Rivista Anarchica Online
Aria nuova a Villafalletto
di Antonio Lombardo
Ci avevano provato ad impedirla con una irruzione sbirresca negli uffici comunali.
Quando il Sindaco ce lo
comunicò non ci stupimmo, ognuno fa il mestiere che si ritrova, ma la pronta reazione dell'Istituto Storico
della
Resistenza di Cuneo, il comportamento dignitoso del Sindaco - fatto davvero nuovo a Villafalletto - e
disponibilità di altri due Sindaci di paesi intorno ad accogliere il Convegno furono la migliore risposta.
Giovani
di paesi occitani, delle vallate saluzzesi, hanno voluto questo Convegno-Incontro; tre giorni di filmati sulla
Spagna del 1936, di musica e di informazione sulla storia, sull'anarchismo, sul movimento di liberazione
internazionale-sudamerica, Chiapas, dissenso est/ovest, Resistenza - e sui diritti civili, nel paese di
Trumlìn, così
era chiamato Bartolomeo Vanzetti dai suoi.
La logica del Convegno Dieci anni fa sempre nel settembre, ci riunimmo per
parlare del perché i due anarchici erano comunque colpevoli
per lo Stato. Ponemmo i due lì dove erano, nella storia dei loro paesi, nel primo socialismo, nella
emigrazione,
nelle lotte sociali in America, nell'anarchismo e nel movimento operaio degli Stati Uniti; lavori inediti sulla logica
di stato e un anno dopo l'Istituto Storico della Resistenza di Cuneo pubblicò gli atti. Di quei giorni ricordo
la
dignità e l'intransigenza degli anziani anarchici pugliesi, le discussioni animate fino a notte, il piacere di
incontrarci e riconoscerci tra diversi e lontani. Era la prima volta per la terra cuneese. Quest'anno abbiamo
continuato il discorso: la logica che ha ucciso Sacco e Vanzetti uccide ancora, la Ragion di
Stato vale più della vita umana, delle speranze, degli stessi accordi fatti. Come Sacco e Vanzetti
così Camillo
Berneri, così Giuseppe Pinelli e Franco Serantini e troppi altri colpevoli di assumere
responsabilità di rivolta e
di liberazione, di reagire alla logica del potere e per questo assassinati, da contraddizioni interne a chissà
che cosa,
ma dal comportamento logico di chi vede sfuggirsi il controllo del territorio e dei popoli e vede nei movimenti
sociali di conflitto un pericolo per la propria stabilità, fosse anche solo culturale. Partendo dal caso
Sacco e Vanzetti abbiamo attraversato la Spagna del '36, la morte di Pinelli nella Milano delle
stragi, le lotte degli anni 70 là dove la logica - non le sole contraddizioni di Stato - viene marcata e
denunciata
creando comportamenti sociali non controllabili e non riconducibili a riconoscimenti reciproci. Ronald
Creagh, pacato e puntuale professore d'Università a Montpellier, ha fornito una versione nuova sui motivi
che portarono, nella storia degli USA dei primi anni del secolo, all'arresto dei due anarchici. La B. I. prima che
divenisse FBI, annaspava in brutte acque, non riusciva a svolgere i suoi compiti di repressione. Gli scioperi
funzionavano, i comizi erano diventati assembramenti di massa , gli industriali erano costretti a pagarsi crumiri
e squadre di picchiatori per far fronte ai lavoratori sindacalizzati e la B. I. rischiava non solo di non avere
finanziamenti federali, ma di scomparire come servizio di Intelligence. Si doveva colpire politicamente snaturando
il movimento. Quale migliore occasione di due anarchici che, per motivi di delinquenza comune, uccidono due
lavoratori davanti ad una fabbrica? Se il mosaico di polizia-magistratura-Governo funzionava, una volta
innescato il meccanismo credibile la stessa
provata innocenza dei due anarchici non aveva alcun significato; la logica dava i suoi frutti. Tutto doveva
concludersi così in breve tempo, il tempo di una finanziaria che riapprovasse i fondi per la futura FBI.
Quel
movimento rivoluzionario che invece si sviluppò fece allungare i tempi e rappresentò uno dei
momenti più alti
e più qualificati e duraturi del movimento operaio ed antiautoritario internazionale. La verità fu
acquisita e rimane
nel DNA della storia. Come lo è stato per la strage di Milano e l'assassinio di Giuseppe Pinelli. Luciano
Lanza
ha ricordato quei tempi e presentato i documenti del suo libro "Bombe e segreti", ultimo lavoro di informazione
su quel caso, dimostrando che non vi furono contraddizioni, tutto allora funzionò come doveva
funzionare, le
bombe dovevano uccidere, il panico doveva giustificare la stretta legale di uno Stato forte, la militarizzazione che
ne sarebbe seguita doveva fermare il movimento sindacale studentesco e radicale di quegli anni con strumenti
legali, meglio se approvati con i voti dell'allora PCI. Il tutto senza bisogno dei tentativi di colpi di stato militari,
usando se mai il bracciantato fascista al servizi segreti per nulla deviati, degni rami del Ministero degli Interni
perfettamente funzionante. Tanta era la sicurezza che il volo di Giuseppe Pinelli da quarto piano della questura
poteva essere assorbito, ma quella morte fu una contraddizione, fu il dato gestito male, non concordato, non
progettuale. La verità venne subito a galla fin dal giorno dopo. Il giorno dopo una conferenza stampa degli
anarchici al Ponte della Ghisolfa già parlava di Strage di Stato, voluta dai servizi degli Interni con la
complicità
dei fascisti. Negli anni e attraverso tutte le vicende giudiziarie e i riti politici e giornalistici questa verità
rimase
acquisita nelle coscienze non solo degli anarchici. Il movimento degli anni settanta risentì di quel
conflitto tra logica di Stato e coscienza radicalmente diversa di
un movimento non più inglobabile negli ambiti della sinistra storica. Sergio Dalmasso del Centro
Iniziativa
Politica di Cuneo, direttore in quegli anni dei quaderni Pinelli editi a Boves storico della sinistra comunista e delle
minoranze interne al movimento comunista ha sottolineato le cose nuove che il movimento poneva alla sinistra
storica, come denuncia, e alla sinistra rivoluzionaria come possibile contraddizione in un processo di liberazione:
l'eguaglianza uomo-donna, la liberazione sessuale, la responsabilità dell'individuo, la creazione di
libertà possibili
ora, il dibattito nonviolenza-violenza rivoluzionaria, la questione dei diritti civili quali
aborto-divorzio-omosessualità conquistabili con un comportamento sociale acquisito oppure con una lotta
costituzionale insieme al Partito Radicale di quel tempo. Contraddizioni che hanno distrutto , se non risolte, intere
organizzazioni nel movimento comunista, vedi Lotta Continua, ma che hanno cambiato anche rapporti umani
interpersonali. In una visione marxista delle cose era più difficile acquisire, senza dirompenze e
distruzioni anche
ideologiche, libertà individuali. L'anarchismo non visse distruzioni organizzative così intense
essendogli naturale
il libero svolgersi dell'individuo, inoltre aveva più naso, più attenzione alle svolte
autoritarie. Un riferimento di Dalmasso alla differenze tra Lenin, Trotzky e Stalin poi, fa saltar su un anziano
anarchico per
ricordagli che quelle differenze non impediscono la repressione dei soviet liberi ed autogestiti, come Kronstadt;
non esce dallo stagno autoritario il comunismo dell'eguaglianza che vede come un optional la libertà
individuale:
la vede come nemica.
Il revisionismo di Berneri Pietro Adamo intanto chiarisce che "revisionismo"
di cui si parla non è l'attacco teorico alla memoria
dell'Olocausto e della seconda guerra mondiale. Il revisionismo di Berneri dice che l'anarchismo ha un'anima
liberale e libertaria che deve prendere il posto di una tradizione comunista e collettivista. Chi ricorda il film di
Ken Loach "Terra e Libertà" ricorda certamente la discussione sulla collettivizzazione in quel paesino
aragonese
appena liberato: un uomo chiede se può continuare a coltivare il proprio terreno e mantenere la propria
cascina.
Egli non ha salariati sotto di sé, quindi non sfrutta manodopera e gestisce quello che può lavorare
direttamente;
ma anche quella proprietà privata viene messa ai voti con una spiegazione non ideologica, molto pratica
invece:
abbiamo bisogno di ogni tipo di cibo, tu cosa puoi coltivare? solo grano? o solo granturco? che allora ci venderai
per cambiare con altro cibo, mentre quello che ci servirà sarà già nostro, di tutti noi, senza
comprarlo da un
proprietario. Solo un partigiano poneva il dubbio che al di là del bisogno, egli manteneva la
mentalità della proprietà privata,
e questa mentalità andava combattuta. Camillo Berneri si pone in questa discussione proponendola al
movimento
anarchico, molto più attento, di quello comunista, all'individuo e alla sua libertà. Berneri era
allievo di Salvemini,
era entrato nel socialismo da repubblicano, e l'intervento nella Resistenza Spagnola lo aveva organizzato con le
forze liberali di Giustizia e Libertà, col liberalismo dei Rosselli. Solo che Camillo Berneri - e questo
è stato il
succo del dibattito nostro, molto acceso che Pietro ha sollevato, penso positivamente - poneva questo dibattito
sull'anima liberale ad un movimento anarchico come quello italiano, francese, spagnolo che fin dalla Prima
Internazionale si era distinto per la scelta a favore dell'Associazione Internazionale dei Lavoratori, ponendosi
all'interno del primo movimento operaio e socialista. Ben diversa la storia dell'anarchismo americano e
nord-europeo. Nel dibattito Tobia di Torino ha ricordato che il Berneri in Spagna era dentro all'opera di
autogestione comunista
del lavoro, la rivoluzione in Catalogna collettivizzava la vita sociale, dalla produzione ai servizi, e la piccola
proprietà contadina veniva rispettata comunque se non creava rapporto salariale. Ecco la differenza tra
il
liberalismo come lo conosciamo e il liberalismo insito nell'anarchismo di Berneri: la competizione si è
concepita
in entrambi, ma Berneri la poneva tra cooperativa e libera iniziativa individuale , non tra monopolî privati
e Stato.
Nell'anarchismo liberale questi ultimi non esistono e questo è anche motivo di diversità con lo
stesso liberalismo
di Salvemini e dei Rosselli. Il liberalismo ammette lo Stato, lo Stato di diritto che equilibra il mercato e le istanze
sociali; l'anarchismo liberale no, la libera competizione è tra aggregazione collettiva e libero individuo,
in ogni
caso rimane il principio della non subordinazione, della eguaglianza e della libera iniziativa personale. Lo stare
con i Rosselli e con Giustizia e Libertà era collaborazione tra eguali non assimilazione al liberalismo e
se Pietro
Adamo ci ricorda la "Operaiolatria" di Berneri essa è la continuazione del dibattito di Malatesta al
congresso
operaio di Amsterdam quando criticò l'operaismo della CGT francese; ma diciamocelo francamente,
siamo mai
stati operaisti? Si, dobbiamo prendere atto che l'anarchismo ha un'anima liberale ed individualista, che bilancia
in coscienza la nostra tradizione comunista, ma i cambiamenti che revisionino la nostra cultura fino a farla tendere
in senso liberale - e condivido in pieno l'intervento di Tobia - appaiono forzosi e per nulla frutto di un travaglio
vissuto, piuttosto di un distacco aristocratico.
L'intervento di Amnesty International A.I. è intervenuta al Convegno
ricordando che il rituale giudiziario che ha portato Sacco e Vanzetti alla morte si
riproduce ancora. Lo Stato uccide affinché tutti si convincano che uccidere è reato, ma i reati non
diminuiscono,
chi li commette non ha, in quel momento, paura di morire. Questo per i cosidetti "rei" con un iter giuridico
formale, ma in molti casi la ragione di stato supera lo stesso rispetto della forma di diritto, si uccide a scopo
didattico e di consenso elettorale anche prima di completare tutti i meccanismi di difesa, senza parlare degli Stati
regolarmente riconosciuti all'ONU dove gli stessi meccanismi di difesa in un rituale formalmente "civile" non
esistono. Stati che fanno accordi, scambi commerciali, riconoscimenti reciproci senza che si ponga da parte di
chi ha abolito la pena di morte il problema della civiltà del diritto.
Il caso del cileno Urbano Senza arrivare alla pena di morte si può
arrivare alla morte civile non riconoscendo l'identità di un uomo. Questo
è il caso documentato al Convegno del cileno Urbano, antifascista nel Cile di Pinochet, provato da quei
campi
di concentramento, profugo in Italia da 22 anni; qui ha regolarmente lavorato, pagato le tasse, fatto due figli ormai
grandi, che hanno regolarmente studiato e sistemati, ma egli non può avere la cittadinanza italiana anche
se sta
da decenni con una italiana. Perché? perché è anarchico? perché le informazioni
su di lui provengono ancora dalla
stessa polizia militare cilena? Questo non glielo dice nessuno. Alle sue ennesime lettere questura, prefettura,
ministero nessuno risponde, come se non esistesse. Alcuni onorevoli hanno firmato una petizione a Napolitano,
ancora si attende risposta. Forse l'attuale ministro di polizia si dimentica facilmente del suo passato e non vede
quali paragoni vi siano tra un cileno antifascista e un comunista confinato a Ventotene durante il fascismo.
Già!
Proposizioni finali Il rapporto con le scuole di
Villafalletto Di comune accordo abbiamo dedicato il Convegno agli antifascisti e
partigiani anarchici cuneesi: ai volontari in
Spagna Bono e Pianta, a Pietro e Davide Siccardi, a Nardo Dunchi, Piero Gabbi, a Spartaco Ermini morto in
Langa, a Lulù, quel Luis Chabas individualista, che non delegava ad alcuna formazione partigiana la sua
lotta
antinazista ed antifascista, un fulmine di ragazzo come la sua vita fermata a 21 anni vissuta intensamente tanto
che, mentre in Langa non si ricordano quasi più i nomi dei comandanti di formazione, tutti , ma proprio
tutti,
sanno chi era Lulù. Alla tre giorni erano presenti oltre agli invitati al convegno e ai promotori,
Amnesty International, Stampa
Alternativa, la Cooperativa Sottoiponti, una cooperativa che propone una lotta alla tossicodipendenza in modo
antiautoritario e rispettoso dell'individuo, Commercio Equo e Solidale, i due circoli ARCI che ci hanno risolto
problemi logistici, di Carrù e di Venasca, il Circolo Raretracce, le edizioni Anarchismo, Arkiviu
Bibrioteka "T.
Serra" dalla Sardegna, Zero in condotta della FAI di Milano e le edizioni della Biblioteca Franco
Serantini. Questa volta il Convegno e l'incontro non sono stati proposti dalla FAI cuneese, devo ammetterlo;
qui ogni anno
a fine agosto ci rechiamo al cimitero di Villafalletto per ricordare i nostri compagni, ma quest'anno giovani di
alcune vallate occitane, alcuni compagni del collettivo Tanika - assalito militarmente da un Comune e da una
Questura che davvero hanno dimostrato di aver paura degli anarchici- hanno fortemente voluto questo incontro
come momento propositivo, di informazione, di dibattito interno, di incontri possibili, di comportamenti che
hanno portato a qualcosa di positivo. Intanto il riconoscimento affermato da tutti coloro che ci hanno incontrato,
dall'Istituto Storico al Comune, alle associazioni diverse, che gli anarchici fanno parte di questa storia di questo
territorio. Il parlarci da pari a pari è stato un fatto davvero culturale nuovo. Facce nuove, interi tavoli di
pubblicistica assaliti e ripuliti da giovani che sabato sera sono rimasti anche se era saltato l'appuntamento
musicale, uno degli Estorio Drolo diventava padre quella sera. Bastò la chitarra di Stefano Giaccone. I
familiari
di Vanzetti sono rimasti fino a sera, rimarcando sinceramente che non hanno mai nascosto che Trumlìn
fosse
anarchico e che quella targa posta di straforo dagli anarchici dovesse rimanere lì nella piazza del paese.
Commovente l'incontro in ospedale con la cugina Caterina, coeva, che aveva convissuto con Vincenzina Vanzetti
fino alla sua morte. Il sorriso per noi anarchici non le è mai mancato. Le scuole di Villafaletto. Dalla
quinta elementare alle tre scuole medie il sabato mattina si sono soffermate nel
cortile dove avevano l'incontro. Questo fatto nuovo è dovuto a due novità: alcuni insegnanti
di scuola media facevano parte negli anni '70 del
Comitato Sacco e Vanzetti ed ora hanno preso al volo il Convegno per proporre una scadenza didattica al preside
e al sindaco; il sindaco attuale prese parte al Convegno di dieci anni fa rimanemmo amici e ci siamo riconosciuti
ora: non solo non ha posto ostacoli alla proposta degli insegnanti ma ha organizzato tutto l'apparato logistico dal
cimitero, alla casa dei Vanzetti alla nostra presenza. Due militanti dell'allora comitato di Nenni e Terraccini si
sono resi disponibili a dare spiegazioni didattiche sulla storia dei due anarchici e non solo. Rimane un lavoro da
fare a scuola: dal laboratorio di informatica che prende il nome dal compagno dovranno uscire una decina di
pannelli sulla cronistoria che rimarranno nel corridoio scolastico, da essi gli insegnanti prenderanno spunto per
temi quali tolleranza, la storia sociale, i diritti civili, la Resistenza, e noi stessi ci siamo resi disponibili sul tema
dell'anarchismo. Rimangono due impegni nostri dell'anarchismo cuneese. Gli anziani a questo appunto si sono
rifatti vivi, dopo anni di isolamento, di rimuginazione personale, ed il
rapporto personale è stato importante ed è importante; inoltre quel che l'incontro ha dato rimane,
rimane quindi
una presenza anarchica che sarà d'ora in poi permanente. Forse riusciremo a pubblicare quel "Germinal"
che nel
1910 gli anarchici di Cuneo Dutto e Mondino tentarono di pubblicare. Rimase un' opera impedita dal riformismo
del partito, ora che il partito non c'è più l'opera dei testardi anarchici inizia. A presto!
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