Rivista Anarchica Online

rivista anarchica
anno 27 nr. 233
febbraio 1997


Rivista Anarchica Online

Produzione, società, conflitto di classe
di Guido Barroero

Questo il titolo del Convegno che si è tenuto a Genova-Sestri Ponente l'uno e il due novembre scorso, promosso dalle riviste Chaos, Collegamenti/Wobblies, Comunismo Libertario, Sindacalismo di Base, Per il Sessantotto e dal Circolo Culturale Ombre Rosse che ne ha curato l'organizzazione.
Ne diamo un breve resoconto perché, al di là del fatto che la maggioranza dei partecipanti facesse più o meno esplicito riferimento all'area libertaria e anarchica, le tematiche trattate sono state di grande interesse per chi oggi faccia propria una visione di critica radicale dell'attuale assetto socio-economico-politico.
Si è trattato, come dal titolo si può intendere, del tentativo di delineare un quadro d'insieme, empiricamente e materialmente fondato, delle grandi trasformazioni e ristrutturazioni in atto attraverso le quali le società capitalistiche avanzate, come la nostra, stanno tentando di uscire dal guado della crisi, e dei riflessi economici, sociali e politici che le classi subalterne ne subiscono in termini di pauperizzazione, precarizzazione e difficoltà a riorganizzare una difesa autonoma anche dei propri interessi più immediati.
Una tematica dunque vasta e ambiziosa che si misurava con numerose teorizzazioni che oggi vengono fatte da più parti su una cosiddetta fase "post-fordista" intendendo con questo termine sia un nuovo assetto produttivo non più fondato - per quanto riguarda la grande azienda manifatturiera - sulla catena di montaggio ford-taylorista, sia un nuovo assetto politico sociale caratterizzato dalla fine del compromesso socialdemocratico tra capitale e lavoro (ovvero quello mediato dai partiti della sinistra e dalle grandi confederazioni sindacali), sia la fine dello Stato sociale, delle politiche di Welfare e di quelle keynesiane (politiche di piena occupazione e di stimolo del consumo privato tramite la gestione statale del disavanzo pubblico).
Una tematica quindi necessaria per chi oggi si proponga di scandagliare in profondità le trasformazioni che oggi avvengono con velocità crescente nel corpo sociale e con impatto poco meno che devastante all'interno della classe lavoratrice.
Una tematica infine obbligata per chi agisce da militante politico, sindacale o «sociale» per ricostruire una linea di difesa immediata aperta alle istanze di democrazia diretta o di base (come si usa dire oggi), di efficacia e di radicalità che oggi moltissimi lavoratori esprimono nei conflitti sindacali e sociali. Una linea di difesa che tuttavia - negli intendimenti di molti e sicuramente dei promotori del convegno - è solo una premessa, per quanto indispensabile, ad una progettualità a tutto campo di una radicale trasformazione sociale e politica. Come ha risposto il convegno a queste esigenze ed alle aspettative dei suoi promotori? Direi bene dal punto di vista della partecipazione, della qualità degli interventi e del dibattito che si è sviluppato. Nonostante un'organizzazione un po' affrettata (i tempi tecnici molto stretti di preparazione hanno impedito una adeguata pubblicizzazione dell'iniziativa che è stata annunciata solo da Umanità Nova e da un comunicato su Internet; la censura che i mezzi d'informazione cittadini esercitano tradizionalmente su ogni iniziativa «fuori dal coro» ha fatto sì che a livello locale il convegno sia stato propagandato solo attraverso il classico passaparola) e leggermente approssimativa, almeno una cinquantina di persone ha partecipato ai due giorni del convegno. Prevalenza di partecipanti genovesi ma con una congrua quota di compagni provenienti da altre località (Torino, Milano, Bologna, Chiavari, Toscana, Emilia e Puglia). Variegata l'area di riferimento politico (in prevalenza - come abbiamo detto - libertari e anarchici: F.A.I. e U.S.I. ma non solo; con una discreta rappresentanza di varie aree politico-sindacali: C.U.B., Cobas Scuola, S.d.B., Rifondazione Comunista, Socialismo Rivoluzionario, ecc.) che ha permesso di dare al dibattito un respiro più ampio e tuttavia scevro di quegli ideologismi di parte che spesso purtroppo connotano queste occasioni. Le relazioni presentate hanno tematizzato abbastanza efficacemente l'o.d.g. proposto per il convegno: l'informatizzazione (G.Barroero), il telelavoro (P.Caputo) e le innovazioni nell'organizzazione del lavoro (V.Grisi) per il punto inerente la qualità totale; la finanziaria (R.Strumia) per il punto sulla destrutturazione dello Stato sociale; un panorama sullo stato della conflittualità (C.Scarinzi) per il punto relativo ai conflitti nei luoghi di lavoro e a quelli sociali. Altre relazioni presentate solo in forma scritta titolavano rispettivamente: Liberismo e politica mondiale (S.Vaccaro), Alcune note sul postindustrialismo e L'inefficacia della politica di concertazione di fronte al processo di globalizzazione dell'economia capitalista (C.Valente), Appunti sul post-fordismo (Circolo Ombre Rosse) e Note sul post-moderno (un gruppo di compagni bolognesi). Il profilo del dibattito che si è sviluppato e che ha coinvolto una buona parte dei presenti è stato abbastanza alto. Numerose delle questioni poste dalle relazioni hanno trovato attenta considerazione da parte dei partecipanti e anche, giustamente, alcuni rilievi critici. Ne cito alcune delle più significative: il problema dell'informatizzazione diffusa nel tessuto produttivo e il suo rapporto problematico con la disoccupazione di massa; il telelavoro (ovvero il lavoro informatizzato a domicilio), la figura del telelavoratore e il suo duplice rapporto con il lavoro autonomo e quello salariato; le possibili valenze antagoniste dell'informatizzazione diffusa (Internet, ecc.); la qualità particolare dei conflitti sociali e sindacali in questa fase e il loro rapporto reciproco; la destrutturazione dello Stato sociale e le politiche finanziarie e fiscali; e così via. Purtroppo l'omogeneità del percorso di discussione è un po' venuta meno per la mancanza di quelle che avrebbero dovuto essere le relazioni al primo punto dell'o.d.g. e cioè Interpretazioni e pertinenza della categoria «post-fordismo» (si trattava delle relazioni di Fabrizio Bacciola: Il dibattito sul post-fordismo e di Maria Turchetto: Il post-fordismo) che avrebbero potuto fornire un quadro di riferimento alla discussione evitando una certa frammentazione del dibattito. Tuttavia io ritengo che ciò, alla fine, sia stato tutt'altro che un male perché ha evitato l'accentrarsi della discussione sulle tematiche post-fordiste in senso stretto e ha favorito la ricchezza di un'ampia gamma di interventi.
I lavori del convegno si sono chiusi con un triplice impegno: da parte delle riviste promotrici ad una maggior collaborazione e a più strette sinergie; da parte dei militanti della F.A.I. al prossimo convegno a tesi dell'organizzazione (i primi di gennaio a Torino) che sicuramente riprenderà una serie di tematiche sviluppate a Genova; da parte dei partecipanti al convegno che hanno manifestato interesse ad una prosecuzione del dibattito in un prossimo futuro per affrontare le problematiche che sono state meno trattate in questi due giorni per motivi di tempo: società e conflitti sociali.
Concludo valutando l'esperienza del convegno genovese tutto sommato positiva e meritevole di una seconda puntata.