Rivista Anarchica Online
Munch o
dell'angoscia
di Marina Padovese / Fabio Santin
La mostra
tenutasi recentemente a Milano delle opere di Edvard Munch
(1863-1944) ha proposto al grande pubblico questa originale figura di
artista scomodo. E anarchico.
Dire di Munch in
poche righe non è impresa facile. Di lui hanno parlato critici,
scrittori, pittori, si sono scritti numerosi libri. Nasce in Norvegia
nel 1863 e a 18 anni frequenta i primi corsi di disegno. La vita
artistica a Christiania (oggi Oslo), dove lui vive, è molto vivace e
fin lì arrivano, da Parigi, le nuove tendenze artistiche, le nuove
idee a urtare la vecchia impostazione e tradizione accademica. Munch
era in contatto con l'avanguardia dei pittori naturalisti norvegesi e
la sua pittura ne risentirà a lungo. Si avvicina ad Hans Jaeger,
scrittore anarchico che sostiene che l'artista debba raccontare il
proprio vissuto, le proprie esperienze più segrete, perché la nuova
letteratura dovrà essere "scritta col sangue dell'uomo". Munch fa sua questa
opinione: cerca cioè di rendere in pittura l'essere umano che
"sente, soffre e ama". Vuole raccontare, con la sua arte,
ogni inquietudine e angoscia esistenziale, esplicitare in immagini i
propri conflitti interiori, le proprie ossessioni e paure. Questo suo
spogliarsi, mettere a nudo la propria esistenza, andare alla continua
ricerca dell'identità dell'uomo, del suo rapporto con la società,
con la natura, con se stesso, resterà fondamentale nella vita di
uomo e di artista. Nel 1885 ottiene la
prima borsa di studio: si reca a Parigi dove entra in contatto con le
più recenti tendenze artistiche europee. Nel 1889 ha un'altra borsa
di studio e si reca nuovamente a Parigi. Le sue opere di questo
periodo riconducono chiaramente a Pissarro e Seurat e al loro
linguaggio neo-impressionista, che però, per Munch, diverrà sempre
più impraticabile. Superate queste premesse diviene più
particolare, insolito: scopre una nuova tensione espressiva che lo
porta ad un simbolismo sintetico (sintetismo assimilato da Gauguin) a
lui più congeniale, già con caratteristiche espressioniste. Nel 1892 è
invitato ad esporre a Berlino, i suoi quadri destano allora grande
scalpore, tanto che la mostra è costretta a chiudere dopo pochi
giorni. Conosce Strindberg, scrittore col quale Munch trova molti
tratti comuni, che lo introducono nell'ambiente radicale
dell'avanguardia artistica tedesca, che mostra vivace interesse per
il simbolismo e la filosofia di Nietzsche. Dipinge in questi anni
alcune delle sue opere più importanti: è del 1892 la "Sera sul
viale Karl Johan", in cui il viale, che taglia in diagonale la
composizione (segno che si ritrova in altre tele) sembra accentuare
di più il forte sentimento d'angoscia. È del 1893 "II grido",
il suo quadro forse più noto, in cui il senso della solitudine, il
rapporto fra colore e in qualche modo il suono, riportano il
simbolismo ad accenti espressionisti. La potente forza espressiva è
qui dovuta anche all'evidente contrasto tra le linee rette che
attraversano il quadro e quelle più ritmiche e ondulate, tipiche
dell'Art Nouveau. È del
1894 l'"Angoscia", dove il limite fra simbolismo ed
espressionismo sembra essere caduto. Ancora del '94 sono "Gli
occhi negli occhi" e la "Separazione". Inizia in questi
anni anche la sua attività grafica, che svilupperà, mostrando
interesse diverso, a seconda dei periodi, per le varie tecniche,
introducendo rapporti fondamentalmente innovativi: spazierà
dall'acquaforte alla litografia, alla xilografia colorata. In qualche
modo appare influenzato da Gauguin, o da Valloton, ma sempre i suoi
lavori saranno originali. Nel 1901 dipinge
"Ragazze sul ponte" e ancora una volta l'angoscia
esistenziale traspare nello sforzo di una ricerca di identità. Nel
1902, ancora a Berlino, espone su invito del gruppo di artisti della
Secessione berlinese che, insieme a quella viennese e al movimento
dell'Art Nouveau in Francia e in Belgio, riunisce pittori,
architetti, progettisti dell'avanguardia artistica europea. In questi
anni sarà presente, con le sue mostre, in molte altre città
tedesche, a Vienna e a Parigi e i suoi lavori di grafica e di pittura
saranno determinanti per lo sviluppo del movimento espressionista
degli artisti del gruppo "Brücke"
in Germania e per i fauves in Francia. "Amore e
psiche" porta la data del 1907: qui l'allusiva inquietudine del
periodo simbolista sembra cadere per lasciare il posto ad
un'espressione più forte ed esplicita. Nel 1908, dopo anni di
turbamenti, ansie, sfocianti in crisi nervose e alcolismo, viene
ricoverato in una clinica di Copenaghen. Ha inizio poi per Munch un
nuovo periodo, nella sua vita come nella sua arte. Torna alla sua
attività con il progetto per la decorazione dell'aula magna
dell'università di Oslo e, vinto il concorso, terminerà gli
affreschi nel 1916. Nel 1912 è all'esposizione di Sonderbund a
Colonia e nel 1913, insieme a Picasso, è l'unico artista straniero
ospitato al Salone d'Autunno di Berlino, quale artista contemporaneo
più significativo per la nascita dell'arte moderna. II suo
riavvicinamento alla natura norvegese, alla realtà esterna con nuova
spontaneità sono presenti nelle opere degli anni seguenti: dalle
tele sul tema dei lavoratori, ai ritratti, ai paesaggi. Appare ora
nuova armonia e serenità, nuova lucentezza di colori negli
acquarelli. Nel 1930 diventa quasi cieco, ma utilizza la sua malattia
per una ulteriore ricerca: produce una serie di disegni di carattere
quasi astratto e di colori vivaci. Riprenderà in
seguito, rielaborandoli, alcuni vecchi soggetti ed eseguirà, fino
alla morte avvenuta nel 1944, una serie di autoritratti. La sua opera
d'artista è profondamente segnata dalla tensione verso una più alta
libertà pittorica, da una continua ricerca sull'essenza
dell'esistenza umana, passando attraverso la nascita, l'erotismo,
l'amore, l'angoscia, la morte con una capacità d'introspezione
psicologica non comune. Per le sue esigenze di libertà fu
considerato dai suoi contemporanei artista radicale e, dalla stampa
conservatrice dell'epoca, un anarchico.
|