Rivista Anarchica Online
Mentre avanza la reazione
di Stefano Fabbri
Nella Commissione «Tossicodipendenze, strutture ed interventi» del Reseau ci siamo trovati vari
operatori che si occupano di questo problema da tempo, rappresentanti alcune realtà di base e servizi
pubblici di assistenza, di diverse località. La prima cosa di cui ci si è resi conto, senza eccezioni, è stata la marginalità nella quale, rispetto al
resto del Convegno, siamo stati costretti. A differenza degli altri gruppi di studio, il nostro non
annunciava già nel programma grossi nomi di spicco ed è rimasto oggettivamente schiacciato, quale
appendice amorfa, nel contesto generale. Scarsa quindi la partecipazione anche delle situazioni
nazionali, abbiamo subito fatto i conti con una logica di chiusura nei nostri confronti dovuta ad un
disegno organizzativo quanto meno ambiguo. Disegno partorito forse da quella stessa logica che già
anima movimenti para-istituzionali quali «Medicina», «Magistratura» e, per l'appunto, «Psichiatria
Democratica» ed in primis uno dei suoi ispiratori, Cancrini, che mentre si pongono, da una parte, il
problema della salvaguardia della legge 180 sulla questione (peraltro aperta, scottante e di grande
attualità) della tossicodipendenza, sposano, più o meno acriticamente, o confermano, dando sfoggio
di grande insensibilità, quelle manovre retrive e comunque di stampo reazionario che vogliono fare del
problema un nuovo terreno di sperimentazione e realizzazione di pratiche repressi ve, della coazione
e di forme preoccupanti di psichiatrizzazione. Il dibattito ha preso il via dall'analisi dell'iniziativa privata, la quale sempre più presente ed arrogante,
mentre tende ad avocarsi ogni aspetto «sociale» della «assistenza» si sottrae, fin troppo protetta,
all'interazione del corpo sociale. E questo proprio mentre dall'interno di Comunità Terapeutiche
emergono spesso menages coattivi e di destrutturazione e distruzione della personalità. Contemporaneamente permane e si aggrava la disinformazione. L'opinione pubblica viene sempre più
fuorviata sotto i colpi di un vero e proprio bombardamento terroristico, per effetto del quale ogni nota
reale è distorta e resa approssimativa, secondo i dettami dello scandalismo più becero, teso a spostare
l'attenzione esclusivamente sui fattori di «pericolosità sociale» e «devianza» del «fenomeno», invece
che sulle questioni di fondo. Ecco che nelle trasmissioni televisive, giornalisti sportivi e sedicenti
filosofi, si avvicendano a dire la loro, vomitando una sequela di dabbenaggini dalle quali emergono solo i casi più eclatanti, utile cortina
fumogena, prezioso sfondo per «l'esperto» di turno. Tutto il contenzioso viene così addomesticato e
reso asettico: anche le sporadiche apparizioni dei protagonisti diretti sono inserite a sostanziare
l'idea di fondo della necessità del controllo sociale, velato da un ipocrito pietismo. Nessuna discussione sulle sostanze, ad esempio sul metadone, sui danni che apporta al
metabolismo e nel periodo di «disassuefazione». I mass-media evitano sistematicamente ogni
accenno alle tesi che sostanziano la liberalizzazione o la immissione in farmacopea dell'eroina, non
si fa menzione del modo in cui l'istituzione ha affrontato le tossicodipendenze, medicalizzandone
tutti gli aspetti, e dello stato allucinante in cui versano i servizi di assistenza, nei quali si verificano
situazioni spiacevoli per gli utenti, e dove solo la buona volontà di alcuni pionieristici operatori, in
casi eccezionali, ha limitato danni altrove normali e creato diversi presupposti (come dimostra anche la ricerca in atto, commissionata dalla Provincia di Roma e condotta a tappeto per conto della
Cooperativa «Bravetta '80» da alcuni compagni fra cui il sottoscritto). Si tace, per quanto riguarda
le Comunità Terapeutiche, sugli effetti di dipendenza che queste generano, sulla loro separatezza
dal contesto esistenziale, su speculazioni e casi di sfruttamento. Non emergono mai problemi legati
alla strozzatura della sperimentazione, alle chiusure burocratiche e alle leggi-capestro. Il
protagonismo giovanile, la crisi derivata dalla criminalizzazione dei Movimenti di lotta, dalla
chiusura degli spazi di autogestione socio-culturale, l'analisi stessa della diffusione delle droghe
pesanti, come risposta repressiva sortita dalle strutture del dominio, restano fuori dalla porta. Queste ed altre cose sono state indicate nella relazione conclusiva del gruppo di lavoro, della quale
io stesso ho dato lettura pubblica alla fine del Convegno e che riteniamo significativo riportare
integralmente.
Il manicomio riciclato
Dopo due giorni di dibattito all'interno del Reseau di Alternativa alla Psichiatria, ci sembra
importante proporre alcune ipotesi di riflessione pratico-teorica su un tema che, a nostro avviso,
rappresenta per motivi forse diversi ed anche tra loro contradditori, la questione sociale più
importante del nostro tempo. 1) La politica dell'emergenza che oggi viene proposta dal Governo, dai mass-media, dagli
organismi più diversi rappresenta, in modo molto chiaro, il tentativo di riproporre uno stato di
necessità che, lungi dall'affrontare in termini concreti il problema della «dipendenza»
(comprendendo in questo termine tutta la problematica dei comportamenti di dipendenza così
diffusi da essere ormai cultura del quotidiano), riporta, sul terreno separato delle istituzioni
repressive e/o sanitarie, la questione della devianza giovanile. Ben si affianca, tra l'altro, questa
«emergenza» all'emergenza economica del taglio alla spesa pubblica, che nella separazione tra
sanitario ed assistenziale, propone una logica di servizi sanitari specialistici e tecnicamente
raffinati, delegando ad un privato, sempre più invadente, tutta la problematica assistenziale. 2) La teoria dell'emergenza ha conquistato anche organismi sindacali, partitici e movimenti
istituzionali, che pure si dicono impegnati in una pratica di trasformazione. In altro modo non può
spiegarsi l'atteggiamento di quanti oggi a fianco ed in contemporanea alla difesa della legge 180
accettano in modo totalmente acritico, quando addirittura non se ne fanno promotori, proposte di
legge che, psichiatrizzando la tossicodipendenza, ripropongono un riciclaggio del manicomio e
della sua ideologia punitiva e segregante. Ed è così che la tossicodipendenza diviene, anche per gli operatori, terreno separato rispetto alla
complessità delle problematiche sull'emarginazione, di cui discutere solo in certi luoghi, senza
accettare la compromissione e/o l'incontro su altri terreni .. Anche questo Reseau è un segnale,
certamente da assumere, di come il «sequestro» della tossicodipendenza dalla problematica
giovanile sia un dato generalizzato. Nasce così, dalla cultura dell'emergenza, una conflittualità tra
fasce sociali più deboli, fino a ieri alla ricerca di complicità e reciproca alleanza contro il potere,
che si trovano oggi su fronti separati, artificiosamente creati da una informazione attentamente
manipolata e distorta: ne fa fede la logica del sospetto e l'incitamento alla delazione che, di fatto,
crea un «clima di caccia alle streghe» le cui vittime, come la storia insegna, sono sempre i più
deboli. 3) L'intervento dello Stato sulle tossicodipendenze, fondandosi sull'equazione tossicodipendente =
malato, ha determinato l'attuale situazione che, nel fallimento dei servizi pubblici, ridotti ad essere
solo luogo di distribuzione del sostitutivo prima enfatizzato e poi demonizzato, individua nella
delega indiscriminata al privato e nell'assunzione della sua logica, la soluzione del problema. La
comunità terapeutica, esplicitazione più chiara di questa delega, racchiude in sé la contraddizione,
che fino ad oggi era stata della psichiatria, tra abbandono e controllo, nel momento in cui si rivolge solo a chi è disposto ad adattarsi alle sue regole, segregandolo e separandolo, e non incidendo, così, sulla realtà territoriale che resta terreno di intervento per le istituzioni repressive.
Già oggi, prima ancora dell'approvazione delle nuove leggi, il carcere rappresenta l'unica risposta
concreta per i tossicodipendenti, se è vero, come è vero, che il 30% della popolazione detenuta è
rappresentato da tossicodipendenti, e che molti pretori, utilizzando l'art. 650 del c.p., dispongono
ricoveri coatti per tossicodipendenti. 4) A fronte di questa situazione, riteniamo importante che quanti, operatori o no, sono impegnati
nella lotta contro tutte le forme di emarginazione, assumano l'obiettivo di proporre servizi che,
individuando nella tossicodipendenza uno degli aspetti della questione giovanile, si propongano
come luoghi di lotta contro la miseria del territorio, che è miseria economica e culturale, luoghi
cioè dove i bisogni di aggregazione, socializzazione e protagonismo dei giovani trovino spazi per
esprimersi fino a divenire, al di là ed oltre pretese scientificità, il terreno di verifica pratica su cui
l'organizzazione del servizio e la sua stessa operatività deve misurarsi e continuamente
modificarsi. E' per tali motivi che riteniamo importante che il reseau di alternativa alla psichiatria faccia proprie le tematiche qui proposte istituendo una commissione permanente per le tossicodipendenze
che si assuma il compito di elaborare un documento comune a tutti i paesi presenti nel Reseau, da
proporre come raccomandazioni ai parlamentari europei per la difesa e la tutela dei diritti dei
tossicodipendenti contro qualsiasi ipotesi di coazione e/o criminalizzazione.
I partecipanti alla Commissione n° 9
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