Rivista Anarchica Online

rivista anarchica
anno 21 nr. 181
aprile 1991


Rivista Anarchica Online

Musica & idee
a cura di Marco Pandin (marcpan@tin.it)

Una piccola Brixton

Tra le diverse maniere di sconvolgere il mappamondo e manipolare i confini tra le nazioni, Fizzè ne ha escogitata e messa in pratica una assolutamente incruenta ed efficace (ah, se i padroni del mondo acquistassero strumenti musicali invece di missili...). Ecco PEENI WAALI, un nome strano che sarà già noto a chi conosce "Voix vulgaires": un progetto transculturale e transoceanico organizzato in maniera del tutto autonoma ed indipendente dall'ex-tastierista dei NIMAL (gruppo rivelazione del Jazz Festival di Zurigo del 1987, un bell'album omonimo edito da Rec svizzera ed una cassetta all'attivo).
In quest'avventura, Fizzè ha disegnato un'ipotetica cartina geografica seguendo vari orientamenti ed amori musicali, accostando le valli montane del suo paese alle spiagge giamaicane, spandendo a profusione manciate della nebbia sovversiva dei suburbi londinesi. In questi incroci elettronici e fumosi, invece dell'ansia ritmica a-la-Adrian-Sherwood si respira la malcelata voglia di divertimento "tipica" dei nuovi musicisti svizzeri. In contrasto con l'impegno e la serietà dell'atteggiamento e delle opinioni, che farebbero presumere una produzione musicale quantomeno "seriosa", questa musica è invece leggera, aperta, solare, saltellante e spesso divertente. Un esempio concreto, oltre che dall'album di Peeni Waali, viene dall'Ensemble Rayé, che ha pubblicato per l'Ayaa Disques francese un'antologia piacevolissima.
Divertimento, comunque, che non è sinonimo di banalità. Peeni Waali inizia alla grande con "Beacon of hope", un testo del poeta Linton Kwesi Johnson recitato dall'autore sopra a un mosaico di multicolori tendenze e sapori. Una piccola Brixton vivissima e palpitante, nel bel mezzo della terra al cioccolato... Il ritmo è sinceramente inaudito, intreccio bizzarro di rumori e suoni di oggetti poveri. La fisarmonica di Johnny Human danza leggera in un angolo."...Luminous pyrosporus in termine latino, cucujos in spagnolo, in inglese candle fly. Io ti darò per nome fuoco di speranza. Il sole svanisce lentamente dietro la collina distante, cade oltre l'orizzonte di oggi, segna il raggio di luce della tua alba. Stanotte illuminerai il sentiero dei sogni, come le lucciole delle zone nordiche. Le tue fluorescenze verdi sono come occhi di luce, scintille che feriscono l'oscurità della mia notte tropicale senza luna né stelle. Benvenuti, amici della notte. Vi darò per nome fuochi di speranza. Questa notte la paura si trasformerà in oblio, mentre ci guiderete oltre le stelle, verso un nuovo orizzonte. Domani, uno straniero entrerà nella mia casa, nella mia tana, la mia fredda caverna di malinconia. Gli darò del pane. Egli recherà con sé buone notizie da lontano. Gli darò dell'acqua. Egli porterà con sé un dono della notte...". (da "Beacon of hope").
Le sensazioni forti si alternano alle sorprese: cos'altro chiedere di più ad un disco? Non sono finiti i fuochi artificiali di "Beacon of hope" che troviamo "Skarab". Ancora, chi conosce "Voix vulgaires", saprà riconoscere Kulu Hatha Mamnua dietro a questa maschera...Fizzè se n'è andato fino a Kingston in Giamaica per rincorrere Robbie Shakespeare e convincerlo a partecipare. E poi ancora "Ricochet" col trombone di Rico Rodrigues, "Licht&Stein" con Dennis Bovell, una horn section del Liechtenstein e farneticazioni dub di Lee "Scratch" Perry. Il saccheggio continua: a fare piazza pulita è indiscutibilmente "Irish irie", incastro mirabile di reels irlandesi e ritmi reggae. Inaudito, sconcertante. Appena il tempo di riprendersi, ma non c'è niente da fare: "Satin doll" di Duke Ellington è stata trasformata in un gioiello senza tempo, né geografia.
Il pregio di Peeni Waali è essenzialmente quello di non essere un'operazione chirurgica all'insegna della world music a tutti i costi (ancora, ritornando a "Voix vulgaires", andate a rileggere l'intervento piuttosto polemico di Fizzè proprio a proposito di questo tema). E' quantomeno un bel passo in avanti dalle spedizioni pionieristiche di David Byrne e Brian Eno nel bosco degli spettri: allora si trattava di manipolare dei nastri, ora di manipolare e con enorme rispetto - delle persone. Peeni Waali funziona proprio perché è frutto di un nuovo atteggiamento, di una nuova e rinnovata apertura mentale nei confronti del far musica assieme. E Peeni Waali è reggae, è dub, è musica sperimentale, è rumorismo, è folk mitteleuropeo, ...e non è assolutamente nulla di tutto questo!
Procuratevi questo disco: vale la pena darsi da fare per trovarlo. Penso non sia per ora distribuito regolarmente in Italia (provate a insistere con Indie o qualche altro indipendente). L'etichetta è comunque Mensch Records, distribuita dalle varie basi Recommended su e giù per l'Europa.
Mensch Records, Rebgasse 28, CH-4102 Binningen, Switzerland.

The Single Eye

Dopo aver dato vita a "Cargo cult", una delle fanzines sotterranee più interessanti della scena transculturale canadese, Allan Clark di Montreal ha fondato un altro centro raccolta, informazione e diffusione concretizzato nella nuova rivista THE SINGLE EYE. La parte grafica è realizzata in grande parte da xerox artisti (nel terzo e più recente numero Unione Sovietica, Stati Uniti, Italia), segno più evidente di una brusca sterzata degli interessi di Allan Clark verso l'arte postale e gli scambi internazionali in fotocopia. La parte musicale è tutta tesa a trovare nuove definizioni affascinanti per l'inascoltabile: d'altra parte è impossibile trovare altrove informazioni sui giapponesi Merzbow, sui francesi Un Drame Musicale Instantanee, o su cento altre cassette diffuse per caso e senza alcuna organizzazione solo tra amatori e gente che magari c'inciampa dentro senza saperlo.
Prezzo non indicato. Da leggere, sostenere e diffondere.
THE SINGLE EYE c/o Allan Clark P.0. Box 1415 Station H - Montréal - Quebec H3G 2W4 Canada.

Autoscatti

Non è come sembra a prima vista, il titolo di una nuova pornorivista. E' invece (e a voi lascio l'eventuale delusione...) il nome della compilation-biglietto-da-visita di PSICOLABEL, una nuova etichetta indipendente di Forlì. Gli intenti sono apprezzabili: azzerare qualsiasi logica discografica in senso tradizionale (di mercato, di produzione, di mercificazione, etc,) e costruire rapporti nuovi tra musicisti, tecnici, ascoltatori.
Se le intenzioni sono curiose e le parole attraenti, il meccanismo corre il rischio di incepparsi. Poco male: il tutto è ancora nuovo e gli anni Novanta sono appena cominciati. Dentro gli "autoscatti" tre.. (o due? Mistero!) gruppi italiani - forlivesi, "strani" e devianti - e due francesi, che fanno rock'n'roll in senso più tradizionale.
Se il papa ascoltasse i TONDO, POLITRIO ed INAZIONE immagino una seconda serie di anatemi e maledizioni contro Forlì e l'Emilia Romagna in genere. Le zone musicali qui sono selvagge, dense d'elettronica e tecnologia. TONDO è un teatro assurdo immaginario, suoni bizzarri e testi lunatici. Giorgio Canali e Roberto Zoli del POLITRIO sono vecchie conoscenze sempre sorprendenti: la loro "Ballata del Reader's Digest" risveglia i King Crimson di "Sleepless" proprio come ha fatto Robin William/Oliver Sachs con l'encefalite letargica di Robert De Niro.
E gli INAZIONE? Esistono, è un falso?
Siamo sicuri che non si tratti di out-takes da "Bewitched" o "I advance masked"?
Bel lavoro, ben fatto e stimolante. Fatene presto un altro.
PSICOLABEL - via S. Croce, 9 - 47100 Forlì