Rivista Anarchica Online
Trieste
di Roberto Facchin
Si sa che i potenti
quando decidono di fare una cosa la fanno. Trieste l'"italianissima"
- come si usa dire da queste parti - non è sfuggita alla regola. Il
potente di turno è l'ENEL che ha scelto proprio questa città come
sito per l'insediamento di una centrale a carbone. Chi ha qualche
reminiscenza di geografia ricorderà forse che Trieste è una specie
di grande insenatura chiusa, con davanti il mare e alle spalle il
Carso, spazzata da un vento (la bora) che raggiunge sovente i 150
Km/h. Questa, tra tutte le zone della regione Friuli Venezia-Giulia,
è stata indicata dall'ENEL come quella presentante tutte le
caratteristiche più adatte per un insediamento di una centrale a
carbone (immaginate le ceneri che svolazzano in tutta la città
trasportate dalla bora o immaginate un camino che per disperdere tali
ceneri dovrebbe essere alto 250 metri). Il NO alle centrali vale, è
inutile dirlo, per tutte le centrali indistintamente, dato che
ragionamenti del tipo "tanto l'inquinamento se lo beccano gli
altri" non possono passare per la testa di chi ha veramente a cuore
la tutela dell'ambiente (di tutto l'ambiente, non solo di quello che
lo circonda). Sottolineare però come, tra tutti i siti possibili, la
scelta sia caduta su Trieste è importante per far capire come, di
fronte agli interessi economici (migliaia di miliardi, in questo
caso), istituzioni che spesso li osteggiano riescano a trovare
accordi impensabili in altre sedi. E ciò, si osservi, mentre sono
ormai più di 25.000 le firme raccolte contro la centrale e,
soprattutto, mentre l'ENEL continua ad affermare impunemente che
l'energia che si produrrà verrà esportata, essendo già ampiamente
coperto il fabbisogno energetico regionale. Tornando ai
potenti, l'ENEL, non contento della sua scelta demenziale da buon
"ente pubblico" (che spende, proprio in quanto tale, danaro dei
cittadini) ha rifiutato tutte le garanzie (filtri, depuratori, ecc.)
che un comitato scientifico aveva richiesto a termine di
legge, motivando tranquillamente il suo diniego col fatto che
tali garanzie (quelle, ripeto, previste dalla legislazione italiana,
che già di per sé sono minime) comporterebbero un aumento dei
costi, per cui o la centrale va bene così o la si fa da un'altra
parte. L'ENEL non ha ovviamente mai detto questo, ma basta andare a
Monfalcone (vicino a Trieste) dove vi è un'altra centrale, per
vedere che cosa intenda l'ENEL per garanzie a tutela della salute (i
vestiti lavati non possono essere messi ad asciugare fuori perché
diventano neri). Meglio, direte voi,
la facciano da un'altra parte! Ma avrete commesso un errore, poiché
vi sarete dimenticati delle due altre forze che costituiscono la
nefanda triade dei potenti: i partiti politici e - dulcis in fundo -
i beneamati sindacati. Riguardo ai partiti
va detto che Trieste può ben vantarsi (unica in tutta Italia) di
aver avuto l'unico sindaco (un democristiano) che ha espressamente
proposto Trieste come sito per la centrale: un po' come dare le
chiavi della città a mamma ENEL. Va inoltre rilevato come tutti i
partiti che si erano mostrati all'inizio favorevoli alla centrale
(cioè tutti, tranne PCI, DP e Movimento Trieste) si sono poi
ravveduti man mano che prendeva corpo il secco "no" della
popolazione alla centrale: popolo significa voto e voto, si sa,
significa poltrona (in tutto questo un ruolo significante ha avuto
"Il Piccolo" - di nome e di fatto - vero e proprio organo di
disinformazione locale). E i sindacati?
Favorevoli alla centrale a causa dei posti di lavoro che avrebbe
creato: una motivazione arteriosclerotica sotto ogni punto di vista.
In primis poiché istituzionalizza una volta di più il binomio posti
di lavoro/produzioni nocive, quasi che ormai nel nostro Belpaese
le uniche industrie in cui vale la pena di investire siano quelle che
producono sostanze inquinanti o quelle belliche. Inoltre poiché,
investendo i soldi previsti per la costruzione della centrale in
altri settori, si creerebbero più posti di lavoro e più duraturi
(l'ENEL stessa ha affermato che, comunque, i posti di alto livello
saranno riservati a tecnici specializzati lombardi). Questi i
retroscena. Al momento attuale ogni decisione in merito all'inizio
dei lavori è sospesa essendo le forze politiche locali troppo
impegnate a ricostruire un consiglio comunale letteralmente scioltosi
durante i mesi estivi (le poltrone - come si diceva - restano sempre
le poltrone). Nel frattempo l'ENEL sta premendo per avere una
risposta definitiva da parte degli enti locali. Per i potenti il
tempo è denaro, si sa. Ma per i triestini quel denaro che oggi
andrebbe a riempire le tasche di pochi potrebbe in futuro significare
per molti cancro polmonare. Se la centrale si farà, evidentemente
non saranno bastate le firme. Allora, più che
mai, la parola "delega" dovrà sparire dal nostro vocabolario.
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