Rivista Anarchica Online

rivista anarchica
anno 16 nr. 141
novembre 1986


Rivista Anarchica Online

Trieste
di Roberto Facchin

Si sa che i potenti quando decidono di fare una cosa la fanno. Trieste l'"italianissima" - come si usa dire da queste parti - non è sfuggita alla regola. Il potente di turno è l'ENEL che ha scelto proprio questa città come sito per l'insediamento di una centrale a carbone.
Chi ha qualche reminiscenza di geografia ricorderà forse che Trieste è una specie di grande insenatura chiusa, con davanti il mare e alle spalle il Carso, spazzata da un vento (la bora) che raggiunge sovente i 150 Km/h. Questa, tra tutte le zone della regione Friuli Venezia-Giulia, è stata indicata dall'ENEL come quella presentante tutte le caratteristiche più adatte per un insediamento di una centrale a carbone (immaginate le ceneri che svolazzano in tutta la città trasportate dalla bora o immaginate un camino che per disperdere tali ceneri dovrebbe essere alto 250 metri). Il NO alle centrali vale, è inutile dirlo, per tutte le centrali indistintamente, dato che ragionamenti del tipo "tanto l'inquinamento se lo beccano gli altri" non possono passare per la testa di chi ha veramente a cuore la tutela dell'ambiente (di tutto l'ambiente, non solo di quello che lo circonda). Sottolineare però come, tra tutti i siti possibili, la scelta sia caduta su Trieste è importante per far capire come, di fronte agli interessi economici (migliaia di miliardi, in questo caso), istituzioni che spesso li osteggiano riescano a trovare accordi impensabili in altre sedi. E ciò, si osservi, mentre sono ormai più di 25.000 le firme raccolte contro la centrale e, soprattutto, mentre l'ENEL continua ad affermare impunemente che l'energia che si produrrà verrà esportata, essendo già ampiamente coperto il fabbisogno energetico regionale.
Tornando ai potenti, l'ENEL, non contento della sua scelta demenziale da buon "ente pubblico" (che spende, proprio in quanto tale, danaro dei cittadini) ha rifiutato tutte le garanzie (filtri, depuratori, ecc.) che un comitato scientifico aveva richiesto a termine di legge, motivando tranquillamente il suo diniego col fatto che tali garanzie (quelle, ripeto, previste dalla legislazione italiana, che già di per sé sono minime) comporterebbero un aumento dei costi, per cui o la centrale va bene così o la si fa da un'altra parte. L'ENEL non ha ovviamente mai detto questo, ma basta andare a Monfalcone (vicino a Trieste) dove vi è un'altra centrale, per vedere che cosa intenda l'ENEL per garanzie a tutela della salute (i vestiti lavati non possono essere messi ad asciugare fuori perché diventano neri).
Meglio, direte voi, la facciano da un'altra parte! Ma avrete commesso un errore, poiché vi sarete dimenticati delle due altre forze che costituiscono la nefanda triade dei potenti: i partiti politici e - dulcis in fundo - i beneamati sindacati.
Riguardo ai partiti va detto che Trieste può ben vantarsi (unica in tutta Italia) di aver avuto l'unico sindaco (un democristiano) che ha espressamente proposto Trieste come sito per la centrale: un po' come dare le chiavi della città a mamma ENEL. Va inoltre rilevato come tutti i partiti che si erano mostrati all'inizio favorevoli alla centrale (cioè tutti, tranne PCI, DP e Movimento Trieste) si sono poi ravveduti man mano che prendeva corpo il secco "no" della popolazione alla centrale: popolo significa voto e voto, si sa, significa poltrona (in tutto questo un ruolo significante ha avuto "Il Piccolo" - di nome e di fatto - vero e proprio organo di disinformazione locale).
E i sindacati? Favorevoli alla centrale a causa dei posti di lavoro che avrebbe creato: una motivazione arteriosclerotica sotto ogni punto di vista. In primis poiché istituzionalizza una volta di più il binomio posti di lavoro/produzioni nocive, quasi che ormai nel nostro Belpaese le uniche industrie in cui vale la pena di investire siano quelle che producono sostanze inquinanti o quelle belliche. Inoltre poiché, investendo i soldi previsti per la costruzione della centrale in altri settori, si creerebbero più posti di lavoro e più duraturi (l'ENEL stessa ha affermato che, comunque, i posti di alto livello saranno riservati a tecnici specializzati lombardi).
Questi i retroscena. Al momento attuale ogni decisione in merito all'inizio dei lavori è sospesa essendo le forze politiche locali troppo impegnate a ricostruire un consiglio comunale letteralmente scioltosi durante i mesi estivi (le poltrone - come si diceva - restano sempre le poltrone). Nel frattempo l'ENEL sta premendo per avere una risposta definitiva da parte degli enti locali. Per i potenti il tempo è denaro, si sa. Ma per i triestini quel denaro che oggi andrebbe a riempire le tasche di pochi potrebbe in futuro significare per molti cancro polmonare. Se la centrale si farà, evidentemente non saranno bastate le firme.
Allora, più che mai, la parola "delega" dovrà sparire dal nostro vocabolario.