Rivista Anarchica Online
Musica & idee
a cura di Marco Pandin (marcpan@tin.it)
Una piccola Brixton
Tra le diverse maniere di sconvolgere il mappamondo e
manipolare i confini tra le nazioni, Fizzè ne ha escogitata e
messa in pratica una assolutamente incruenta ed efficace (ah, se i
padroni del mondo acquistassero strumenti musicali invece di
missili...). Ecco PEENI WAALI, un nome strano che sarà già
noto a chi conosce "Voix vulgaires": un progetto
transculturale e transoceanico organizzato in maniera del tutto
autonoma ed indipendente dall'ex-tastierista dei NIMAL (gruppo
rivelazione del Jazz Festival di Zurigo del 1987, un bell'album
omonimo edito da Rec svizzera ed una cassetta all'attivo). In
quest'avventura, Fizzè ha disegnato un'ipotetica cartina
geografica seguendo vari orientamenti ed amori musicali, accostando
le valli montane del suo paese alle spiagge giamaicane, spandendo a
profusione manciate della nebbia sovversiva dei suburbi
londinesi. In questi incroci elettronici e fumosi, invece
dell'ansia ritmica a-la-Adrian-Sherwood si respira la malcelata
voglia di divertimento "tipica" dei nuovi musicisti
svizzeri. In contrasto con l'impegno e la serietà
dell'atteggiamento e delle opinioni, che farebbero presumere una
produzione musicale quantomeno "seriosa", questa musica è
invece leggera, aperta, solare, saltellante e spesso divertente.
Un esempio concreto, oltre che dall'album di Peeni Waali, viene
dall'Ensemble Rayé, che ha pubblicato per l'Ayaa Disques
francese un'antologia piacevolissima. Divertimento, comunque, che
non è sinonimo di banalità. Peeni Waali inizia alla
grande con "Beacon of hope", un testo del poeta Linton
Kwesi Johnson recitato dall'autore sopra a un mosaico di multicolori
tendenze e sapori. Una piccola Brixton vivissima e palpitante,
nel bel mezzo della terra al cioccolato... Il ritmo è
sinceramente inaudito, intreccio bizzarro di rumori e suoni di
oggetti poveri. La fisarmonica di Johnny Human danza leggera in
un angolo."...Luminous pyrosporus in termine latino,
cucujos in spagnolo, in inglese candle fly. Io ti darò per
nome fuoco di speranza. Il sole svanisce lentamente dietro la
collina distante, cade oltre l'orizzonte di oggi, segna il raggio di
luce della tua alba. Stanotte illuminerai il sentiero dei sogni,
come le lucciole delle zone nordiche. Le tue fluorescenze verdi sono
come occhi di luce, scintille che feriscono l'oscurità
della mia notte tropicale senza luna né stelle. Benvenuti,
amici della notte. Vi darò per nome fuochi di speranza.
Questa notte la paura si trasformerà in oblio, mentre ci
guiderete oltre le stelle, verso un nuovo orizzonte. Domani, uno
straniero entrerà nella mia casa, nella mia tana, la mia
fredda caverna di malinconia. Gli darò del pane. Egli recherà
con sé buone notizie da lontano. Gli darò
dell'acqua. Egli porterà con sé un dono della
notte...". (da "Beacon of hope"). Le sensazioni
forti si alternano alle sorprese: cos'altro chiedere di più
ad un disco? Non sono finiti i fuochi artificiali di "Beacon of
hope" che troviamo "Skarab". Ancora, chi conosce
"Voix vulgaires", saprà riconoscere Kulu Hatha
Mamnua dietro a questa maschera...Fizzè se n'è
andato fino a Kingston in Giamaica per rincorrere Robbie Shakespeare
e convincerlo a partecipare. E poi ancora "Ricochet"
col trombone di Rico Rodrigues, "Licht&Stein" con
Dennis Bovell, una horn section del Liechtenstein e farneticazioni
dub di Lee "Scratch" Perry. Il saccheggio continua: a
fare piazza pulita è indiscutibilmente "Irish irie",
incastro mirabile di reels irlandesi e ritmi reggae. Inaudito,
sconcertante. Appena il tempo di riprendersi, ma non c'è
niente da fare: "Satin doll" di Duke Ellington è
stata trasformata in un gioiello senza tempo, né
geografia. Il pregio di Peeni Waali è essenzialmente
quello di non essere un'operazione chirurgica all'insegna della
world music a tutti i costi (ancora, ritornando a "Voix
vulgaires", andate a rileggere l'intervento piuttosto polemico
di Fizzè proprio a proposito di questo tema). E' quantomeno
un bel passo in avanti dalle spedizioni pionieristiche di David
Byrne e Brian Eno nel bosco degli spettri: allora si trattava di
manipolare dei nastri, ora di manipolare e con enorme rispetto -
delle persone. Peeni Waali funziona proprio perché è
frutto di un nuovo atteggiamento, di una nuova e rinnovata apertura
mentale nei confronti del far musica assieme. E Peeni Waali è
reggae, è dub, è musica sperimentale, è
rumorismo, è folk mitteleuropeo, ...e non è
assolutamente nulla di tutto questo! Procuratevi questo disco:
vale la pena darsi da fare per trovarlo. Penso non sia per ora
distribuito regolarmente in Italia (provate a insistere con Indie o
qualche altro indipendente). L'etichetta è comunque Mensch
Records, distribuita dalle varie basi Recommended su e giù
per l'Europa.
Mensch Records, Rebgasse 28, CH-4102 Binningen, Switzerland.
The Single Eye
Dopo aver dato vita a "Cargo cult", una delle fanzines
sotterranee più interessanti della scena transculturale
canadese, Allan Clark di Montreal ha fondato un altro centro
raccolta, informazione e diffusione concretizzato nella nuova
rivista THE SINGLE EYE. La parte grafica è
realizzata in grande parte da xerox artisti (nel terzo e più
recente numero Unione Sovietica, Stati Uniti, Italia), segno più
evidente di una brusca sterzata degli interessi di Allan Clark
verso l'arte postale e gli scambi internazionali in fotocopia. La
parte musicale è tutta tesa a trovare nuove definizioni
affascinanti per l'inascoltabile: d'altra parte è impossibile
trovare altrove informazioni sui giapponesi Merzbow, sui
francesi Un Drame Musicale Instantanee, o su cento altre
cassette diffuse per caso e senza alcuna organizzazione solo tra
amatori e gente che magari c'inciampa dentro senza saperlo.
Prezzo non indicato. Da leggere, sostenere e diffondere. THE
SINGLE EYE c/o Allan Clark P.0. Box 1415 Station H - Montréal
- Quebec H3G 2W4 Canada.
Autoscatti
Non è come sembra a prima vista, il titolo di una nuova
pornorivista. E' invece (e a voi lascio l'eventuale delusione...) il
nome della compilation-biglietto-da-visita di PSICOLABEL,
una nuova etichetta indipendente di Forlì. Gli intenti sono
apprezzabili: azzerare qualsiasi logica discografica in senso
tradizionale (di mercato, di produzione, di mercificazione, etc,) e
costruire rapporti nuovi tra musicisti, tecnici, ascoltatori. Se
le intenzioni sono curiose e le parole attraenti, il meccanismo
corre il rischio di incepparsi. Poco male: il tutto è ancora
nuovo e gli anni Novanta sono appena cominciati. Dentro gli
"autoscatti" tre.. (o due? Mistero!) gruppi italiani -
forlivesi, "strani" e devianti - e due francesi, che fanno
rock'n'roll in senso più tradizionale. Se il papa
ascoltasse i TONDO, POLITRIO ed INAZIONE immagino una seconda serie
di anatemi e maledizioni contro Forlì e l'Emilia Romagna in
genere. Le zone musicali qui sono selvagge, dense d'elettronica e
tecnologia. TONDO è un teatro assurdo immaginario, suoni
bizzarri e testi lunatici. Giorgio Canali e Roberto Zoli del
POLITRIO sono vecchie conoscenze sempre sorprendenti: la loro
"Ballata del Reader's Digest" risveglia i King Crimson di
"Sleepless" proprio come ha fatto Robin William/Oliver
Sachs con l'encefalite letargica di Robert De Niro. E gli
INAZIONE? Esistono, è un falso? Siamo sicuri che non si
tratti di out-takes da "Bewitched" o "I advance
masked"? Bel lavoro, ben fatto e stimolante. Fatene presto
un altro. PSICOLABEL - via S. Croce, 9 - 47100 Forlì
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