Rivista Anarchica Online
Imporre mai!
Ho letto con
notevole interesse sullo scorso numero l'articolo di Fausta
Bizzozzero "Quel tabù dell'inviolabilità" a proposito della
donazione di organi. Una donazione che, quasi clandestina e per molti
versi "punita" sino a qualche tempo fa, oggi (sull'onda dei
successi medici e della generale approvazione incontrata dai
trapianti di cuore) si vorrebbe favorire con una legge per cui ogni
individuo che non abbia espressamente negato di voler donare i suoi
organi viene automaticamente ritenuto favorevole a donarli in caso di
morte. Ho letto
l'articolo, dicevo, con notevole interesse e coinvolgimento anche
perché, socio dell'AIDO da 10 anni e da più di 15 donatore di
sangue, non posso che essere favorevole a che la gente dia ciò che
si può dare senza danno e/o fatica (il sangue) o ciò che non serve
più perché morti (gli organi). Sono insomma uno di quelli che, come
dice Fausta, gira con la dichiarazione di donazione in tasca, eppure
(pur concordando con molte delle idee espresse nell'articolo)
dissento con la tesi di fondo da lei espressa. Intendiamoci,
dietro al mio dissenso non c'è nessuna idea circa la sacralità di
un corpo ormai senza vita (sono ateo da sempre e da sempre cerco di
scoprire ed eliminare dalle mie idee ogni ciarpame clericale) e bene
fa Fausta a criticare quelle tesi che, come quelle dell'AED
Femminismo, su tale sacralità affondano le radici; così come fa
bene a ricordare che tanti anarchici scelsero di donare il loro corpo
alla scienza in un estremo atto di volontà e di amore per l'umanità.
Ecco, proprio da queste due ultime cose trae origine il mio
disaccordo. Io ritengo che la
società, per non essere un'invivibile gabbia - quale così spesso è
- ma un ambito in cui, pur con le necessarie regole e norme, regnino
la libertà e la creatività, debba fondersi sulla sempre più
volontaria adesione ad essa degli individui che la compongono. È
questo un discorso molto lungo ed articolato e non è facile
condensarlo nello spazio di una lettera. Tuttavia penso che sia
sufficientemente chiaro a tutti come sia da perseguire il fatto che
ogni società - ed in particolare una società anarchica - debba
tendere a far sì che coloro che la compongono ci vivano non per
abitudine meccanicamente dovuta all'uso o al nostro essere, in
parte (Aldous Huxley diceva, ed io concordo, che l'uomo è un
animale individuale che ama vivere in società), animali "di
gruppo" quanto per una scelta che quotidianamente si rinnovi.
Ed in questo senso la solidarietà, l'amore per il prossimo, la
volontà di agire anche per il suo bene (oltreché per il nostro)
sono obiettivi che la società può o meno favorire ma mai
imporre, pena la perdita del loro valore. Ecco, proprio ad
una perdita di valore, allo snaturamento della scelta di amore per il
prossimo che anima ogni donatore, porterebbe la legge sulla
donazione. Una legge che, fra l'altro, non nasce tanto da un
desiderio di aumentare la solidarietà ed il mutuo appoggio fra gli
individui, quanto dalla volontà di "funzionalità" degli stessi
che sta alla base di molta cultura moderna (come dice giustamente
Fausta, la morte e la malattia "turbano" non solo chi ne è
vittima ma l'intero corpo sociale; inoltre il malato costa, per cui,
come per le macchine, sostituiamo il pezzo e via, come nuovi). In parole povere
non credo alla validità ed all'efficacia dell'amore per decreto -
anche se ciò portasse ad allungare un po' qualche vita, fosse pure
la mia - mentre credo nella necessità che l'amore di ognuno per
tutti debba e possa essere una scelta ed un desiderio che ognuno
matura in sé e costantemente rinnova. Di fronte ad una
legge come quella proposta, quindi, credo che non stia a noi, e non
sia nemmeno giusto, ricercarne il valore mentre invece sarebbe forse
più utile (ed anarchicamente, e soprattutto umanamente, valido) far
sì che vengano tolte tutte le pastoie legali che (a parte ovviamente
i controlli igienico-sanitari) regolano o regoleranno le donazioni di
sangue ed organi. Donazioni che,
ricordiamolo sempre, sono scelte strettamente individuali e, in
quanto tali, da rispettare al di là delle motivazioni su cui
poggiano e che possiamo approvare o respingere ma che, finché
restano in un ambito strettamente individuale, non possiamo/dobbiamo
ignorare o reprimere. Tutto questo,
ovviamente, favorendo campagne di sensibilizzazione tese a far sì
che tanti (tutti magari) scelgano di donare organi e sangue perché
lo desiderano, non perché non hanno fatto in tempo a negarsi.
Franco Melandri
(Forlì)
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