Rivista Anarchica Online

rivista anarchica
anno 21 nr. 181
aprile 1991


Rivista Anarchica Online

Nella mia "assurda" utopia?

Il privilegio, datomi dalla redazione, di rispondere a Cristiano Draghi mi serve per rassicurarlo che non è mio costume tagliare la penna e la lingua a nessuno, impedendo libertà di espressione in tutti i sensi. Ho però poco da replicare perché Draghi mi imputa molto (pure di riesumare fantomatici complotti di multinazionali sulle quali cado dalle nuvole) senza controprovare nulla. Siccome credo che anche lui conosca il mondo dell'informazione, avrei piuttosto preferito replicare a obiezioni di contenuto o di metodo, a critiche fondate su altre considerazioni o su altri elementi di valorizzazione del sistema informativo. Nulla di tutto questo. Anzi, a quanto pare, non muterebbe un mattone all'edificio, tanto gli sta bene.
Sospetta innanzitutto un mio livore contro individui o contro una corporazione, mentre ho sostenuto l'imbecillità di un sistema, non di singoli, come è corretto usare una categoria al vetriolo quale è quella dell'imbecillità. Mi fa onore essere paragonato a Karl Kraus, che evidentemente Draghi sconosce: in caso contrario, non si arrischierebbe a eleggerlo a paladino della destra reazionaria, proprio lui, che diresse una storica rivista, "Der Fackel" sino all'avvento hitleriano, stigmatizzando senza compromessi usi e costumi di una borghesia lanciata follemente verso la dittatura e la follia nazista.
Draghi, invece, non sospetta che il miglior modo di occultare la verità non sia la censura - prima o poi si scopre - quanto obbligare la verità a parlare, a confessarsi, come è evidente nel meccanismo della confessione religiosa a proposito di peccati di ordine sessuale (il rinvio è al primo volume della "Storia della sessualità" di Michel Foucault), oppure nell'artifizio della "lettera rubata" di Edgar Allan Poe: ciò che è più visibile si sottrae alla visibilità. La censura è arcaica in rapporto al velamento da troppa trasparenza. I mass media, logorroici, sono specializzati nel far dimenticare le cose non occultandole (sebbene ciò accada), bensì facendole parlare molto in un tempo ristretto, per poi rimuoverle appena perdono di attualità, venendo così sostituite a ciclo continuo, proprio come nei famosi bulloni accelerati nella catena di montaggio di Charlot.
Sull'unica obiezione concreta che mi muove, Draghi non si immagina neanche lontanamente che, pur criticando un sistema informativo, possa essere scrupoloso quanto un buon professionista qualsiasi, dandosi il caso di aver avuto modo, vivendo a Palermo, di assistere al maxi-processo contro la mafia, di aver avuto accesso a interrogatori, e di avere così appreso - senza dare o meno credito di affidabilità - da alcuni imputati pentiti quanto riportato nel mio saggio. Del resto, qualunque struttura intelligente organizza le proprie attività per ricavarne massima amplificazione possibile gratuitamente sui mezzi di informazione. Certo, se si pensa di poterlo leggere negli statuti di Cosa nostra...
Infine, quanto alla scelta di Cristiano Draghi di difendere questa libertà di stampa, questa pluralità dell'informazione (?), addirittura lodando nel migliore dei modi possibili (bel relativismo culturale) ed eleggendo l'America quale migliore luogo d'esilio dove poter continuare a pensare ed a parlare liberamente, ebbene, mi è difficile poterlo seguire. Preferisco restare nella mia "assurda" utopia piuttosto che nel suo "reale" sistema di dominio.

Salvo Vaccaro (Palermo)