Rivista Anarchica Online

rivista anarchica
anno 22 nr. 195
novembre 1992


Rivista Anarchica Online

La cannabis cancellata

Caro Gimmi, partiamo dal presupposto del buon senso comune. Probabilmente tu non fumi e non bevi né caffè né alcolici ma non per questo credi sia giusto arrestare una persona solo perché va in giro con un pacchetto di sigarette ed una cassa di birra.
Ebbene, come detto in "Proibizionismo, antiproibizionismo e droghe" di Giancarlo Arnao (ed. Stampa Alternativa): "l'unica definizione scientifica accettabile del termine "droga" è quella che si riferisce all'effetto psicoattivo, e comprende tutte le sostanze naturali o artificiali che provocano una modificazione della psiche o dell'attività mentale negli essere umani (UN.1957). In tale definizione vanno quindi inclusi tutti gli intossicanti sociali di uso comune: alcolici, caffè, tabacco e psicofarmaci".
Da più fonti siamo venuti a conoscenza del fatto che dipendenza e mortalità sono due effetti - conseguenze relative in numero molto più superiore al tabacco e all'alcol che all'eroina.
Perché demonizzare allora sostanze che, in termini di danni fisici, psichici e sociali, sono alla stregua, se non inferiori a tante altre di uso comune?
Per le "droghe leggere" come marijuana e hashish, dobbiamo risalire a molti anni addietro per trovare le prime fonti e poi le prime radici di una vera e propria cospirazione.
In base a documentati ritrovamenti (archeologici e filologici), sappiamo che la cannabis sativa, chiamata più comunemente marijuana, era già coltivata 10.000 anni fa, praticamente prima della lavorazione dei metalli (Columbia History of the World, Harper & Row, N.Y. 1981). Da prima del 2700 a.C. e durante tutti i secoli a seguire, la canapa è stata incorporata praticamente in tutte le culture del mondo: dal Medio Oriente all'Asia Minore, dall'India, Cina e Giappone sino all'Europa e all'Africa.
E' stata per secoli la base dell'economia e della cultura di moltissimi popoli, correlata a questi attraverso le più svariate funzioni (vedasi tabella).
Alle spalle delle leggi proibizioniste nei confronti della marijuana, ci sono state ragioni razziali, classiste, economico-consumistiche e scandalistiche (e qui voglio solo fare un piccolissimo esempio: dalla marijuana si produce l'energia di biomassa che potrebbe sostituire quasi tutti i carburanti, il petrolio, e cosa farebbero poi queste grandi compagnie petrolchimiche come Shell e DuPont?).
Tutte queste ragioni messe insieme hanno portato alla totale cancellazione di un'intera cultura, della storia di una pianta che è stata per lungo tempo il sostentamento - per molti versi - di tutto il mondo e che ancora potrebbe essere l'unica salvezza per un mondo che soffre l'inquinamento, la fame, l'effetto serra (vedasi a questo riguardo "The Emperor Wears no Clothes" di Jack Herer, edizioni Hemp 1992).
Qui naturalmente entra in gioco la distinzione fra droghe "leggere" e "pesanti".
In termini medici mai, e dico MAI da millenni, è stata riportata una sola morte per marijuana o hashish - per averne troppo ingerita o fumata - e dopo tutto per quanto riguarda l'eroina è molto più probabile una morte dovuta alla pessima qualità di "roba" che si trova dagli spacciatori, che una reale overdose.
Una delle tesi più frequentemente riportate dai sostenitori del proibizionismo più incondizionato (e qui intendo senza distinzione fra "droghe leggere" e "droghe pesanti") è che marijuana ed hashish siano il trampolino di lancio, la strada obbligata verso droghe più pesanti come eroina o crack.
Sottolineo quindi che, come riportato dalla (Canadian) National Commission già nel 1972 in termini statistici non c'è differenza fra la percentuale di "eroinomani" che precedentemente fumavano marijuana e quelli che precedentemente avevano provato solo tabacco ed alcol.
Tra l'altro per la condizione sociale in cui sono state adesso poste le droghe, è normale che un consumatore di hashish verrà a contatto con persone che smerciano anche cocaina ed eroina (più facili da trasportare e più "fruttifere" grazie anche alla nuova legge Vassalli-Jervolino che non opera una troppo netta distinzione fra queste droghe e le diverse pene!). Soltanto rompendo questo circolo chiuso di clandestinità, il fruitore di droghe leggere - perfettamente integrato nella moderna società! - potrà non incorrere nell'incontro con droghe più pesanti. La stessa legge Jervolino-Vassalli, poi, nel tentativo di difendere il drogato da se stesso (e con ciò si smembra "uno dei postulati fondamentali della tradizione giuridica liberale: la non punibilità degli atti contro se stessi (...) e quello secondo cui si può essere puniti soltanto per ciò che si fa e non già per ciò che si è, per come si agisce e non anche per la propria identità" (L. Ferrajoli - La legge sulla droga: l'irrazionalità e l'arbitrio - ed. Stampa Alternativa) e nell'intento di sollevare il drogato "dalle sue pene", avrà e sta avendo mentre io scrivo, effetti totalmente opposti a quelli sperati.
I tossicodipendenti si allontaneranno ancora di più dalle strutture sociali in grado di aiutarli (o di denunciarli!), si chiuderanno maggiormente in un circolo di clandestinità ed emarginazione (e da ciò si avrà un ulteriore dilagare di AIDS e di una situazione sanitaria già precaria), si incrementerà lo spaccio (e le entrate della mafia!) e il numero di drogati che spaccia (visto che la distinzione fra drogato e spacciatore è, in termini giuridici, del tutto arbitraria), il consumo di droghe non diminuirà (vedasi qui come due antitetici esempi il pauroso incremento di morti per eroina negli USA durante "la guerra alle droghe" - 1980/'87 - e quello minimo in Olanda - antiproibizionista - dove addirittura il consumo di marijuana è diminuito dal momento della sua legalizzazione) ma anzi, il tossicodipendente sarà incentivato a consumare quanto prima le sue "riserve" onde evitare d'essere incriminato. Non si può andare da un dottore e falsare i sintomi di una malattia se la si vuole curare. Allo stesso modo non si può pretendere di educare socialmente contro le droghe quando le uniche cose che ci vengono date sono "miscultura" ed illegalità.
Cerchiamo invece di pensare anche agli effetti delle nostre scelte (essere proibizionisti), che non sono mai ristretti a quell'unico cerchio d'azione ma che anzi porteranno, se non siamo già a questo punto, ad un sistema giuridico e sociale sempre più autoritario e depauperante per la libertà dei singoli individui e delle cosiddette minoranze che tanto "minoranze" non sono.

Brunella Battista (Napoli)

P.S. - Diversi usi della cannabis attraverso i secoli e non solo.
1) Medicine - Per le più svariate malattie come glaucoma, asma, epilessia, reumatismi, anoressia, nausea, otiti, tosse, delirium tremens, emicranie, dolori mestruali, artriti, herpes, cisti fibrose, insonnia etc. Il suo uso medicinale è stato conosciuto per più di 3.500 anni e sfruttato anche dalla regina Vittoria.
2) Fibre tessili - Di svariati tipi e qualità per vestiti (vedasi traci, cinesi e praticamente tutti i popoli prima dei materiali sintetici), cordami, tele artistiche (come quelle di Van Gogh) ecc.
3) Materiali da costruzione - Per navi (90% del materiale di costruzione totale - dai cordami alle vele, ai collanti - per i fenici fino agli americani) e case (termici e isolanti acustici).
4) Energia di biomassa - Ecologica e trasformabile in: metano, metanolo, gasolio e carburanti vari (senza inquinamento di sulfuro e arginando quello di diossido di carbonio) ed anche elettricità.
5) Olio per lampade - Così faceva anche Abramo Lincon.
6) Pitture & vernici - Non tossiche
...e tantissimi altri.