Rivista Anarchica Online
Nel cuore della tenebra
di Fausta Bizzozzero
Fine aprile 1986. È
una splendida giornata in Italia - tersa, con un cielo blu come
raramente accade e la primavera che finalmente è esplosa - quella in
cui ci colpisce come una meteora la notizia dell'arrivo della nube di
Chernobyl. È
altrettanto bella questa giornata anche in Germania, nel
Meclemburgo, dove la protagonista e io narrante (Christa Wolf, Guasto,
Edizioni E/0, 1987, pagg. 131, lire 16.000) si trova, sola, in una
vecchia casa di campagna. La notizia del "guasto" a una
centrale nucleare arriva sulle onde della radio: non è inaspettata
per chi, come lei, si è interrogata ed ha riflettuto a lungo sui
rischi di una scienza che non conosce le conseguenze delle sue
scoperte e malgrado questo non si ferma; eppure..., eppure la rabbia
e l'angoscia sono grandi e la coscienza non tace, non si nasconde di
fronte all'orrore, un orrore alimentato anche dal contrasto con la
visione idilliaca di una campagna in pieno fulgore. A tanto si doveva
arrivare, a tanto siamo arrivati. Il "guasto"
(Chernobyl non viene mai citato) segna un punto di rottura, segna un
limite simbolico ormai superato oltre il quale non è più possibile
pensarsi e pensare il futuro. È
una giornata particolare, e non solo per il "guasto" o per
una nuvola che si sposta col suo carico radioattivo sulle ali del
vento (mai più, mai più sarà possibile pensare alle nuvole come
"prima"); oggi un'equipe di medici super-specializzati sta
operando il fratello al cervello, sta tentando di estirpare un tumore
senza ledere i centri nervosi essenziali. L'angoscia si somma
all'angoscia dell'attesa, il dolore al dolore. Con chi parlare di
quel che accade e che incombe se non con il fratello assente, tanto
amato e tanto diverso, così sicuro dell'ineluttabilità del
progresso e della scienza, così legato e rinchiuso dentro una
concezione tutta razionale del mondo e della vita? A lui - che giace
incosciente in una asettica sala operatoria - si possono raccontare
pensieri, riflessioni, dubbi, pur sapendo quali sarebbero le sue
risposte, proprio perché il suo cervello, aperto sotto i ferri dei
chirurghi, rappresenta simbolicamente il luogo in cui si è creata la
cultura umana, quella cultura che ha fatto dell'uomo il "padrone
dell'universo" e ne ha determinato tutte le scelte. "A Quale crocevia
l'evoluzione in noi umani ha imboccato la strada sbagliata, al punto
che abbiamo associato il soddisfacimento del piacere alla spinta alla
distruzione. Oppure, ponendo diversamente la domanda, quale paura
separa rigidamente quei giovani così coscienziosi (gli scienziati
novelli Faust, n.d.r.) da ciò che noi gente normale chiamiamo
"vita". Una paura che dev'essere così enorme che essi
preferiscono "liberare" l'atomo piuttosto che se
stessi...". Così si domanda,
nel soliloquio e colloquio a distanza col fratello, Christa Wolf,
"Chi, fratello, fissa i confini del pericolo entro cui dobbiamo
vivere?", "se fin da bambini ci hanno inculcato un bisogno
così impellente di dominio e subordinazione, da porli alla base
dell'invenzione dei nostri dei; da essere anzi esposti (...)
all'obbligo di sottometterci a uomini, idee, idoli. Dov'è allora,
fratellino, la via di scampo? Dov'è l'uscita di sicurezza?". Piccoli gesti
quotidiani scandiscono le ore di questa giornata particolare, aiutano
a sopportare l'angoscia e l'attesa dell'esito dell'operazione: le
mani coscientemente e volutamente nude nella terra del giardino, la
colazione, le stoviglie da lavare, un giro in bicicletta in paese,
una passeggiata nel bosco. È
qui che le torna alla mente la fiaba "Fratellino e Sorellina"
che tanta tristezza trasmetteva a tutti e due da bambini a cui
comunque sempre malgrado la paura si riaccostavano: "Fratellino,
non bere. O diventerai un animale feroce e mi sbranerai" e ogni
volta, diventando protagonisti della fiaba, il fratellino non
riusciva a resistere alla sete e finiva per bere. Non succede, lo
sappiamo, solo nelle fiabe. Quando, quando
avremo il coraggio di recarci fino al centro del punto cieco della
nostra cultura? Quando avremo il coraggio di affrontare il "cuore
della tenebra"?
|