Rivista Anarchica Online

rivista anarchica
anno 1 nr. 2
marzo 1971


Rivista Anarchica Online

Laureato in repressione
di Ettore Della Torre - Carlo Mare

Quando le incontrate avete la sensazione di imbattervi in qualcuno che sta momentaneamente sostituendo qualcun'altro. Ed ha l'aria imbarazzata di dire: "Scusi sa, se ci sono io,... mi ha detto che torna subito".
È il direttore della Associazione Nazionale "Cesare Beccaria", (*) dott. Vittorio Pranzini. L'altro (o meglio il Super Ego di Pranzini) è il chiarissimo professore Bertolini dell'Università di Bologna. Tutti e due sono "laureati in repressione". Credete che la repressione si faccia con la divisa ed il moschetto? Per carità! I grandi sfruttatori hanno capito dal 1968 che il vecchio sistema del bastone si può usare, ma solo qualche volta, così, per dimostrazione, ma di regola il discorso tradizionale rischia di fare acqua. Troppa. E allora hanno inventato un bel giochino che si chiama lo "scandalo". Uno scandalo qua, uno scandalo là, i Celestini, Grottaferrata, Mamma Rita,...
Con lo scandalo si prevengono le masse, ci si dimostra i "difensori dei più alti valori umani e civili" e per di più con un colpo di spugna si cancellano dalla faccia della società un mucchio di infrastrutture antiquate, insufficienti, poco funzionali al loro sistema, si tolgono di mezzo un bel numero di complici ormai scomodi e incapaci di adeguarsi al nuovo discorso del quale non riescono assolutamente a capire il perché: "Ma come... si rubava tanto bene insieme". Così si ritrovano tutti (Rumor, Spadolini, Colombo, Donat-Cattin, Ferri, Berlinguer & C.) a soffiare sul fuoco per far scomparire inferriate, fame, suore, maniaci, letti di contenzione, camicie di forza, guardie, torture, ecc.
Subito dopo che cosa si fa? Per non lasciare all'operaio ed al contadino, insomma ai lavoratori, l'onere e la grave responsabilità di risolvere il problema degli emarginati e "disadattati o handicappati" (ma soprattutto per non fargli capire che l'unica soluzione sarebbe quella di abbattere un sistema che vive del profitto ricavato dai pochi sulla pellaccia dei molti) il nostro sagace padrone (di sinistra per l'occasione) scopre la formula magica, l'elisir di lunga vita; scopre "il laureato in repressione".
Il laureato in repressione è l'ultimo ritrovato anti-libertario del sistema borghese, è l'ultimo baluardo alle ingerenze proletarie. Avete sottomano una famiglia sottoproletaria di morti di fame? Spiegate loro che lo psicologo rintraccia nelle "carenze affettive" la causa del "comportamento deviante" del figlio. Illuminate questa massa di ignoranti sull'impossibilità per il figlio di "identificare" una valida figura in un padre che si alza alle 5 di mattina, rientra alle 6 di sera e alle 8 è già a dormire. Chiaritegli che l'équipe medico-psico-pedagogica, ecc., ecc., in "sintesi" ha deciso in "camera di consiglio" che l'unica soluzione per il ragazzo è questo istituto, però va in quell'altro perché non ci sono posti.
Poche sere fa abbiamo assistito ad un dibattito alla Casa della Cultura cui sono intervenuti alcuni operatori sul tema "proposte per un disadattamento".
Come spesso ultimamente capita c'era un educatore che, facendo fede alla propria vocazione di "salvapopoli" ed intendendo anche "dissacrare" la discussione si era portato appresso i propri ragazzi "contestatori". Ad un certo punto un ex-corrigendo, ormai uomo fatto, dichiara di preferire il "vecchio sistema" con le sue guardie che ammettevano di non voler e poter recuperare nessuno, ai nuovi ritrovati del ministero inzuppati di psicologia, pedagogia, psichiatria, sociologia e chi più ne ha più ne metta. Finalmente.
Ecco che finalmente senza volerlo, qualcuno ha messo il dito sulla piaga. La mistificazione è stata scoperta. "No, non è giusto! Gli operatori si devono interessare dei problemi dei ragazzi. È molto meglio quello che fanno gli educatori oggi, seguendo i ragazzi, aiutandoli, parlando con loro!" Con queste parole uno dei minori presenti al dibattito, uno dei "contestatori", uno di quelli che quotidianamente subisce la menzogna degli specialisti, insorge confermandoci la propria drammatica realtà, (rintracciabile in altri cento casi) di autorepresso; un escluso che ha interiorizzato la figura ed i concetti di colui che lo ha escluso.
Qual è il meccanismo che porta degli esseri umani ad auto-emarginarsi? Create una società fatta perché una classe viva bene sulle spalle di un'altra. Verrà il momento in cui, stufa di portarsi sulla pelle nuda un fardello inutile, la cavalcatura, dopo alcune soste rese molto brevi dalle bastonature deciderà di fermarsi anche a costo delle percosse. A questo punto il trasportato, reso più furbo dalla sua posizione dominante acconsentirà, scenderà dalla schiena dell'altro, vi poggerà sopra una morbida sella e vi rimonterà di corsa chiedendo con apprensione "E adesso va meglio, no?" chiamando anche a testimonianza della bontà dell'operazione una serie di altri signori in attesa di montare anche loro sulla sella.
Se gli si promettono soste sufficienti e regolari e si trovano accorgimenti che allevino il carico, quella bestia che sta di sotto sentendo tale coro di giustificazioni scientifiche vi guarderà dicendovi: "Prego, cosa aspettate? Salite anche voi!". Ora è comprensibile che il discorso di giustificazione e di avvallo scientifico lo facciano i pochi eletti con adeguato stipendio (appena cambiano solfa i sistemi di "recupero" vengono denunciati: Basaglia) e di cretini e impenitenti ad un ben inferiore livello salariale. Ecco perché la direzione del Beccaria si assicura, addirittura contro il parere dei propri specialisti, un serbatoio di idioti reazionari che assolvono molto bene al compito del cane pastore.
È di questi ultimi due anni la nascita di una serie di esperimenti di "avanguardia": "focolare" e gruppi-famiglia all'esterno e all'interno del Beccaria, le "esperienze trattamento" e "riformatorio" portate avanti con la svolazzante nonchalance del cattolico. Il tragicomico è che all'indoratura della gabbia contribuiscano di fatto i rivoluzionari.
Risultato, per quello che riguarda i ragazzi: sono diventati più qualunquistiche mai, ormai abituatisi ad aspirazioni borghesi che mai potranno soddisfare.
Del resto questo non è, nel nostro caso, che il naturale risultato di una visione meramente tattica (ed aristocratica nel suo isolarsi dagli altri operatori dell'istituto), priva per di più di ogni solida analisi della realtà istituzionale e di un altrettanto precisa collocazione del settore all'interno della società di classe. Rivoluzionariato da buona famiglia.
A questo punto ci sembra opportuno, onde chiarire meglio a chi vivendo all'esterno, non conosce il funzionamento reale della moderna repressione istituzionalizzata, citare qualche esempio pratico. Luigi C. giunge al Beccaria destinato dal giudice alla "sezione di osservazione", il motivo di tale decisione non lo si conosce bene, gli viene detto che sarà trattenuto per circa due mesi per essere "osservato bene", poi sarà mandato, in seguito agli esami medico-psico-pedagogici, in un altro istituto più confacente alle sue caratteristiche psichiche. Oggi, mentre scriviamo, a distanza di ben quindici mesi dal suo arrivo, il ragazzo è ancora chiuso al Beccaria, perché, date le sue condizioni fisiche (poliomielitico dalla nascita) è stato rifiutato da innumerevoli istituti e pensionati. Ormai ha diciotto anni, vive da parassita le sue giornate è confortato dall'aiuto morale del cappellano in attesa che la domenica qualche dama di carità se lo porti a casa propria per farlo rimpinzare e per regalargli qualche migliaio di lire.
Ma la mistificazione che i repressori usano, e che ha abbastanza facilmente buon gioco con i ragazzi, difficilmente riesce ad attecchire con gli elementi più qualificati del personale educativo che opera all'interno dell'istituto. A questo punto il repressore riprende la tattica del fascismo di vecchio stampo e licenzia con assurde motivazioni gli educatori politicamente più avanzati. Attualissimo è il licenziamento avvenuto qualche giorno fa dell'educatore Enrico Boyer, che da un anno prestava servizio al Beccaria e che adesso viene messo alla porta con le seguenti motivazioni: "Visione pedagogica confusa e problemi personali non risolti che si ripercuotono negativamente sul lavoro" ed ancora "incapacità di comunicare con i colleghi".
Il dott. Vittorio Pranzini, dopo avere preventivamente interpellato il prof. Bertolini, licenzia l'educatore Boyer adducendo le giustificazioni sopra esposte. In realtà l'unico torto del Boyer è quello di aver detto troppo spesse e troppo chiaramente con le parole ed i fatti quali erano le sue idee sul Beccaria e sugli istituti similari. A causa del licenziamento la maggioranza degli educatori è entrata in sciopero ad oltranza; come andrà a finire non lo sappiamo, potrebbero anche essere tutti messi alla porta.
Il "laureato in repressione" comunque farà tesoro di questa ennesima vicenda e magari pubblicherà qualche dispensa per scrivere al più presto sul proprio biglietto da visita "laureato in repressione con specializzazione acquisita in seguito a tirocinio all'interno del Beccaria".

Ettore Della Torre
Carlo Mare

(*) Carcere Minorile di Milano.