Rivista Anarchica Online
Laureato in repressione
di Ettore Della Torre - Carlo Mare
Quando le incontrate avete la sensazione di imbattervi in qualcuno che
sta momentaneamente sostituendo
qualcun'altro. Ed ha l'aria imbarazzata di dire: "Scusi sa, se ci sono io,... mi ha detto che torna
subito". È il direttore della Associazione Nazionale "Cesare Beccaria", (*) dott. Vittorio
Pranzini. L'altro (o meglio
il Super Ego di Pranzini) è il chiarissimo professore Bertolini dell'Università di Bologna.
Tutti e due sono
"laureati in repressione". Credete che la repressione si faccia con la divisa ed il moschetto? Per
carità! I
grandi sfruttatori hanno capito dal 1968 che il vecchio sistema del bastone si può usare, ma solo
qualche
volta, così, per dimostrazione, ma di regola il discorso tradizionale rischia di fare acqua. Troppa.
E allora
hanno inventato un bel giochino che si chiama lo "scandalo". Uno scandalo qua, uno scandalo là,
i
Celestini, Grottaferrata, Mamma Rita,... Con lo scandalo si prevengono le masse, ci si dimostra i
"difensori dei più alti valori umani e civili" e per
di più con un colpo di spugna si cancellano dalla faccia della società un mucchio di
infrastrutture
antiquate, insufficienti, poco funzionali al loro sistema, si tolgono di mezzo un bel numero di complici
ormai scomodi e incapaci di adeguarsi al nuovo discorso del quale non riescono assolutamente a capire
il perché: "Ma come... si rubava tanto bene insieme". Così si ritrovano tutti (Rumor,
Spadolini, Colombo,
Donat-Cattin, Ferri, Berlinguer & C.) a soffiare sul fuoco per far scomparire inferriate, fame, suore,
maniaci, letti di contenzione, camicie di forza, guardie, torture, ecc. Subito dopo che cosa si fa? Per
non lasciare all'operaio ed al contadino, insomma ai lavoratori, l'onere
e la grave responsabilità di risolvere il problema degli emarginati e "disadattati o handicappati"
(ma
soprattutto per non fargli capire che l'unica soluzione sarebbe quella di abbattere un sistema che vive del
profitto ricavato dai pochi sulla pellaccia dei molti) il nostro sagace padrone (di sinistra per l'occasione)
scopre la formula magica, l'elisir di lunga vita; scopre "il laureato in repressione". Il laureato in
repressione è l'ultimo ritrovato anti-libertario del sistema borghese, è l'ultimo baluardo
alle
ingerenze proletarie. Avete sottomano una famiglia sottoproletaria di morti di fame? Spiegate loro che
lo psicologo rintraccia nelle "carenze affettive" la causa del "comportamento deviante" del figlio.
Illuminate questa massa di ignoranti sull'impossibilità per il figlio di "identificare" una valida
figura in un
padre che si alza alle 5 di mattina, rientra alle 6 di sera e alle 8 è già a dormire. Chiaritegli
che l'équipe
medico-psico-pedagogica, ecc., ecc., in "sintesi" ha deciso in "camera di consiglio" che l'unica soluzione
per il ragazzo è questo istituto, però va in quell'altro perché non ci sono
posti. Poche sere fa abbiamo assistito ad un dibattito alla Casa della Cultura cui sono intervenuti
alcuni operatori
sul tema "proposte per un disadattamento". Come spesso ultimamente capita c'era un educatore che,
facendo fede alla propria vocazione di
"salvapopoli" ed intendendo anche "dissacrare" la discussione si era portato appresso i propri ragazzi
"contestatori". Ad un certo punto un ex-corrigendo, ormai uomo fatto, dichiara di preferire il "vecchio
sistema" con le sue guardie che ammettevano di non voler e poter recuperare nessuno, ai nuovi ritrovati
del ministero inzuppati di psicologia, pedagogia, psichiatria, sociologia e chi più ne ha più
ne metta.
Finalmente. Ecco che finalmente senza volerlo, qualcuno ha messo il dito sulla piaga. La
mistificazione è stata
scoperta. "No, non è giusto! Gli operatori si devono interessare dei problemi dei ragazzi.
È molto meglio
quello che fanno gli educatori oggi, seguendo i ragazzi, aiutandoli, parlando con loro!" Con queste parole
uno dei minori presenti al dibattito, uno dei "contestatori", uno di quelli che quotidianamente subisce la
menzogna degli specialisti, insorge confermandoci la propria drammatica realtà, (rintracciabile
in altri
cento casi) di autorepresso; un escluso che ha interiorizzato la figura ed i concetti di colui che lo ha
escluso. Qual è il meccanismo che porta degli esseri umani ad auto-emarginarsi? Create una
società fatta perché
una classe viva bene sulle spalle di un'altra. Verrà il momento in cui, stufa di portarsi sulla pelle
nuda un
fardello inutile, la cavalcatura, dopo alcune soste rese molto brevi dalle bastonature deciderà di
fermarsi
anche a costo delle percosse. A questo punto il trasportato, reso più furbo dalla sua posizione
dominante
acconsentirà, scenderà dalla schiena dell'altro, vi poggerà sopra una morbida sella
e vi rimonterà di corsa
chiedendo con apprensione "E adesso va meglio, no?" chiamando anche a testimonianza della
bontà
dell'operazione una serie di altri signori in attesa di montare anche loro sulla sella. Se gli si
promettono soste sufficienti e regolari e si trovano accorgimenti che allevino il carico, quella
bestia che sta di sotto sentendo tale coro di giustificazioni scientifiche vi guarderà dicendovi:
"Prego, cosa
aspettate? Salite anche voi!". Ora è comprensibile che il discorso di giustificazione e di avvallo
scientifico
lo facciano i pochi eletti con adeguato stipendio (appena cambiano solfa i sistemi di "recupero" vengono
denunciati: Basaglia) e di cretini e impenitenti ad un ben inferiore livello salariale. Ecco perché
la
direzione del Beccaria si assicura, addirittura contro il parere dei propri specialisti, un serbatoio di idioti
reazionari che assolvono molto bene al compito del cane pastore. È di questi ultimi due anni
la nascita di una serie di esperimenti di "avanguardia": "focolare" e gruppi-famiglia all'esterno e all'interno
del Beccaria, le "esperienze trattamento" e "riformatorio" portate avanti
con la svolazzante nonchalance del cattolico. Il tragicomico è che
all'indoratura della gabbia
contribuiscano di fatto i rivoluzionari. Risultato, per quello che riguarda i ragazzi: sono diventati
più qualunquistiche mai, ormai abituatisi ad
aspirazioni borghesi che mai potranno soddisfare. Del resto questo non è, nel nostro caso,
che il naturale risultato di una visione meramente tattica (ed
aristocratica nel suo isolarsi dagli altri operatori dell'istituto), priva per di più di ogni solida analisi
della
realtà istituzionale e di un altrettanto precisa collocazione del settore all'interno della
società di classe.
Rivoluzionariato da buona famiglia. A questo punto ci sembra opportuno, onde chiarire meglio a
chi vivendo all'esterno, non conosce il
funzionamento reale della moderna repressione istituzionalizzata, citare qualche esempio pratico. Luigi
C. giunge al Beccaria destinato dal giudice alla "sezione di osservazione", il motivo di tale decisione non
lo si conosce bene, gli viene detto che sarà trattenuto per circa due mesi per essere "osservato
bene", poi
sarà mandato, in seguito agli esami medico-psico-pedagogici, in un altro istituto più
confacente alle sue
caratteristiche psichiche. Oggi, mentre scriviamo, a distanza di ben quindici mesi dal suo arrivo, il
ragazzo
è ancora chiuso al Beccaria, perché, date le sue condizioni fisiche (poliomielitico dalla
nascita) è stato
rifiutato da innumerevoli istituti e pensionati. Ormai ha diciotto anni, vive da parassita le sue giornate
è
confortato dall'aiuto morale del cappellano in attesa che la domenica qualche dama di carità se
lo porti
a casa propria per farlo rimpinzare e per regalargli qualche migliaio di lire. Ma la mistificazione che
i repressori usano, e che ha abbastanza facilmente buon gioco con i ragazzi,
difficilmente riesce ad attecchire con gli elementi più qualificati del personale educativo che opera
all'interno dell'istituto. A questo punto il repressore riprende la tattica del fascismo di vecchio stampo e
licenzia con assurde motivazioni gli educatori politicamente più avanzati. Attualissimo è
il licenziamento
avvenuto qualche giorno fa dell'educatore Enrico Boyer, che da un anno prestava servizio al Beccaria
e
che adesso viene messo alla porta con le seguenti motivazioni: "Visione pedagogica confusa e problemi
personali non risolti che si ripercuotono negativamente sul lavoro" ed ancora "incapacità di
comunicare
con i colleghi". Il dott. Vittorio Pranzini, dopo avere preventivamente interpellato il prof. Bertolini,
licenzia l'educatore
Boyer adducendo le giustificazioni sopra esposte. In realtà l'unico torto del Boyer è
quello di aver detto
troppo spesse e troppo chiaramente con le parole ed i fatti quali erano le sue idee sul Beccaria e sugli
istituti similari. A causa del licenziamento la maggioranza degli educatori è entrata in sciopero
ad oltranza;
come andrà a finire non lo sappiamo, potrebbero anche essere tutti messi alla porta. Il
"laureato in repressione" comunque farà tesoro di questa ennesima vicenda e magari
pubblicherà
qualche dispensa per scrivere al più presto sul proprio biglietto da visita "laureato in repressione
con
specializzazione acquisita in seguito a tirocinio all'interno del Beccaria".
Ettore Della Torre Carlo Mare
(*) Carcere Minorile di Milano.
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