Rivista Anarchica Online
Taglio e cucito
L'Italia si sa, è all'avanguardia per i suoi stilisti e per le loro applicazioni
cromaticamente innovative, sopratutto
in fatto di camice: Bossi, Mussolini, Garibaldi. Tutta gente molto attiva, chi naviga avanti e indietro per il Po, chi
marcia impavido sulla capitale, chi sbarca temerario al meridione per poi rifarsela a piedi verso il Nord. Il guaio
è che durante queste peripezie non c'è mai tempo per ricambiarsi d'abito e cosa succede ad una
camicia sporca
e sudata? Che diventa scura, Bruna, Nera. Non a caso queste ultime sono ancora di moda, è una questione
di
mimetismo... Con una camicia si può fare praticamente di tutto: recintare la propria vallata, costruire
un impero o "riunificare"
uno stato; da ciò si può tranquillamente dedurre che una camicia vale l'altra, visto che la somma
e la differenza
sono operazioni tra loro speculari. Fin qui le camice colorate, ma esistono anche quelle bianche che
evidentemente non puzzano e non si sporcano
mai; basta aggiungergli giacca e cravatta e/o (...) una qualche veste sacerdotale, per completare la "collezione".
Quelle incravattate movimentano disinvoltamente con un semplice clic del mouse enormi quantità di
valuta da
asettici uffici climatizzati, mentre quelle occultate sotto le vesti sacerdotali manipolano altrettanto disinvoltamente
un numero inspiegabilmente alto di coscienze. L'ingranaggio è quasi perfetto e così
all'irregolare avvicendamento degli degli stilisti si fa fronte col frenetico
rincorrersi delle mode. Qual è l'ultima sulle camice? Una manica rossa, l'altra nera e il busto bianco (per
i bottoni,
tanto per non scontentare nessuno, hanno pensato ad un bel verde ambientalista). Questa trovata, oltre a
riassumere il meglio della creatività italica in fatto di camice, rappresenta anche la risposta
del gotha dell'abbigliamento all'emergere del facinoroso ed egocentrico verde padano. La concorrenza fra le due
tendenze è sempre più accanita: organizzano "sfilate" in successione alternata per contarsi o
falò dove bruciare
le etichette... e non di rado se le danno di santa ragione. L'oggetto del contendere è sempre, e da
sempre, lo stesso: gl'interessi economici e le manie di grandezza; oggi
tutto questo si può rapidamente riassumere nell'espressione: "Europa di Maastricht". La gente
è impaziente di indossare il miracoloso camicione stellato su fondo blu; sembra che porterà pace
e
prosperità a tutti, come hanno già fatto in precedenza le camice rosso-garibaldine e
nero-mussoliniane. A dire il
vero, lo stilista che per primo aveva pensato al camicione europeo, puntava a costruire qualcosa di più
innovativo,
ma quando il risultato finale deve comunque essere qualcosa che somigli ad una camicia... Gli stilisti non
hanno mai inventato niente, assistiamo da sempre ad una folle rincorsa verso l'unica camicia
possibile, per una società così configurata: la camicia di forza. Finché non
prenderà piede il sospetto che forse c'è un altro modo di vestire e che si può fare
benissimo a meno
di colori, tessuti, stilisti e camice, saremo sempre soggetti agli specialisti del taglio e cucito.
Franco Frascolla (Olgiate Molgora)
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