Rivista Anarchica Online
Parola di AAM
di Redazione di AAM Terra Nuova
Già il titolo ("I
Verdi e noi") marca una distinzione d'identità significativa. Il
testo, poi, del redazionale che sull'ultimo numero (33/34,
maggio/agosto '87) di AAM Terra Nuova fa da cappello al dibattito su
verdi, potere, istituzioni, elezioni, ecc., è ancora più esplicito. Lo riportiamo
integralmente, convinti come siamo che si tratti di una delle prese
di posizione più interessanti emerse nel corso del dibattito
sviluppatosi negli ultimi tempi in campo " verde",
"alternativo", "ecologista" e via discorrendo (l'uso
delle virgolette è d'obbligo, data la generale strumentalità con
cui simili definizioni vengono utilizzate). In questa
riflessione della redazione di AAM Terra Nuova troviamo affinità di
pensiero e sentiamo accenti di comune sensibilità, quali ci è
impossibile ritrovare con quanti - sotto il simbolo del sole che ride
- hanno scelto di percorrere la via elettorale/istituzionale: una
strada vecchia, già percorsa con sempre rinnovate illusioni da molti
movimenti illusi di poter sfuggire all'abbraccio strangolatore del
potere e dei suoi perversi meccanismi.
Coi referendum
ormai solo un ricordo, eccoci qui alla vigilia di una nuova tornata
elettorale. E per un'associazione come la nostra, cosi profondamente
coinvolta in un disegno di trasformazione diretto e libertario del
sistema di vita attuale, porsi di fronte ad una scelta non è cosa
facile. Oscillanti come siamo tra animismo e prassi, memoria laica e
ricerca di mondi infiniti, tra organizzazione e movimento, impegno
antinucleare e proposte di vita, facciamo fatica ad identificarci con
qualcosa o qualcuno. Polarità, è inutile ricordarlo, ormai
patrimonio genetico di un nostro essere che tende a saldare pratica e
pensiero, impegno sociale e ricerca personale. Allora, come ci
orientiamo? Molti se lo chiederanno visto che questa volta, la prima,
ci sono i Verdi, cugini di fatto e in alcuni casi fratelli di
percorso. l fratelli li salutiamo e siamo certi che saranno con noi
comunque, ma altre componenti dell'area verde non ci piacciono
affatto. Non ci piace la
presunzione e l'arroganza con cui viene condotto il dibattito sulle
scelte che contano. Non ci piace la
più o meno pesante ingerenza che porta alcuni - pressoché
sistematicamente - a invadere territori altrui, noncuranti delle
differenze manifeste. Non ci piace la superficialità,
l'improvvisazione, lo snobismo verso tutti i piccoli ma concreti
cambiamenti quotidiani. Vorremmo che il
cerchio si chiudesse, magari anche in piccolo, su di uno scenario
compiuto, prototipo di un essere diversi. Vorremmo sentire chiari
sforzi nel tentativo di disegnare un quadro "gerarchico mobile",
trasversale e in movimento, che sappia garantire presenza e
continuità al tempo stesso, in un ambito però orizzontale e
conviviale. Individualità e poteri personali che si ergono a partire
da effettive capacità, ma anche da regole del gioco diverse..., e
qui veramente, bisogna partire in piccolo e dal proprio "orticello",
per poter imprimere tempi e modalità appropriate al nostro bisogno
di libertà e trasformazione. Vorremmo meno
spinta e attrazione verso le istituzioni e maggior creatività per
inventare momenti, espressioni, spazi; le reali fondamenta di una
società nuova. E il movimento,
quello magmatico, di cui ci sentiamo parte, che nasce e cresce in
piccoli rivoli da lucide intuizioni e necessità dirette,
manifestazione di forza e desiderio, va dunque incontro ad un vero e
proprio esame di maturità, dal quale ci auspichiamo ne esca
rafforzato. Da parte nostra, con dieci primavere alle spalle,
continueremo a fare quello che abbiamo sempre fatto o comunque
tentato, andando oltre la monogamia del colore fisso e seguendo i
cugini verdi con la giusta distanza, una distanza - a nostro avviso -
effettiva! Una divaricazione presente agli occhi di tutti è iniziata
già nell'85, questa ulteriore tappa non può che renderla ancora più
profonda. Il movimento per
noi deve restare movimento, meglio se in grado di organizzarsi (anzi
è auspicabile), ma sempre movimento rimanga. Sono forse tempi che la
storia (...e il nostro essere uomini tecnologizzati...) ci impone, ma
alla crescita e allo sviluppo di vere capacità trasformative,
dobbiamo concedere tempo, tanto tempo. Pensiamo che il
cambiamento di costume e modello di sviluppo tanto auspicati, possano
e debbano partire dalle case, le vere palestre della nuova società,
per poi allargarsi a macchia d'olio e accerchiare il "palazzo".
Un itinerario inverso a quello in atto in tanti ambienti verdi nel
rispetto comunque dei percorsi opposti e altrui e - non si sa mai -
complementari. Staremo a vedere.
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