Rivista Anarchica Online
Artigianato e altro
di AA. VV.
Ancora una
pagina dedicata agli interventi degli artisti. Baj, Bentivoglio ed
Echaurren analizzano il rapporto tra arte e artigianato. Aut-art si
presenta e riflette sul rapporto tra il dire ed il fare.
Nessuna
differenza (Enrico Baj)
Non vi è alcuna
differenza tra il prodotto di un artigiano e quello di un artista: la
distinzione stessa tra homo faber e homo artisticus è in pratica
assai ardua. Ma attenzione! che il quesito è mal posto: vi si parla
di prodotto, cioè di un termine tipico della società di produzione
e consumo. In questi termini il prodotto migliore dovrebbe essere
quello industriale perché ottenuto in gran quantità, uguale per
tutti e a prezzi concorrenziali.
La differenza è
l'individuo(E. Bentivoglio)
Nei musei
archeologici non abbiamo "opere d'arte" ma oggetti d'uso. Con
la produzione in serie l'oggetto d'uso industrialmente prodotto, nato
da progettazione, si è sostituito all'oggetto manualmente prodotto;
e l'oggetto manualmente prodotto, divenuto mero veicolo
d'espressione, si è sganciato da ogni "utilità" assumendo
il rango di "opera". Tra i due livelli, ossia tra l'oggetto
di produzione industriale e l'"opera", si è inserito
questo fenomeno intermedio, la produzione artigianale. Dunque oggi
l'oggetto d'uso manualmente prodotto è la testimonianza di una
transizione. L'artigiano in realtà ci dà lavori meno espressivi di
quelli di un bambino (carichi, questi ultimi, di libertà e cultura
filogenetica) e meno risolti di quelli di un designer (rispondenti
concretamente agli attuali bisogni, e quindi sinceri, ricchi di
quell'armonia che proviene dalla risposta concreta a una funzione).
Ma l'artigiano è l'erede di una tradizione, ha ciò che in molti
casi l'artista non ha più: l'esperienza profonda della materia, la
conoscenza, tramandata e acquisita, di alcuni suoi segreti. È
questo il fascino dell'artigianato, e forse il migliore
artigiano è il più anonimo, quello che non si sforza di
assomigliare a una artista. Per concludere, la differenza tra il
prodotto artigianale e il prodotto di un artista, è in un certo
senso quella che esiste tra ciò che definiamo istinto e ciò che
definiamo scelta. In modo più contratto direi che questa differenza
è: l'individuo.
Originalità e
tradizione (P. Echaurren)
La differenza tra
un'opera d'arte ed una d'artigianato sta nell'assoluta originalità e
unicità che deve caratterizzare l'opera artistica, e la sua
intuizione (ogni modo poetico è un mondo del tutto nuovo e personale
rispetto al precedente); l'artigianato invece fa sempre riferimento a
tradizioni, abitudini e usi che sa interpretare anche creativamente,
ma da cui non può mai prescindere; detto ciò non è impossibile che
un artigiano diventi un buon artista o che arte e artigianato possano
unirsi per produrre oggetti particolarmente stimolanti e validi.
La dimensione
collettiva(Aut-Art)
La sigla Aut-Art è
l'abbreviazione di ASSOCIAZIONE CULTURALE PER L'AUTOGESTIONE
ARTISTICA. La necessità di mettere in piedi una situazione di questo
tipo è nata dalla constatazione che un'esperienza pratica,
collettiva, non può prescindere da un momento di confronto teorico.
Ci siamo però anche resi conto che la maniera migliore per elaborare
qualcosa di veramente genuino ed originale a livello di produzione di
idee, era attuare manifestazioni ed attività che non nascessero,
come avviene normalmente, per il volere del critico di turno e
dell'Assessore alla cultura più intraprendente, ma piuttosto per
l'esigenza degli operatori di confrontarsi periodicamente su temi
comuni. Concretizzare questa dinamica significa introdursi in una
dimensione interattiva. Per quello che
riguarda l'autogestione e l'interazione, si può capire molto ancora,
continuando a parlare del percorso di AUT-ART. All'inizio questo era
un gruppo numeroso ma l'esigenza teorica di poter lavorare attorno a
temi comuni, non ha in seguito avuto riscontro nella realtà: ci si è
accorti che le manifestazioni che venivano periodicamente allestite
non si differenziavano granché da qualsiasi mostra collettiva, tanto
"vetrinata" quanto "velleitaria". Si viveva
nell'impossibilità di far seguire al lavoro teorico la realizzazione
pratica. Eravamo in una fase nella quale l'associazionismo era
vissuto più come tribalismo che come momento di analisi interattiva.
Ci si ritrovava per stare insieme, discutere su quanto si sarebbe
potuto fare e in questo rituale si esaurivano molte delle migliori
energie. Probabilmente ciò era abbastanza gratificante per chi si
sentiva frustrato rispetto alle possibilità di espressione della
propria ricerca; dall'insoddisfazione conseguente si è avviata una
selezione per affinità sulle cui basi abbiamo organizzato il primo
lavoro che ci ha portato a sviluppare i temi rappresentati poi ne
"L'IDEALE È
SUGGERIRE". Come è stato detto
all'inizio, uno dei problemi che si sono posti, era quello di far
seguire al lavoro teorico quello pratico; si può immaginare come far
interagire delle persone che si occupano di espressioni artistiche
diverse quali ceramica, pittura, musica, video ecc. sia sicuramente,
nella pratica, molto difficile. L'esperienza di AUT-ART ci ha
insegnato che lo si può fare solamente quando esiste un buon grado
di affinità tra le persone che svolgono i lavori. Non abbiamo
incontrato problemi per mancanza di affinità politica perché
vivendo in una fase dove questi, almeno da parte nostra, sono stati
digeriti, è chiaro che a monte di una affinità creativa esiste tra
noi un'affinità umana. Essa è quindi la prerogativa essenziale
affinché il nostro operare quotidiano sviluppi riflessioni e
sperimentazioni tanto più efficaci e originali quanto vissuti in una
dimensione interattiva. Il momento
dell'allestimento de "L'IDEALE È
SUGGERIRE" è stato fondamentale per questo perché ci ha dato
la possibilità di realizzare quello che era nelle nostre intenzioni
come non era avvenuto nelle manifestazioni precedenti dove tutto era
individualizzato.
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