Rivista Anarchica Online
Io voterò perché
Cari compagni, presto saremo chiamati
alle urne, dopo le elezioni, per i referendum sulla caccia. Ancora
una volta il Potere "vestito d'umana sembianza" chiamerà
i suoi fedeli sudditi ad esprimersi, tanto per indossare i panni
della democraticità.
Analizzando questa proposta
referendaria ci si rende subito conto che si verrebbe a creare un
vuoto legislativo: scomparirebbero quelle leggi che consentono
attualmente l'esercizio venatorio. Questo senz'altro non decreterebbe
la morte della caccia, perché tutti (e gli animalisti per
primi) sanno che ci sarebbe subito qualche galoppino di partito
pronto a ripresentare qualche nuova proposta di legge: nessuna
illusione, quindi.
E allora perché tanto
accanimento da parte degli animalisti nel voler vincere a tutti i
costi questa sfida elettorale? Da parte mia potrei suggerire una
risposta del tutto istintiva e personale, ma sono sicuro che la
grande maggioranza degli animalisti sarebbero pronti a
sottoscriverla: in caso di sconfitta al referendum (o in caso di
annullamento del medesimo per l'astensione di massa, come è
già accaduto a livello regionale in Emilia Romagna) il
movimento animalista perderebbe inevitabilmente la sua
rappresentatività sia verso se stesso sia verso il grande
pubblico. Rappresenterebbe la fine della guerra alla caccia, alla
vivisezione, alle pellicce, agli zoo, a tutte le forme di
sfruttamento animale. Verrebbe decretata la fine, in sostanza, di
quel grande e variegato movimento che, pur con tutti i suoi difetti,
le sue contraddizioni, le sue vene di legalismo isterico, è
stato in grado di coagulare al suo interno istanze libertarie,
momenti di vera azione diretta, efficienti metodologie di lotta
contro quei potentati socio-economici (armaioli, capitalisti,
industriali, medici senza scrupoli, etc.) che, guarda caso, stanno
sui coglioni anche a tanti movimenti progressisti e/o alternativi
(fra cui anche il movimento libertario). Se invece il referendum si concludesse
con la vittoria degli animalisti, indipendentemente da quello che
potrebbe succedere "dopo" fra le mura del potere
costituito, si darebbe a tutti, grande pubblico in testa, la
dimostrazione che questo movimento è stato in grado di
coinvolgere, di rendere partecipe e di farsi capire dalla gente: si
tratterebbe solo di una vittoria morale ma avrebbe un significato e
un corollario di conseguenze semplicemente colossale.
Ecco perché, una volta tanto,
non mi asterrò ma andrò a votare; e voterò
contro la caccia, pur sapendo in perfetta coscienza che forse servirà
a poco o niente da un punto di vista pratico. Ma andrò a
votare per contribuire ad evitare il disfacimento del movimento
animalista o forse, chissà, per contribuire addirittura a
sancirne l'apoteosi.
E se facendo questo mi sentirò
addosso la sensazione di aver perso l'etichetta di "anarchico"
o quello che è, poco danno: meglio perdere un'etichetta
rompendo una tradizione che perdere l'occasione di ricoprire di merda
associazioni venatorie, armaioli e fucilatori della domenica.
Anche solo moralmente.
Alessandro Canzonieri
(Mestre-Venezia)
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