Rivista Anarchica Online
Musica & idee
a cura di Marco Pandin (marcpan@tin.it)
Matching Mole Il nostro viaggio immaginario
si era interrotto il mese scorso in Inghilterra, a casa di Robert Wyatt, ed è ancora
da lì che si riprende oggi il cammino. Nonostante in questa rubrica ci si occupi quasi esclusivamente
di
produzioni discografiche indipendenti, stavolta farò uno strappo alla regola segnalandovi la quasi
recente
pubblicazione su CD (e in una serie economica, il prezzo è sulle 13-14mila lire) dei due album dei
MATCHING MOLE da parte dell'allora etichetta di Wyatt, la multinazionale CBS,
nel frattempo fagocitata
dal colosso intergalattico Sony. Da quanto sono venuto a sapere, sembra sarà tra breve
rintracciabile, e sempre nella stessa serie economica,
anche il primo ed introvabile album da solista di Robert Wyatt «The end of an ear» che, come dice il titolo, al
tempo della sua pubblicazione rappresentò davvero la fine di un modo di sentire/concepire la musica.
Era il 1972, ma Matching Mole non è oggi una riesumazione: la chitarra di Phil Miller è
ben lontana dalla
cimiterialità e fa sognare un sacco di gente anche nel 1993, come pure c'è chi si accende di luce
propria al solo
nominare Dave McRae, Bill MacCormick e Dave Sinclair, che attorno a Wyatt si raccolsero dopo che i Soft
Machine avevano deciso di intraprendere dei percorsi commercialmente più sicuri. Si può
sorridere dell'assonanza curiosa tra il nome «Matching Mole» e «Machine Molle», vale a dire Soft
Machine in francese ... Non c'è niente da ridere invece, e solo da ascoltare e meditare, di fronte a
questi due piccoli monumenti sonori
innalzati alla faccia della Macchina Morbida. Il rock allora in voga viene ridotto in macerie, i pentagrammi
impazziscono, le geometrie musicali si fanno
nervose e complesse per poi dissolversi in armonie semplici, quasi infantili. I testi si trasformano in metafore,
in proclami politici (si era negli anni Settanta, lo ricordo ... ), in canzoni d'amore lunari ed oblique. Da
valutare attentamente è l'intero progetto del gruppo: oltre all'intersezione suono più immagine,
i testi sono
fondamentali almeno quanto lo stile della vita di tutti i giorni. Le copertine dei due dischi sono
indimenticabili, con le talpe che si incontrano, poi «Little red record» che si
rifà alla grafica rivoluzionaria maoista. E i testi? Ecco un piccolo scampolo: «...Come molti
tra voi anch'io ho i miei dubbi sull'arricchire chi tra noi è già ricco. Fino a quando potrò
far finta
che la musica sia più importante del combattere per un mondo socialista?» da «Gloria gloom»).
Leggendo parole come queste, il pensiero non può che correre all'oggi, al mutamento progressivo
dei contenuti,
oltre che della forma e della comunicazione musicale. Nel parlare di Robert Wyatt, lo scorso mese mettevo
in rilievo il bilanciamento sottile tra serietà e impegno, tra
rigore ideologico e humor.ll rosso e il nero. Non appena si leggono i crediti, in questi dischi, si scopre che i
musicisti sono elencati secondo la lunghezza della barba... Indirizzi per i contatti: niente da fare.
Negativland C'è gente che fa
dell'ironia sui potenti, per poi prendersi delle scarpate sui denti. La rima è venuta così,
spontanea, un po' alla Skiantos, e la lascio: magari i NEGATIVLAND potranno
utilizzarla in una loro prossima uscita; visto come gli stanno andando le cose ... Il gruppo in questione
viene dalla California e, dal 1980 ad oggi, ha pubblicato sei/sette dischi, alcune cassette
e un video. Difficilmente collocabili in un «genere» preciso, i Negativland potrebbero essere considerati
una forma musicale
di satira sociale, oppure un collettivo di personaggi polemici impegnato in soluzioni musicali d'avanguardia.
Nelle loro canzoni (che volentieri si trasformano in notevoli capolavori di post-produzione in studio) si
perpetra
l'assalto alle tradizioni, alla famiglia, allo stereotipo, alla pubblicità, alla religione, al mondo dello
spettacolo,
a Michael Jackson, ai mass-media. Pur non essendo rintracciabili nelle loro incisioni elementi punk,
hardcore, heavy-metal etc., i Negativland si
sono costruiti attraverso i testi una reputazione pericolosa. Relativamente ignorati dal mondo musicale ufficiale
(hanno sempre rigorosamente autoprodotto ed autodistribuito i loro dischi, solo recentemente e
temporaneamente si sono associati all'indie americana SST ed a quella svizzera Rec Rec), si sono messi in guai
seri nell'estate 1991, quando hanno osato prendere di mira (si fa per dire, ovviamente ... ) nientemeno che gli
U2. Se n'era accennato anche su queste pagine: i Negativland avevano pubblicato un disco intitolato «U2»,
che
conteneva una parodia di «I still havent't found what l'm looking for», una canzone che a quel tempo era
stabilmente ai primi posti delle classifiche di mezzo mondo. Purtroppo per noi che non conosciamo
l'inglese sufficientemente bene, grande parte dell'ironia e del sarcasmo
sono incomprensibili: non ci sono i testi allegati, e il tutto si riduce per noi ad una specie di trasmissione
radiofonica con il dj che parla sopra alla musica. La reazione è stata onestamente sproporzionata
rispetto al reale danno, soprattutto tenendo conto della tiratura
e della capacità reale di diffusione del disco in questione (fra dischi,CD e cassette erano circa 10 mila
copie in
tutto) e più che dagli U2 è venuta dai legali dei proprietari delle edizioni del gruppo irlandese.
Nella pratica, un'operazione censoria è stata fatta passare come una questione di copyright.
Convincendo i giudici che un disco intitolato «U2» avrebbe indotto alla confusione i consumatori (si
ipotizzava
che milioni di fans disinformati avrebbero corso il rischio di acquistare un falso, ritenendolo un nuovo prodotto
degli U2, cioè di «quelli veri»), sono riusciti a farlo rientrare dalla distribuzione e a ordinarne la
distruzione,
nonché a far pagare una multa piuttosto pesantella alla SST, colpevole di aver prodotto e pubblicato il
disco in
questione. Quel che è peggio, è che i rapporti tra Negativland e SST si sono
irrimediabilmente guastati per questioni di
soldi e di responsabilità. A quanto si capisce, gli unici a guadagnare migliaia di dollari da tutta la
faccenda sono i padroni della musica.
Una storia piuttosto stronza per gli U2, che perdono un po' di punti in immagine, nonostante sia evidente che
i quattro irlandesi adesso più famosi dei Beatles e di Gesù Cristo siano stati coinvolti in questa
faccenda loro
malgrado. Una storia altrettanto antipatica per i Negativland, che comunque hanno approffittato di
un'occasione per farsi
un po' di pubblicità. Un grosso conto da pagare per l'incazzatissima SST, rimasta da sola a
fronteggiare avvocati e case
discografiche: hanno chiesto agli U2 di fare un concerto gratis per aiutarli a pagare le spese legali, ma una
risposta sembra non sia ancora arrivata (mai come in questo caso il silenzio è d'oro...). Comunque
sia, se volete sapere tutto su questa storia, c'è «The letter U and the numerai 2», una rivista di 96
pagine fitta di informazioni sul caso, con allegato sonoro sotto forma di CD. Tra i contenuti, segnalo la
copia degli atti del processo, i comunicati stampa di SST e Negativland, nonché le
lettere da questi agli U2 e personaggi satellite, corrosive e sarcastiche al pari dei testi delle canzoni del gruppo
(...dei Negativland, non degli U2!). La rivista/C D è pubblicità in edizione limitata da Rec
Rec, P.O. Box 717 CH8026 Zurich (Switzerland). In Italia si dovrebbe trovare tramite ADN di Milano.
Per contattare i Negativland direttamente, scrivete a: 1920 Monument Blvd. MF-1 Concord CA94520
(United
States of America). Per far sapere la vostra opinione sulla censura discografica ai padroni della musica: U2 c/o
Principle Management (Attn. Paul McGuinness), 30-32 Sir John Rogerson's Quay, Dublin 2, Ireland, oppure
U2 c/o Island Records (Attn. Chris Blackvell), 22 St.Peter's Square, London W6, England. Per recuperare
qualche soldo, la SST ha messo in circolazione una t-shirt con su stampato uno slogan piuttosto
esplicito: «Kill Bono». Indossarla qui e ora potrebbe significare un grosso rischio. Potete richiederla,
purtroppo non so quanto costa,
ma si tratterà di una ventina di dollari (comprese le spese postali) a SST Records, 10500 Humbolt
Street, Los
Alamitos CA90077 (United States of America).
Lynx Segnalo adesso una compilation in
forma di due cassette da 90 minuti ciascuna e un libretto di carta riciclata,
«dedicata a tutte le creature in schiavitù». Viene dalla Germania e si intitola «Lynx»,
come l'organizzazione
inglese che si batte contro lo sterminio degli animali da pelliccia. Immagino, anzi lo spero, che se dei soldi
verranno raccolti dalla vendita di questi nastri, questi finiscano in
buone mani. Cioé alla Lynx, in Germania o in Inghilterra che sia. I gruppi che partecipano a questa
iniziativa sono tanti e generalmente sconosciuti, tranne qualche nome
(Tirofisso, A-Soma, Trespassers W, eccetera), e provengono da paesi diversi dell'Europa tipo Inghilterra,
Francia, Italia, Olanda, Finlandia e ovviamente Germania, con un paio di puntate negli Stati Uniti. Nella
quasi totalità dei casi i contributi ritornano con i testi e con la grafica (a ciascuno è dato lo
spazio di una
pagina nel libretto) sulle tematiche dello sfruttamento degli animali e sulla brutalità degli allevamenti
industriali.
Una certa difficoltà nella comunicazione deriva dal fatto che il libretto e i testi sono quasi
completamente scritti
in tedesco. I curatori, consapevoli del fatto, desiderano comunque far notare che le parole sono qui meno
importanti delle azioni, e che ciò che più conta è recepire il messaggio e dare una mano
concretamente. Lingua tedesca a parte, non sono riuscito a trovare uno straccio di indirizzo, a parte i
contatti per i musicisti.
Le cassette le ho comunque prese al Backdoor di Torino (in via Pinelli, 45), dove immagino vi sapranno fornire
informazioni più dettagliate.
Howth-castle
Altra cassetta che ho preso al Backdoor è quella degli
HOWTH-CASTLE, registrata dal vivo al centro sociale
«Il Boschetto» il 5 febbraio scorso, durante un concerto a sostegno di Luna Nera. La registrazione è
buona e
fatta dal mixer da Marco Milanesio di Hax. Buona anche la qualità complessiva. Oltre all'onnipresente
trio
Stefano/Lalli/Vanni ci sono Sergio Milani dei Kina ed Alberto Ventrella alla chitarra (anche lui ex Kina).
Otto canzoni in tutto, tra cui due davvero molto belle: «Questi anni» dei Kina in versione
acustica, e «L'uomo
dal braccio spezzato» pubblicata in una versione un po' diversa sulla B-side dell'ultimo 7" di
Tirofisso. 5mila lire spese bene: speditele al Backdoor, oppure direttamente a Luna Nera c/o C. Decanale,
casella postale
144, 10064 Pinerolo (Torino).
Orsi Lucille
Ancora, dallo stesso «giro» ma stavolta con il nome ORSI LUCILLE,
segnalo la canzone «Silvia Baraldini»,
registrata su una cassetta che viene inviata a chi ne fa richiesta (potete anche spedire voi una cassetta vuota su
cui verrà fatta la registrazione). Questa non è una canzone da ascoltare e basta.
Trasmettetela se collaborate all'attività di una radio, duplicatela
e fatela circolare, suonate la canzone col vostro gruppo, fate passare il messaggio, fate conoscere il caso.
Tralascio ogni commento sulla canzone. Dovreste già sapere tutto.
Karma Restando nel settore delle
autoproduzioni, ecco un lavoro piuttosto interessante fatto dai KARMA di Andria.
«Forse domani» è una cassetta fatta in casa (con tutti i limiti ed il fascino che questo comporta): dieci
brani e
un libretto fotocopiato in cui, oltre ai testi delle canzoni e ad alcuni scritti, sono riportati alcuni articoli tratti da
Anarres e da Senzapatria. Attivi nel centro sociale locale, con «Forse domani» i Karma intendono
«celebrare» a modo loro i cinquecento
anni della scoperta dell'America. Nonostante la scarsità degli strumenti tecnici e l'approssimazione degli
arrangiamenti, il gruppo dimostra grinta, combattività e voglia di dar fuoco al grigiore della vita di tutti
i giorni. Con questo nastro, hanno certamente trovato un modo intelligente per aprire gli spazi della propria
proposta
musicale e prendere contatti con l'esterno. «Forse domani» costa 5mila lire più le spese postali, e va
richiesto
a Salvo Lorusso, via G. Poli, 49, 70031 Andria (Bari).
Sardegna Dalla Sardegna, ci è stata
segnalata la nascita di RAIOS, un'etichetta discografica indipendente che si propone
di diffondere la voce di musicisti locali lontani dal music business. La prima uscita è uno split
7"con i gruppi ISTRALES e NXN. I primi sono una vecchia conoscenza
del punk
italiano: si chiamavano P.S.A. (Punk Sound Against, se non ricordo male...) ed avevano avuto qualcosa
pubblicato anche all'estero. I secondi sono una formazione recente. Parlare di «buon inizio» può
sembrare sciocco, eppure di questo alla fin fine si tratta. Il brano «Bandiere nere»
degli Istrales è davvero ben fatto e ben realizzato, quindi immagino ci sarà qualche buona
sorpresa
nell'imminente nuovo disco, qui annunciato. Se non ce la fate ad aspettare, scrivete subito a RAIOS c/o
Luigi Carta, via P. Demuro 11, Quartiere Carbonazzi,
07100 Sassari.
|