Rivista Anarchica Online

rivista anarchica
anno 19 nr. 163
aprile 1989


Rivista Anarchica Online

Musica & idee
a cura di Marco Pandin (marcpan@tin.it)

Conflict

È uscito a febbraio un nuovo album dei C0NFLICT. Il titolo è "The final conflict", la copertina nera, l'etichetta è l'indipendente Mortarhate, gestita da alcuni membri del gruppo stesso.
Parlando dei Conflict vengono in mente ricordi, discussioni ed argomenti di qualche anno fa, quando il "punk" era oggetto di attenzione non solo da parte dei venditori di dischi e di abbigliamento, ma anche da parte della polizia. Non è finito tutto con il 1984. Il tempo non si è fermato.
Sembra che i Conflict ora, e con questo disco, stiano lì a ricordarci che, anche se ogni giorno è un nuovo giorno, la battaglia per la sopravvivenza (non solo quella culturale...) è aperta e pesante più che mai. Proprio oggi, a due passi dal Duemila. Otto anni di attività sulla strada, oltre ottocento concerti, essenzialmente tenuti per sostenere economicamente associazioni alternative, dall' Animal Liberation Frontal London Bust Fund, da Greenpeace alla piccola ma combattiva libreria e casa editrice pacifista Housmans di Londra.
L'esordio dei Conflict avvenne in casa Crass ("The house that man built", il loro primo 7" ep, risale alla fine del 1981), ed i membri del gruppo furono tra gli attivisti del primo Centro di Documentazione Anarchica londinese, quel famoso Centro Iberico durato troppo poco. Era il 1982. E se i Crass rappresentavano l'apoteosi dell'oltraggio anarchico ed il riferimento "ideologico" dei nuovi fermenti, se i POISON GIRLS di Vi Subversa allestivano la sagra della complessità dei rapporti umani (creatività + pazzia + liberazione), i Conflict completavano la triade della nuova musica libertaria inglese perché riuscivano a catturare qualsiasi segnale di tensione, qualsiasi sentimento di indignazione e violenza, e a trasformarlo in pura potenza (riflessione + intelligenza).
Tutti i lavori discografici del gruppo, indistintamente, sono opera di passione e sconvolgimento, consapevolezza ed agitazione, e "The final conflict" non è da meno. L'accoppiata musica-testi è a dir poco incendiaria, e l'intero album sorprende per freschezza, spontaneità e determinazione. Già presente nelle registrazioni del precedente doppio lp dal vivo "Turning rebellion into money", accanto a Colin Jerwood e compagni ritroviamo Steve Ignorant, ex-vocalist dei Crass.
I dischi dei Conflict non sono regolarmente distribuiti in Italia: si possono trovare nei negozi che trattano materiale discografico d'importazione o, con molta difficoltà, presso qualche centro di distribuzione indipendente.
Scrivete a Mortarhate, p. o. box 448, Eltham, London SE9, England.

Heiner Goebbles

Segnalazione agitata ma doverosa per un album complicato ma affascinante quale "The man in the elevator" di HEINER GOEBBELS, tastierista e compositore d'eccezione (e membro dei Cassiber...). Basato sulla lettura (in tedesco ed in inglese, contemporaneamente!) del l'omonimo testo di Heiner Müller- che racconta delle allucinazioni e della psicologia di un impiegato rimasto chiuso in un ascensore (in verità, la storia è molto più complicata...) - "The man in the elevator" spezzetta e riassembla il meglio dell'avanguardia europea e statunitense.
La musica di Goebbels è in bilico tra passato e presente, presenta sfaccettature colorate e luminosissime, è ricca di sorprese e repentini cambiamenti.
Il disco arriva alla fine e lascia dopo di sé un vuoto tangibile. Ho ascoltato quest'album un mucchio di volte, e mi sono sorpreso ad attendere, quasi come un gioco, la chitarra di Fred Frith (quali brividi!), la voce carezzevole e malata di Arto Lindsay, la tromba sinuosa di Don Cherry... Per finire la lista delle collaborazioni, restano da citare il percussionista Charles Hayward, Ned Rothemberg al sax e George Lewis al trombone.
L'etichetta è l'indipendente tedesca ECM, regolarmente distribuita in Italia: il disco è reperibile con una discreta facilità nei negozi che trattano jazz e avanguardia.

Paul Horn

La primavera sarà già esplosa al momento che queste recensioni saranno pubblicate, ma non importa: ecco un album "natalizio". Si tratta di "The peace album" del mitico flautista e ricercatore PAUL HORN, conosciuto soprattutto per aver realizzato capolavori dal gusto particolare quali "Inside the Taj Majal", o "Inside the Great Pyramid", nei quali le registrazioni del suo flauto erano state effettuate proprio in quei luoghi così ricchi di mistero e di fascino.
Stavolta Horn è rimasto a casa, in California, ed ha realizzato una raccolta di composizioni diverse, musica classica, antica, popolare, contemporanea tutte più o meno ispirate al tema della pace.
L'intero lavoro, si legge tra le note di copertina, è dedicato alla pace nel mondo. Si potrà essere d'accordo o meno con intenzioni e metodi: resta il fatto che "The peace album" è un capolavoro e che Paul Horn, se non esistesse, bisognerebbe inventarlo. Il disco è edito dall'indie tedesca Kuckuck, ed è reperibile nei negozi che trattano musica classica e d'avanguardia.