scuole per tauromachia per giovanissimi, si sta rendendo complice di una mafia senza scrupoli sia nei confronti dei bambini, che nei confronti degli animali. Molto spesso si organizzano corride per le scuole. In alcuni collegi esperti toreri presentano "corride da salone" e invitano i bambini a "torear" su piccoli vitelli che vengono così feriti e martirizzati.


Contro il sadismo e l'imbecillità

ANSAR, ACCION Ecologista, Asemblea Ecologista, ADDA, ADPCCA, FAUNA SALVAJE, GRUPO NO-VIOLENCIA DEL COA, RADICAL ALTERNATIVA, STOP CONTROL, SOCIEDAD ARAGONESA PROTECTORA DE ANIMALES Y PLANTAS ecco tutte le sigle di associazioni e gruppi spagnoli, di giovani che rappresentano la nuova cultura della non-violenza, che sottoscrivono un manifesto in cui è scritto: TORTURA NO ES ARTE NI CULTURA.
Questa è la risposta a coloro che, distrattamente o in malafede, si fanno scudo, per sostenere una pseudocultura decadente, di pregiudizi, luoghi comuni, volgarità, retorica, una pseudocultura che si tenta di inserire anche nella CEE. Per questo motivo è sorta una campagna europea anticorrida, non certo contro gli amici spagnoli, ma insieme a loro, per superare un passato di arretratezza e repressione che non si risolve certamente con la promozione, da parte dei municipi, delle feste sadiche in cui si lascia scatenare il sadismo, la barbarie, l'imbecillità: festa di Coria, Toro di San Juan, Toro di fuoco, Toro d la Vega.
Al Parlamento Europeo vi è già la proposta dell'eurodeputato Richard Cottrell, per l'abolizione di tutti questi spettacoli, indegni di un mondo che vorrebbe essere civile.
In Italia la LIDA, dopo l'invio di 20.000 firme alla CEE, continua a promuovere la petizione per abolire tutte le manifestazioni in cui si torturano e uccidono animali.