Rivista Anarchica Online

rivista anarchica
anno 24 nr. 209
maggio 1994


Rivista Anarchica Online

I diritti umani nel villaggio globale
di Salvo Vaccaro

Lo scorso marzo si è tenuta a Palermo la conferenza di presentazione ufficiale dell'«Osservatorio per l'applicazione dei diritti umani nell'area mediterranea», nato a Palermo nell'ambito della Scuola di specializzazione in istituzioni e tecniche di tutela di diritti umani dell'Università di Palermo. Ecco l'intervento del nostro collaboratore Salvo Vaccaro.

I problemi che si affacciano alla generazione di esseri umani che vedrà l'alba del secondo millennio (secondo il calendario cristiano) concernono soprattutto questioni relative alla sostenibilità del pianeta terra. Solitamente, il carico sostenibile è legato alla questione ambientale, e precisamente all'individuazione non tanto di misure di controllo dell'inquinamento che ne facciano regredire i valori di pericolo (ossigenazione delle acque, buco dell'ozono, deriva delle terre, scioglimento dei ghiacciai, esaurimento delle risorse boschive, avanzamento del deserto, piogge acide, smog metropolitano), quanto del limite di una razionalità che a tutt'oggi sfida a morte la rinnovabilità del ricambio organico uomo-natura, sfruttando cioè quest'ultima risorsa senza preoccuparsi della messa in esistenza del mondo in quanto tale.
Ma la sostenibilità è legata anche alla bipolarizzazione nord-sud che ha sostituito quella geopolitica tra est-ovest in vigore dal trattato di Yalta (1944) al crollo del muro di Berlino (1989). Se quella bipolarità era orizzontale, sovradeterminando quelle formazioni schierate dietro i capi fila di due fronti contrapposti, la questione mondiale nord-sud si gioca su una diretta egemonia del settentrione sul meridione (e le migrazioni ne sono un effetto di ritorno), modulo replicato sotto ogni latitudine. Ciò non si riferisce solo allo sfruttamento industriale, bensì afferisce tutta l'economia sociale nel senso più ampio dell'espressione, cioè quei rapporti tra risorse e consumi, tra lavoro e autodeterminazione politica, tra benessere materiale e ricchezza culturale indigena, che si condensano, in una parola, in regimi di autonomia e di libertà (quasi) esclusivamente al nord (con relative eccezioni) e in regimi di dipendenza e di vassallaggio al sud (con relative eccezioni). Nel sud del pianeta, la forma della libertà politica è strettamente correlata alla forma di servitù economica, non più diretta come ai tempi del colonialismo imperialista, bensì surrogata in un sistema-mondo di interdipendenze e di controlli sovranazionali (di ordine finanziario e industriale), seguiti dal fallimento delle vie nazionali alla indipendenza, che portarono al potere legale ceti politici ed economici omologhi per cultura acquisita presso i vecchi signori e pertanto sprovvisti di quei requisiti culturali per gestire una autodeterminazione auto-centrata dei popoli, sino a ripristinare schiavitù endogene piuttosto che esogene.
I movimenti di liberazione, in altri termini, mimando logiche di dominio, e mimetizzandosi dietro le ingiunzioni di schierarsi in uno dei due campi geopolitici ed economici, hanno tradito aspettative di sviluppo economico, politico e sociale autocentrato, e condotto al collasso intere regioni del globo terrestre, in stretta complicità con i padroni di ieri.

Legame sociale
A ciò va aggiunto come la moltiplicazione all'infinito di stati nazionali sul pianeta abbia frammentato un villaggio che, per contro, si trova mai come prima ad essere sempre più interdipendente in numerosi ambiti, da quello comunicativo a quello tecnologico, da quello economico a quello sociale, da quello ambientale a quello scientifico. Si ha la netta sensazione che viene a mancare una corretta percezione della globalità di un villaggio in cui ciascuna collettività si trova a vivere rinchiusa entro confini nazionali, i quali separano e dividono, anziché costituire una sorta di interfaccia aperta alla pluralità degli apporti singolari. Le barriere escludono invece di includere esperienze visibili dappertutto che, d'altronde, l'interdipendenza complessa del villaggio globale spingerebbe a confrontarsi, a rapportarsi, a dialogare reciprocamente.
Il pericolo di salvaguardare identità chiuse di gruppo, che è all'origine dei risorgenti spettri del razzismo, del nazionalismo e dell'integralismo politico e religioso, va controbilanciato con iniziative di contaminazione culturale non egemonica, che siano stimolatrici o produttrici di nuove culture, le quali a loro volta sappiano tutelare l'evoluzione di ciascuna identità arricchendosi con quanto di meglio il villaggio globale può e sa offrire, in un gioco felice di innesti e di scambi reciproci e paritari, equi e orizzontali, capaci di offrire un rinnovato spirito di umanità cosmopolita all'altezza con le realtà planetarie.
L'insistenza di ciascuno in questa palla che è la terra dovrebbe spingerci alla ricerca di un legame sociale coestensivo a tutti gli abitanti del pianeta, frutto di un intreccio vivo e polifonico delle culture e degli stili di vita presenti nel villaggio globale. Una cultura dei diritti umani può offrire una tale sintesi? E' questa la scommessa di tutte le iniziative legate ad essi, compresa la nostra, limitata all'area mediterranea.
I diritti umani, in un'ampia accezione di diritti di tutela e di rispetto della dignità della persona a fronte di qualunque istanza di autorità, di affermazione della specificità dell'uomo e della donna qualunque siano i vincoli ed i contesti ambientali in cui si trovano a vivere, possono rispondere a tali esigenze di espletare concretamente una sensibilità umanitaria che sotto ogni latitudine riesca a costituire una condizione linguistica e culturale trasversale a tutte le comunità territoriali. In tal senso, la cultura dei diritti umani dovrà ancora liberarsi dai segni di una occidentalizzazione del mondo affinché non serva strumentalmente da cuneo dissimulato per rinnovare imperialismi culturali e volontà neo-colonialiste.

Sviluppo economico equo
Comunque, la solidarietà che lega gli abitanti del villaggio globale è tale solo se riesce ad offrire gli strumenti idonei affinché ciascuno pervenga indipendentemente all'autonomia politica, culturale, economica e sociale, colmando ritardi e deficit di ineguaglianza. Nell'ambito dei diritti umani, vanno quindi ricompresi a pieno titolo i diritti relativi ad un ambiente ecologicamente sano, ad una organizzazione dei servizi sociali efficienti e calibrati sulle esigenze effettive ed alle condizioni materiali di partenza delle singole comunità (che costituisce il vero senso dell'espressione «servizio pubblico»), ad uno sviluppo economico equo ed auto-centrato rispondente alla sensibilità dell'individuo e del gruppo, ad un percorso di auto-governo in cui ciascuno possa partecipare da protagonista alla vita politica della propria comunità.

Civiltà secolari
Solo innescando simultaneamente questa molteplicità di scambi orizzontali, reciproci e paritari, sarà possibile istituire gradatamente un legame sociale specifico del villaggio globale, nel quale le differenze non siano diseguaglianze, potendo convivere in maniera egualitaria e solidale, senza egemonie di unità di misura sotto cui piegarsi in forme camuffate di dipendenza ora politica, ora economica, ora culturale, ora legata a modelli sociali.
L'obiettivo ambizioso dell'Osservatorio sui diritti umani dell'area mediterranea è proprio quello di restituire al Mediterraneo quel carattere di culla fertile di civiltà secolari nella quale le popolazioni e le culture possano compenetrarsi, confrontarsi, dialogare e cooperare affinché si innalzi il livello di condizioni materiali e spirituali di vita. Lo scambio reciproco e orizzontale tra popolazioni produrrà l'insorgenza di istanze di auto-trasformazione co-solidale tra diverse realtà posizionate su diversi gradi di consapevolezza sociale dei propri diritti. Il monitoraggio costante dell'esercizio dei diritti umani, sociali e ambientali (inclusi i diritti politici ed economici degli esclusi, dei deboli, dei minori, delle donne, delle minoranze indigene, degli immigrati) rappresenterà lo spazio comune di confronto e di comunicazione reciproca, volto a superare incomprensioni e diffidenze alimentate da insufficienti relazioni di conoscenza reciproca.