Rivista Anarchica Online
Il sesso del
potere
di Mirina
I saggi sulla "Storia della sessualità", pubblicati prima della
sua morte, propongono una lucida analisi del rapporto tra bisogni
soggettivi e giurisdizione statale.
Non ho voluto
fare una storia dei comportamenti sessuali nelle società
occidentali, ma trattare un problema molto più austero e
circoscritto: in che modo questi comportamenti sono diventati oggetto
di sapere? (...) Quel che i lettori troveranno qui è la genesi di un
sapere - un sapere che vorrei riaffermare alla radice, nelle
istituzioni religiose, nelle forme pedagogiche, nelle pratiche
mediche, nelle strutture familiari, là dove si è formato, ma anche
negli effetti di coercizione che hanno saputo avere sugli individui,
una volta che li aveva persuasi del compito di scoprire in se stessi
la forza segreta e pericolosissima di una "sessualità".
Così si apre la
prefazione dell'autore alla "Storia della sessualità". Il
proposito metodologico è evidente. In questo ambito dove storia,
teoria e politica si intrecciano e si fondono, Foucault offre
strumenti di indagine nuovi e complessi, sistematici e forieri di
ulteriori problematizzazioni. In quelli che lui stesso definisce i
sondaggi che costituiscono il suo sogno di un lavoro a lungo respiro,
l'elaborazione storica, da lui impiegata, è di segno opposto a
quella dello storicismo classico. Dall'uso
interpretativo del dato storiografico, quale comune denominatore su
cui calcolare i valori impliciti nei comportamenti e negli eventi, la
storia diventa problema a se stessa. Da Weber in poi questa
disciplina pone le basi per un suo autonomo cammino, formale e
scientifico al tempo stesso. Con Foucault storicismo e scienza
storica stemperano il loro carattere romantico e strutturale di
sostegno preordinato della ricerca. Con lui assumono una funzione di
analisi logico-pratica interna alle tecniche e alle dinamiche del
potere. La nascita della follia, della clinica, della prigione, a cui
Foucault ha dedicato studio e lavoro, sono altrettante archeologie
dei dispositivi culturali e storici con cui il potere ha investito
concretamente le condizioni della sua riproduzione. La storia della
sessualità è su questa stessa linea. Sviscera e materializza gli
effetti dell'impatto sul corpo sociale e propone una lettura del
potere non in termini solo e tanto coercitivi e repressivi, ma
propositivi e vitali. Quando il potere si presenta come istanza di
regolamentazione, normalizzazione, come scientificità; quando sotto
queste mentite spoglie riesce a farsi accettare, Foucault ne coglie
l'aspetto di maggior vivacità e successo. Interpretando i bisogni e
i nuovi desideri dell'umanità, il potere riesce anche a gestirli e
ad affermarsi, conseguentemente, come forza legittima. Impone, così,
il suo monopolio della giurisdizione culturale. Ne "La volontà
di sapere" (primo libro dell'opera più vasta: Feltrinelli,
Milano 1984, pagg. 142, lire 16.0000) è bandita ormai a chiare
lettere l'impasse ideologica di una teoria del potere: "L'intento
delle indagini che seguiranno è di avanzare piuttosto verso una
"analitica" che verso una "teoria" del potere". La
vecchia, stantia concezione del potere rappresentato in veste
giuridica-statuale (il potere che è legge, il potere che impone,
censura, reprime) mantiene la conoscenza in una fase recriminatoria e
storicamente scontata. Non sviluppa azione; è fuori dal tempo; resta
invischiata nella diatriba intellettuale, nella saccenteria, nella
futilità (per certi gratificante) dell'accademia.
È,
se non altro, curioso ricordare che proprio recentemente Toni
Negri, attraverso le pagine di un quotidiano parigino, ha
commemorato la morte di Foucault con un articolo in cui relegava il
discorso del filosofo francese nelle sfere illusorie dell'azione. In
sintesi il professore padovano considera demagogica e pericolosa
quell'indagine critica che ricerca e mantiene presenti gli
inscindibili contatti con il contesto politico in cui si manifestano
i processi culturali. Un simile modo del procedimento intellettuale
stimola (anche se non esplicitamente) alla concretezza operativa, o
almeno alla coerenza dell'elaborazione teorica. Così Foucault
diventa - per Negri - quel "cattivo maestro" che il senso
mistificato dell'incriminazione giudiziaria del "7 Aprile"
affibbia proprio a lui stesso. Il pentitismo culturale di un Negri
stupisce, tanto o poco, quanto la consueta mentalità mercenaria
dell'"intellighenzia tuttofare" a cui appartiene. Porre l'accento,
come fa Foucault, sulle condizioni di possibilità del potere, sul
perché e come i domini hanno potuto stabilirsi in modo durevole,
significa attaccare il loro sviluppo nel momento di maggior
prolificità, quando cioè, sono in fase di espansione. Per simili
premesse, interventi sul "tanto peggio" fanno parte degli impegni
da retroguardia. Le direttive politiche "rivoluzionarie" di un
Marx si intonavano su questa aria. Infatti per tutta l'esegesi
marxista-leninista, le implicite debolezze del capitalismo sarebbero
la garanzia del suo declino. Foucault invece è
interessato al tema nel momento in cui il potere è riuscito, nelle
sue multiformi manifestazioni, a porre la sessualità come discorso,
come incitazione, come proliferazione di sapere-potere: Del sesso
si deve parlare, se ne deve parlare pubblicamente ed in modo che
sfugga alla distinzione del lecito e dell'illecito, anche se il
locutore la conserva; se ne deve parlare come di una cosa che non è
solo da condannare o tollerare, ma da gestire, da inserire in sistemi
di utilità (...) Il sesso non si giudica solo, si amministra. La premessa
metodologica, affrontata soprattutto nel primo libro, apre, nei due
successivi, la ricerca descrittiva della storia della sessualità. "L'uso dei piaceri"
(Feltrinelli, Milano 1984, pagg. 262, lire 18.500) è un attento e
qualificato lavoro intorno ai temi della sessualità nella Grecia
classica. Sessualità, per altro, integrata nel quadro complessivo
della personalità umana. Secondo l'umanesimo greco, per il quale la
"Paideia" era il mezzo e lo scopo della speculazione filosofica,
lo sviluppo dell'uomo libero verteva soprattutto sull'equilibrato
rapporto delle sue attività. Per questo la problematizzazione della
cultura greca sul tema della sessualità non era un settoriale e
specioso trattato su ciò che è lecito o illecito, ma
un'integrazione medica, etica, politica tesa ad offrire al soggetto
le conoscenze e le relazioni interdisciplinari per un corretto uso
del corpo e della mente. La riflessione
morale dei greci sul comportamento sessuale non ha cercato di
giustificare dei divieti, bensì di stilizzare una
libertà (...) la preoccupazione era molto più
dietetica che terapeutica. La problematizzazione medica del
comportamento sessuale è stata fatta non tanto partendo dalle
preoccupazioni di eliminare le forme patologiche di quel
comportamento, quanto muovendo dalla volontà di integrarlo, nel
miglior modo possibile, nella gestione della salute e nella vita del
corpo. Nella parte
riguardante la "dietetica", interessante e significativa è la
correlazione tra cibo, attività fisica e sessuale. Vari elementi
meritano di essere presi in considerazione. Per la riflessione
dietetica dei Greci, il cibo e gli esercizi fisici sono notevolmente
più importanti dell'attività sessuale. Questa importanza però si
esprime in una corretta ed equilibrata gestione delle diverse
attività e si esplica essenzialmente in termini di quantità e
circostanze. Il cibo è strettamente collegato alle stagioni, alla
fisiologia umana, ai compiti del cittadino. La conoscenza e la
padronanza del proprio corpo equivalgono ad un uso moderato e
cosciente dei propri bisogni. Necessita perciò di "allenamento"
al fine di rendere l'uomo capace di governare se stesso. Da qui le
possibilità, per il cittadino, di governare la cosa pubblica
attraverso il tirocinio dell'autogoverno. Se l'aspetto politico in
senso stretto non passa del tutto sotto silenzio, restano comunque
prevalenti, secondo Foucault, le dinamiche soggettive e la
preoccupazione edonistica di un controllo che valorizzi l'uso del
piacere. È
nell'"Economica" che la valenza politica dei comportamenti
assume maggior portata. Foucault sottolinea costantemente che la
morale sessuale del pensiero greco, nell'età classica, è di segno
maschile: una morale pensata, scritta, insegnata da uomini e
rivolta a uomini. Morale virile in cui le donne non entrano che a
titolo di oggetti o al massimo di partner che è opportuno formare,
educare e sorvegliare, quando le si ha in proprio potere e da cui in
compenso bisogna astenersi quando sono sotto la potestà di altri
(padre, marito, tutore). I testi di
Isocrate, dello pseudo-Aristotele di Lisia affermano la disparità
fondamentale ed essenziale fra l'uomo e la donna, marito e moglie.
Alla complementarietà delle funzioni all'interno del matrimonio
(l'uno procaccia il cibo, l'altra è addetta alla sua custodia; lui
garantisce la discendenza, lei alleva i figli) non corrisponde
affatto un'uguaglianza sostanziale nella relazione interpersonale.
L'adulterio, per esempio, è considerato un'infrazione solo se lo
commette la donna sposata. Viceversa il rispetto dovuto alla donna
(sposata) si rivolge completamente all'uomo che ha potere su quella
donna. Sono gli istituti del matrimonio e della patria potestà che
devono essere salvaguardati. Non è un caso se nella legislazione,
vigente all'epoca, lo stupratore, che se la prende solo con il corpo
della donna, trascinato per un attimo dalla violenza del desiderio,
viene punito meno gravemente del seduttore. Questi, corrompendo
l'animo, fa sì che una donna appartenga più a lui che al proprio
marito. Il seduttore insidia la regolamentazione patriarcale della
famiglia. Il rapporto
gerarchizzato di dominio sta alla base dell'ordinamento sociale.
Passa ed investe tutta la realtà, dal microcosmo del focolare
domestico alla gestione della città. Il giusnaturalismo universale,
che dirige la cultura e la politica della Grecia classica, vive anche
nella ricerca medica. Il rifarsi al diritto naturale e il proporre
organismi organizzativi che trovano un modello nel mondo naturale,
hanno condotto verso uno stravolgimento empirico della fisiologia
umana. Quello che Foucault chiama lo "schema eiaculatorio"
ha definito non solo tutta la fisiologia sessuale maschile, ma ha
investito e travolto soprattutto quella femminile. Ippocrate analizza
l'atto sessuale come una meccanica violenta che porta alla
fuoriuscita di sperma. Attraverso questa griglia viene letta, se non
addirittura tralasciata, la sessualità femminile, che ripercorre,
così, in un'immagine speculare rovesciata, le tappe del coito. La
violenza dell'atto sessuale, nella sua versione maschile, postula ed
impone una passiva entità anatomica e psicologica disposta a
riceverla. L'indubbia
genialità di Foucault consiste proprio nella forza e nel rigore di
questi abbinamenti che, penetrando e scomponendo la realtà per
rintracciare la forma del potere in ogni suo angolo, non restano
avvolti dalla sacralità della loro naturalezza. Rimettono in
discussione tutto e leggono la storia con occhi chiari. Allargano
l'orizzonte oscurando il conformismo dell'assodato. A proposito della
tolleranza che i Greci avrebbero dimostrato verso l'omosessualità,
occorre precisare che questa nozione non è adeguata per esprimere
quell'esperienza che noi definiamo omosessuale. Essa non è vista
come un tipo di comportamento radicalmente diverso dall'amore verso
l'altro sesso. La linea di demarcazione non segue questo spartiacque.
Essa segue un canone di condotta che tiene presente le
caratteristiche di futura virilità del ragazzo amato. Di fatto la
bisessualità dei Greci è tale solo se si riferisce al fatto che un
uomo adulto può contemporaneamente amare un ragazzo e una ragazza.
Ma per quanto attiene il modo con cui considerano questa duplice
pratica, essi non riconoscono due tipi diversi di desiderio che si
contendono il cuore. Ad una bisessualità di comportamento non
corrisponde una bisessualità del desiderio. L'elemento che
caratterizza la struttura universale della sessualità fallica è la
polarità, considerata necessaria, attivo-passivo. Intorno a questo
punto sorge la problematica etica del comportamento. Anche "Il libro
dei sogni" di Artemidoro risente di questa prospettiva dualistica.
L'interpretazione a cui rimanda resta carica dei temi propri alla
considerazione sessuale della Grecia classica. Tuttavia si avvertono
pure spunti ed elaborazioni del tutto originali che introducono nuove
valorizzazioni della condotta sessuale. Con questa opera, scritta non
prima del secondo secolo dopo Cristo, Artemidoro offre un manuale
interpretativo assai suggestivo. Il metodo di analisi si concretizza
su due fronti: quello della "onirico-critica" e della
metodologia inerente. Foucault ne ricava alcuni elementi
qualificanti: primo fra tutti l'emergere di un "soggetto di
desiderio" che svolge il duplice ruolo di soggetto sognante e
soggetto che agisce nel sogno. I sogni a sfondo sessuale assumono,
così, un valore non strettamente simbolico, ma rimandano ad una
connessione analogica e metaforica. L'immagine sessuale trasporta
significati che esulano dalla sua specificità e riguardano più
direttamente il campo delle relazioni sociali, dello status, delle
gerarchie, dei beni patrimoniali. Queste, a loro volta, danno
significato pronostico al sogno e alle sue immagini. Il libro
diventa, perciò, un manuale per la vita quotidiana, in base al quale
prepararsi per quegli eventi futuri, anticipati dalla attività
onirica. Innanzitutto
il sognatore è sempre presente nel proprio sogno; le immagini
sessuali non costituiscono mai una fantasmagoria pura e semplice. Il
sognatore vi prende sempre parte, ne è anzi l'attore
principale: vi è sovrapposizione esatta fra il soggetto che sogna un
atto e il soggetto dell'atto quale è visto nel sogno. Artemidoro fa
intervenire molto raramente atti e piaceri sessuali a titolo di
elementi significativi e profetizzanti (...) Artemidoro li fa
figurare solo tendenzialmente dalla parte del "significante"
e quasi mai dalla parte del "significato", immagini e non
senso, rappresentazione e non evento rappresentato. Questa è la
finalità dei libri di Artemidoro: costituire una guida affinché
l'uomo responsabile, il padrone di casa, sia in grado di comportarsi
nel quotidiano in funzione dei segni che quel quotidiano possono
prefigurare. È
dunque il tessuto di questa vita familiare, economica,
sociale che egli si sforza di ritrovare nell'immagine del sogno. L'analisi
dell'opera di Artemidoro introduce la descrizione della problematica
sessuale che Foucault tratta nel terzo libro della sua storia: "La
cura di sé", inerente al periodo ellenistico-romano
(Feltrinelli, Milano 1985, pagg. 249, lire 19.000). La cultura non
procede a salti, ma lente evoluzioni confermano il principio che ogni
epoca rivela caratteristiche a lei proprie. Socrate aveva per certi
versi anticipato questa "cultura di sé" nell'"Apologia".
Ma rimaneva ancora nell'ambito di un razionalismo etico non
assimilabile alla morale-pratica delle scuole ellenistiche dello
stoicismo, epicureismo e cinismo che tanto successo avranno nella
società romana. In effetti, agli
albori della nostra era, emergono nuove modalità di intervento su
quelle che sono le preoccupazioni inerenti all'attività sessuale e
ai rapporti con i ragazzi. L'inquietudine circa i turbamenti del
corpo e dello spirito conducono ad un regime di austerità superiore,
o meglio, qualitativamente diverso da quello propugnato nella
dietetica greca: un più approfondito interesse verso se stessi
piuttosto che verso il proprio status. La valorizzazione della vita
privata, ossia l'importanza riconosciuta ai rapporti familiari, pone
l'istituto del matrimonio sulla sponda dei due coniugi, tanto da
trasformarlo in un legame coniugale vero e proprio. Da qui una nuova
mistica del rapporto d'amore, del piacere, per mezzo delle quali si
profilano i lineamenti della coppia: fedele e unita dalla sacrosanta,
naturale funzione riproduttiva. L'Erotica sposta il
campo di interesse dai ragazzi verso le donne e si intravedono i
presupposti di una sistematizzazione della pederastia fra le attività
inutili e sconvenienti. Di tali trasformazioni non è responsabile il
rafforzamento di un'autorità pubblica che impone canoni giuridici o
divieti codificati. Verosimilmente è più opportuno sottolineare
l'indebolimento del quadro politico e sociale nel quale si svolge la
vita degli individui: meno inseriti nelle città, più isolati gli
uni dagli altri e più dipendenti da se stessi. Nel quadro della
cultura di sé, Foucault riesce a cogliere elementi suscettibili di
ulteriori sviluppi, che un'epoca successiva porterà a compimento,
dopo averli palesati e scoperti nella loro genesi. Se da un lato la
consistenza di una filosofia esistenziale permette di giungere al
cuore dei bisogni e dei desideri degli uomini, dall'altro è proprio
la loro conoscenza che da vitalità alla costituzione dei poteri. Un
dilemma ed un interrogativo che Foucault lascia insoluti, volutamente
insoluti, per rispetto all'indagine svincolata da tutti i possibili
dogmatismi. Poco prima di
morire, nel giugno dell'84, l'autore lascia un materiale
sufficientemente elaborato per la stesura del suo quarto saggio
sull'argomento: "Le confessioni della carne", ossia l'analisi
della pastorale cristiana per rintracciare la storia della sessualità
in quell'epoca di ascetismo e rigore. Il testamento
spirituale di questo onesto intellettuale sta anche nella contenuta
passione di uno dei suoi molteplici e stimolanti pensieri: Vi
sono momenti, nella vita, in cui la questione di sapere se si può
pensare e vedere in modo diverso da quello in cui si pensa e si vede,
è indispensabile per continuare a
guardare o a riflettere.
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