Rivista Anarchica Online
Senzapatria? No!
Vorrei portare a conoscenza i lettori
di una vicenda poco simpatica. La storia ha inizio nel dicembre '89
quando ho deciso (come diffusore di "Senzapatria"
rivista bimensile antimilitarista), di recarmi alla neonata
biblioteca comunale (pubblica) di Casatenovo per vedere se era
possibile fare un abbonamento alla suddetta rivista.
Dalle addette alla biblioteca, mi è
stato riferito che come regolamento interno si facevano arrivare solo
riviste e giornali che non erano organi di partito e che in ultima
analisi era l'assessore alla Pubblica Istruzione (Galbiati,
democristiana) a decidere cosa poteva avere accesso, e cosa no, nella
biblioteca.
Essendo Senzapatria una rivista
antimilitarista (forse l'unica in Italia), quindi non di partito, ho
ritenuto poteva essere una tra le riviste che avrebbe potuto avere
libero accesso nella biblioteca. Ho lasciato, come mi è stato
chiesto, una copia del giornale dato che l'assessore, sig.na
Galbiati, avrebbe dovuto controllare il contenuto della rivista.
Ogni qualvolta che mi recavo in
biblioteca per sentire cosa si era deciso in proposito, mi sentivo
dare sempre le stesse risposte evasive: è una rivista di parte
ecc..., oppure si cercava di contrabbandare l'abbonamento di
Senzapatria con altre riviste tipo Azione nonviolenta. Stanco di essere preso per i fondelli,
ho deciso di telefonare direttamente all'assessore. Da notare che in
biblioteca ci sono altri fogli (molto più di parte) tipo il
Resegone o l'Avvenire (venduti persino nelle chiese). Ho telefonato
all'assessore presentandomi e spiegandole il motivo per cui la
chiamavo.
Subito mi ha assalito verbalmente
dicendomi come mai mi permettevo di disturbarla a casa, poi
continuava dicendo che lei, comunque, cose anarchiche (sue parole) in
biblioteca non ne voleva (come se fosse cosa sua); e poi continuava
dicendo: "Voi anarchici siete come le Brigate Rosse". A questo punto mi è salito,
come si dice, il sangue alla testa. Premetto che Senzapatria come ho
detto sopra è una rivista antimilitarista, nel sottotitolo c'è
scritto "rivista antimilitarista ed antiautoritaria" (anche
se sono parecchi gli anarchici che collaborano).
Fatto sta che ho risposto con tono
dicendole che stava dicendo grosse cazzate e le consigliavo di
documentarsi prima di parlare per niente e che comunque per quelle
affermazioni che aveva appena fatto potevo anche denunciarla (cosa
che sto facendo). Quest'ultima frase se non altro ha avuto il potere
di calmarla e farle perdere quel tono arrogante e prepotente che
aveva poc'anzi.
Nonostante tutto però, non
voleva capire ragioni e non accettava il fatto che Senzapatria è
una rivista che rientra benissimo tra quelle che il loro stesso
regolamento indicava come idonea. Mi ripeteva che chi è
interessato a questa rivista può comprarsela in edicola, che è
di parte, che lei non è d'accordo con quello che c'è
scritto, ecc...
Questa è la conferma che molti
politici pretendono di usare le strutture pubbliche come se fossero
di loro proprietà. Gli interessi politici e quindi partitici
sono davanti a tutto, il resto, le esigenze della gente, i loro
interessi non contano più di tanto. Alla fine della
conversazione la sig.na Galbiati mi dice che al di là di tutto
lei era già d'accordo con la bibliotecaria nel non volere
Senzapatria in biblioteca. Cosa non vera perché all'inizio la
signora che lavora nella biblioteca era disposta ad accettare la
rivista se io mi impegnavo a portarla o fare l'abbonamento di tasca
mia.
Per finire, vedendo la mia insistenza,
l'assessore mi dice di farle avere qualche altro numero della rivista
dato che ha "perso" il numero che le avevo fatto avere
precedentemente.
La storia ricomincia di nuovo e finisce
il giorno 6 aprile; passando di nuovo in biblioteca per la solita
risposta ho avuto la (s)fortuna di incontrare la Galbiati.
Ha inizio la solita discussione, poi
tra le cose già dette mi dice: "Non possiamo fare questo
abbonamento perché altrimenti ne dovremmo fare un altro ad una
rivista militarista" (?!) e termina dicendo che "...quando
Senzapatria sarà molto seguita si farà l'abbonamento".
Come dire: le minoranze finché restano tali non hanno diritto
né di esistere né di farsi conoscere.
Questo è un virus molto
pericoloso che alimenta l'inferiorità verso le varie minoranze
e fa sviluppare la mentalità razzista.
Non faccio altri commenti: ognuno può
trarne di suoi. Saluti antimilitaristi
Tiziano Viganò (Casatenovo)
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