Rivista Anarchica Online

rivista anarchica
anno 24 nr. 209
maggio 1994


Rivista Anarchica Online

Il ritorno della «Tripla A»
di Gianni Sartori

La denuncia viene dalle «Madri di Plaza de Mayo», l'organizzazione di donne, in particolare madri di «desaparecidos», che in Argentina continua a lottare per il rispetto dei diritti umani e della democrazia.
Una loro esponente ha dichiarato: «Questo governo che ha graziato i generali genocidi, che ha svenduto l'intero paese e che ha fatto tabula rasa di tutte le conquiste sociali ottenute dalla classe operaia in più di un secolo di lotta, oggi vuoi far tacere le voci che si alzano contro l'ingiustizia». A provocare la reazione delle «Madri» è stata la recrudescenza di attacchi squadristi (alcuni firmati AAA) contro giornalisti democratici ed esponenti di organismi che si battono per il rispetto dei diritti umani.
Continua la portavoce dell'organizzazione democratica: «Oggi le aggressioni ai giornalisti, la codardia delle minacce telefoniche, l'uccisione di giovani nei quartieri popolari ad opera della polizia dal grilletto facile, fanno rivivere lo spettro della "Tripla A"».
Una breve parentesi storica su quella che probabilmente è stata la più famosa tra le varie «squadre della morte», presa poi a modello non solo nei paesi del «Cono Sud», ma in gran parte del mondo, dall'Irlanda al Sudafrica (GAL, UVF, Falange Armata, «Vigilantes» sudafricani ... ).
Agli inizi degli anni '70, durante l'ultimo governo peronista di Isabel Peron, precedente alla dittatura militare, venne organizzata la tristemente nota «Tripla A» (Alleanza Anticomunista Argentina). Si trattava di un gruppo terrorista parastatale, finanziato ed organizzato dallo stesso governo, che faceva capo al ministro Josè Lopez Rega, dichiaratamente fascista, ex segretario del defunto Peron e successivamente principale collaboratore della Presidente «Isabelita». La Tripla A coinvolgeva nelle sue azioni terroristiche elementi delle Forze Armate, della Polizia Federale, delle varie polizie provinciali e dei gruppi armati della destra peronista. Ben presto, come da copione, dalle minacce e dalle intimidazioni si passò agli attentati dinamitardi e all'uccisione degli oppositori. Come ci ricordano le «Madri»: «Numerosi parlamentari di sinistra, dirigenti sindacali di base, giornalisti scomodi, sacerdoti "terzomondialisti", professori universitari e semplici militanti popolari, furono trucidati nel silenzio e con la complicità del governo».
Oggi la storia rischia di ripetersi. Secondo le «Madri» si assiste alla stessa connivenza fra le alte autorità dello Stato, i militari, le forze di sicurezza e i «civili», come nel caso degli appartenenti al cosiddetto «Commando d'Organizzazione», un gruppo paramilitare definito «di provocazione» che arruola i suoi membri fra gli esponenti della malavita. Dall'indagine sull'aggressione al giornalista d'opposizione Hernan Lopez Echague, di «Pagina 12», sono emerse precise responsabilità. Alcuni degli esecutori materiali dell'attentato sono stati identificati come aderenti al «Commando d'Organizzazione» capeggiato da Alberto Brito Lima, fino a poco tempo fa ambasciatore del governo argentino in Honduras, in passato sostenitore di Isabel Peron, membro della Tripla A (un elemento quindi di continuità) e oggi fervente seguace di Menem.
Sempre secondo quanto denunciano le Madri, il Commando d'Organizzazione recluta i suoi membri tra i malavitosi del Mercato Ortofrutticolo di Buenos Aires, feudo di Alberto Pierri, Presidente della Camera dei Deputati. Va anche ricordato che alcune targhe dei veicoli utilizzati nell'azione contro Lopez Echague, identificate da testimoni, hanno coinvolto l'Amministrazione della Provincia di Buenos Aires nell'attentato. Per la cronaca il governatore della Provincia è Eduardo Duhalde, uno dei più stretti collaboratori del Presidente Menem.
Con ogni probabilità questo clima di intimidazioni, minacce, pestaggi, attentati e censura contro ogni forma di opposizione rientra in qualche modo nel progetto di Menem, di essere rieletto Presidente della Repubblica. E' questa anche l'opinione di alcuni suoi ex sostenitori, come l'ex ministro degli Interni Gustavo Beliz che si è dimesso dall'incarico denunciando le manovre del governo per «conquistare voti e consensi a costo di qualunque prezzo». Da parte sua Menem, parlando delle aggressioni subite dai giornalisti dell'opposizione ha dichiarato: «Queste cose fanno parte dei rischi della professione». Niente male per il «garante della democrazia».