Cari compagni, mi sono risoluta a scrivervi dopo che, sfogliando distrattamente il
quotidiano "la Repubblica" dell'8 febbraio
1992, ho letto il titolo di un trafiletto: "Processato a 88 anni per la statua a Bresci". Leggendo l'articolo sono
venuta a conoscenza del fatto che Ugo Mazzucchelli è stato rinviato a giudizio dalla sezione istruttoria
della
corte d'appello di Genova perché accusato di "finalità di terrorismo e di eversione dell'ordine
democratico".
Dopo un primo momento di stupore ed incredulità mi sono dovuta convincere, con conseguente
indignazione,
della veridicità dell'accaduto. A parte il fatto che lo stesso consiglio comunale di Carrara si era
pronunciato
favorevolmente alla collocazione in una pubblica piazza del monumento, e che i giudici di Genova
nonché
quelli di Massa Carrara, avevano decretato che l'atto non costituiva reato e che era pertanto da considerarsi
"inammissibile l'appello proposto dal procuratore generale della repubblica" contro Mazzucchelli, la mia rabbia
è aumentata considerando tutta la vicenda da un punto di vista storico-politico. Bresci ("suicidatosi"
in carcere
nel 1901) fu un regicida, vero, ma ritengo indispensabile, per meglio comprendere la vicenda, riflettere sugli
avvenimenti accaduti in Italia durante il periodo che va dall'unificazione ai primi anni del secolo attuale.
L'unità d'Italia fu espressione della volontà popolare nella misura in cui venne chiesto, per via
plebiscitaria, ai
neo-italiani di scegliere se preferivano sottomettersi alla monarchia imperiale austriaca od a quella piemontese
dei Savoia. Il popolo non fu in possibilità di decidere il tipo di istituzioni politiche che l'Italia avrebbe
dovuto
avere, ma queste gli furono imposte; tra i due mali gli fu chiesto di scegliere il minore. Dopo l'unificazione le
leggi piemontesi vennero estese a tutta la penisola, compreso il suffragio estremamente ristretto e
censitario.
Ciò significa che il governo italiano e tutti gli atti da esso emanati non furono mai espressione della
maggioranza della popolazione, bensì della minoranza borghese. Ora, se accettiamo la teoria
democratica
secondo la quale un governo è legittimo solo se espressione della maggioranza di tutto il popolo, senza
distinzione di censo e di natali, dobbiamo necessariamente considerare ingiusta la costituzione di stampo
liberal-repubblicano. Da questo punto di vista era allora doveroso da parte di un cittadino, soprattutto anarchico,
insorgere contro questo stato di cose. Certo, è vero che Bresci faceva parte della comunità
italiana negli Stati
Uniti, ma era pur sempre un anarchico italiano, avente quindi a cuore le vicende del suo Paese. Inoltre non
dimentichiamo che noi libertari, per la nostra stessa natura cosmopolita, siamo portati a prendere parte attiva
nelle lotte per la conquista della libertà, dovunque esse si combattano. E proprio il fatto che Bresci
viveva negli
USA, e che quindi aveva un rapporto indiretto con gli avvenimenti italiani, dovrebbe rivalutarne la sua figura:
egli, venendo in Italia con il suo scopo, sapeva benissimo che sarebbe andato incontro a morte certa, sia che il
regicidio fosse riuscito, sia che fosse fallito. Nonostante ciò per amore di libertà e giustizia,
porta a compimento
l'opera prefissatasi. Ultima cosa da ricordare il motivo per cui Umberto I fu giustiziato: la linea da lui e dal suo
governo adottata in quegli anni (fine 1800) era di stampo decisamente reazionario, ed aveva provocato
malcontenti e critiche non solo nell'area di opposizione parlamentare, ma soprattutto nell'opinione pubblica, la
quale tendeva ad orientarsi sempre più verso posizioni progressiste. Nel 1898 scoppiarono tumulti
contro il
carovita che determinarono una dura reazione del governo: a Milano l'esercito prese a cannonate la folla inerme
che protestava per l'aumento del prezzo del pane, assassinando decine di persone. Il generale Bava Beccaris,
responsabile dell'eccidio, fu decorato ed apostrofato come salvatore della patria dal re Umberto I. A ciò
seguirono dei provvedimenti durissimi, atti a colpire l'opposizione, come la limitazione delle fondamentali
libertà (di stampa, di associazione, di riunione).
Ecco, questo il contesto storico-politico in cui si inquadra il regicidio di Bresci. A coloro che ritengono
"immorale" ricordare individui come questo, persone che dettero la vita per amore di giusti ideali, a coloro che
considerano i libertari come dei carnefici amanti del sangue e della violenza, simpatizzanti della rivoluzione
per la rivoluzione, io obietto che è ora che essi aprano gli occhi e le menti e che considerino finalmente
gli
anarchici per quello che sono: dei democratici radicali i cui scopi si possono riassumere in tre parole:
libertà,
uguaglianza e giustizia. Se tutto ciò non dovesse convincere queste persone a prendere atto
dell'erroneità delle
loro posizioni, allora dovrei ricordare loro che se si schierano contro Bresci, devono schierarsi anche contro tutti
quei tentativi democratici, violenti e non, di conquistare la libertà politica e privata. Quindi che essi
prendano
posizione contro i movimenti democratici che operano nei paesi dell'Est europeo, dell'America Latina,
dell'Africa e dell'Asia. E se hanno il coraggio di obiettare che questi movimenti tendono a conquistare la
democrazia mentre il gesto di Bresci tende a "sovvertire l'ordine democratico", io ritengo di aver dimostrato che
in Italia, tra la fine del 1800 e l'inizio del 1900, l'ordinamento politico fosse di carattere monarchico-"liberale"
(e quindi elitario) e perciò tutt'altro che democratico. Un fraterno saluto a tutti i compagni
Cristiana Gianiorio
(Roma)
"Ho attentato al capo dello stato perché a parer mio egli è responsabile di tutte le vittime
pallide e sanguinanti
del sistema che lui rappresenta e fa difendere. E come ho detto altre volte, concepii tale disegnamento dopo le
sanguinose repressioni avvenute in Sicilia circa 7 o 8 anni or sono, in seguito agli stati d'assedio emanati per
decreto reale in contraddizione alla legge dello Stato. E dopo avvenute le altre repressioni del '98, ancora
più
numerose e più barbare, sempre in seguito agli stati d'assedio emanati con decreto reale, il mio proposito
assunse
in me maggiore gagliardia."
Gaetano Bresci Brano tratto da; "Storia degli anarchici italiani nell'epoca degli attentati" di Pier Carlo Masini.
Il "Tirannicidio" quando la comunità non ha altri mezzi per mettere fine a una oppressione ingiusta,
è stato
giustificato anche da solennissimi moralisti della Chiesa cattolica...Umberto I, negli ultimi anni del suo regno,
si era messo a fare il tiranno nel significato classico della parola, tenendo mano allo strangolamento delle
libertà
politiche: stati d'assedio nel 1894, stati d'assedio nel 1898, leggi eccezionali del generale Pelloux. Ecco
perché
la memoria di Gaetano Bresci è rimasta circondata con un'aureola di simpatia e gratitudine nella
coscienza di
molti italiani, anche non anarchici..".