Rivista Anarchica Online

rivista anarchica
anno 16 nr. 139
estate 1986


Rivista Anarchica Online

Cose turche
di Fausta Bizzozzero

Tempi duri, questi, per chi continua ad interessarsi dei cosiddetti "problemi sociali". Per chi non sa o non riesce a chiudere gli occhi, per chi si arrabbia e si sente impotente di fronte all'indifferenza generale. Tempi bui. Pullulano e riscuotono grande successo libri fatti di niente, i cui protagonisti - sempre benestanti - sembrano avulsi da qualunque realtà concreta, siano giovani alla ricerca del successo o che al successo ci sono arrivati, e proiettano l'immagine di una società dorata, quasi che al mondo non esistesse null'altro - come in Ballo di famiglia dell'osannato David Leavitt - o personaggi storici rivisitati senza che emergano le turbolenze, i conflitti economici e sociali, le tragedie delle epoche in cui sono vissuti - come in La ragazza col turbante di Marta Morazzoni. Libri magari anche pregevoli da un punto di vista stilistico-formale ma decisamente soft, libri per non pensare, che poi è quello che la gente sembra desiderare.
Per fortuna, però, ogni tanto un libro anomalo muove le acque stagnanti della cultura mercificata buttando il sasso della denuncia. È il caso di Faccia da turco recentemente edito da Pironti (pagg, 256, lire 16.000). L'autore è Günter Wallraff, un giornalista tedesco che da sempre si è distinto per il suo impegno civile e sociale facendo della sua professione uno strumento per attaccare e rendere pubblici i soprusi, le ingiustizie, le illegalità della "democrazia" tedesca.
La sua tecnica è quella di infiltrarsi nelle realtà su cui vuole indagare, vivendo e osservando dall'interno: l'ha fatto anni fa facendosi assumere dalla catena editoriale di Axel Springer e utilizzando i risultati della sua inchiesta nel libro Il grande Bugiardo (edito da Feltrinelli e purtroppo esaurito), considerato ormai un classico sui metodi di manipolazione della notizia nei giornali popolari. L'ha fatto ora, con la determinazione di documentare il razzismo, trasformandosi in un turco - Alì - con l'aiuto di lenti a contatto, di una buona parrucca e di un accento straniero, e vivendo come un turco per due anni. Per entrare a far parte a pieno titolo di questo esercito di disperati su cui tutti sputano, costretti a fare i lavori più umili e più pericolosi senza le più elementari misure di sicurezza, costretti a ritmi di lavoro disumani a salari da fame, Günter-Alì deve aver avuto un bel coraggio: e infatti ha rischiato più volte la vita, si è rovinato i polmoni lavorando in una azienda per lo smaltimento di scorie nocive, è stato per due anni deriso, insultato, discriminato, sempre e ovunque.
Ma ne valeva la pena: lo sfruttamento bestiale e illegale di agenzie che subappaltano mano d'opera in nero persino per lavori statali, forti della protezione di uomini e partiti politici, quello delle industrie farmaceutiche che utilizzano i turchi come cavie per la sperimentazione di nuovi prodotti, quello dei fast-food, le morti bianche senza conseguenze, le malattie (per ogni turco che muore o si ammala ce ne sono tanti pronti a prendere il suo posto), tutto viene denunciato e documentato (nomi, società, capitali, colloqui). Viene così alla luce l'altra faccia della democrazia tedesca (ma potrebbe anche essere quella italiana o svizzera o americana), una "democrazia" che legittima l'esistenza di un razzismo diffuso a tutti i livelli della società: Alì non troverà neppure un prete disposto a battezzarlo, né un po' di solidarietà dai seguaci di Bagwan che tanto parlano d'amore!