Rivista Anarchica Online
Apprendere la
libertà
di Lamberto Borghi
Un breve viaggio
tra gli autori che hanno fatto la storia della pedagogia libertaria
e dell'educazione integrale.
La ricerca
iniziale del discorso sull'educazione libertaria e sulla pedagogia
libertaria verte naturalmente sulla determinazione del significato
di libertario. Il significato è ambivalente. Per un
verso si riferisce alla modalità dell'organizzazione del
sistema d'istruzione, ivi inclusa la scuola, per un altro verso ha
per oggetto l'intera struttura della società ben oltre quella
della scuola. In entrambi i casi il significato non tradisce la sua
essenza. Essa è costituita da un approccio non costrittivo,
o, come più spesso lo si è denominato, non
coercitivo, riferito sia al sistema di apprendimento e
d'insegnamento sia all'intero corpo sociale. Accade storicamente di
rinvenire in uno dei grandi esponenti libertari l'impiego di
entrambe le accezioni. Chiamo in causa al riguardo Tolstoj che
nel 1897 scriveva all'editore del periodico "Les Temps
Nouveaux" una lettera in cui affermava il suo credo
nell'importanza di un'educazione libera: Ho iniziato la mia
attività in campo sociale partendo dalla scuola e
dall'insegnamento e dopo quarant'anni sono ancora più
convinto che solo attraverso l'educazione, l'educazione libera,
possiamo liberarci da quest'orribile stato di cose e sostituirlo con
un'educazione razionale. L'idea che la formazione
dell'individuo si compia al di fuori delle istituzioni scolastiche
era già stata espressa dallo stesso Tolstoj per effetto
dei viaggi compiuti in molti paesi europei dopo il 1860. La gran
parte della nostra educazione la acquisiamo non dalla scuola ma
dalla vita. Laddove la vita è istruttiva, come a Londra,
Parigi e nelle grandi città, le masse sono educate; dove,
invece, come in campagna, la vita non è istruttiva, la gente
non lo è, a dispetto del fatto che in entrambi i luoghi ci
siano le stesse scuole (2). La critica contro l'educazione
istituzionalizzata è largamente diffusa negli scrittori
anarchici e libertari. Tolstoj riprende e approfondisce motivi che
risalgono a William Godwin (1756-1836), considerato l'autore del
primo testo libertario moderno sull'educazione (3). Il
controllo statale dell'educazione era considerato da Godwin una
delle cause principali dell'ostacolo opposto alla conquista
dell'autonomia del fanciullo e dello sviluppo di un sistema di
coercizione attorno a lui. Riguardo alla scuola affermava che il
governo non mancherà di impiegarla per rafforzare se stesso e
perpetuare le proprie istituzioni (4). La visione tolstoiana
dell'educazione come insidiata dal rischio di essere impiegata come
agente di costrizione induceva Tolstoj a confrontare l'educazione
con la cultura a tutto svantaggio della prima. Mentre definiva la
cultura come l'insieme di tutti gli influssi che contribuiscono a
sviluppare l'uomo, che gli danno una più ampia concezione
del mondo e gli forniscono nuove informazioni, considerava
l'educazione come lo strumento adatto a controllare ciò che
nella cultura fioriva spontaneo. Di qui la sua affermazione che
l'educazione "è la cultura sotto controllo"
(5). Perciò riteneva che ,"in termini puramente
pedagogici, l'apprendimento culturale era più efficace di
quello scolastico" (6). A questa tolstoiana "formazione
culturale" si collega, pur senza identificarsi con essa,
l'"educazione integrale", il cui concetto, sviluppato da
Proudhon, trovò terreno favorevole nel socialismo francese
con un programma di riforme che i socialisti avanzarono "al
tempo della Comune di Parigi nel 1871". Informa M.P. Smith che
verso la fine degli anni '60 l'idea circolava ampiamente. Sia
Marx (1867) che Bakunin (1869) avevano rivendicato un'educazione che
fosse veramente "integrale", una educazione cioè
che sviluppasse tutte le potenzialità di una persona
fornendole un'ampia gamma di abilità per diverse occupazioni
lavorative, sia industriali che artigianali (7). Bakunin
pubblicò nel 1869 una serie di articoli sull'educazione
integrale raccolti nel 5° volume dell'edizione francese delle
opere. (8). Riprodotti nell'opera di scritti scelti di Bakunin
curata da Sam Dolgoff col titolo Bakunin on Anarchy (New York, 1972
traduzione italiana: Libertà, uguaglianza, rivoluzione,
Edizioni Antistato, Milano, 1976) gli articoli sull'istruzione
integrale sostengono l'esigenza dell'abolizione della società
in classi e della divisione che le sta a monte tra lavoro manuale e
intellettuale. Nelle "istruzioni ai delegati al I
congresso dell'Internazionale" nel 1866 Marx metteva in rilievo
la necessità che non venisse dato dalla società il
permesso di usare del lavoro di fanciulli o adolescenti, se non a
patto che quel lavoro produttivo sia legato con l'istruzione.
Aggiungeva Marx: Per istruzione noi intendiamo tre cose: Prima:
Formazione spirituale. Seconda: Educazione fisica..; Terza:
Istruzione politecnica che trasmetta i fondamenti scientifici
generali di tutti i processi di produzione e contemporaneamente
introduca il fanciullo e l'adolescente nell'uso pratico e nella
capacità di maneggiare gli strumenti pratici di tutti i
mestieri...L'unione di lavoro produttivo rimunerato, formazione
spirituale, esercizio fisico e addestramento politecnico innalzerà
la classe operaia molto al di sopra delle classi superiori e
medie (9). Osserva Smith che la nozione marxiana di
educazione politecnica... è essenzialmente lo stesso
concetto di educazione integrale (10). L'ideale di
un'"educazione integrale" si diffuse largamente ad opera
dei gruppi libertari e anarchici negli ultimi decenni
dell'Ottocento. Nel 1898 la rivista "Les Temps Nouveaux"
pubblicò "un manifesto internazionale sull'educazione
integrale" che fu firmato, tra gli altri, da Kropotkin e
Tolstoj (11).
Escuela Moderna
Ritroviamo Tolstoj e
Kropotkin, accanto a Louise Michel e a Elisée Reclus tra
coloro che appoggiarono la fondazione e lo sviluppo della Lega
per l'educazione libertaria, creata nel 1887 in Francia e
fautrice dei principi dell'educazione integrale. Poco dopo in Spagna
Francisco Ferrer dava vita a Barcellona alla Scuola moderna che
ebbe grande diffusione nella stessa Spagna, dove nel 1905 avevano
vita a Barcellona 14 scuole e 34 tra l'Andalusia, la Catalogna e la
Valencia. Nel 1908 Ferrer fondò la rivista "L'Ecole
Renovée" i cui concetti di fondo erano così
fissati nel primo numero: 1. Educazione del bambino su basi
razionali e principi scientifici; 2. Educazione integrale della
persona rifiutando un'educazione basata soltanto sull'intelletto; 3.
Correlazione di metodi e programmi con la psicologia del bambino; 4.
Rilevanza data ad un'educazione pratica basata sulla "grande
legge della solidarietà". L'Ecole Renovée
diventa il grande giornale della Lega internazionale per
l'educazione razionale del bambino. Annota M.P. Smith che
l'educazione delle Scuole moderne del Ferrer poneva l'accento sulla
scienza e la tecnologia e che il punto fondamentale, indicato
dalla parola "razionale", era che l'educazione doveva
essere secolare ed anticlericale (12). Dopo l'assassinio di
Ferrer, nel 1909, sotto la falsa accusa di "essere il capo
dell'insurrezione civile nella cosiddetta "settimana
tragica" ", scuole libertarie ispirate agli ideali della
"scuola nuova" del Ferrer si moltiplicarono in molti
paesi. "Nel primo quarto di secolo" annota Smith, nacquero
Scuole Ferrer in Inghilterra, Francia, Belgio, Olanda, Germania,
Italia, Svizzera, Austria, Polonia, Cecoslovacchia, Iugoslavia,
Argentina, Brasile, Messico, Cina, Giappone, ma la risposta più
attiva venne dagli Stati Uniti dove fu costituita una Associazione
Ferrer in una dozzina di grandi città, una delle quali
sopravvisse per oltre quarant'anni (13). E' vero, pertanto, che
Ferrer fu direttamente o indirettamente, un tramite importante per
la diffusione in tutto il mondo delle idee espresse dal movimento
per l'educazione libertaria. Ho nominato Kropotkin tra i maggiori
esponenti della "educazione integrale". Il "principe
anarchico" nato a Mosca nel 1842 e ivi morto nel 1921, si
distinse per i suoi interessi scientifici e sociali. Compì
viaggi scientifici in Siberia. Lavorò nell'Università
di Pietroburgo. Nel 1871 gli fu offerto il posto di segretario
della società geografica russa. Dalla passione giovanile per
la geografia prese l'avvio la sua dedizione alla sociologia urbana e
rurale; trasferitosi in Svizzera entrò in contatto cogli
ambienti anarchici. Fondò in Svizzera il giornale "Le
révolté," organo della Federazione del Giura, e
più tardi, in Inghilterra, dopo avere trascorso quattro anni
nelle prigioni francesi, la rivista anarchica
"Freedom". Dall'Inghilterra, dove risiedette molti
anni, vivendo coi guadagni derivatigli dalla sua collaborazione
all'Enciclopedia Britannica, fece ritorno in Russia dopo lo scoppio
della Rivoluzione del 1917. Si dissociò dal bolscevismo
opponendosi alla sua degenerazione autoritaria. Seguì la
sorte dei gruppi anarchici chiusi nelle prigioni, dalle cui finestre
poterono seguire il suo funerale e porgergli l'estremo saluto. Tra
le numerose opere che Kropotkin ci ha lasciato merita particolare
menzione "Campi, fabbriche, officine" (1899) degno
ancora oggi di attenta lettura. Di esso osservava Colin Ward
nell'edizione inglese da lui curata nel 1974: Forse la difesa
più convincente di questo libro viene da Lewis Mumford, il
quale, nella "città nella storia", scrisse di esso
e del suo autore: "Con quasi mezzo secolo d'anticipo sul
pensiero tecnico ed economico contemporaneo, egli Kropotkin aveva
intuito che la duttilità e l'adattabilità delle
comunicazioni e dell'energia elettrica, unite alle possibilità
di un'agricoltura intensiva e biodinamica, avevano posto le basi di
un'evoluzione urbana più decentrata da svolgersi attraverso
le piccole comunità basate sul contatto umano diretto e
provviste dei vantaggi della città oltre che di quelli della
campagna... Prendendo come base la piccola comunità, egli
colse l'opportunità di una vita locale più
responsabile e più sensibile, che lasciasse maggior campo
d'azione a quegli aspetti umani trascurati e frustrati dalle
organizzazioni di massa. (14). Dell'opera del 1899 il
capitolo che maggiormente mette in rilievo l'aspetto educativo ha
per titolo "Lavoro intellettuale e lavoro manuale".
Facendo suoi i motivi di alcuni dei maggiori scienziati del passato
quali Galileo, Newton, Leibniz, Linneo, nei quali l'abilità
manuale non costituiva ostacolo alle ricerche teoriche ma al
contrario le favoriva, e quelli di "molti operai del passato
che trovarono stimolo intellettuale nelle svariate occupazioni delle
officine non specializzate di allora", avendo la fortuna "di
intrattenere rapporti amichevoli con uomini di scienza",
Kropotkin osservava con rammarico: "Noi abbiamo cambiato
tutto". Scienza e lavoro
Con pretesto della
divisione del lavoro, abbiamo nettamente separato il lavoratore
intellettuale dal lavoratore manuale. Sopra tale separazione si
erano espressi con affine atteggiamento, accanto a Marx e Engels,
anarchici e libertari quali Bakunin, Fourier e Proudhon, nonché
scrittori fautori, come Tolstoj, di un'"educazione libera". È
noto come Tolstoj interrompesse quotidianamente l'impegno creativo
nella letteratura coll'opera assidua del calzolaio. Si legge nella
premessa al saggio su "La dimensione libertaria di P.
Proudhon": E' noto come il conte Pierre Bezukov incoronasse
l'ideale sociale e libertario di Proudhon (15). Ma Pierre
Bezukov, benché tra i più notevoli personaggi del
maggiore romanzo tolstoiano, non è il più grande.
Scriveva Nicola Chiaromonte Il solo personaggio, in "Guerra
e pace", che ci sia mostrato in sereno possesso di una sua
umile verità è Platone Karataiev, il soldato
contadino. La saggezza "naturale" di Karataiev consiste
nel piegarsi alla necessità senza chiedersene il perché.
Piero Bezuchov ammira Karataiev e quasi lo venera (16). Kropotkin elabora una
concezione educativa fondata su scienza e lavoro e vuole un
insegnamento dove l'apprendimento tragga la sua validità
dall'esperienza legata alla pratica. Obbligando i nostri
figli a studiare cose reali su semplici rappresentazioni grafiche,
invece di fargliele fare direttamente, li costringiamo a
sprecare un tempo prezioso; li abituiamo ai peggiori metodi di
apprendimento; uccidiamo sul nascere l'indipendenza di
pensiero.... Superficialità, ripetizioni a pappagallo,
schiavitù e inerzia mentale: ecco i risultati del nostro
metodo d'insegnamento. Noi non insegniamo ai nostri figli ad
apprendere" (17).(...)
Arte e ricerca
Del tutto diverso è
l'ideale di Kropotkin: la scienza moderna ha un'altra via
d'uscita da offrire agli uomini di pensiero. E dice loro che per
arricchire, non è necessario togliere il pane di bocca
agli altri; ma che la soluzione più razionale sarebbe una
società in cui gli uomini col proprio lavoro manuale e
intellettuale, e con l'aiuto delle macchine già inventate
o da inventare, creassero essi stessi tutte le ricchezze
immaginabili... Tecnica e scienza... guidate dall'osservazione,
dall'analisi e dalla sperimentazione... ridurrebbero sempre il
tempo necessario per produrre ricchezza nella quantità
desiderata, in modo da lasciare a ciascuno, uomo o donna che
sia, tutto il tempo libero che gli occorre (18). L'importanza della
conquista del tempo libero attraverso la socializzazione della
produzione, a cui tutti dovrebbero
contribuire addossandosi in misura uguale la fatica che richiede
contrassegna l'eredità morale dell'opera di Kropotkin. E'
significativo che il suo egualitarismo libertario unisca insieme
la socializzazione della produzione al riconoscimento della
fruizione del tempo libero da parte di tutti. Se ciascuno si
accollasse la sua parte di produzione, e se la produzione venisse
socializzata... allora a noi rimarrebbe più della metà
della giornata lavorativa da dedicare all'arte, alla scienza o a
qualsiasi altra occupazione preferita; e il nostro lavoro negli
stessi settori sarebbe più proficuo se impiegassimo
l'altra metà della giornata in lavoro produttivo; se
l'arte e la scienza fossero coltivate per pura inclinazione e non
per scopi commerciali. Inoltre una società
organizzata sul principio che tutti lavorino, sarebbe abbastanza
ricca per sollevare uomini e donne, una volta raggiunta una certa
età, - diciamo i quarant'anni o poco più -
dall'obbligo morale di partecipare direttamente all'esecuzione del
necessario lavoro manuale, e per consentir loro di votarsi
interamente all'arte, alla scienza o a qualsiasi altra
occupazione. In questo modo sarebbero pienamente garantiti la
libera ricerca in nuovi rami dell'arte e del sapere, la libera
creazione e lo sviluppo individuale... (19). L'importanza della
visione kropotkiniana dell'educazione libertaria sta in questo
concetto che la libertà consiste innanzi tutto nella
pienezza dello sviluppo individuale contrassegnato da quella che
Kropotkin chiama "la libera ricerca" innovativa,
collocando questo aspetto "delle più alte regioni
del progresso compatibile con la natura umana", in misura e
dimensioni precipue, nell'attività artistica. Per più
volte nell'ultima pagina del suo libro egli nomina l'arte come
primaria sede delle libertà: l'arte come ricerca creativa. Arte e ricerca sono
strettamente congiunte nell'epilogo del grande libro di
Kropotkin. Penso che esse costituiscano
motivi salienti (anche se non sempre riconosciuti) della pedagogia
libertaria. È significativo che lo scienziato Kropotkin,
il "principe anarchico", fosse tra i pochi libertari
a mettere in rilievo l'importanza dell'arte, accompagnata alla
ricerca. Questa è elemento
costitutivo della libertà, e a mio avviso, dello stesso
atteggiamento libertario. Non c'è ricerca senza
l'abbandono e il rifiuto dell'autoritarismo, senza la
considerazione della revoca di ogni posizione di prefissata
certezza cara ai credenti della verità come dato acquisito
una volta per sempre e irrevocabile. Scriveva ai riguardo Karl
Popper: Ogni qualvolta tentiamo la soluzione di un problema,
dovremmo tentare col massimo accanimento possibile di scalzare
la nostra soluzione anziché tentare di difenderla.
(20) Il libertarismo è
anzitutto, in sede teoretica intrinsecamente legato alla prassi,
come coltivazione della libertà di
pensiero. Di questa scriveva il maggiore cultore della pedagogia
tra l'Ottocento e il Novecento - John Dewey -: La libertà di
pensiero, denota la libertà di pensare, cioè del
dubbio specifico, dell'indagine, dell'attesa dubitativa e dello
sviluppo dei tentativi e delle ipotesi, delle prove e degli
esperimenti che non sono garantiti e che implicano i rischi
della dispersione, della perdita e dell'errore. Ogni pensatore
mette in pericolo una qualche parte del mondo apparentemente
stabile (2l). Uno scienziato, come
Kropotkin, teorico della ricerca e della conseguente
sperimentazione delle ipotesi formulate,
avrebbe considerato queste parole come appropriata espressione
della sua posizione libertaria.
La voce inquietante
di Giordano Bruno
Di questa professione
di fede nella ricerca, ostile alle verità stabilite e
aperta all'"attesa dubitativa" erano stati testimoni
fino al martirio molti dei nostri grandi filosofi del
Rinascimento. Chiamerei libertario Giordano Bruno, il quale
scriveva nel 1588, pochi anni prima che il tribunale
dell'inquisizione lo trascinasse sul rogo nel febbraio del 1600:
per ciò che si riferisce alle discipline intellettuali
possa io tener lontano da me non solo la consuetudine di
credere, instillata da maestri e genitori, ma anche quel senso
comune che in molti casi e luoghi (per quanto ho potuto giudicare
io stesso) appare colpevole di inganno e di raggiro; possa io
tenerli lontani in maniera da non affermare mai nulla, nel campo
della filosofia, sconsideratamente e senza ragione; e siano per me
ugualmente dubbie tutte le cose, tanto quelle che sono reputate
astrusissime e assurde, quanto quelle che sono considerate le più
certe ed evidenti, tutte le volte che vengono messe in
discussione (22). Non è privo d'importanza il ricordo
(come ha scritto Eugenio Garin) di questa voce inquietante, che
nessuna condanna riuscì a soffocare (23). Con dolore e
ammirazione non posso dimenticare quanto Bruno rispose alla
richiesta fattagli dagli inquisitori sotto la guida del cardinale
Bellarmino di ritrattare otto proposizioni eretiche, affermando di
non avere nulla da ritrattare. Egli si batterà per la
dignità dell'uomo nel senso della libertà, della
tolleranza, del diritto dell'uomo a difendere le proprie idee in
qualunque paese e a dire ciò che pensa, senza riguardo verso
alcuna barriera ideologica, scrive una studiosa del Bruno
(24). Il tema che abbiamo accettato di svolgere è
"apprendere la libertà". È mia persuasione
che assai più che nella scuola, la libertà si apprende
dalla vita; e in questa come insegnamento di coloro che sia nelle
più varie forme dell'esistenza sociale e nella vita interiore
al perseguimento della libertà hanno dedicato interamente se
stessi fino al sacrificio della vita; colle parole di Dante: Libertà
vo cercando ch'è sì cara come sa chi per lei vita
rifiuta. Un pedagogista americano, Carl Rogers, ha posto al
centro del suo libro più importante
Libertà nell'apprendimento (1969, poi '73) concetti
che testimoniano come l'idea della libertà costituisca
il motivo saliente dell'educazione sia nella gioia che nella
sofferenza, che sono entrambe retaggio di una esperienza di
libertà. Rogers si oppone alle posizioni dei
comportamentisti, come, in modo speciale, quella di B.F. Skinner,
dell'università di Harvard, per cui "l'uomo non è
libero" e, come scrive Skinner, "l'immagine di un uomo
interiormente libero e padrone del proprio comportamento è
solo un surrogato prescientifico". In Walden Two, del 1948,
Skinner fa dire al protagonista: Cosa ne pensa del mio progetto
di condizionamento della persona? Mi dica che uomo desidera e io
glielo metto insieme. Cosa ne dice della mia idea di controllare e
selezionare gli impulsi, in modo da sviluppare quegli interessi che
possono garantire agli uomini il massimo di produttività e di
successo? (25). Tenendo presente questa concezione Rogers
affermava altrove: ....La tendenza presente nell'educazione è
di distanza dalla libertà; vi sono oggi tremende pressioni -
culturali e politiche - a favore del conformismo, della docilità
e della rigidità. La richiesta è di studenti
tecnicamente addestrati in grado di battere i russi, e non vi è
nessun (presunto) nonsenso in ritorno a un'educazione che possa
migliorare i nostri rapporti interpersonali. . . Sentimenti
personali, libera scelta, unicità hanno poco o nessun posto
nella classe. Si può osservare per ore una classe elementare
senza annotare un caso di creatività individuale o di libertà
di scelta, salvo quando l'insegnante volta le spalle... Io sono
perciò ben consapevole che per il pubblico in genere e per i
più degli educatori lo scopo di imparare e essere liberi non
è un fine che sceglierebbero o verso il quale si dirigono al
presente. Eppure se una cultura civile deve sopravvivere e se gli
individui in tale cultura sono degni di salvarsi, mi sembra che esso
sia un fine essenziale dell'educazione (26).
Mete razionali
Rogers ritiene che
ogni individuo possieda la capacità di autosviluppo e di
autoapprendimento. Occorre che egli si liberi, come aveva insegnato
W. Reich, della corazza di cui si avvolge nella dipendenza da
influenze estranee a sé. Se le energie psichiche aveva
scritto Reich, ... fossero liberate dalle loro catene e convogliate
sui binari che portano alle mete razionali del movimento della
libertà, non potrebbero più essere fermate
(27). In questo stesso spirito Rogers affermava: Mi sono
convinto che il solo apprendimento che influenza in modo
significativo il comportamento è quello che il discente
scopre, e di cui si appropria di sé. E aggiungeva: In
conseguenza di quanto sopra, sento che non mi interessa più
essere un insegnante... Mi rendo conto che mi interessa solo essere
un discente, e preferibilmente di imparare cose che contano, che
esercitano un'influenza significativa sul mio comportamento. Trovo
molto proficuo imparare, in gruppi, tramite un rapporto con una
persona, come nella terapia, o da solo (28). (...) Ritengo
che uno dei modi per me migliori, anche se più difficili di
imparare, consista nell'allentare la mia struttura difensiva,
almeno temporaneamente, e di cercare di capire il modo in cui
un'altra persona sente e considera la propria esperienza
(29). Desidero terminare questi appunti sul modo di "apprendere
la libertà" sotto l'auspicio di una pedagogia libertaria
chiarendo, colle parole dello stesso psicopedagogista Rogers "Il
significato della libertà": (...) La libertà
della quale parlo è essenzialmente una cosa interiore,
qualcosa che esiste dentro ciascun essere umano indipendentemente da
tutte quelle scelte esteriori di alternative in cui spesso siamo
soliti far consistere la libertà. Alludo, cioè, a quel
tipo di libertà che è stato descritto efficacemente da
Victor Frankl nel suo libro sui campi di concentramento, dove ai
prigionieri veniva tolto tutto, dagli averi materiali al loro stesso
senso d'identità. Ma persino dopo mesi e anni di questa
vita resisteva una certezza, "che cioè all'uomo può
essere strappato tutto meno una cosa: l'ultima delle libertà
umane, vale a dire la libertà di scegliere il proprio
atteggiamento in qualunque circostanza, la libertà di
scegliere il proprio modo di essere" (1959, p. 65). Quella da
me osservata nei miei clienti è proprio questa libertà
interiore, soggettiva, esistenziale. Essa consiste nella
consapevolezza di "poter esser me stesso, ora e in queste
circostanze, per mia libera scelta" (30).
(relazione presentata al convegno
sull'educazione promosso a Bologna da "la Rete" lo scorso
ottobre)
(1) Riporto la
citazione dal libro di Michael P. Smith, Libertarians and
educations, Londra, 1983; traduzione italiana Educare per la
libertà, Eleuthera, Milano 1990, p. 8.
(2) Tolstoj, "On
Education", scritti scelti, University of Chicago, 1967, p.
24 (citato da M.P. Smith, p. 191).
(3) W. Godwin, Enquiry
concerning political justice (Smith, p. 18).
(4) Ivi.
(5) Tolstoj, vol.
cit., p.110 e a p. 76 del libro di M.P. Smith).
(6) Ivi, p.
77.
(7) M.P. Smith, op.
cit. , p. 20.
(8) Bakunin, Oeuvres,
Paris, 1895-1913.
(9) Il testo delle
Istruzioni di Marx ai delegati alla prima Internazionale è
riportato da M. A. Mancacolta nel primo volume dell'opera Il
Marxismo e l'educazione, Armando, Roma,1964, pp. 82-84.
(10) M.P. Smith, op.
cit., p. 20.
(11) Smith,
Ivi.
(12) Smith, Ivi,
pag. 22-23.
(13) Smith,
Ivi.
(14) Pjotr Kropotkin,
Campi, fabbriche, officine, Milano 1974, Edizioni Antistato:
Introduzione all'edizione inglese di Colin Ward, pp. 16-17.
(15) La dimensione
libertaria di P.J. Proudhon, a cura di G.D. Berti, premessa.
(16) Nicolò
Chiaramonte, "Tolstoj e il paradosso della storia",
Tempo presente, 1956, p.636.
(17) Kropotkin, Campi,
fabbriche, officine, ed. cit; pp. 202-203.
(18) Ivi, pp.
228-229
(19) Ivi, pag.
214.
(20) Karl Popper,
Scienza e filosofia, Einaudi, 1969, pp. 94-95.
(21) John Dewey,
Esperienza e natura, Mursia, 1973, p. 168.
(22) Il testo della
"epistola dedicatoria a Rodolfo II" è stato
pubblicato da Guido Calogero e Giorgio Radetti, col titolo: La
professione di fede di Giordano Bruno. La cultura, n. l, gennaio
1963.
(23) Eugenio Garin,
Giordano Bruno martire e confessore della laboriosa conquista del
mondo, Candelaio commedia del Bruno Nolano Achademico di nulla
Achademia. Teatro Stabile dell'Aquila, Anno XIX (1981-82).
(24) Frances A. Yates,
Giordano Bruno e la tradizione ermetica. Bari, Laterza 1989,
p. 384.
(25) Carl R. Rogers,
Libertà dell'apprendimento, 1969 Firenze, Giunti,
1973, p. 301.
(26) Carl R. Rogers,
Imparare ad essere liberi dal libro Conflict and
creativity, 1963, p. 56.
(27) W . Reich,
Psicologia di massa del fascismo (citz. da AA.VV. , Cultura,
lavoro intellettuale e lotta di classe, Napoli 1973, Guida
Editori, p. 279.
(28) Carl E. Rogers,
Libertà nell'apprendimento ed. cit., 184.
(29) Ivi, p.
185.
(30) Rogers, op.
cit. , p , 312.
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