Rivista Anarchica Online

rivista anarchica
anno 16 nr. 137
maggio 1986


Rivista Anarchica Online

Firenze
di Massimo Panizza

Villa Fabbricotti, immersa nel verde, fuori dai circuiti della Firenze caotica e turistica accoglie in alcune sale di fresco restauro la festa/convegno sul "vivere insieme" come esperienza globale, ricerca di affinità, nuove possibilità d'intervento (promossa dalla rivista AAM Terranuova in occasione dell'equinozio di primavera, 22-23 marzo).
I partecipanti sono numerosi (più di un centinaio) e disomogenei per provenienza, età, caratteristiche. Il filo conduttore, il consesso dei dialoghi e degli scambi, mi sembra, ancor più che il vivere insieme, l'alimentazione, la coltura biologica, il riciclaggio, quasi che la scelta comunitaria costituisca solo un mezzo per allontanarsi dalle città, per produrre cibi sani e per vivere come ecologia comanda.
È ora di cena e gli organizzatori stanno approntando il desco: pasta, miglio, verdure, minestre, tutto rigorosamente bio-integral-macrovegetal. Qualche carnivoro impenitente, frustrato dalla sua diversità si sarà convinto che finché non perde il "vizietto", di vivere insieme non se ne parla. Peccato, perché a bassa voce uno dei ragazzi della comunità di Sovicille mi ha confessato che loro di carne ne mangiano. Carne buona, allevata da loro, senza tossine, senza estrogeni, eccome se la mangiano! E la vendono pure. Eccome se la vendono!
Dopo cena musica folk, ottimi budini alla frutta e un discutibile video su una festa contadina della tradizione lucana.
Il giorno dopo verso le dieci ha inizio l'assemblea conviviale. Per raccogliere energie positive dell'aere e propiziare la mattinata di lavoro, si forma un cerchio, le mani ben strette e si emette un suono. Male non può far, facciamolo. È per lo spirito. Dà la dimensione tribale. Come se potessimo sceglierci la cultura.
I primi interventi riassumono il lavoro svolto nel pomeriggio di ieri dai partecipanti riuniti in alcuni gruppi d'interesse e di affinità. Tutti i coordinatori hanno lamentato la mancanza di tempo per affrontare temi tanto vasti e scottanti. Per lo più c'è stato un grosso scambio di esperienze personali frutto del vissuto dei partecipanti. L'impressione che ricavo da questa sintesi è comunque di una scarsa progettualità al di là della generale tendenza verso un miglioramento della propria esistenza. Quindi curiosità ed interesse sono rivolti alle problematiche interne: responsabilità, spontaneismo, impegno, organizzazione, regole, creatività, convivenza, relazioni, comunicazione, ruoli, educazione, linguaggio, lavoro. E nel seminario coordinato da Alberto L'Abate del movimento nonviolento si fa riferimento ad esperienze condotte in Olanda, dove gruppi affinitari si sono impegnati nello sperimentare lo star bene insieme quale progetto di un grosso lavoro di analisi sulle possibilità di costruire la leadership diffusa, il potere di tutti.
A conferma di questa tendenza interviene più tardi Hocy Mazzini, conoscitore della realtà comunitaria danese. In Danimarca la capacità di autogestire i momenti di vita collettiva è molto alta e diffusissima a vari livelli di coinvolgimento. In rapporto alla popolazione una grossa percentuale di danesi scelsero in passato nuove forme di vita in contrapposizione alla normalità. Ma le facilitazioni del governo laburista limitarono la contrapposizione generando un recupero da parte dello stato di questo fenomeno fiorito come forma di lotta e di rifiuto negli anni della contestazione.
Andrea Papi sottolinea questo pericolo, ma il tempo stringe e non so fino a che punto il suo breve intervento sia stato inteso. Teresa Branduzzi, interessata al mondo comunitario da molti anni e lei stessa protagonista itinerante, osserva la stessa scarsa progettualità e una chiusura verso l'interno e il "personale" nelle comunità tedesche.
Nella scelta comunitaria quanto è presente la contrapposizione al sistema? Il carattere politico di rottura è a fondamento del progetto iniziale? Quali forme di lotta e d'intervento sul sociale caratterizzano e distinguono la scelta politica da una meno significativa fuga in campagna? Queste domande che mi balenano in testa sono rimaste irrisolte. Solo Marco della comunità Aquarius, accenna all'importanza dell'impegno e della responsabilità nel territorio d'appartenenza intorno ai fatti legati all'ambiente, alla giustizia, alla gente. Aggiunge che purtroppo la dimensione comunitaria inizialmente, assorbe molto, penalizzando quest'aspetto fondamentale. La tendenza è di accantonare i temi che hanno caratterizzato le lotte del decennio scorso per indirizzare l'azione al raggiungimento di risultati più immediati. È quello che stanno facendo gli "Zappatori senza padrone" nel comprensorio dell'Acquacheta e nel forlivese.
Tra le comunità presenti Damanhur (180 persone, Piemonte) fa la parte del leone. Invitati per fare un quadro della realtà italiana ("cosa si muove e non ce ne accorgiamo" leggo sul programma) preferiscono soffermarsi sul loro raffinato progetto di autosufficienza. Al grido di libertà per l'individuo hanno fondato una vera e propria città, e parlano di totale autosufficienza e autonomia dalle istituzioni. Peccato si contraddicano solo in alcune cose! Sono presenti nelle liste verdi e nella comunità montana. Eleggono un governo interno che dispone spostamenti ed occupazioni degli individui. Posseggono un sistema economico ed una moneta, il "credito", con tanto di quotazione e di cambio. Ogni adepto versa nella cassa comune i suoi averi. Nel tempio si celebrano cerimonie a carattere esoterico alle quali partecipano con tuniche di colore diverso che indicano posizioni gerarchiche ben precise. Il sesso inizialmente era rigidamente controllato. Ora, testuali parole - c'è una maggiore apertura, ma niente licenziosità, naturalmente. Naturalmente.
Insomma la solita setta totalitaria.
Quel che mi lascia allibito è che una simile setta - a cui era stata appunto affidata la relazione sul movimento comunitario in Italia, che alcuni hanno proposto come punto di riferimento nazionale e che comunque ospiterà il prossimo incontro del movimento comunitario - possa svolgere un ruolo centrale nel movimento stesso.