Rivista Anarchica Online
Il telefono nero
di Harald Steiner
«Schwarzhörer», in tedesco, è un gioco di parole; «Schwarz» significa nero, mentre «Hörer
significa ascoltatore. Uno «Schwarzhörer» quindi, nell'accezione comune, è una persona che usa la
radio e il televisore ma non paga le tasse previste dallo Stato. Contro questo nutrito gruppo di
persone si forma ogni tanto una sostenuta quanto inefficace campagna pubblica, nella quale un
volto simile a quello di un diavolo con delle grandissime orecchie rappresenta simbolicamente lo
«Schwarzhörer». Questo omino è stato adottato come mascotte anche dal notiziario anarchico di
Vienna, trasmesso telefonicamente. «Schwarzhörer» però può anche essere usato quando ci si riferisce a una persona che ascolta
discorsi «in nero», cioè anarchici, per telefono. Per comprendere la terza accezione del termine
«Schwarzhörer» occorre però conoscere un particolare peculiare delle cabine telefoniche
austriache: su questi telefoni c'è un pulsante che dev'essere schiacciato per venir ascoltati
dall'interlocutore. Se non lo si schiaccia, non è necessario pagare, si può però ascoltare. Lo
«Schwarzhörer» dunque è anche una persona che non schiaccia il pulsante rosso, e quindi non
paga!
Uno strumento diverso Questo termine così ricco di significati viene usato già da due anni e mezzo da un gruppo di una
dozzina di anarchici (o comunque vicini all'anarchismo) per il loro notiziario quotidiano, della
durata di quattro minuti. La maggior parte del gruppo redazionale è costituita da studenti, un terzo
sono donne. Lo «Schwarzhörer» può essere fruito contemporaneamente da cinque ascoltatori al
massimo: grazie al grande numero di punti di «distribuzione», lo «Schwarzhörer» è riuscito ad
abbattere il ghetto in cui normalmente gli strumenti di informazione anarchica vengono relegati e a
crearsi una discreta fama. L'Austria è uno Stato di monopolì. Ne risente anche il settore della stampa: non esiste infatti una
stampa democratica. Il mercato è dominato da giornali come «Boulevard», «Kronenzeitung» e il
«Kurier». La «Kronenzeitung» raggiunge in uno stato con 7 milioni e mezzo di abitanti la tiratura
di oltre un milione di copie al giorno, e rappresenta dunque proporzionalmente il quotidiano più
diffuso nel mondo. Informazione politica in questo giornale non c'è, viceversa vi si trovano storie
scandalistiche, intrattenimento, campagna politica e sport. Il «Kurier» ha metà del mercato del
«Kronenzeitung»: a questi giornali si affianca la stampa di partito (la cui tiratura è bassa) mentre in
provincia ci sono alcune piccole testate locali sotto l'egida e l'influsso della Chiesa. Anche la radio e la televisione soggiaciono al monopolio. Vi è un'unica società statale autorizzata a
servirsi di questi strumenti e non lascia assolutamente spazio a forme di giornalismo democratico o
quantomeno culturale. Da più di quattro anni il leader della campagna elettorale di Strauss è
direttore generale della radio e con i suoi uomini occupa le posizioni chiave: per esempio, il
corrispondente dall'Italia, Alfons Dalma, è stato in passato uno dei capi degli ustascia (fascisti)
della Croazia. Di fronte a questa situazione non stupisce il fatto che la necessità di un notiziario quotidiano
alternativo sia sentita con notevole forza in tutta la sinistra. Il sistema e il modo più semplice per
dar luogo a un simile notiziario quotidiano è stato quello di un notiziario telefonico.
L'esempio di Zurigo Per quanto ne sappiamo, il telefono è stato usato per la prima volta come mezzo di comunicazione
per la sinistra all'Università di Zurigo. Nel 1975 sorse un'iniziativa in alternativa a un quotidiano
socialsta che diede origine a questo sistema telefonico. Questo notiziario zurighese acquistò una
certa importanza nel movimento antinucleare. Nel corso dei disordini zurighesi dell'inizio degli
anni '80 fu il massimo strumento di comunicazione del movimento. In quegli anni mille ascoltatori
al giorno non costituivano davvero un'eccezione. L'idea venne fatta propria dai viennesi in quel periodo; spesso essi si recavano a Zurigo per seguire
la rivolta giovanile di Zurigo e si resero conto dell'importanza di un simile notiziario telefonico
anche per Vienna. Il 10 dicembre 1981, quindi, anche a Vienna si iniziò a redarre il notiziario
telefonico, lo «Schwarzhörer». Per sette mesi fu possibile ascoltare il notiziario telefonico a questo numero, esattamente fino al 30
giugno 1982. La possibilità di realizzare autonomamente e liberamente queste trasmissioni erano
certamente limitate: gli strumenti tecnici venivano messi a disposizione dagli uffici delle Poste e
Telegrafi e si trovavano appunto in questi uffici. Questo significava che lo «Schwarzhörer» poteva
fare una sola trasmissione al giorno (e anche questa veniva messa in rete con notevole ritardo).
Inoltre durante il fine settimana il quotidiano non poteva comunque essere redatto. Al di là di tutto
questo c'era poi un controllo del contenuto, quindi una sorta di pre-censura effettuata dagli
incaricati delle Poste. Questa situazione, naturalmente, presentava anche dei vantaggi: era semplice
da usare e in ogni caso sensibilmente più economica rispetto alla soluzione odierna. Dopo qualche mese emerse il desiderio di rendersi indipendenti. Ma questa decisione fu sottratta
allo «Schwarzhörer» nel maggio 1982: la direzione postelegrafonica statale, con un chiaro gesto di
censura, annullò il contratto allo «Schwarzhörer». Cosa era accaduto? Impressionati dal successo dello «Schwarzhörer» (che aveva raggiunto la media
di 500 fruitori al giorno), anche i neonazisti austriaci si erano fatti allettare dall'idea e avevano
stipulato un contratto con la direzione delle Poste. Questo notiziario nazista rappresentava qualcosa
di negativo, ma ben presto i rappresentanti comunisti e di sinistra presero atto della sua esistenza e
lanciarono una campagna. La direzione dell'ente telefonico sospese quindi il contratto con i
neonazisti, stabilendo però che questo provvedimento sarebbe valso anche per i militanti di sinistra
dello «Schwarzhörer». Fu presto trovata una scusa, un pretesto: in un notiziario relativo a una
dimostrazione erano state citate delle parole che a giudizio delle autorità erano «oscene».
Possibilità di reagire non ve ne erano, per cui allo staff dello «Schwarzhörer» non rimase che
attrezzarsi per istituire un proprio apparato tecnico. 931-631 è il numero telefonico di Vienna al quale, a partire dal 17 maggio 1983, è possibile sentire
lo «Schwarzhörer». La strada per giungere a questo risultato è stata dura. Il direttore generale delle
poste Uebleis aveva dichiarato, in occasione di una campagna di solidarietà nella quale erano state
raccolte 3.000 firme, che non ci sarebbe mai più stato un quotidiano telefonico. Si temeva ormai
che i redattori dello «Schwarzhörer», tutti conosciuti per nome dagli addetti alle Poste, non
avrebbero più ottenuto non solo un numero abbreviato, ma nemmeno un numero telefonico
normale. Certamente le Poste e Telegrafi sarebbero comunque state costrette, in virtù del regime
monopolistico, a concedere questi numeri, ma a causa della risaputa esuberanza di richieste,
sicuramente quella dello «Schwarzhörer» sarebbe slittata all'infinito. In questa situazione fu di grandissimo aiuto la libreria anarchica «Monte Verita». Si dichiarò infatti
disposta a richiedere a proprio nome le 5 linee telefoniche che erano necessarie e mise a
disposizione per la redazione un locale libero annesso alla libreria. In tal modo veniva schivato il
problema del mantenimento del segreto di fronte all'ente postelegrafonico. Il problema finanziario
(abbiamo dovuto stanziare circa 4 milioni di lire per le apparecchiature tecniche, inoltre ci sono
circa 170.000 lire di spese mensili) non è stato a tutt'oggi risolto e rappresenta un buco piuttosto
notevole nelle tasche dei collaboratori dello «Schwarzhörer». Un mezzo di comunicazione come un
notiziario telefonico non dispone evidentemente di alcuna entrata, ma solamente delle spese, che
alla lunga non possono essere sostenute dai collaboratori stessi. Per questo, di tanto in tanto,
vengono indette delle campagne di sostegno o vengono organizzati dei concerti il cui incasso viene
devoluto allo «Schwarzhörer»: ma entrambi questi mezzi hanno risolto solo parzialmente la carenza
di denaro. Mentre inizialmente le trasmissioni avevano un taglio amatoriale e richiedevano un lungo periodo
di preparazione, ora è subentrata una fase di maggior professionalizzazione. La redazione, che
consta di dodici persone, si trova una volta alla settimana e suddivide il lavoro per la settimana
successiva: uno staff composto da una a tre persone prepara il nastro per il giorno corrispondente,
nastro che normalmente viene cambiato a mezzanotte. Naturalmente questo piano di lavoro subisce
delle modifiche in occasione di eventi imprevisti, ad esempio quando viene occupata una casa, la
polizia carica un corteo di dimostranti e cose simili. In questi casi la redazione si riunisce
tempestivamente: sono state approntate fino a sette edizioni al giorno, in casi del genere. La prima occasione per una simile attività frenetica fu data dallo sgombro, ad opera della polizia,
del centro giovanile GaGa (gli «autonomi» viennesi) alla fine del giugno 1983. Questo centro
autogestito era stato conquistato negli anni precedenti dal movimento giovanile, ma nell'ultimo
anno si era trasformato in dormitorio di emergenza, un punto di riferimento per sballati e drogati.
Ciononostante sussistevano alcune attività indipendenti di sinistra e il centro aveva fama d'essere di
sinistra e rivoluzionario. Lo sgombero a sorpresa e l'immediata demolizione dello stabile da parte
dell'amministrazione cittadina mobilitò grande parte della sinistra viennese che tenne al centro
dell'attenzione, per un paio di settimane, il problema del centro giovanile con dimostrazioni,
rappresentazioni di sostegno, ecc.: il caso fu anche al centro dei notiziari dello «Schwarzhörer». I
quotidiani fornirono il numero telefonico dello «Schwarzhörer», aggiungendo naturalmente che si
trattava di confusionari e sobillatori, generando un tal numero di chiamate da mettere a dura prova
la capacità ricettiva dello «Schwarzhörer». Ora, a un anno di distanza, il tema tornerà ben presto
d'attualità: sono ormai alle porte i processi nei confronti delle settanta persone arrestate al centro
«GaGa». Altro momento importante nella storia dello «Schwarzhörer» fu costituito dalla visita del Papa a
Vienna nel settembre 1983, nonché dalle manifestazioni di opposizione organizzate dagli
«autonomi» per questo spettacolo religioso e nazionale. Questa campagna di opposizione iniziò già
in luglio e vide, oltre alla partecipazione, anche un notevole sostegno da parte dello
«Schwarzhörer», sia come individui, sia come strumento di informazione. Vennero distribuiti dei
volantini all'uscita dalle chiese, si vendettero magliette con la scritta «Papa, fuori!», furono allestiti
dei «centri di consulenza» sempre all'uscita dalle chiese, in posizioni centrali e, momento
culminante, una serie di dimostrazioni delle quali la più nutrita, durante il periodo di visita del
«capo della Chiesa» vide ben 1.500 manifestanti per strada. Anche questa campagna, sicuramente positiva, ha avuto dei risvolti negativi. Alcune persone sono
sotto processo per vilipendio alla religione: fra questi, vi sono anche due collaboratori dello
«Schwarzhörer».
(traduzione di Marco Zapparoli)
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