Rivista Anarchica Online

rivista anarchica
anno 15 nr. 132
novembre 1985


Rivista Anarchica Online

Tu fumi, io soffoco
di Lynna Landstreet

Sullo scorso numero ci siamo occupati della puntualità, o meglio della cronica mancanza di rispetto per gli altri che è rappresentata dall'abitudine sistematica al ritardo. Questa volta ci occupiamo di un altro problema, antico e diffusissimo ma generalmente sottaciuto: il fumo. Un problema che interessa la minoranza (ma è davvero tale?) dei non fumatori, ma anche quanti tra i fumatori (soprattutto tra quelli accaniti) non accettano di respirare sempre e comunque aria viziata dal fumo altrui. Come abbiamo fatto per la questione della puntualità (L'ora anarchica, "A" 131), ci "serviamo" per sollevare quella sul fumo di un articolo apparso sulla rivista anarchica canadese "Kick it over!" (nella traduzione di Michele Buzzi). A proposito: vi è mai capitato di partecipare o assistere ad accesissime assemblee contro l'inquinamento causato da questo assurdo sistema sociale, contro le multinazionali che costringono intere popolazioni a respirare i loro fumi velenosi... e dover abbandonare quell'assemblea, almeno per un po', a causa dell'inquinamento causato dalle sigarette dei compagni/e? Meditate, gente, meditate.

Negli ultimi due anni della mia militanza nella comunità anarchica di Toronto sono stata definita pazza, isterica, irascibile, formalista, autoritaria, scoppiata, oppressiva e chissà cos'altro ancora, e tutto ciò perché sono convinta che gli altri non abbiano il diritto di costringermi a respirare l'aria viziata dal fumo altrui (al quale sono allergica).
Molti anarchici, che considerano giustamente oppressivo fare la spesa da Eaton, guardare la TV, mangiare carne e truccarsi, hanno un vuoto mentale sul problema del fumo. E ciò è perlomeno strano, visto che fumare (in presenza di un non fumatore) equivale a danneggiare fisicamente un altro essere umano. Una cosa del genere dovrebbe essere difficile da ignorare, eppure a me capitano in continuazione incidenti come quello che racconto qui di seguito.
Tempo fa entrai in un ristorante con due amici anarchici. Dentro era pieno di fumo, ma il locale era in periferia (vicino al tribunale di Etobicoke) e non c'erano alternative. Feci qualche commento sul fumo, ma fui ignorata, tant'è vero che i miei due amici sedettero a un tavolo e accesero immediatamente le sigarette. Per inciso dirò che erano entrambi al corrente della mia allergia. Chiesi loro di aspettare, per favore, finché fossimo usciti, ma quelli si guardarono in faccia e scoppiarono a ridere, "sai", disse uno, "stare con gli hyppies a Dallas è stato bello perché c'erano un sacco di militanti che fumavano". A quel punto, piuttosto scocciata, replicai che a me un militante fumatore faceva un po' l'effetto di un militante stupratore. Allora l'altro mi disse: "Quando sono con gente come te sono veramente contento di essere un fumatore".
Per farla breve, un atteggiamento oppressivo di questo genere non trova giustificazioni di sorta. Costringere qualcuno a respirare fumo è un atto coercitivo e violento, e chiunque sostiene di avere il diritto di compierlo, non ha il diritto di definirsi anarchico. Sono state effettuate parecchie ricerche sugli effetti del fumo respirato dai non fumatori (anche il fumo dell'erba non è per nulla gradevole), perciò non perderò tempo a citare dati. Se qualcuno vuole rovinarsi la salute con il tabacco, con lo zucchero, con la caffeina o che altro, padronissimo. Ma se vuole rovinarla agli altri, compie un atto di oppressione.
Non riesco a capire perché tanti anarchici fumatori assumono un atteggiamento difensivo, aggressivo e ostile verso i non fumatori. Ho pensato che vi possa essere qualche relazione con il fatto che i fumatori sono un gruppo privilegiato all'interno della società. Fumando sostengono una forma lucrosissima di capitalismo che prospera grazie a uno sfruttamento estensivo e viscido del terzo mondo.
Il fumo come istituzione di massa è stato un colpo da maestro per le multinazionali. Per creare una dipendenza psicologica dal prodotto non occorre neppure spendere molto tempo, denaro ed energia, perché esso contiene già sostanze che provocano assuefazione fisica. Fare in modo che milioni di persone diventassero consumatori abituali di un prodotto che non solo è completamente inutile, ma è addirittura dannoso, dev'essere stato il massimo exploit truffaldino delle grandi compagnie. Una volta Andy Rand disse: "Fumare è un dovere nei confronti del capitalismo" (ma lei riteneva che fosse una bella cosa). Il ruolo di grande utilità svolto dai fumatori ha fatto sì che fossero trattati come una casta privilegiata. Benché i fumatori siano in realtà una minoranza (circa il 40% credo), il numero dei posti in cui si può fumare, in una città media, è di gran lunga maggiore del numero dei posti in cui è possibile respirare una boccata di aria fresca, anche se la situazione comincia a migliorare, almeno a Toronto.
I fumatori di qua sono in subbuglio a causa di una legge che obbligherebbe i ristoranti a riservare il 40% dei posti ai non-fumatori - meno di metà dei posti per oltre metà della clientela. Alcuni ristoranti sostengono che la legge li manderà in rovina! Non vedo come. Pare che ovunque sia considerato normale fumare, e i non-fumatori siano considerati una piccola minoranza di devianti. Come le donne e i gay, anche i non-fumatori sono per la maggior parte invisibili nella nostra cultura, e la nostra esperienza e la nostra esistenza sono sistematicamente ignorate (ma quelle che se la passano peggio sono le donne che appartengono anche alle altre due categorie, dei gay e dei non-fumatori).
Probabilmente l'ostilità verso i non-fumatori all'interno della comunità anarchica è dovuta in parte al disagio che provoca il pensiero di dover rinunciare ai privilegi sociali del fumatore. È un po' per la stessa storia dell'ostilità che certi maschi radical provano nei confronti del femminismo. Ma si potrebbe proseguire con le similitudini: i non fumatori che lamentano di essere costretti a respirare fumo, come le donne che lamentano di essere oggetto di molestie sessuali, sono considerati pazzi, formalisti, isterici. Le nostre esperienze non vengono prese sul serio. La nostra rabbia viene ignorata. Ci dicono che non è un problema, che siamo gli unici a lamentarci, che sbagliamo nel ritenerci oggetto di soprusi, che il diritto al piacere del gruppo dominante è più importante del nostro diritto alla salute, alla sicurezza, all'integrità fisica. I non-fumatori che danno voce alle loro proteste vengono isolati, ma alcuni di noi stanno cercando di creare contatti e di scovare i non-fumatori che non hanno il coraggio di parlare. Negli ultimi mesi ho trovato altri non-fumatori nella comunità anarchica qui e altrove, che hanno condiviso le mie stesse esperienze.
Christopher Alice, del collettivo di "Kick it over!" mi ha detto che era solito essere "tollerante" con chi fumava vicino a lui - anche se stava male dopo le riunioni. Alexandra Devon mi ha detto che le violente reazioni dei fumatori l'hanno convinta del fatto che il fumo sia una malattia, come l'alcolismo. Erinna Redfearne e Robyn Turney hanno avuto esperienze analoghe, come David Barbarash dell'AANN e Brian Church, attivista di Toronto, il quale mi ha confessato che non chiede più alla gente di non fumare vicino a lui, perché la violenza che una simile richiesta può scatenare è peggiore del fumo. Ai tempi Kevin Thomas era il portavoce dei non-fumatori della comunità anarchica/punk di Ottawa, ed è stato lui la prima persona che ho incontrato con esperienze analoghe alle mie a Toronto (la gente che commenta, acida: "Beh, ho paura che non si possa più fumare. È arrivata...!"; oppure la gente che si sposta appositamente per venire a fumare vicino a te, che ti soffia il fumo in faccia, e così via).
Una sera, dopo un attacco di asma che mi colse durante una festa per non-fumatori, dove la regola era stata soppressa per la serata in seguito alle insistenze degli organizzatori, i quali evidentemente erano più preoccupati che i loro amici fumatori non venissero e non si curavano del fatto che gli ospiti non-fumatori dovessero scegliere tra non venire e mantenersi in buona salute (io avevo fatto la scelta sbagliata), un amico mi mostrò una copia di "Hysteria" (vol. 3 n. 1), che conteneva un articolo di Gaile Simmons intitolato: "Il fumo degli altri: lettera aperta alla comunità delle donne".
Fui felice di scoprire che qualcun altro aveva affrontato il problema e aveva elaborato alcune proposte concrete per risolvere il conflitto. L'autrice dell'articolo aveva coniato il termine "accessibile ai non-fumatori per indicare avvenimenti o luoghi accessibili a coloro i quali hanno scelto di non fumare - e di non respirare il fumo degli altri". Ciò non significava vietare il fumo, ma semplicemente organizzare le cose in modo che chi voleva fumare poteva farlo, e chi non voleva non sarebbe stato costretto a respirare il fumo altrui. Ripubblichiamo qui di seguito le proposte di Gaile Simmons, con qualche lieve cambiamento di linguaggio introdotto con il permesso dell'autrice allo scopo di rendere il testo più universale (originariamente era rivolto alla comunità femminile).

Una proposta per i gruppi...

1) Giungete a un accordo sul fatto che il fumo è un problema. Raccogliete informazioni sui problemi di salute ad esso legati. Decidete di combattere l'oppressione del fumo all'interno della vostra comunità.
2) Pubblicate questo articolo nel vostro notiziario o nella vostra rivista. Fatelo leggere ai membri del vostro gruppo.
3) Tutte le manifestazioni dovrebbero essere accessibili ai non-fumatori. Se una donna può prendere parte soltanto ad alcune riunioni, oppure a tutte le riunioni, ma non alle feste, il suo diritto alla partecipazione è rispettato? Sono una vostra sorella e voglio partecipare a tutte le attività del movimento.
4) Pubblicizzate il fatto che il vostro gruppo ha deciso di rendere accessibili ai non-fumatori tutte le manifestazioni. Spiegate il significato di questa decisione, e come vi siete giunti. Discutete sul modo migliore per attuare questo proposito. Siate pronti ad accogliere suggerimenti da fumatori e non fumatori.
5) Siete in grado di inventare un simbolo che esprima il concetto "accessibile ai non fumatori"?
6) Mettete il simbolo o qualche altra indicazione relativa all'accessibilità per non-fumatori su tutto il materiale che pubblicizza incontri, eventi, manifestazioni. Annunciate tutte le scadenze come aperte ai non-fumatori. Nella mia comunità io sono l'unica persona contraria al fumo. Ci sono altre persone che non partecipano alle riunioni, quando temono di non riuscire ad evitare il fumo delle sigarette altrui. Purtroppo, poiché io sono la non-fumatrice più in vista, oppure l'unica che si è espressa sull'argomento, può capitare che sia anche l'unica persona che la gente si ricorda di avvertire quando c'è una riunione accessibile ai non-fumatori. Se dichiarerete sempre l'accessibilità ai non-fumatori, tutti ne saranno informati. Anche i fumatori ne saranno informati. Sapranno che il gruppo tutela il diritto di partecipazione dei non-fumatori. Ciò significa che si potranno evitare litigi e provocazioni. Non obbligate la gente a chiedere sempre, ogni volta, se può venire. È scoraggiante sentirsi dire continuamente che nessuno ha pensato di discutere il problema dell'accessibilità ai non-fumatori. È difficile sapere che il problema va affrontato ogni volta come se fosse la prima volta.
7) Un'area deve essere riservata ai fumatori. L'ideale è che sia lontana dall'area principale, e non sia un posto in cui i non-fumatori possono aver bisogno o voglia di andare.
8) Prevedete qualche pausa per fumare nel corso del programma. In questo modo i fumatori potranno recarsi nella zona ad essi riservata, senza perdere una parte dell'evento e senza infastidire i non-fumatori. La vostra comunità potrà decidere quante pause conviene fare e quanto dovrà essere lunga ciascuna di esse.
9) Fumare non dovrebbe essere permesso nelle aree interessate all'incontro e in quelle in cui i non-fumatori possono aver bisogno di andare. Ad esempio: lavatoi, accessi alle uscite, aree riservate allo scambio di informazioni, aree di accesso a cibi e bevande, corridoi, piste da ballo, zone riservate alle code. Sono certa che l'elenco non è esaustivo. Pensate ad altre aree nelle quali potreste aver bisogno/voglia di andare. La maggior parte delle aree che ho elencate normalmente non sono vietate ai fumatori. Ciò limita drasticamente l'accesso ai non-fumatori.
10) Il presidente di una riunione o il primo oratore dovrebbero annunciare subito che è proibito fumare, se non nelle aree riservate ai fumatori. L'annuncio deve essere ripetuto prima degli intervalli. La responsabilità di sollevare il problema non dovrebbe essere lasciata tutte le volte a quei non-fumatori che hanno il coraggio di esprimere il loro dissenso. Quelle persone possono non essere presenti in una determinata circostanza, o possono essere troppo stanche per aver voglia di impegnarsi in un confronto. Ci sono anche persone che scelgono di non dire nulla, ma alle quali il fumo da fastidio.
11) I cartelli che segnalano il divieto di fumare devono essere numerosi e ben visibili. Non fumate dove c'è un cartello che lo vieta. Se vedete qualcuno che fuma dove è vietato, chiedetegli di buttare la sigaretta o di andare altrove.
12) Togliete i portacenere da tutte le aree per non-fumatori, i portacenere incoraggiano la gente a fumare.
13) Una riga sul pavimento (reale o immaginaria) non impedisce al fumo di spandersi nella stanza. Anche una porta non serve, se il battente rimane aperto. I soffitti alti e una buona ventilazione aiutano, ma non sono sufficienti. Anche le candele mangiafumo aiutano, ma neppure quelle sono sufficienti. Non basta neppure tenere le riunioni all'aperto. Ho dovuto chiedere alla gente di non fumare anche durante le marce e dimostrazioni all'aperto, perché il vento mi buttava il fumo in faccia.

...e una per gli individui

1) Passa questo articolo a un amico. Aggiungici le tue osservazioni. Fallo conoscere ai gruppi con i quali sei in contatto.
2) Non fumare in presenza di altre persone, senza prima chiedere se non vi è nulla in contrario.
3) Se qualcuno accende una sigaretta in tua presenza in un'area che sai essere riservata ai non-fumatori, chiedi gli/le di spegnerla (o meglio accenna al problema prima che la sigaretta sia accesa). Cerca di evitare che un non-fumatore battagliero arrivi dall'altro capo della sala o addirittura faccia interrompere la riunione.
4) Quando qualcuno ti chiede di spegnere la sigaretta, non fare un ultimo tiro; non soffiare il fumo in faccia a chi ti sta vicino; non continuare a fumare mentre discuti con chi ti ha chiesto di spegnere.
5) Non accendere in un'area riservata ai non-fumatori perché tanto stai per andartene. Aspetta di aver lasciato veramente quell'area prima di cominciare a fumare.
6) Non fumare appositamente perché il non-fumatore che di solito protesta non è presente. Soprattutto, non rallegrarti della sua assenza. Saresti offensivo.
7) Fai sapere agli altri che consideri il fumo un problema. Boicotta le riunioni nelle quali è permesso fumare anche nelle aree principali e i gruppi che rifiutano di discutere il problema. Solleva la questione. Parlane.
8) Non accettare che gli altri opprimano una tua sorella. Non zittire una tua sorella.

Alcune norme

1. Consentire a una persona sola di fumare non è un compromesso tra le esigenze dei fumatori e quelle dei non-fumatori. I non-fumatori saranno ugualmente costretti a respirare fumo. Basta un solo fumatore in una stanza per impedire a qualcuno di accedervi. Per rendere accessibile a tutti un'area, bisogna vietarvi il fumo.
2. Non c'è bisogno di essere gravemente allergici al fumo per esprimersi in favore di una campagna anti-fumo. Il fumo fa male a tutti. Conosco persone che sostengono di essere allergiche al fumo anche se non lo sono, perché altrimenti nessuno darebbe loro retta. Considero la mia allergia come una reazione forte, ma normale, a sostanze dannose. È logico che una sostanza dannosa faccia star male.
3. I non-fumatori che chiedono ai fumatori di astenersi dal fumo non opprimono nessuno. Quando i diritti di più persone sono in contrasto gli uni con gli altri, bisogna valutare la situazione con attenzione. Quando sono in gioco la salute da una parte, e il diritto al fumo dall'altra, dobbiamo riconoscere che la salute ha la precedenza. Se insisti a fumare in una determinata area, un non-fumatore può essere impossibilitato ad usare quell'area mentre ci sei tu, e forse anche per qualche tempo dopo che te ne sei andato. Se esci per qualche minuto, quando hai voglia di fumare, l'area sarà accessibile ad entrambi.
4. Il fumo è un problema politico ed è un problema anarchico. Tutto ciò che ci divide dai nostri fratelli/sorelle è un problema politico.
5. Se ignori le richieste dei non-fumatori, forse costringerai gli avversari del fumo a lasciare il tuo gruppo, perché alla fine decideranno che la loro salute ne soffre troppo. Ma ti sembra questo il modo migliore per risolvere i problemi nella tua comunità?

(traduzione di Michele Buzzi dalla rivista canadese "Kick it over!")