Rivista Anarchica Online
Osservazioni e proposte
Vorrei riprendere il problema dell'informazione e della
comunicazione libertaria, volendo dare un contributo in relazione
al panorama e alle prospettive che tale problematica
comporta. Limitare all'ambito specificatamente anarchico il
dibattito inerente allo sviluppo dei mezzi e dei metodi
dell'informazione antagonista e antistatalista limiterebbe, e non di
poco, la possibilità di azione, conoscenza ed incisività
del "modo di essere" e non solo di pensare, che propugna
una società libertaria dalla egemonia dello stato, che opera
per il pieno sviluppo delle facoltà umane, che desidera
rapporti sociali determinati dalla solidarietà, dalla
eguaglianza, dal comune desiderio di libertà. Una
valutazione critica mi sento di rivolgerla alla eccessiva
parrocchialità della stampa anarchica: spesso troppo
immersi in sterili diatribe interne, corriamo il rischio di
disperdere energie che potrebbero essere diversamente
indirizzate. E' ora di decidere come utilizzare gli strumenti
che, nonostante tutto, ancora sono a servizio dell'idea di libertà,
è il momento per affrontare uno sforzo che deve essere
indirizzato allo sviluppo di tutto il movimento libertario, di cui,
voglio ricordare, quella anarchica ne è una
componente insostituibile, ma non unica: sedimentaria di un
patrimonio storico unico e ripetibile, almeno nelle sue utopie
positive che ancora spaziano nelle fantasie dei "cercatori di
libertà". Ma non scartiamo nemmeno l'idea che anche i
non anarchici possano dare contributi creativi e importanti allo
sviluppo dell'antagonismo libertario. Concordo con Pepsy quando,
dalle pagine di Umanità Nova, dice che le informazioni
libertarie si diffondono tramite la stampa i cui organi esprimono
limiti che sono l'essere poco diffusi e poco veloci; inoltre le
attività svolte e le notizie in generale o non vengono
comunicate o se fatto, ciò avviene con estremo ritardo. Il
ruolo dell'informazione è quello della propaganda e del
collegamento e, rispetto all'uso che ne viene fatto, occorre un
cambiamento di mentalità che porti tutti noi ad utilizzare
nel modo migliore gli strumenti di cui disponiamo. Una modalità
per attivare un processo di sviluppo può essere il dibattere
e il discutere localmente in vista di una possibile assemblea
nazionale sull'argomento. In effetti l'esigenza di discutere gli
stessi argomenti sono stati evidenziati nell'incontro promosso dalla
"Rete" tenutosi nel novembre '90 a Bologna con alcuni
Centri Studi, nello stesso incontro si è sottolineata da una
parte l'efficacia storica del pensiero libertario e dell'ideale
anarchico e dall'altra la sua inefficienza nel contingente. Troppo
spesso altri raccolgono quanto da noi seminato, pensiamo
all'ecologismo, al pacifismo (il "Manifesto" dedica
pagine intere a Capitini senza mai citare l'aggettivo che ne
sancisce la sua scelta di campo, antistatalista, libertaria e
apartitica), all'antimilitarismo, ai Centri Sociali per citare
solo i filoni più emergenti di questi tempi, fino alla
scandalosa rapina che dei fondamenti teorici dell'organizzazione
sociale anarchica come il federalismo, viene fatta dal "leghismo".
Il problema nel suo complesso è reale e molte sono le
sinergie che all'interno del movimento possono attivarsi sia per
rafforzare organizzativamente quanto esiste sia per dare più
voce alle idee. Metodologicamente penso si possa cominciare da
operazioni che diano al Movimento elementi di conoscenza del
fenomeno per poi passare ad una fase di progettazione ed
elaborazione collettiva. Propongo un rilevamento di tutti i mezzi
di comunicazione anarchica e libertaria, fornendo un questionario
che ne recepisca gli aspetti quanti-qualitativi che permetta,
tramite un lavoro collettivo e finalizzato, una razionale
identificazione di quanto è attualmente esistente e della
possibilità di sviluppo che ne sono insite (non fraintendendo
ciò con un desiderio di supervisione da parte di chissà
chi). E' sicuramente utile un approfondimento ed ampliamento del
dibattito a tutta l'area comunicazionale antistatalista e libertaria. Potrebbero realizzarsi
commissioni di analisi e studio che, operando in ambiti regionali
e/o su temi specifici (avendo a disposizione i dati, elaborati
secondo criteri che dovranno essere espliciti e pubblici), discutano
i criteri di sviluppo e definiscano gli obiettivi e gli strumenti
che si ritiene opportuno utilizzare e che si vogliono
raggiungere. Ciò al fine di arrivare alla convocazione,
potrebbe essere ipotizzabile per il secondo semestre '91, di una
Assemblea Nazionale che tenda ad unificare in un "piano di
utilizzo e sviluppo delle foreste comunicazionali" esistenti
(nazionali e internazionali) il lavoro svolto e da svolgere. È
opportuno sviluppare il concetto di considerare l'universo della
comunicazione libertaria come uno strumento a servizio e
contemporaneamente integrato ad un movimento che non può
che ampliarsi: quello dell'insofferenza verso il potere, le
istituzioni e la partitocrazia con un antagonismo che,
permettetemi la battuta, si sviluppa ora più per il merito
del potere stesso, che di chi ad esso si oppone. In ogni caso mi
sembra che non si debba prescindere dall'avere una conoscenza
specifica delle problematiche di cui si discute, gestire una radio,
fare una rivista o una fanzine, gestire una libreria portano ad
avere esperienze professionali che, assieme a chi ne usufruisce, se
ne deve discutere i loro aspetti migliorativi, sapendo che solo chi
le fa, e le farà, potrà avere il ruolo di deciderne le
scelte che ne sostanzieranno l'operatività. Esiste
l'esigenza di coordinare la distribuzione, l'aspetto che più
di ogni altro blocca un possibile sviluppo di una parte della
comunicazione su carta stampata, finora è troppo dispersa,
disarticolata in diversi canali, in realtà produciamo tanto
da essere in grado di avere "edicole libertarie" idea che
vedrei molto bene sviluppata in termini di distribuzione ambulante e
che mi riprometto di elaborare come proposta concreta e
realizzabile. La informatizzazione è un altro elemento che
può renderci "piccoli, veloci e ramificati",
fatto estremamente vincente in una dinamica di movimento
efficiente, un collegamento di diversi punti sparsi sul
territorio, a loro volta collegati con altre realtà possono
far figurare un aumento delle informazioni che possono ricadere nei
mezzi di comunicazione libertaria, ampliandone la risonanza,
arricchendone le pagine ed offrendo più di quanto non avvenga
attualmente offerto ad un fruitore che, potenzialmente, è
molto più ampio di quello attuale. Questo lavoro dovrebbe
aiutarci a capire il movimento libertario emergente, le nuove
figure di militanti, i nuovi comportamenti ed anche a modificare
le nostre radicate convinzioni e a superare quella parrocchialità
che, a mio avviso, troppo ci contraddistingue. Anche un'analisi
relativa alle esigenze economiche che il movimento ravvisa come
necessarie credo debba essere presa in considerazione, affrontando
il problema senza necessariamente e solamente ricorrere alle ormai
indispensabili tasche di ogni compagno, ma puntando a risultati di
tornaconto economico, da cui trarre ulteriore tana per la crescita
del movimento. Per paradosso, corriamo il rischio di dover
rimanere, come compagni e persone, sotto l'egida della realtà
produttiva capitalista per poter mantenere in vita gli strumenti del
movimento anarchico. Come Centro Studi La Rete ci rendiamo
disponibili, previo opportuno dibattito, a formulare una prima
ipotesi di questionario, renderlo pubblico, raccoglierne i dati ed
elaborarli; questi dovrebbero essere resi noti successivamente sui
mezzi di informazione e discussi all'incontro nazionale del quale
in questo periodo se ne possono definire i criteri organizzativi, le
finalità progettuali e le modifiche necessarie.Nerio
Casoni (Bologna)
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