Rivista Anarchica Online

rivista anarchica
anno 21 nr. 181
aprile 1991


Rivista Anarchica Online

Osservazioni e proposte

Vorrei riprendere il problema dell'informazione e della comunicazione libertaria, volendo dare un contributo in relazione al panorama e alle prospettive che tale problematica comporta. Limitare all'ambito specificatamente anarchico il dibattito inerente allo sviluppo dei mezzi e dei metodi dell'informazione antagonista e antistatalista limiterebbe, e non di poco, la possibilità di azione, conoscenza ed incisività del "modo di essere" e non solo di pensare, che propugna una società libertaria dalla egemonia dello stato, che opera per il pieno sviluppo delle facoltà umane, che desidera rapporti sociali determinati dalla solidarietà, dalla eguaglianza, dal comune desiderio di libertà.
Una valutazione critica mi sento di rivolgerla alla eccessiva parrocchialità della stampa anarchica: spesso troppo immersi in sterili diatribe interne, corriamo il rischio di disperdere energie che potrebbero essere diversamente indirizzate.
E' ora di decidere come utilizzare gli strumenti che, nonostante tutto, ancora sono a servizio dell'idea di libertà, è il momento per affrontare uno sforzo che deve essere indirizzato allo sviluppo di tutto il movimento libertario, di cui, voglio ricordare, quella anarchica ne è una componente insostituibile, ma non unica: sedimentaria di un patrimonio storico unico e ripetibile, almeno nelle sue utopie positive che ancora spaziano nelle fantasie dei "cercatori di libertà".
Ma non scartiamo nemmeno l'idea che anche i non anarchici possano dare contributi creativi e importanti allo sviluppo dell'antagonismo libertario. Concordo con Pepsy quando, dalle pagine di Umanità Nova, dice che le informazioni libertarie si diffondono tramite la stampa i cui organi esprimono limiti che sono l'essere poco diffusi e poco veloci; inoltre le attività svolte e le notizie in generale o non vengono comunicate o se fatto, ciò avviene con estremo ritardo.
Il ruolo dell'informazione è quello della propaganda e del collegamento e, rispetto all'uso che ne viene fatto, occorre un cambiamento di mentalità che porti tutti noi ad utilizzare nel modo migliore gli strumenti di cui disponiamo. Una modalità per attivare un processo di sviluppo può essere il dibattere e il discutere localmente in vista di una possibile assemblea nazionale sull'argomento.
In effetti l'esigenza di discutere gli stessi argomenti sono stati evidenziati nell'incontro promosso dalla "Rete" tenutosi nel novembre '90 a Bologna con alcuni Centri Studi, nello stesso incontro si è sottolineata da una parte l'efficacia storica del pensiero libertario e dell'ideale anarchico e dall'altra la sua inefficienza nel contingente. Troppo spesso altri raccolgono quanto da noi seminato, pensiamo all'ecologismo, al pacifismo (il "Manifesto" dedica pagine intere a Capitini senza mai citare l'aggettivo che ne sancisce la sua scelta di campo, antistatalista, libertaria e apartitica), all'antimilitarismo, ai Centri Sociali per citare solo i filoni più emergenti di questi tempi, fino alla scandalosa rapina che dei fondamenti teorici dell'organizzazione sociale anarchica come il federalismo, viene fatta dal "leghismo". Il problema nel suo complesso è reale e molte sono le sinergie che all'interno del movimento possono attivarsi sia per rafforzare organizzativamente quanto esiste sia per dare più voce alle idee.
Metodologicamente penso si possa cominciare da operazioni che diano al Movimento elementi di conoscenza del fenomeno per poi passare ad una fase di progettazione ed elaborazione collettiva.
Propongo un rilevamento di tutti i mezzi di comunicazione anarchica e libertaria, fornendo un questionario che ne recepisca gli aspetti quanti-qualitativi che permetta, tramite un lavoro collettivo e finalizzato, una razionale identificazione di quanto è attualmente esistente e della possibilità di sviluppo che ne sono insite (non fraintendendo ciò con un desiderio di supervisione da parte di chissà chi). E' sicuramente utile un approfondimento ed ampliamento del dibattito a tutta l'area comunicazionale antistatalista e libertaria. Potrebbero realizzarsi commissioni di analisi e studio che, operando in ambiti regionali e/o su temi specifici (avendo a disposizione i dati, elaborati secondo criteri che dovranno essere espliciti e pubblici), discutano i criteri di sviluppo e definiscano gli obiettivi e gli strumenti che si ritiene opportuno utilizzare e che si vogliono raggiungere.
Ciò al fine di arrivare alla convocazione, potrebbe essere ipotizzabile per il secondo semestre '91, di una Assemblea Nazionale che tenda ad unificare in un "piano di utilizzo e sviluppo delle foreste comunicazionali" esistenti (nazionali e internazionali) il lavoro svolto e da svolgere.
È opportuno sviluppare il concetto di considerare l'universo della comunicazione libertaria come uno strumento a servizio e contemporaneamente integrato ad un movimento che non può che ampliarsi: quello dell'insofferenza verso il potere, le istituzioni e la partitocrazia con un antagonismo che, permettetemi la battuta, si sviluppa ora più per il merito del potere stesso, che di chi ad esso si oppone.
In ogni caso mi sembra che non si debba prescindere dall'avere una conoscenza specifica delle problematiche di cui si discute, gestire una radio, fare una rivista o una fanzine, gestire una libreria portano ad avere esperienze professionali che, assieme a chi ne usufruisce, se ne deve discutere i loro aspetti migliorativi, sapendo che solo chi le fa, e le farà, potrà avere il ruolo di deciderne le scelte che ne sostanzieranno l'operatività. Esiste l'esigenza di coordinare la distribuzione, l'aspetto che più di ogni altro blocca un possibile sviluppo di una parte della comunicazione su carta stampata, finora è troppo dispersa, disarticolata in diversi canali, in realtà produciamo tanto da essere in grado di avere "edicole libertarie" idea che vedrei molto bene sviluppata in termini di distribuzione ambulante e che mi riprometto di elaborare come proposta concreta e realizzabile.
La informatizzazione è un altro elemento che può renderci "piccoli, veloci e ramificati", fatto estremamente vincente in una dinamica di movimento efficiente, un collegamento di diversi punti sparsi sul territorio, a loro volta collegati con altre realtà possono far figurare un aumento delle informazioni che possono ricadere nei mezzi di comunicazione libertaria, ampliandone la risonanza, arricchendone le pagine ed offrendo più di quanto non avvenga attualmente offerto ad un fruitore che, potenzialmente, è molto più ampio di quello attuale.
Questo lavoro dovrebbe aiutarci a capire il movimento libertario emergente, le nuove figure di militanti, i nuovi comportamenti ed anche a modificare le nostre radicate convinzioni e a superare quella parrocchialità che, a mio avviso, troppo ci contraddistingue.
Anche un'analisi relativa alle esigenze economiche che il movimento ravvisa come necessarie credo debba essere presa in considerazione, affrontando il problema senza necessariamente e solamente ricorrere alle ormai indispensabili tasche di ogni compagno, ma puntando a risultati di tornaconto economico, da cui trarre ulteriore tana per la crescita del movimento.
Per paradosso, corriamo il rischio di dover rimanere, come compagni e persone, sotto l'egida della realtà produttiva capitalista per poter mantenere in vita gli strumenti del movimento anarchico.
Come Centro Studi La Rete ci rendiamo disponibili, previo opportuno dibattito, a formulare una prima ipotesi di questionario, renderlo pubblico, raccoglierne i dati ed elaborarli; questi dovrebbero essere resi noti successivamente sui mezzi di informazione e discussi all'incontro nazionale del quale in questo periodo se ne possono definire i criteri organizzativi, le finalità progettuali e le modifiche necessarie.

Nerio Casoni (Bologna)