Rivista Anarchica Online

rivista anarchica
anno 1 nr. 8
novembre 1971 - dicembre 1971


Rivista Anarchica Online

La spranga al potere
di S. M.

Breve storia del Movimento Studentesco a Milano

Chi, entrando nell'atrio dell'Università degli Studi di Milano, passasse sotto il grande ritratto in dorata cornice di Mao-Tse-Tung; chi, girando per i corridoi delle Facoltà "umanistiche", si provasse a leggere i logorroici e vaniloquenti manifesti murali, zeppi di frasi fatte e di attacchi violentissimi ai "falsi maoisti"; chi, capitando in una assemblea del Movimento Studentesco, sentisse inneggiare a Stalin, a Beria ed alla Ghepeù (la famigerata e sanguinaria polizia segreta russa), difficilmente potrebbe in queste manifestazioni di fanatismo, dogmatismo e settarismo ritrovare il filo dello spirito ribelle ed iconoclasta, la passione egualitaria e libertaria, la ricerca critica di forme d'azione diretta e di autogoverno che accompagnarono la nascita del Movimento Studentesco.

Origini e primi sviluppi
Per quanto le sue prime avvisaglie, episodiche e frazionate nel tempo, fossero fatti di alcuni mesi prima (occupazioni, situazioni di tensione, prese di posizione significative), l'esplosione del movimento degli studenti avviene a Milano nella primavera del 1968. Si comincia con le occupazioni: occupano prima le scuole più "agitate", poi quasi tutte le altre. Inizia nei cortei al Provveditorato agli Studi e alla sede centrale (facoltà umanistiche) dell'Università degli Studi (la "Statale", come viene detta comunemente) dove studenti medi e universitari in agitazione tengono le prime assemblee cittadine. Praticamente è qui che nasce la definizione di "Movimento Studentesco Milanese". È una definizione che sta ad indicare una realtà nuova, al suo primo stadio evolutivo. Lo sviluppo iniziale avviene su una tematica genericamente antiautoritaria e ristretta all'angusto ambito del rivendicazionismo scolastico: lotta per la riforma della scuola e per il suo "miglioramento". Sono questi i tempi in cui l'attuale leader stalinista Mario Capanna pubblica un libretto dal titolo "Movimento Studentesco: crescita politica e azione rivoluzionaria" in cui teorizza la contestazione globale, la spontaneità delle masse, il rifiuto della delega di potere, la "politica fatta dalle masse e non dalle burocrazie" (sic), e tante altre cose interessanti, interessanti soprattutto perché chi oggi osasse profferire in una assemblea della Statale discorsi solo lontanamente simili a questi sarebbe quanto meno "invitato" di peso a uscire.
I tempi di quel libretto sono anche i tempi in cui la struttura del Movimento è estremamente composita (ci sono rivoluzionari - pochi -, conservatori, moderati, riformisti e persino fascisti dichiarati) e l'impegno politico concreto praticamente inesistente, nel senso che si contesta il sabato per andare in vacanza con la famiglia la domenica. La scelta riformista è in ogni modo linea vincente, e chi cerca il contatto con gli operai e con le forze rivoluzionarie è facilmente emarginato con la bolla di eretico estremista. Tuttavia la stampa e i "canali di informazione" borghesi sentono istintivamente un pericolo allo stato latente (Malagodi dice che "nel M.S.i positivi spunti libertari sono purtroppo legati a una ricorrente anarchia"!) e, mentre da un lato tacciano di "balilla di Mao" i giovani in fermento, dall'altra indicano la "necessità" di riforme scolastiche. Però i borghesi, stupidamente, bocciano ogni timido tentativo di riforma e agevolano così essi stessi il passaggio dalla fase "riformista" del M.S.a quella di rifiuto totale delle istituzioni dominanti in quanto tali, ossia ad una "fase rivoluzionaria". Già alle lotte della Germania e del "Maggio '68" in Francia avevano segnato, a livello internazionale, una decisa svolta: si era passati infatti al rifiuto della condizione di studente destinato a divenire "cane da guardia del sistema", con il suo futuro inserimento negli alti e medi gradi delle condizioni produttive e con il suo naturale ruolo di cinghia di trasmissione dello sfruttamento.
Si era riusciti ad individuare nella scuola un elemento essenziale alla perpetuazione del dominio di una classe su un'altra, mediante l'indottrinamento culturale e l'asservimento delle nuove generazioni agli interessi dei gruppi di potere. Intanto, a Milano, si passa dai gruppi di studio sulla riforma scolastica a quelli su "Scuola e Società", mentre il livello di coscienza del Movimento cerca affannosamente una crescita per affrontare l'inevitabile reazione conservatrice.

Gli anarchici
La partecipazione degli anarchici alla nascita ed al primo sviluppo del Movimento Studentesco è pressoché nulla. All'epoca esisteva a Milano un solo gruppo anarchico, la Gioventù Libertaria che poteva contare su pochi militanti, tra i quali solo due o tre studenti. Inoltre l'intervento della G.L. fu anche ritardato da una pregiudiziale diffidenza nei confronti degli studenti, una diffidenza solidamente motivata e strategicamente valida ma, a breve termine, certo frenante. Così l'unico intervento di rilievo degli anarchici, nella primavera del '68 è la pubblicazione di un pamphlet ("Discorso degli anarchici della Gioventù Libertaria di Milano agli studenti universitari e medi, anarchici ad honorem per la stampa borghese"), in cui si definivano le linee generali di una analisi anarchica delle agitazioni studentesche, incentrata sul tema della divisione di classe tra lavoro manuale ed intellettuale e sull'ascesa della nuova classe dirigente tecno-burocratica. Questo pamphlet ebbe una certa risonanza, specialmente nell'ambito del Movimento Studentesco dell'Università Cattolica (1) che lo citò e ne suggerì la lettura agli studenti in calce ad un opuscolo "La goliardia è morta". Successivamente (maggio e giugno) la Gioventù Libertaria organizza un incontro tra anarchici e studenti ed una serie di dibattiti pubblici sul "maggio parigino", introdotti da un compagno francese del Movimento "22 marzo" (il M.S. francese a forte componente libertaria), ma in complesso l'influenza anarchica a breve termine resta insignificante. Solo nell'autunno con il nuovo anno scolastico si formano i primi nuclei libertari nelle Facoltà e nei licei, quando ormai l'influsso dell'ideologia marxista-leninista e dei leaders maoisti è predominante e già intollerante.

Seconda fase
All'inizio dell'anno scolastico '68-'69, buona parte del Movimento Studentesco universitario è sotto il controllo di gruppi "m .l." i quali entrano subito in aspra polemica con le posizioni antiautoritarie "avventuriste e spontaneiste" che Movimenti Studenteschi di singoli istituti - scoordinati, divisi tra loro, in via di liquidazione - tengono ancora. Questa contraddizione tra "dogmatici" e "pragmatisti" porta a continui confronti polemici, a un disorientamento generale delle masse studentesche e allo scadimento del Movimento, a livello di massa, con un frazionamento e una disorganicità delle lotte conseguente alla mancanza di precise indicazioni politiche. La tendenza è fondamentalmente quella di uscire dalla tematica scolastica per affrontare i grandi temi nazionali, con la lotta al sistema capitalistico borghese e il rifiuto di compromessi con le forze riformiste e parlamentari di sinistra. Si cercano i primi approcci con gli operai.
Una svolta decisiva nella storia del Movimento Studentesco Milanese si ha all'inizio del successivo anno scolastico, '69-'70, quando, alla nascita di "Lotta Continua", molti militanti del M.S. entrano nel nuovo gruppo. Sono specialmente studenti dell'Università Cattolica che abbandonano il Movimento per unirsi a un gruppo che promette una caratterizzazione in senso radicale delle lotte e lo spostamento dell'azione extraparlamentare dall'ambito scolastico e studentesco a quello di fabbrica. Abbagliati dal miraggio dell'azione operaia, molti studenti lasciano addirittura l'Università per andare a fare lavoro politico in fabbrica, mentre quelli che rimangono tagliano decisamente i ponti con la linea dogmatica e svolgono un'azione scolastica soli in funzione di quella di fabbrica. Mentre così il Movimento Studentesco (specie alla Statale) assume una crescente caratterizzazione in senso burocratico e dogmatico, lo spazio politico rimane aperto solo ai partiti e movimenti m.l., che infatti vi esercitano una sempre più forte influenza.

Capanna al potere
La Statale, divenuta il centro politico di riferimento per tutto il Movimento, vede al suo interno la creazione di una "leadership" di elementi di provenienza eterogenea (m.l., ex cattolici, ecc.) che indirizza il Movimento su posizioni originali "mediane" tra la linea stalinista e dogmatica dei gruppi maoisti, l'esperienza precedente delle lotte studentesche scolastiche, l'opportunismo di gruppetti e gruppettini di breve vita e l'"azione spontanea" delle masse studentesche.
Esce un primo documento, " la situazione attuale e i compiti politici del M.S.", e riprende l'attività a livello cittadino. Sono però necessarie alcune manifestazioni abortite verso la fine del 1969, duri scontri con la polizia nel corso della manifestazione antirepressiva del 21 gennaio e l'appoggio del PCI in quella dei 50.000 del 31 di quel mese perché il M.S. riesca a risollevarsi a livello di massa. Il 1970 è per il M.S. il culmine della sua parabola politica: intorno alla Statale si stringono i Movimenti Studenteschi di quasi tutte le scuole cittadine, si svolgono grandi manifestazioni il 25 aprile e il 1° maggio, ci sono anche duri scontri con la polizia (come il 18 aprile), in cui il M.S. dà la dimostrazione di riuscire a tenere la piazza. Praticamente solo Lotta Continua e gli anarchici sono isolati dal Movimento, e non riescono comunque mai ad insidiarne le salde posizioni. Pian piano, intanto, la dirigenza del M.S., dopo essere riuscita a coagulare intorno a sé una massa notevole di studenti e ad egemonizzare l'azione studentesca a livello cittadino, prosegue nell'elaborazione di una linea politica maggiormente delineata e precisa: Capanna, Cafiero, Saracino e Toscano (leader riconosciuti, specie dopo il processo Trimarchi) cercano di portare il Movimento su posizioni da essi definite "più realistiche": il M.S., per quanto in tutta Italia sia in pratica in liquidazione totale e definitiva, a Milano resta una forza molto importante, un elemento indubbiamente non trascurabile non solo nell'arco della sinistra extra-parlamentare, ma anche a livello di forze politiche organizzate nell'ambito cittadino. Per non "bruciarsi", il Movimento dovrebbe dunque "confrontarsi" con le forze egemoni del movimento operaio (leggi sindacati e PCI), abbandonare le posizioni "nulliste e inconcludenti", resti dell'ideologia della "contestazione globale", affrontare seriamente e analiticamente il problema della scuola, quello delle riforme di struttura e soprattutto quello dei ceti medi, essendo esso stesso loro espressione. Tutto questo discorso porta a più saldi rapporti col PCI (al livello di rappresentarne la frangia di piazza) e a tutta una serie di analisi sulla situazione italiana e internazionale, tra cui si distingue quella sul già citato ruolo dei ceti medi. (Movimento Studentesco come espressione di ceti medi che puntano a superare le loro contraddizioni col socialismo).

Il M.S. in declino
Per il momento la dirigenza riesce a imporre la sua linea; mentre la fine dell'anno scolastico '69-'70 vedeva i gruppi di sinistra pagare lo scotto della sfida lanciata alla "Statale" con l'isolamento e la incapacità di trovare nuovi sbocchi, il M.S. cittadino chiude la stagione in crescendo. Ma le grosse contraddizioni maturate nel M.S. non possono tardare ad esplodere vistosamente: nell'autunno 1970 il M.S. prepara un documento, sulla falsariga di quello precedente, destinato a far da base all'azione dell'anno a venire. A questo punto, una parte del Movimento ingaggia una lunga lotta in sede di dibattito con la linea Capanna-Toscano, che nella bozza del documento prospetta analisi e sbocchi operativi indubbiamente sintomatici di involuzione "di destra". Già il M.S.aveva perso alcuni istituti medi (Molinari, Einstein) che si ponevano su posizioni autonome rispetto alla dirigenza "centrale"; ora, la corrente di Saracino fa una strenua opposizione interna, Avanguardia Operaia (2) comincia a tenere manifestazioni separate, parecchi istituti medi danno segni di irrequietezza. La situazione si trascina così fino al 23 gennaio 1971 quando il Movimento Studentesco di Milano, ridotto alla difensiva nel suo feudo di via Festa del Perdono (facoltà "umanistiche"), si spacca verticalmente. Il pretesto per la scissione è una manifestazione antirepressiva che M.S. e Avanguardia Operaia intendono tenere con modalità e contenuti politici diversi. La frazione Saracino coglie l'occasione per lanciare pesanti accuse alla linea "di destra" di Toscano e soci, e scinde le sue "responsabilità" da quelle della dirigenza: il leaderismo e il culto dell'affermazione personale di vertice giocava un brutto scherzo a coloro i quali ne avevano fatto una prassi politica a livello cittadino.
La linea Toscano-Capanna, ridottasi a mobilitare alcune decine di "katanga" (3) "contro il fascismo" o "contro la repressione", quasi abbandonata da PCI e sindacati, vede coalizzarsi contro di sé le forze di tutti i gruppi (salvo i fidi tirapiedi dell'Unione dei Comunisti) ed è ripetutamente battuta a livello di mobilitazioni. Non può allora che iniziare una campagna discriminatoria e banditesca contro i membri degli altri gruppi, passando spesso e volentieri a vie di fatto e riesumando in modo provocatorio la carogna di Stalin.
È della fine dello scorso anno accademico l'attacco a Lotta Comunista (cfr. A 6); è di quest'autunno l'attacco ad Avanguardia Operaia; è di sempre l'attacco agli anarchici. Ma la grottesca riedizione dei metodi staliniani (calunnia ed aggressione fisica) non fanno che accrescere l'isolamento politico del Movimento Studentesco, arroccato nella "Statale", da cui esce raramente per interventi (che sono più sortite guerresche che non azioni politiche) a Città Studi (scienze, architettura, ingegneria... quasi-feudi a loro volta di organizzazioni m.l. concorrenti).
Solo la spranga, ormai, può dare una parvenza di vita al cadavere in decomposizione del movimento degli studenti.

S. M.

(1) Un probabile riflesso, diretto od indiretto, di quel pamphlet è l'interesse (anomalo perché sostanzialmente estraneo alla tematica marxista) mostrato saltuariamente da Lotta Continua (i cui dirigenti milanesi provengono in buona parte dai quadri del Movimento Studentesco della Cattolica) e, più recentemente, dal Manifesto, per la questione lavoro manuale - lavoro intellettuale.
(2) A. O. è un'organizzazione marxista-leninista che controlla il Movimento Studentesco delle Facoltà scientifiche milanesi.
(3) I "katanga" sono i pretoriani di Capanna, la mini-Ghepeù del Movimento Studentesco, più coraggiosi nell'aggredire i militanti della sinistra extra-parlamentare non stalinista che nel rintuzzare le provocazioni fasciste.