Rivista Anarchica Online

rivista anarchica
anno 11 nr. 97
dicembre 1981 - gennaio 1982


Rivista Anarchica Online

Repressione in grigioverde
a cura della Redazione

"Se vuoi la pace, prepara la pace": così suona uno degli slogan più riprodotti sui cartelli che si vedono alle manifestazioni pacifiste di questi ultimi mesi. C'è chi quello slogan lo grida, ma c'è anche chi tenta di praticarlo nella sua vita quotidiana, rifiutando l'imposizione del servizio militare, cioè l'imposizione di prepararsi alla guerra. Accade così che le battaglie più dure e certo più significative contro il militarismo non si svolgano sulle strade e nelle piazze ricolme di gente, ma più modestamente nelle fredde aule dei tribunali militari, a volte semideserte, e nelle ancor più fredde celle dei reclusori militari.
A Peschiera del Garda è sempre recluso l'anarchico Sergio Cattaneo, che sta scontando la condanna ad un anno inflittagli dal tribunale militare di Padova il 28 agosto scorso, condanna che dovrebbe finire a metà aprile prossimo. A conferma del fatto che c'è sempre qualcuno meno "uguale" degli altri, Sergio - fino al momento in cui andiamo in stampa - non ha ancora potuto leggere lo scorso numero della nostra rivista. Appena arrivata la busta, infatti, Sergio è stato invitato ad aprirla di fronte al tenente, il quale sfogliando il numero vi ha notato pubblicata la testimonianza da lui inviata ad un compagno a proposito della sua breve permanenza, agli inizi di ottobre, nel nuovo carcere militare di Sora (in provincia di Frosinone). Il tenente ha ritenuto di dover sequestrare la rivista, passandola al capitano, il quale a sua volta l'ha inviata alla procura militare per gli eventuali provvedimenti. Anche "Senzapatria" non gli è stata finora mai consegnata. Per le autorità del carcere militare, dunque, la stampa anarchica è off limits, e altrettanto la Costituzione della Repubblica cui han giurato fedeltà. Se non andiamo errati, è proprio la Costituzione a garantire la libertà di circolazione delle idee, opinioni, scritti, ecc..
Un altro caso, di cui abbiamo riferito sullo scorso numero, era quello di Roberto Maggetto. L'11 ottobre, infatti, nel corso di una manifestazione, Maggetto si era autoconsegnato alle autorità del carcere militare di Peschiera, per poi esser trasferito in quello romano di Forte Boccea. Pochi giorni dopo il suo arresto, è stato scarcerato in libertà provvisoria in attesa di processo. La sua colpa è quella di non essersi sottoposto al servizio militare, una volta vistasi respingere la domanda per il servizio civile "alternativo".
Ancora a Peschiera è detenuto il giovane Massimo Chierigatti, condannato lo scorso 30 ottobre ad un anno di carcere dal tribunale militare di Verona. Presentatosi il 17 settembre al corpo, Chierigatti faceva fin dal primo momento obiezione totale: approfittando della sua ignoranza politica, le autorità lo convincevano a farsi denunciare come testimone di Geova. Una volta arrestato, prendeva coscienza della profonda differenza che lo separava dai testimoni di Geova e chiedeva di poter riavere i suoi abiti civili, una richiesta significativa, dal momento che mentre i testimoni di Geova ed in genere gli altri detenuti militari accettano di indossare la divisa, gli "obiettori totali" si rifiutano e pretendono di vestire normalmente - per marcare anche esteriormente la loro non-accettazione del militare. La richiesta di Chierigatti non veniva esaudita e al processo, per protesta, si presentava senza lacci delle scarpe, la divisa larghissima e messa in malo modo, senza cravatta. Dopo aver motivato il suo rifiuto ed aver subito la prevista condanna, Chierigatti veniva riportato in carcere e all'indomani trasferito nel settore dei "comuni", separato dagli obiettori. Proteste dei suoi compagni, inizio di sciopero della fame da parte sua: dopo 5 giorni Chierigatti, con i suoi abiti civili, è ritrasferito tra i suoi compagni.
A 4 mesi è stato condannato Giorgio Raimondi, un giovane che, vistasi respinta la domanda di servizio civile, si era rifiutato di imbracciare le armi nella caserma di Fossano dove era stato precettato. Il processo si è svolto proprio il 4 novembre, anniversario della cosiddetta "vittoria" e festa delle forze armate, presso il tribunale militare di Torino. A Raimondi è stata negata la condizionale e, una volta scontata la condanna, dovrà presentarsi di nuovo al corpo, con la prospettiva - se insisterà nella sua scelta - di nuove condanne e nuove detenzioni. Il suo caso appare analogo a quello dell'anarchico Ettore Sanità, di cui abbiamo riferito sul penultimo numero di "A".
Stessa condanna a 4 mesi è stata inflitta dal tribunale militare di Verona, il 16 ottobre, a Giovanni Tria, un giovane di Trani che dopo aver abbandonato l'ente presso il quale svolgeva il suo servizio civile (perché riteneva contrario alla sua etica fare il "guardiano" di bambini emarginati dalla società) e altre varie vicende, dapprima - presentatosi al corpo - si era rifiutato di sparare, poi denunciato per disobbedienza, interrogato, rinviato al corpo, vi restava 15 giorni per poi disertare. Dall'8 agosto, data della sua auto-consegna a Peschiera, è dentro: mentre questo numero va in stampa, dunque, dovrebbe esser di nuovo fuori.