Rivista Anarchica Online
La cannabis cancellata
Caro Gimmi, partiamo dal presupposto del buon senso comune. Probabilmente tu non fumi
e non bevi né caffè
né alcolici ma non per questo credi sia giusto arrestare una persona solo perché va in giro con
un pacchetto di
sigarette ed una cassa di birra. Ebbene, come detto in "Proibizionismo, antiproibizionismo e droghe" di
Giancarlo Arnao (ed. Stampa
Alternativa): "l'unica definizione scientifica accettabile del termine "droga" è quella che si riferisce
all'effetto
psicoattivo, e comprende tutte le sostanze naturali o artificiali che provocano una modificazione della psiche
o dell'attività mentale negli essere umani (UN.1957). In tale definizione vanno quindi inclusi tutti gli
intossicanti
sociali di uso comune: alcolici, caffè, tabacco e psicofarmaci". Da più fonti siamo venuti
a conoscenza del fatto che dipendenza e mortalità sono due effetti - conseguenze
relative in numero molto più superiore al tabacco e all'alcol che all'eroina. Perché
demonizzare allora sostanze che, in termini di danni fisici, psichici e sociali, sono alla stregua, se non
inferiori a tante altre di uso comune? Per le "droghe leggere" come marijuana e hashish, dobbiamo risalire
a molti anni addietro per trovare le prime
fonti e poi le prime radici di una vera e propria cospirazione. In base a documentati ritrovamenti
(archeologici e filologici), sappiamo che la cannabis sativa, chiamata più
comunemente marijuana, era già coltivata 10.000 anni fa, praticamente prima della lavorazione dei
metalli
(Columbia History of the World, Harper & Row, N.Y. 1981). Da prima del 2700 a.C. e
durante tutti i secoli a
seguire, la canapa è stata incorporata praticamente in tutte le culture del mondo: dal Medio Oriente
all'Asia
Minore, dall'India, Cina e Giappone sino all'Europa e all'Africa. E' stata per secoli la base dell'economia
e della cultura di moltissimi popoli, correlata a questi attraverso le più
svariate funzioni (vedasi tabella). Alle spalle delle leggi proibizioniste nei confronti della marijuana, ci sono
state ragioni razziali, classiste,
economico-consumistiche e scandalistiche (e qui voglio solo fare un piccolissimo esempio: dalla marijuana si
produce l'energia di biomassa che potrebbe sostituire quasi tutti i carburanti, il petrolio, e cosa farebbero poi
queste grandi compagnie petrolchimiche come Shell e DuPont?). Tutte queste ragioni messe insieme hanno
portato alla totale cancellazione di un'intera cultura, della storia di
una pianta che è stata per lungo tempo il sostentamento - per molti versi - di tutto il mondo e che ancora
potrebbe essere l'unica salvezza per un mondo che soffre l'inquinamento, la fame, l'effetto serra (vedasi a questo
riguardo "The Emperor Wears no Clothes" di Jack Herer, edizioni Hemp 1992). Qui
naturalmente entra in gioco la distinzione fra droghe "leggere" e "pesanti". In termini medici mai, e dico
MAI da millenni, è stata riportata una sola morte per marijuana o hashish - per
averne troppo ingerita o fumata - e dopo tutto per quanto riguarda l'eroina è molto più probabile
una morte
dovuta alla pessima qualità di "roba" che si trova dagli spacciatori, che una reale overdose. Una
delle tesi più frequentemente riportate dai sostenitori del proibizionismo più incondizionato (e
qui intendo
senza distinzione fra "droghe leggere" e "droghe pesanti") è che marijuana ed hashish siano il
trampolino di
lancio, la strada obbligata verso droghe più pesanti come eroina o crack. Sottolineo quindi che,
come riportato dalla (Canadian) National Commission già nel 1972 in termini statistici
non c'è differenza fra la percentuale di "eroinomani" che precedentemente fumavano marijuana e quelli
che
precedentemente avevano provato solo tabacco ed alcol. Tra l'altro per la condizione sociale in cui sono
state adesso poste le droghe, è normale che un consumatore di
hashish verrà a contatto con persone che smerciano anche cocaina ed eroina (più facili da
trasportare e più
"fruttifere" grazie anche alla nuova legge Vassalli-Jervolino che non opera una troppo netta distinzione fra
queste droghe e le diverse pene!). Soltanto rompendo questo circolo chiuso di clandestinità, il fruitore
di droghe
leggere - perfettamente integrato nella moderna società! - potrà non incorrere nell'incontro con
droghe più
pesanti. La stessa legge Jervolino-Vassalli, poi, nel tentativo di difendere il drogato da se stesso (e con
ciò si
smembra "uno dei postulati fondamentali della tradizione giuridica liberale: la non punibilità degli atti
contro
se stessi (...) e quello secondo cui si può essere puniti soltanto per ciò che si fa e non già
per ciò che si è, per
come si agisce e non anche per la propria identità" (L. Ferrajoli - La legge sulla droga:
l'irrazionalità e l'arbitrio
- ed. Stampa Alternativa) e nell'intento di sollevare il drogato "dalle sue pene", avrà e sta avendo mentre
io
scrivo, effetti totalmente opposti a quelli sperati. I tossicodipendenti si allontaneranno ancora di più
dalle strutture sociali in grado di aiutarli (o di denunciarli!),
si chiuderanno maggiormente in un circolo di clandestinità ed emarginazione (e da ciò si
avrà un ulteriore
dilagare di AIDS e di una situazione sanitaria già precaria), si incrementerà lo spaccio (e le
entrate della mafia!)
e il numero di drogati che spaccia (visto che la distinzione fra drogato e spacciatore è, in termini
giuridici, del
tutto arbitraria), il consumo di droghe non diminuirà (vedasi qui come due antitetici esempi il pauroso
incremento di morti per eroina negli USA durante "la guerra alle droghe" - 1980/'87 - e quello minimo in Olanda
- antiproibizionista - dove addirittura il consumo di marijuana è diminuito dal momento della sua
legalizzazione)
ma anzi, il tossicodipendente sarà incentivato a consumare quanto prima le sue "riserve" onde evitare
d'essere
incriminato. Non si può andare da un dottore e falsare i sintomi di una malattia se la si vuole curare.
Allo stesso
modo non si può pretendere di educare socialmente contro le droghe quando le uniche cose che ci
vengono date
sono "miscultura" ed illegalità. Cerchiamo invece di pensare anche agli effetti delle nostre scelte
(essere proibizionisti), che non sono mai
ristretti a quell'unico cerchio d'azione ma che anzi porteranno, se non siamo già a questo punto, ad un
sistema
giuridico e sociale sempre più autoritario e depauperante per la libertà dei singoli individui e
delle cosiddette
minoranze che tanto "minoranze" non sono.
Brunella Battista (Napoli)
P.S. - Diversi usi della cannabis attraverso i secoli e non solo. 1) Medicine
- Per le più svariate malattie come glaucoma, asma, epilessia, reumatismi, anoressia, nausea, otiti,
tosse, delirium tremens, emicranie, dolori mestruali, artriti, herpes, cisti fibrose, insonnia etc. Il suo uso
medicinale è stato conosciuto per più di 3.500 anni e sfruttato anche dalla regina Vittoria. 2)
Fibre tessili - Di svariati tipi e qualità per vestiti (vedasi traci, cinesi e
praticamente tutti i popoli prima dei
materiali sintetici), cordami, tele artistiche (come quelle di Van Gogh) ecc. 3) Materiali da
costruzione - Per navi (90% del materiale di costruzione totale - dai cordami alle vele, ai
collanti - per i fenici fino agli americani) e case (termici e isolanti acustici). 4) Energia di
biomassa - Ecologica e trasformabile in: metano, metanolo, gasolio e carburanti vari (senza
inquinamento di sulfuro e arginando quello di diossido di carbonio) ed anche elettricità. 5)
Olio per lampade - Così faceva anche Abramo Lincon. 6)
Pitture & vernici - Non tossiche ...e tantissimi
altri.
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