Rivista Anarchica Online
Omo, etero, femministe, dibattiamo!
Cari compagni di A, quando avete aperto il dibattito sulla liberazione (omo)sessuale ho
aspettato un po' prima di dire la mia, per vedere chi avrebbe risposto e che cosa.
Hanno risposto solo alcuni omosessuali (ed è già molto) e gli eterosessuali? e le femministe?
Ah già dimenticavo la "questione omosessuale" riguarda solo gli omosessuali, mica gli altri... e
poi è risaputo che gli anarchici in quanto tali sono già "liberati"....
Penso che la lettera di Ivan ("A" n. 71) abbia colto in pieno cos'è che non va in questo
"dibattito", cioè tutto (senza presunzione mia questa volta).
Innanzitutto le cose possono essere dette in modo più semplice (mi riferisco alle analisi del
C.L.S. di Milano) e partendo da esperienze pratiche invece che da disquisizioni teoriche.
Poi, parafrasando la prefazione dei compagni di "A" (n. 69) "non posso tralasciare di osservare
che il - settorialismo - che i compagni della redazione si sforzano di evitare proponendo un
discorso globale di liberazione (quindi non solo sessuale) una volta scacciato dalla porta è
tranquillamente rientrato dalla finestra..." poiché a mio avviso in quella prefazione viene invece
riaffermata la "centralità politica" o meglio "ideologica", che a tutto risponde (problematica
sessuale compresa) e che racchiude in sé il non plus ultra della potenzialità rivoluzionaria....
Ironia a parte: i vari Proudhon (omosessuale represso e misogino) Berneri (con le sue
reazionarie analisi contro la donna), il fatto che fino a 10 anni fa se un compagno omosessuale
scriveva a U.N. da "omosessuale" gli si rispondesse privatamente o che nella C.N.T., che pur
conta nelle sue file delle frocie militanti, venga "scaricato" un compagno dalla segreteria,
poiché "in quanto omosessuale è facilmente ricattabile dalla polizia"... per non parlare della
violenza antiomosessuale che subiamo tuttora nelle organizzazioni politiche (la tolleranza è
anche violenza, non solo "esorcismo" rispetto a questo "problema", non dimentichiamolo!) come
se non bastasse quella "esterna".... Tutte queste cose messe insieme dovrebbero essere più che
sufficienti a demistificare quella che io allora chiamo (sperando di non essere tacciato da
provocatore) l'ideologia dell'Anarchico è bello - solo l'Anarchico è obiettivamente
rivoluzionario - riassumendo in questa parola una "totalità" che non esiste, che non può esistere
in questa società. Le lettere di Carlo e Ivan (A n. 71) hanno centrato in pieno secondo me quali
siano i termini della questione e quindi le contraddizioni reali. Certo, il frocio proletario non ha
niente da spartire con il frocio padrone, anzi deve combatterlo sia in quanto padrone, sia in
quanto frocio poiché su quel piano esso è tutto interno alla logica della sua classe, quella
dominante; ma il frocio proletario non ha niente da spartire nemmeno con il proletario
Maschio, eteronormale, se non la sua condizione di classe e quindi, come la donna, deve lottare
su più fronti, sia contro lo sfruttamento e l'oppressione che subisce specificatamente in quanto
omosessuale, sia contro lo sfruttamento e l'oppressione generalizzati che lo/la riguardano
comunque direttamente. È in quest'ottica che io vorrei riproporre ai compagni e alle compagne
la lettura dell'articolo pubblicato su U.N. n. 25 del 2.7.78, "infelice" periodo (estate) per fare la
mia uscita "ufficiale" come anarchico omosessuale in quanto non ho ottenuto un minimo di
risposta, se non la pubblicazione del suddetto nelle lettere, con il cognome siglato senza che
l'avessi richiesto (ovviamente) e con una parte dell'articolo, importante perché parlo in prima
persona, incomprensibile per una frase saltata... (in fase di composizione o per censura?).
Rispetto a questo articolo che ripropone, se volete, il trito e ritrito discorso (che tanto danno ha
fatto al movimento rivoluzionario) - del politico e del personale (che è e rimane comunque
reale) vorrei solo dire una cosa, riallacciandomi con quanto detto più sopra.
Non mi basta portare i bei discorsi sulla liberazione (omo)sessuale all'interno del movimento
anarchico, ho bisogno, come tanti altri compagni/e gay di un momento di organizzazione
specifica che parta dalla mia realtà di omosessuale e cioè di un collettivo di liberazione
(omo)sessuale.
Questo è quanto ho maturato dalla pubblicazione di quell'articolo e ripeto, questo non significa
"settorialismo" o peggio "corporativismo interclassista" e "separatismo".
Spero che altri/e compagni/e gay "escano fuori" attraverso questo dibattito, ma anche che le
compagne femministe e gli eterosessuali in generale dicano qualcosa su questo "problema" che
ci riguarda tutti.
Saluti anarchici.
Egidio De Luca (Trieste)
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