Rivista Anarchica Online
Musica & idee
a cura di Marco Pandin (marcpan@tin.it)
Conflict
È uscito a febbraio un nuovo
album dei C0NFLICT. Il titolo è "The final
conflict", la copertina nera, l'etichetta è
l'indipendente Mortarhate, gestita da alcuni membri del gruppo
stesso.
Parlando dei Conflict vengono in mente
ricordi, discussioni ed argomenti di qualche anno fa, quando il
"punk" era oggetto di attenzione non solo da parte dei
venditori di dischi e di abbigliamento, ma anche da parte della
polizia. Non è finito tutto con il 1984. Il tempo non si è
fermato.
Sembra che i Conflict ora, e con questo
disco, stiano lì a ricordarci che, anche se ogni giorno è
un nuovo giorno, la battaglia per la sopravvivenza (non solo quella
culturale...) è aperta e pesante più che mai. Proprio
oggi, a due passi dal Duemila. Otto anni di attività sulla
strada, oltre ottocento concerti, essenzialmente tenuti per sostenere
economicamente associazioni alternative, dall' Animal Liberation
Frontal London Bust Fund, da Greenpeace alla piccola ma
combattiva libreria e casa editrice pacifista Housmans di
Londra.
L'esordio dei Conflict avvenne in casa
Crass ("The house that man built", il loro primo 7" ep,
risale alla fine del 1981), ed i membri del gruppo furono tra gli
attivisti del primo Centro di Documentazione Anarchica londinese,
quel famoso Centro Iberico durato troppo poco. Era il 1982. E
se i Crass rappresentavano l'apoteosi dell'oltraggio anarchico ed il
riferimento "ideologico" dei nuovi fermenti, se i POISON
GIRLS di Vi Subversa allestivano la sagra della complessità
dei rapporti umani (creatività + pazzia + liberazione), i
Conflict completavano la triade della nuova musica libertaria inglese
perché riuscivano a catturare qualsiasi segnale di tensione,
qualsiasi sentimento di indignazione e violenza, e a trasformarlo in
pura potenza (riflessione + intelligenza). Tutti i lavori discografici del
gruppo, indistintamente, sono opera di passione e sconvolgimento,
consapevolezza ed agitazione, e "The final conflict" non è
da meno. L'accoppiata musica-testi è a dir poco incendiaria, e
l'intero album sorprende per freschezza, spontaneità e
determinazione. Già presente nelle registrazioni del
precedente doppio lp dal vivo "Turning rebellion into money",
accanto a Colin Jerwood e compagni ritroviamo Steve
Ignorant, ex-vocalist dei Crass.
I dischi dei Conflict non sono
regolarmente distribuiti in Italia: si possono trovare nei negozi che
trattano materiale discografico d'importazione o, con molta
difficoltà, presso qualche centro di distribuzione
indipendente.
Scrivete a Mortarhate,
p. o. box 448, Eltham, London SE9, England.
Heiner Goebbles
Segnalazione agitata ma doverosa per
un album complicato ma affascinante quale "The man in the
elevator" di HEINER GOEBBELS, tastierista e compositore
d'eccezione (e membro dei Cassiber...). Basato sulla lettura (in
tedesco ed in inglese, contemporaneamente!) del l'omonimo testo di
Heiner Müller- che
racconta delle allucinazioni e della psicologia di un impiegato
rimasto chiuso in un ascensore (in verità, la storia è
molto più complicata...) - "The man in the elevator"
spezzetta e riassembla il meglio dell'avanguardia europea e
statunitense.
La musica di Goebbels è in
bilico tra passato e presente, presenta sfaccettature colorate e
luminosissime, è ricca di sorprese e repentini cambiamenti.
Il disco arriva alla fine e lascia dopo
di sé un vuoto tangibile. Ho ascoltato quest'album un mucchio
di volte, e mi sono sorpreso ad attendere, quasi come un gioco, la
chitarra di Fred Frith (quali brividi!), la voce carezzevole e
malata di Arto Lindsay, la tromba sinuosa di Don Cherry...
Per finire la lista delle collaborazioni, restano da citare il
percussionista Charles Hayward, Ned Rothemberg al sax e
George Lewis al trombone. L'etichetta è l'indipendente
tedesca ECM, regolarmente distribuita in Italia: il disco è
reperibile con una discreta facilità nei negozi che trattano
jazz e avanguardia.
Paul Horn
La primavera sarà già
esplosa al momento che queste recensioni saranno pubblicate, ma non
importa: ecco un album "natalizio". Si tratta di "The
peace album" del mitico flautista e ricercatore PAUL HORN,
conosciuto soprattutto per aver realizzato capolavori dal gusto
particolare quali "Inside the Taj Majal", o "Inside
the Great Pyramid", nei quali le registrazioni del suo flauto
erano state effettuate proprio in quei luoghi così ricchi di
mistero e di fascino.
Stavolta Horn è rimasto a casa,
in California, ed ha realizzato una raccolta di composizioni diverse,
musica classica, antica, popolare, contemporanea tutte più o
meno ispirate al tema della pace.
L'intero lavoro, si legge tra le note
di copertina, è dedicato alla pace nel mondo. Si potrà
essere d'accordo o meno con intenzioni e metodi: resta il fatto che
"The peace album" è un capolavoro e che Paul Horn,
se non esistesse, bisognerebbe inventarlo. Il disco è edito
dall'indie tedesca Kuckuck, ed è reperibile nei negozi
che trattano musica classica e d'avanguardia.
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