Rivista Anarchica Online

rivista anarchica
anno 27 nr. 241
dicembre 1997 - gennaio 1998


Rivista Anarchica Online

Aria nuova a Villafalletto
di Antonio Lombardo

Ci avevano provato ad impedirla con una irruzione sbirresca negli uffici comunali. Quando il Sindaco ce lo comunicò non ci stupimmo, ognuno fa il mestiere che si ritrova, ma la pronta reazione dell'Istituto Storico della Resistenza di Cuneo, il comportamento dignitoso del Sindaco - fatto davvero nuovo a Villafalletto - e disponibilità di altri due Sindaci di paesi intorno ad accogliere il Convegno furono la migliore risposta. Giovani di paesi occitani, delle vallate saluzzesi, hanno voluto questo Convegno-Incontro; tre giorni di filmati sulla Spagna del 1936, di musica e di informazione sulla storia, sull'anarchismo, sul movimento di liberazione internazionale-sudamerica, Chiapas, dissenso est/ovest, Resistenza - e sui diritti civili, nel paese di Trumlìn, così era chiamato Bartolomeo Vanzetti dai suoi.

La logica del Convegno
Dieci anni fa sempre nel settembre, ci riunimmo per parlare del perché i due anarchici erano comunque colpevoli per lo Stato. Ponemmo i due lì dove erano, nella storia dei loro paesi, nel primo socialismo, nella emigrazione, nelle lotte sociali in America, nell'anarchismo e nel movimento operaio degli Stati Uniti; lavori inediti sulla logica di stato e un anno dopo l'Istituto Storico della Resistenza di Cuneo pubblicò gli atti. Di quei giorni ricordo la dignità e l'intransigenza degli anziani anarchici pugliesi, le discussioni animate fino a notte, il piacere di incontrarci e riconoscerci tra diversi e lontani. Era la prima volta per la terra cuneese.
Quest'anno abbiamo continuato il discorso: la logica che ha ucciso Sacco e Vanzetti uccide ancora, la Ragion di Stato vale più della vita umana, delle speranze, degli stessi accordi fatti. Come Sacco e Vanzetti così Camillo Berneri, così Giuseppe Pinelli e Franco Serantini e troppi altri colpevoli di assumere responsabilità di rivolta e di liberazione, di reagire alla logica del potere e per questo assassinati, da contraddizioni interne a chissà che cosa, ma dal comportamento logico di chi vede sfuggirsi il controllo del territorio e dei popoli e vede nei movimenti sociali di conflitto un pericolo per la propria stabilità, fosse anche solo culturale.
Partendo dal caso Sacco e Vanzetti abbiamo attraversato la Spagna del '36, la morte di Pinelli nella Milano delle stragi, le lotte degli anni 70 là dove la logica - non le sole contraddizioni di Stato - viene marcata e denunciata creando comportamenti sociali non controllabili e non riconducibili a riconoscimenti reciproci.
Ronald Creagh, pacato e puntuale professore d'Università a Montpellier, ha fornito una versione nuova sui motivi che portarono, nella storia degli USA dei primi anni del secolo, all'arresto dei due anarchici. La B. I. prima che divenisse FBI, annaspava in brutte acque, non riusciva a svolgere i suoi compiti di repressione. Gli scioperi funzionavano, i comizi erano diventati assembramenti di massa , gli industriali erano costretti a pagarsi crumiri e squadre di picchiatori per far fronte ai lavoratori sindacalizzati e la B. I. rischiava non solo di non avere finanziamenti federali, ma di scomparire come servizio di Intelligence. Si doveva colpire politicamente snaturando il movimento. Quale migliore occasione di due anarchici che, per motivi di delinquenza comune, uccidono due lavoratori davanti ad una fabbrica?
Se il mosaico di polizia-magistratura-Governo funzionava, una volta innescato il meccanismo credibile la stessa provata innocenza dei due anarchici non aveva alcun significato; la logica dava i suoi frutti. Tutto doveva concludersi così in breve tempo, il tempo di una finanziaria che riapprovasse i fondi per la futura FBI. Quel movimento rivoluzionario che invece si sviluppò fece allungare i tempi e rappresentò uno dei momenti più alti e più qualificati e duraturi del movimento operaio ed antiautoritario internazionale. La verità fu acquisita e rimane nel DNA della storia. Come lo è stato per la strage di Milano e l'assassinio di Giuseppe Pinelli. Luciano Lanza ha ricordato quei tempi e presentato i documenti del suo libro "Bombe e segreti", ultimo lavoro di informazione su quel caso, dimostrando che non vi furono contraddizioni, tutto allora funzionò come doveva funzionare, le bombe dovevano uccidere, il panico doveva giustificare la stretta legale di uno Stato forte, la militarizzazione che ne sarebbe seguita doveva fermare il movimento sindacale studentesco e radicale di quegli anni con strumenti legali, meglio se approvati con i voti dell'allora PCI. Il tutto senza bisogno dei tentativi di colpi di stato militari, usando se mai il bracciantato fascista al servizi segreti per nulla deviati, degni rami del Ministero degli Interni perfettamente funzionante. Tanta era la sicurezza che il volo di Giuseppe Pinelli da quarto piano della questura poteva essere assorbito, ma quella morte fu una contraddizione, fu il dato gestito male, non concordato, non progettuale. La verità venne subito a galla fin dal giorno dopo. Il giorno dopo una conferenza stampa degli anarchici al Ponte della Ghisolfa già parlava di Strage di Stato, voluta dai servizi degli Interni con la complicità dei fascisti. Negli anni e attraverso tutte le vicende giudiziarie e i riti politici e giornalistici questa verità rimase acquisita nelle coscienze non solo degli anarchici.
Il movimento degli anni settanta risentì di quel conflitto tra logica di Stato e coscienza radicalmente diversa di un movimento non più inglobabile negli ambiti della sinistra storica. Sergio Dalmasso del Centro Iniziativa Politica di Cuneo, direttore in quegli anni dei quaderni Pinelli editi a Boves storico della sinistra comunista e delle minoranze interne al movimento comunista ha sottolineato le cose nuove che il movimento poneva alla sinistra storica, come denuncia, e alla sinistra rivoluzionaria come possibile contraddizione in un processo di liberazione: l'eguaglianza uomo-donna, la liberazione sessuale, la responsabilità dell'individuo, la creazione di libertà possibili ora, il dibattito nonviolenza-violenza rivoluzionaria, la questione dei diritti civili quali aborto-divorzio-omosessualità conquistabili con un comportamento sociale acquisito oppure con una lotta costituzionale insieme al Partito Radicale di quel tempo. Contraddizioni che hanno distrutto , se non risolte, intere organizzazioni nel movimento comunista, vedi Lotta Continua, ma che hanno cambiato anche rapporti umani interpersonali. In una visione marxista delle cose era più difficile acquisire, senza dirompenze e distruzioni anche ideologiche, libertà individuali. L'anarchismo non visse distruzioni organizzative così intense essendogli naturale il libero svolgersi dell'individuo, inoltre aveva più naso, più attenzione alle svolte autoritarie.
Un riferimento di Dalmasso alla differenze tra Lenin, Trotzky e Stalin poi, fa saltar su un anziano anarchico per ricordagli che quelle differenze non impediscono la repressione dei soviet liberi ed autogestiti, come Kronstadt; non esce dallo stagno autoritario il comunismo dell'eguaglianza che vede come un optional la libertà individuale: la vede come nemica.

Il revisionismo di Berneri
Pietro Adamo intanto chiarisce che "revisionismo" di cui si parla non è l'attacco teorico alla memoria dell'Olocausto e della seconda guerra mondiale. Il revisionismo di Berneri dice che l'anarchismo ha un'anima liberale e libertaria che deve prendere il posto di una tradizione comunista e collettivista. Chi ricorda il film di Ken Loach "Terra e Libertà" ricorda certamente la discussione sulla collettivizzazione in quel paesino aragonese appena liberato: un uomo chiede se può continuare a coltivare il proprio terreno e mantenere la propria cascina. Egli non ha salariati sotto di sé, quindi non sfrutta manodopera e gestisce quello che può lavorare direttamente; ma anche quella proprietà privata viene messa ai voti con una spiegazione non ideologica, molto pratica invece: abbiamo bisogno di ogni tipo di cibo, tu cosa puoi coltivare? solo grano? o solo granturco? che allora ci venderai per cambiare con altro cibo, mentre quello che ci servirà sarà già nostro, di tutti noi, senza comprarlo da un proprietario.
Solo un partigiano poneva il dubbio che al di là del bisogno, egli manteneva la mentalità della proprietà privata, e questa mentalità andava combattuta. Camillo Berneri si pone in questa discussione proponendola al movimento anarchico, molto più attento, di quello comunista, all'individuo e alla sua libertà. Berneri era allievo di Salvemini, era entrato nel socialismo da repubblicano, e l'intervento nella Resistenza Spagnola lo aveva organizzato con le forze liberali di Giustizia e Libertà, col liberalismo dei Rosselli. Solo che Camillo Berneri - e questo è stato il succo del dibattito nostro, molto acceso che Pietro ha sollevato, penso positivamente - poneva questo dibattito sull'anima liberale ad un movimento anarchico come quello italiano, francese, spagnolo che fin dalla Prima Internazionale si era distinto per la scelta a favore dell'Associazione Internazionale dei Lavoratori, ponendosi all'interno del primo movimento operaio e socialista. Ben diversa la storia dell'anarchismo americano e nord-europeo.
Nel dibattito Tobia di Torino ha ricordato che il Berneri in Spagna era dentro all'opera di autogestione comunista del lavoro, la rivoluzione in Catalogna collettivizzava la vita sociale, dalla produzione ai servizi, e la piccola proprietà contadina veniva rispettata comunque se non creava rapporto salariale. Ecco la differenza tra il liberalismo come lo conosciamo e il liberalismo insito nell'anarchismo di Berneri: la competizione si è concepita in entrambi, ma Berneri la poneva tra cooperativa e libera iniziativa individuale , non tra monopolî privati e Stato. Nell'anarchismo liberale questi ultimi non esistono e questo è anche motivo di diversità con lo stesso liberalismo di Salvemini e dei Rosselli. Il liberalismo ammette lo Stato, lo Stato di diritto che equilibra il mercato e le istanze sociali; l'anarchismo liberale no, la libera competizione è tra aggregazione collettiva e libero individuo, in ogni caso rimane il principio della non subordinazione, della eguaglianza e della libera iniziativa personale. Lo stare con i Rosselli e con Giustizia e Libertà era collaborazione tra eguali non assimilazione al liberalismo e se Pietro Adamo ci ricorda la "Operaiolatria" di Berneri essa è la continuazione del dibattito di Malatesta al congresso operaio di Amsterdam quando criticò l'operaismo della CGT francese; ma diciamocelo francamente, siamo mai stati operaisti? Si, dobbiamo prendere atto che l'anarchismo ha un'anima liberale ed individualista, che bilancia in coscienza la nostra tradizione comunista, ma i cambiamenti che revisionino la nostra cultura fino a farla tendere in senso liberale - e condivido in pieno l'intervento di Tobia - appaiono forzosi e per nulla frutto di un travaglio vissuto, piuttosto di un distacco aristocratico.

L'intervento di Amnesty International
A.I. è intervenuta al Convegno ricordando che il rituale giudiziario che ha portato Sacco e Vanzetti alla morte si riproduce ancora. Lo Stato uccide affinché tutti si convincano che uccidere è reato, ma i reati non diminuiscono, chi li commette non ha, in quel momento, paura di morire. Questo per i cosidetti "rei" con un iter giuridico formale, ma in molti casi la ragione di stato supera lo stesso rispetto della forma di diritto, si uccide a scopo didattico e di consenso elettorale anche prima di completare tutti i meccanismi di difesa, senza parlare degli Stati regolarmente riconosciuti all'ONU dove gli stessi meccanismi di difesa in un rituale formalmente "civile" non esistono. Stati che fanno accordi, scambi commerciali, riconoscimenti reciproci senza che si ponga da parte di chi ha abolito la pena di morte il problema della civiltà del diritto.

Il caso del cileno Urbano
Senza arrivare alla pena di morte si può arrivare alla morte civile non riconoscendo l'identità di un uomo. Questo è il caso documentato al Convegno del cileno Urbano, antifascista nel Cile di Pinochet, provato da quei campi di concentramento, profugo in Italia da 22 anni; qui ha regolarmente lavorato, pagato le tasse, fatto due figli ormai grandi, che hanno regolarmente studiato e sistemati, ma egli non può avere la cittadinanza italiana anche se sta da decenni con una italiana. Perché? perché è anarchico? perché le informazioni su di lui provengono ancora dalla stessa polizia militare cilena? Questo non glielo dice nessuno. Alle sue ennesime lettere questura, prefettura, ministero nessuno risponde, come se non esistesse. Alcuni onorevoli hanno firmato una petizione a Napolitano, ancora si attende risposta. Forse l'attuale ministro di polizia si dimentica facilmente del suo passato e non vede quali paragoni vi siano tra un cileno antifascista e un comunista confinato a Ventotene durante il fascismo. Già!

Proposizioni finali
Il rapporto con le scuole di Villafalletto
Di comune accordo abbiamo dedicato il Convegno agli antifascisti e partigiani anarchici cuneesi: ai volontari in Spagna Bono e Pianta, a Pietro e Davide Siccardi, a Nardo Dunchi, Piero Gabbi, a Spartaco Ermini morto in Langa, a Lulù, quel Luis Chabas individualista, che non delegava ad alcuna formazione partigiana la sua lotta antinazista ed antifascista, un fulmine di ragazzo come la sua vita fermata a 21 anni vissuta intensamente tanto che, mentre in Langa non si ricordano quasi più i nomi dei comandanti di formazione, tutti , ma proprio tutti, sanno chi era Lulù.
Alla tre giorni erano presenti oltre agli invitati al convegno e ai promotori, Amnesty International, Stampa Alternativa, la Cooperativa Sottoiponti, una cooperativa che propone una lotta alla tossicodipendenza in modo antiautoritario e rispettoso dell'individuo, Commercio Equo e Solidale, i due circoli ARCI che ci hanno risolto problemi logistici, di Carrù e di Venasca, il Circolo Raretracce, le edizioni Anarchismo, Arkiviu Bibrioteka "T. Serra" dalla Sardegna, Zero in condotta della FAI di Milano e le edizioni della Biblioteca Franco Serantini.
Questa volta il Convegno e l'incontro non sono stati proposti dalla FAI cuneese, devo ammetterlo; qui ogni anno a fine agosto ci rechiamo al cimitero di Villafalletto per ricordare i nostri compagni, ma quest'anno giovani di alcune vallate occitane, alcuni compagni del collettivo Tanika - assalito militarmente da un Comune e da una Questura che davvero hanno dimostrato di aver paura degli anarchici- hanno fortemente voluto questo incontro come momento propositivo, di informazione, di dibattito interno, di incontri possibili, di comportamenti che hanno portato a qualcosa di positivo. Intanto il riconoscimento affermato da tutti coloro che ci hanno incontrato, dall'Istituto Storico al Comune, alle associazioni diverse, che gli anarchici fanno parte di questa storia di questo territorio. Il parlarci da pari a pari è stato un fatto davvero culturale nuovo. Facce nuove, interi tavoli di pubblicistica assaliti e ripuliti da giovani che sabato sera sono rimasti anche se era saltato l'appuntamento musicale, uno degli Estorio Drolo diventava padre quella sera. Bastò la chitarra di Stefano Giaccone. I familiari di Vanzetti sono rimasti fino a sera, rimarcando sinceramente che non hanno mai nascosto che Trumlìn fosse anarchico e che quella targa posta di straforo dagli anarchici dovesse rimanere lì nella piazza del paese. Commovente l'incontro in ospedale con la cugina Caterina, coeva, che aveva convissuto con Vincenzina Vanzetti fino alla sua morte. Il sorriso per noi anarchici non le è mai mancato.
Le scuole di Villafaletto. Dalla quinta elementare alle tre scuole medie il sabato mattina si sono soffermate nel cortile dove avevano l'incontro.
Questo fatto nuovo è dovuto a due novità: alcuni insegnanti di scuola media facevano parte negli anni '70 del Comitato Sacco e Vanzetti ed ora hanno preso al volo il Convegno per proporre una scadenza didattica al preside e al sindaco; il sindaco attuale prese parte al Convegno di dieci anni fa rimanemmo amici e ci siamo riconosciuti ora: non solo non ha posto ostacoli alla proposta degli insegnanti ma ha organizzato tutto l'apparato logistico dal cimitero, alla casa dei Vanzetti alla nostra presenza. Due militanti dell'allora comitato di Nenni e Terraccini si sono resi disponibili a dare spiegazioni didattiche sulla storia dei due anarchici e non solo. Rimane un lavoro da fare a scuola: dal laboratorio di informatica che prende il nome dal compagno dovranno uscire una decina di pannelli sulla cronistoria che rimarranno nel corridoio scolastico, da essi gli insegnanti prenderanno spunto per temi quali tolleranza, la storia sociale, i diritti civili, la Resistenza, e noi stessi ci siamo resi disponibili sul tema dell'anarchismo. Rimangono due impegni nostri dell'anarchismo cuneese.
Gli anziani a questo appunto si sono rifatti vivi, dopo anni di isolamento, di rimuginazione personale, ed il rapporto personale è stato importante ed è importante; inoltre quel che l'incontro ha dato rimane, rimane quindi una presenza anarchica che sarà d'ora in poi permanente. Forse riusciremo a pubblicare quel "Germinal" che nel 1910 gli anarchici di Cuneo Dutto e Mondino tentarono di pubblicare. Rimase un' opera impedita dal riformismo del partito, ora che il partito non c'è più l'opera dei testardi anarchici inizia.
A presto!