Rivista Anarchica Online
Tu fumi, io
soffoco
di Lynna Landstreet
Sullo scorso
numero ci siamo occupati della puntualità, o meglio della cronica
mancanza di rispetto per gli altri che è rappresentata
dall'abitudine sistematica al ritardo. Questa volta ci occupiamo di
un altro problema, antico e diffusissimo ma generalmente sottaciuto:
il fumo. Un problema che
interessa la minoranza (ma è davvero tale?) dei non fumatori, ma
anche quanti tra i fumatori (soprattutto tra quelli accaniti) non
accettano di respirare sempre e comunque aria viziata dal fumo
altrui. Come abbiamo
fatto per la questione della puntualità (L'ora anarchica, "A"
131), ci "serviamo" per sollevare quella sul fumo di un
articolo apparso sulla rivista anarchica canadese "Kick it
over!" (nella traduzione di Michele Buzzi). A proposito: vi
è mai capitato di partecipare o assistere ad accesissime assemblee
contro l'inquinamento causato da questo assurdo sistema sociale,
contro le multinazionali che costringono intere popolazioni a
respirare i loro fumi velenosi... e dover abbandonare
quell'assemblea, almeno per un po', a causa dell'inquinamento causato
dalle sigarette dei compagni/e? Meditate, gente, meditate.
Negli ultimi due
anni della mia militanza nella comunità anarchica di Toronto sono
stata definita pazza, isterica, irascibile, formalista, autoritaria,
scoppiata, oppressiva e chissà cos'altro ancora, e tutto ciò perché
sono convinta che gli altri non abbiano il diritto di costringermi a
respirare l'aria viziata dal fumo altrui (al quale sono allergica). Molti anarchici,
che considerano giustamente oppressivo fare la spesa da Eaton,
guardare la TV, mangiare carne e truccarsi, hanno un vuoto mentale sul
problema del fumo. E ciò è perlomeno strano, visto che fumare (in
presenza di un non fumatore) equivale a danneggiare fisicamente un
altro essere umano. Una cosa del genere dovrebbe essere difficile da
ignorare, eppure a me capitano in continuazione incidenti come quello
che racconto qui di seguito. Tempo fa entrai in
un ristorante con due amici anarchici. Dentro era pieno di fumo, ma
il locale era in periferia (vicino al tribunale di Etobicoke) e non
c'erano alternative. Feci qualche commento sul fumo, ma fui ignorata,
tant'è vero che i miei due amici sedettero a un tavolo e accesero
immediatamente le sigarette. Per inciso dirò che erano entrambi al
corrente della mia allergia. Chiesi loro di aspettare, per favore,
finché fossimo usciti, ma quelli si guardarono in faccia e
scoppiarono a ridere, "sai", disse uno, "stare con gli
hyppies a Dallas è stato bello perché c'erano un sacco di militanti
che fumavano". A quel punto, piuttosto scocciata, replicai che a
me un militante fumatore faceva un po' l'effetto di un militante
stupratore. Allora l'altro mi disse: "Quando sono con gente come
te sono veramente contento di essere un fumatore". Per farla breve, un
atteggiamento oppressivo di questo genere non trova giustificazioni
di sorta. Costringere qualcuno a respirare fumo è un atto coercitivo
e violento, e chiunque sostiene di avere il diritto di compierlo, non
ha il diritto di definirsi anarchico. Sono state effettuate parecchie
ricerche sugli effetti del fumo respirato dai non fumatori (anche il
fumo dell'erba non è per nulla gradevole), perciò non perderò
tempo a citare dati. Se qualcuno vuole rovinarsi la salute con il
tabacco, con lo zucchero, con la caffeina o che altro, padronissimo.
Ma se vuole rovinarla agli altri, compie un atto di oppressione. Non riesco a capire
perché tanti anarchici fumatori assumono un atteggiamento difensivo,
aggressivo e ostile verso i non fumatori. Ho pensato che vi possa
essere qualche relazione con il fatto che i fumatori sono un gruppo
privilegiato all'interno della società. Fumando sostengono una forma
lucrosissima di capitalismo che prospera grazie a uno sfruttamento
estensivo e viscido del terzo mondo. Il fumo come
istituzione di massa è stato un colpo da maestro per le
multinazionali. Per creare una dipendenza psicologica dal prodotto non
occorre neppure spendere molto tempo, denaro ed energia, perché esso
contiene già sostanze che provocano assuefazione fisica. Fare in
modo che milioni di persone diventassero consumatori abituali di un
prodotto che non solo è completamente inutile, ma è addirittura
dannoso, dev'essere stato il massimo exploit truffaldino delle grandi
compagnie. Una volta Andy Rand disse: "Fumare è un dovere nei
confronti del capitalismo" (ma lei riteneva che fosse una bella
cosa). Il ruolo di grande utilità svolto dai fumatori ha fatto sì
che fossero trattati come una casta privilegiata. Benché i fumatori
siano in realtà una minoranza (circa il 40% credo), il numero dei
posti in cui si può fumare, in una città media, è di gran lunga
maggiore del numero dei posti in cui è possibile respirare una
boccata di aria fresca, anche se la situazione comincia a migliorare,
almeno a Toronto. I fumatori di qua
sono in subbuglio a causa di una legge che obbligherebbe i ristoranti
a riservare il 40% dei posti ai non-fumatori - meno di metà dei
posti per oltre metà della clientela. Alcuni ristoranti sostengono
che la legge li manderà in rovina! Non vedo come. Pare che ovunque
sia considerato normale fumare, e i non-fumatori siano considerati
una piccola minoranza di devianti. Come le donne e i gay, anche i
non-fumatori sono per la maggior parte invisibili nella nostra
cultura, e la nostra esperienza e la nostra esistenza sono
sistematicamente ignorate (ma quelle che se la passano peggio sono le
donne che appartengono anche alle altre due categorie, dei gay e dei
non-fumatori). Probabilmente
l'ostilità verso i non-fumatori all'interno della comunità
anarchica è dovuta in parte al disagio che provoca il pensiero di
dover rinunciare ai privilegi sociali del fumatore. È
un po' per la stessa storia dell'ostilità che certi maschi radical
provano nei confronti del femminismo. Ma si potrebbe proseguire con
le similitudini: i non fumatori che lamentano di essere costretti a
respirare fumo, come le donne che lamentano di essere oggetto di
molestie sessuali, sono considerati pazzi, formalisti, isterici. Le
nostre esperienze non vengono prese sul serio. La nostra rabbia viene
ignorata. Ci dicono che non è un problema, che siamo gli unici a
lamentarci, che sbagliamo nel ritenerci oggetto di soprusi, che il
diritto al piacere del gruppo dominante è più importante del nostro
diritto alla salute, alla sicurezza, all'integrità fisica. I
non-fumatori che danno voce alle loro proteste vengono isolati, ma
alcuni di noi stanno cercando di creare contatti e di scovare i
non-fumatori che non hanno il coraggio di parlare. Negli ultimi mesi
ho trovato altri non-fumatori nella comunità anarchica qui e
altrove, che hanno condiviso le mie stesse esperienze. Christopher Alice,
del collettivo di "Kick it over!" mi ha detto che era
solito essere "tollerante" con chi fumava vicino a lui -
anche se stava male dopo le riunioni. Alexandra Devon mi ha detto che
le violente reazioni dei fumatori l'hanno convinta del fatto che il
fumo sia una malattia, come l'alcolismo. Erinna Redfearne e Robyn
Turney hanno avuto esperienze analoghe, come David Barbarash
dell'AANN e Brian Church, attivista di Toronto, il quale mi ha
confessato che non chiede più alla gente di non fumare vicino a lui,
perché la violenza che una simile richiesta può scatenare è
peggiore del fumo. Ai tempi Kevin Thomas era il portavoce dei
non-fumatori della comunità anarchica/punk di Ottawa, ed è stato
lui la prima persona che ho incontrato con esperienze analoghe alle
mie a Toronto (la gente che commenta, acida: "Beh, ho paura che
non si possa più fumare. È
arrivata...!"; oppure la gente che si sposta appositamente per
venire a fumare vicino a te, che ti soffia il fumo in faccia, e così
via). Una sera, dopo un
attacco di asma che mi colse durante una festa per non-fumatori, dove
la regola era stata soppressa per la serata in seguito alle
insistenze degli organizzatori, i quali evidentemente erano più
preoccupati che i loro amici fumatori non venissero e non si curavano
del fatto che gli ospiti non-fumatori dovessero scegliere tra non
venire e mantenersi in buona salute (io avevo fatto la scelta
sbagliata), un amico mi mostrò una copia di "Hysteria"
(vol. 3 n. 1), che conteneva un articolo di Gaile Simmons intitolato:
"Il fumo degli altri: lettera aperta alla comunità delle
donne". Fui felice di
scoprire che qualcun altro aveva affrontato il problema e aveva
elaborato alcune proposte concrete per risolvere il conflitto.
L'autrice dell'articolo aveva coniato il termine "accessibile ai
non-fumatori per indicare avvenimenti o luoghi accessibili a coloro i
quali hanno scelto di non fumare - e di non respirare il fumo degli
altri". Ciò non significava vietare il fumo, ma semplicemente
organizzare le cose in modo che chi voleva fumare poteva farlo, e chi
non voleva non sarebbe stato costretto a respirare il fumo altrui.
Ripubblichiamo qui di seguito le proposte di Gaile Simmons, con
qualche lieve cambiamento di linguaggio introdotto con il permesso
dell'autrice allo scopo di rendere il testo più universale
(originariamente era rivolto alla comunità femminile).
Una proposta per
i gruppi...
1) Giungete a un
accordo sul fatto che il fumo è un problema. Raccogliete
informazioni sui problemi di salute ad esso legati. Decidete di
combattere l'oppressione del fumo all'interno della vostra comunità. 2) Pubblicate questo
articolo nel vostro notiziario o nella vostra rivista. Fatelo leggere
ai membri del vostro gruppo. 3) Tutte le
manifestazioni dovrebbero essere accessibili ai non-fumatori. Se una
donna può prendere parte soltanto ad alcune riunioni, oppure a tutte
le riunioni, ma non alle feste, il suo diritto alla partecipazione è
rispettato? Sono una vostra sorella e voglio partecipare a tutte le
attività del movimento. 4) Pubblicizzate il
fatto che il vostro gruppo ha deciso di rendere accessibili ai
non-fumatori tutte le manifestazioni. Spiegate il significato di
questa decisione, e come vi siete giunti. Discutete sul modo migliore
per attuare questo proposito. Siate pronti ad accogliere suggerimenti
da fumatori e non fumatori. 5) Siete in grado di
inventare un simbolo che esprima il concetto "accessibile ai non
fumatori"? 6) Mettete il
simbolo o qualche altra indicazione relativa all'accessibilità per
non-fumatori su tutto il materiale che pubblicizza incontri, eventi,
manifestazioni. Annunciate tutte le scadenze come aperte ai
non-fumatori. Nella mia comunità io sono l'unica persona contraria
al fumo. Ci sono altre persone che non partecipano alle riunioni,
quando temono di non riuscire ad evitare il fumo delle sigarette
altrui. Purtroppo, poiché io sono la non-fumatrice più in vista,
oppure l'unica che si è espressa sull'argomento, può capitare che
sia anche l'unica persona che la gente si ricorda di avvertire quando
c'è una riunione accessibile ai non-fumatori. Se dichiarerete sempre
l'accessibilità ai non-fumatori, tutti ne saranno informati. Anche i
fumatori ne saranno informati. Sapranno che il gruppo tutela il
diritto di partecipazione dei non-fumatori. Ciò significa che si
potranno evitare litigi e provocazioni. Non obbligate la gente a
chiedere sempre, ogni volta, se può venire. È
scoraggiante sentirsi dire continuamente che nessuno ha pensato di
discutere il problema dell'accessibilità ai non-fumatori. È
difficile sapere che il problema va affrontato ogni volta come se
fosse la prima volta. 7) Un'area deve
essere riservata ai fumatori. L'ideale è che sia lontana dall'area
principale, e non sia un posto in cui i non-fumatori possono aver
bisogno o voglia di andare. 8) Prevedete qualche
pausa per fumare nel corso del programma. In questo modo i fumatori
potranno recarsi nella zona ad essi riservata, senza perdere una
parte dell'evento e senza infastidire i non-fumatori. La vostra
comunità potrà decidere quante pause conviene fare e quanto dovrà
essere lunga ciascuna di esse. 9) Fumare non
dovrebbe essere permesso nelle aree interessate all'incontro e in
quelle in cui i non-fumatori possono aver bisogno di andare. Ad
esempio: lavatoi, accessi alle uscite, aree riservate allo scambio di
informazioni, aree di accesso a cibi e bevande, corridoi, piste da
ballo, zone riservate alle code. Sono certa che l'elenco non è
esaustivo. Pensate ad altre aree nelle quali potreste aver
bisogno/voglia di andare. La maggior parte delle aree che ho elencate
normalmente non sono vietate ai fumatori. Ciò limita drasticamente
l'accesso ai non-fumatori. 10) Il presidente di
una riunione o il primo oratore dovrebbero annunciare subito che è
proibito fumare, se non nelle aree riservate ai fumatori. L'annuncio
deve essere ripetuto prima degli intervalli. La responsabilità di
sollevare il problema non dovrebbe essere lasciata tutte le volte a
quei non-fumatori che hanno il coraggio di esprimere il loro
dissenso. Quelle persone possono non essere presenti in una
determinata circostanza, o possono essere troppo stanche per aver
voglia di impegnarsi in un confronto. Ci sono anche persone che
scelgono di non dire nulla, ma alle quali il fumo da fastidio. 11) I cartelli che
segnalano il divieto di fumare devono essere numerosi e ben visibili.
Non fumate dove c'è un cartello che lo vieta. Se vedete qualcuno che
fuma dove è vietato, chiedetegli di buttare la sigaretta o di andare
altrove. 12) Togliete i
portacenere da tutte le aree per non-fumatori, i portacenere
incoraggiano la gente a fumare. 13) Una riga sul
pavimento (reale o immaginaria) non impedisce al fumo di spandersi
nella stanza. Anche una porta non serve, se il battente rimane
aperto. I soffitti alti e una buona ventilazione aiutano, ma non sono
sufficienti. Anche le candele mangiafumo aiutano, ma neppure quelle
sono sufficienti. Non basta neppure tenere le riunioni all'aperto. Ho
dovuto chiedere alla gente di non fumare anche durante le marce e
dimostrazioni all'aperto, perché il vento mi buttava il fumo in
faccia.
...e una per gli
individui
1) Passa questo
articolo a un amico. Aggiungici le tue osservazioni. Fallo conoscere
ai gruppi con i quali sei in contatto. 2) Non fumare in
presenza di altre persone, senza prima chiedere se non vi è nulla in
contrario. 3) Se qualcuno
accende una sigaretta in tua presenza in un'area che sai essere
riservata ai non-fumatori, chiedi gli/le di spegnerla (o meglio
accenna al problema prima che la sigaretta sia accesa). Cerca di
evitare che un non-fumatore battagliero arrivi dall'altro capo della
sala o addirittura faccia interrompere la riunione. 4) Quando qualcuno
ti chiede di spegnere la sigaretta, non fare un ultimo tiro; non
soffiare il fumo in faccia a chi ti sta vicino; non continuare a
fumare mentre discuti con chi ti ha chiesto di spegnere. 5) Non accendere in
un'area riservata ai non-fumatori perché tanto stai per andartene.
Aspetta di aver lasciato veramente quell'area prima di cominciare a
fumare. 6) Non fumare
appositamente perché il non-fumatore che di solito protesta non è
presente. Soprattutto, non rallegrarti della sua assenza. Saresti
offensivo. 7) Fai sapere agli
altri che consideri il fumo un problema. Boicotta le riunioni nelle
quali è permesso fumare anche nelle aree principali e i gruppi che
rifiutano di discutere il problema. Solleva la questione. Parlane. 8) Non accettare che
gli altri opprimano una tua sorella. Non zittire una tua sorella.
Alcune norme
1. Consentire a una
persona sola di fumare non è un compromesso tra le esigenze dei
fumatori e quelle dei non-fumatori. I non-fumatori saranno ugualmente
costretti a respirare fumo. Basta un solo fumatore in una stanza per
impedire a qualcuno di accedervi. Per rendere accessibile a tutti
un'area, bisogna vietarvi il fumo. 2. Non c'è bisogno
di essere gravemente allergici al fumo per esprimersi in favore di
una campagna anti-fumo. Il fumo fa male a tutti. Conosco persone che
sostengono di essere allergiche al fumo anche se non lo sono, perché
altrimenti nessuno darebbe loro retta. Considero la mia allergia come
una reazione forte, ma normale, a sostanze dannose. È
logico che una sostanza dannosa faccia star male. 3. I non-fumatori
che chiedono ai fumatori di astenersi dal fumo non opprimono nessuno.
Quando i diritti di più persone sono in contrasto gli uni con gli
altri, bisogna valutare la situazione con attenzione. Quando sono in
gioco la salute da una parte, e il diritto al fumo dall'altra,
dobbiamo riconoscere che la salute ha la precedenza. Se insisti a
fumare in una determinata area, un non-fumatore può essere
impossibilitato ad usare quell'area mentre ci sei tu, e forse anche
per qualche tempo dopo che te ne sei andato. Se esci per qualche
minuto, quando hai voglia di fumare, l'area sarà accessibile ad
entrambi. 4. Il fumo è un
problema politico ed è un problema anarchico. Tutto ciò che ci
divide dai nostri fratelli/sorelle è un problema politico. 5. Se ignori le
richieste dei non-fumatori, forse costringerai gli avversari del fumo
a lasciare il tuo gruppo, perché alla fine decideranno che la loro
salute ne soffre troppo. Ma ti sembra questo il modo migliore per
risolvere i problemi nella tua comunità?
(traduzione
di Michele Buzzi dalla rivista canadese "Kick it over!")
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