Rivista Anarchica Online
Persone e simboli
di Pasquale Masciotra
Il recente
scalpore sollevato da più parti politiche e da più organi di stampa
sulla questione del monumento a Bresci richiederebbe risposte chiare
ed argomentate a quanti si sono cimentati, in questa circostanza, nel
più malevolo tentativo di discredito dell'anarchismo messo in atto
negli ultimi anni. Il monumento a
Bresci è stato presentato alla pubblica opinione con una fisionomia
delimitata dai due poli della bizzarria estemporanea di alcuni
appartenenti al movimento anarchico carrarese da una parte, e della
simpatia per l'azione armata sempre presente nel movimento anarchico
dall'altra. Insomma, a leggere i giornali, sembrava che l'anarchismo
contemporaneo, in occasione della proposta del monumento a Bresci, si
muovesse entro i limiti della "bizzarria folcloristica" da
una parte e della "lotta armata" dall'altra. Come dire:
niente di nuovo sotto il sole, gli anarchici sono sempre i soliti
mattacchioni dei quali, però, è bene diffidare perché qualche
volta possono essere anche pericolosi. Altro aspetto
collaterale alla vicenda, curioso ma non strano, è stato il fatto
che l'occasione del monumento a Bresci avrebbe svelato la presenza di
simpatie sotterranee per l'atto sovversivo in partiti di sicura
appartenenza alle istituzioni dominanti. Infatti, amministratori
locali carraresi appartenenti a questi partiti hanno ricevuto più
comunicazioni giudiziarie per aver votato a favore dei permessi
necessari per la erezione del monumento a Bresci, di quante non ne
abbiano mai ricevute loro stessi o loro colleghi per malversazioni in
campo amministrativo. Pare dunque certo e condiviso nelle istituzioni
dominanti che beccarsi una denuncia per essere favorevoli al
monumento a Bresci sia più onorevole che beccarsela per peculato o
reati consimili, soprattutto a Carrara. Ciò a riprova del fatto che
le categorie fondamentali e costitutive dell'etica possono
prescindere del tutto da quelle della pratica partitica. Sarà
interessante, se possibile, verificare alle prossime elezioni locali
carraresi se ed in qual misura le denunce subite si trasformeranno in
un aumento delle preferenze elettorali per gli amministratori. Per converso, se
per alcuni appartenenti alle istituzioni dominanti il monumento a
Bresci ha fornito il banco di prova della esistenza di una presunta
dimensione etica del partitismo, per un gruppo anarchico lo stesso
monumento avrebbe fornito - come testualmente è stato scritto su un
volantino - "la prova della democraticità delle istituzioni".
È davvero sorprendente constatare quanto un monumento, sia pure a
Bresci, possa contribuire a riavvicinare le istituzioni dominanti al
movimento anarchico e viceversa! Forse rientra in questa strategia la
ventilata proposta di Craxi di collocare il monumento a Bresci dentro
un bel museo da dedicare al movimento anarchico. Mi sembra che ce ne
sia abbastanza perché gli anarchici italiani, e fra essi la FAI, si
decidano a dare a ciascuno le risposte dovute dopo averne
adeguatamente discusso. Personalmente mi
limito a esprimere la mia opinione che è la seguente: l'atto di
Gaetano Bresci è stato espressivo di uno dei principi propri
dell'anarchismo, quello del diritto alla rivolta contro l'ingiustizia
che comporta l'affermazione che nessun uomo di potere può ritenersi
immune quando il suo potere si traduce in morti e distruzioni per il
popolo. Non ho simpatie per la pena di morte, da chiunque decretata
ed eseguita, ma è certo che l'atto di Bresci, doloroso, è quanto di
più lontano si possa immaginare da un'esecuzione. Non ho simpatia
per i monumenti, a chiunque dedicati, ma è certo che l'atto di
Bresci ha implicazioni umane e politiche troppo ampie, complesse,
vitali per poter essere costrette, schematizzate, pietrificate dentro
un monumento, anche se fatto del miglior marmo della amata Carrara. La critica
anarchica al potere ed alle sue istituzioni ne investe anche i
simboli celebrativi. Il ribaltamento dei valori del potere e dei suoi
simboli non può svilirsi nella riproduzione speculare delle loro
immagini e dei loro rituali. Io credo che richieda ben altro, a
partire dalla riaffermazione intransigente della nostra irriducibile
diversità dell'essere persone autentiche fra persone, contro
l'essere simboli in un mondo spettacolare di simboli.
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