Rivista Anarchica Online
La chiesa dentro lo stato
di Donato Romito
E' in corso una vera e propria mobilitazione per estendere la presenza clericale nelle scuole, tramite sia l'aumento
delle ore di religione (cattolica) sia agevolazioni e finanziamenti alle scuole private
Più o meno nel 1903 Francisco Ferrer scriveva: "Il termine insegnamento
non dovrebbe venir seguito da nessun
qualificato; esso risponde unicamente alla necessità e al dovere che sente la generazione che vive nella
pienezza
delle sue facoltà di preparare la generazione nascente e di consegnarle il patrimonio del sapere umano.
Questo
insegnamento perfettamente razionale si praticherà ampiamente nelle epoche che verranno, in cui lo si
potrà
godere privato di tutte le superstizioni e di tutti i privilegi". (1) Ne è passata di acqua sotto i ponti e
la previsione del razionalista Ferrer è stata sottoposta a dura prova dal tempo
e dalle vicende umane. L'insegnamento religioso, al pari di quell'insegnamento laico statalista ed istituzionale
- che già Ferrer criticava
alla "laica" Francia - sembrano aver messo radici più profonde di quell'insegnamento razionale auspicato
agli inizi
del secolo nelle diverse esperienze di "Scuole Nuove" e " Scuole Ferrer" che si erano diffuse in Europa. Il
caso italiano è esemplare. Il Concordato del 1984 spalanca le porte della scuola pubblica alla Chiesa
romana
per ben 2 ore alla settimana in orario scolastico. E la Chiesa, se da un lato gongola nel sentire "laici" illustri
considerare queste 2 ore come "cultura religiosa" o "cultura dei valori umani", dall'altro disegna questo
insegnamento precisamente come "insegnamento catechistico". Non si vada con la mente a significati dispregiativi
di indottrinimento acritico e meccanico svolto sulla base di formulette da mandare a memoria; il significato che
la Chiesa romana dà all'IRC è invece quello di insegnamento "autoritario", "edificante",
"normativo", legato a
una "verità oggettiva data", che sorpassa l'essere umano e la sua autonoma capacità dispositiva.
E il maestro non
è che il portatore dell'autorità della Chiesa: si presenterà agli alunni come "attestazione"
di una verità non
disputabile e di origine celeste, di cui egli non è che un portavoce. Così lo vuole il canone 804
del Codex, e il
canone 805 lo sottomette all'autorità della diocesi. La "verità religiosa" si fonda così
sull'autorità che promana
dal Signore, sulla fede necessaria per salvarsi, sul dovere di credere come obbligo di conoscienza. Come
siamo lontani dal concetto di cultura, di persona, di interazione insegnamento/apprendimento, così come
la ricerca umana contemporanea va definendo e sperimentando. E i laicisti nostrani? E la sinistra? Dapprima
hanno sottovalutato il fenomeno/movimento di Comunione e
Liberazione che fin dagli anni '70 aveva dato l'assalto alla scuola pubblica in termini di reclutamento e di
critica/invasione; in secondo luogo si è ridotto lo scontro con l'ingerenza cattolica - e solo quando questa
si è resa
lesiva - ad un fatto preminentemente giuridico e costituzionale. Il tentativo di addomesticare al pluralismo e ad
un generico e confuso senso del bene dell'uomo (del bambino) l'IRC (ma che male fa? gli fa solo bene ai bimbi!)
ha facilitato la diffusione di quest'insegnamento, come dimostrano i dati sugli avvalentesi (94,4%) - con tanti
genitori di sinistra compresi! - e quelli della spesa per la Finanziaria: intorno ai 1000 miliardi!! La battaglia a colpi
di carta bollata ha sortito vittorie effimere: le varie sentenze di TAR e Corte Costituzionale hanno ampliato i
diritto di chi non si avvale, ma hanno radicato nella scuola e nell'orario obbligatorio le 2 ore, che diventano 60
annuali nella scuola materna! Eppure il "laicismo-a-perdere" continua a ritenere che il fatto religioso vada
valorizzato dalla scuola in quanto parte della personalità degli alunni. Purtroppo il fatto religioso,
specialmente in tenera età, non può essere oggetto di insegnamento senza che sia
contestualizzato, per cui si finisce nel cul-de-sac o nell'equivoco della religione di maggioranza e dei suoi
riti. Ci sono spazi per l'insegnamento laico e razionale nella pratica pedagogica quotidiana? Si possono
snidare ed
estirpare autorità e verità, dogma e mistero, che si annidano nelle pieghe
dell'insegna-mento/apprendimento? Belle le pagine di Reclus sulla geografia o di Ferrer sull'aritmetica nel
bollettino "La scuola Nuova"; ma se allora
come oggi la battaglia si sposta sul piano squisitamente pedagogico non possiamo eludere il problema di come
si costruisce il pensiero razionale e scientifico. Attivare la metodologia della ricerca, stimolare gli atteggiamenti
euristici, andare alla verifica delle ipotesi, considerare provvisorie le conoscenze, depotenziandole dell'aureola
di verità, sono scelte pedagogiche che nella relazione docente/discente consentono di gettare le basi di
un essre
umano padrone di se stesso, capace di esercitare in autonomia la virtù creatrice dell'intelligenza, non
più prono
di fronte all'oggettività del vero, ma pronto a scommetere e a mettere in gioco la sua soggettività
ed i suoi
convincimenti. O no? E i valori? L'educazione morale? Un'educazione laica forse dovrebbe chiedersi se
occorre rinunciare alle
antinomie bene/male, vero/falso, giusto/ingiusto per sostituirle col criterio di utilità come attribuzione
di valore.
Utilità intesa come qualsiasi risorsa o azione umana che soddisfi i bisogni individuali e sociali degli esseri
umani
nella misura maggiore possibile, nel tempo più breve possibile e con la qualità migliore possibile.
I rischi di
relatività ed indeterminatezza - una volta abbandonate le pseudo-verità della fede, della morale
e delle ideologie
- sarebbero compensati dall'ampliamento di possibilità, dalla ricchezza di sfaccettature e sfumature utili
a
risolvere i problemi e gestire le situazioni a seconda dei contesti, dei tempi, dei soggetti. (2) Può
l'educazione da sola far tutto questo? Fuori delle scuole ben altre autorità, ben altri dogmi e verità
e misteri
vanno svelati, demistificati e combattuti. Con altri strumenti, con altri soggetti. Ma questa - come si suol dire
- è un'altra storia.
Donato Romito (redazione di Alternativa Libertaria)
(1) in bollettino "La Scuola Nuova", ed. La Baronata 1980. (2) Alberto Pettigiani in
"Homo Sapiens, materiali della sinistra libertaria" n° 1, Bari 1988.
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